IL CREPUSCOLO DEGLI DEI 1876 |
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Riassunto dell'opera con le
immagini di Arthur Rackham vedi anche il Libretto di Wagner, con traduzione italiana a fronte di Guido Manacorda |
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Wotan,
signore degli dei, e il nibelungo Alberich avevano
combattuto per il predominio sul mondo. Diversamente da
Wotan, Alberich aveva però adempiuto ad una condizione che
gli aveva procurato potere e ricchezza: rinunciare per
sempre all'amore. Dopo aver sottratto l'oro alle Figlie
del Reno, lo aveva fatto forgiare dal suo esercito di
nani, i Nibelunghi, ricavandone un immenso tesoro aureo,
un elmo magico ed un anello che dà potere illimitato. Nei
disperati tentativi di venire in possesso di questi tesori
e di riaffermare la propria supremazia su Alberich, Wotan
si era impigliato sempre più in una rete di costrizioni e
di dipendenze, di inganni e illusioni. In questo gioco di
potere sia il dio che il nano non erano riusciti alla fine
nel loro intento: Alberich aveva maledetto l'anello, che
né lui prima, e tanto meno Wotan dopo di lui, avevano
potuto tenere saldamente in possesso. Wotan aveva dovuto
dolorosamente riconoscere la propria impotenza e aveva
compreso saggiamente che non avrebbe dovuto più temere per
il declino degli dei se una nuova stirpe di esseri liberi
fosse riuscita a conquistare quella signoria del mondo che
lui, il "meno libero di tutti i viventi", non era riuscito
a fondare. Alberich invece, il "senza amore", si era
comprato coll'oro i favori femminili ed aveva generato "il
frutto dell'odio": spetta ora a Hagen, il figlio del
Nibelungo, di proseguire la battaglia paterna e
riconquistare oro e potere. |
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Prologo |
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Sulla rupe delle Valkirie, dinanzi alla
stanza scavata nella roccia di Sigfrido e Brunilde |
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Mentre sul fondo risplendono
i bagliori del fuoco di Loge, le tre Norne, figlie di Erda,
la madre primigenia che tutto conosce, tessono la fune
dorata del destino, nella quale si intrecciano passato,
presente e futuro. La prima (la più anziana) giace a destra
sul davanti, sotto l'abete dalle ampie fronde, la seconda
(più giovane) è adagiata lungo una panca di pietra, davanti
alla stanza scavata nella roccia; la terza (la più giovane)
siede in fondo su di un macigno, nel mezzo, sull'orlo
dell'altura. Domina tetro silenzio ed immobilità. Il
frassino del mondo, al quale era fissato un tempo il capo
della fune, sì è disseccato da quando Wotan ha ricavato da
uno dei suoi rami l'asta della propria lancia. Il signore
degli dei ha fatto poi abbattere l'albero inaridito ed ha
fatto accatastare i ceppi tutto intorno al Walhalla, sì da
poter distruggere un giorno nelle fiamme la rocca degli dei.
Alternandosi nel tessere la fune del loro sapere, le tre
Norne sono intente a fissarlo continuamente e a tenderlo. |
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Mentre ricordano Alberich e
il furto dell'oro del Reno, non si accorgono che la trama si
è arruffata: nel tentativo di tendere nuovamente l'intreccio
guastato da una sporgenza rocciosa, la fune si spezza. Le
tre Norne sono prese dal terrore e balzano in piedi,
avanzando insieme verso il mezzo della scena. Raccolgono i
pezzi della fune strappata e con quelli si legano l'un
l'altra, corpo a corpo. Il loro sapere è finito; esse fanno
ritorno alla madre Erda. |
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Aurora nascente: dal fondo,
la luce sempre più debole dei bagliori di fuoco. - Alba.
Giorno pieno. - Sigfrido e Brunnhilde escono dalla stanza
scavata nella roccia. Sigfrido è armato di tutto punto;
Brunnhilde conduce il proprio cavallo alla briglia. "Nuove
imprese" attendono l'eroe. Presi dall'estasi d'amore e
felici di appartenersi, si scambiano ancora dei pegni
d'amore prima di separarsi: Sigfrido le dona l'anello di
Alberich, Brunnhilde gli dà il proprio destriero Grane.
Sigfrido accompagna rapidamente il cavallo verso il fondo
della rupe, dove Brunnhilde lo segue. Sigfrido, scendendo, è
scomparso col cavallo dietro la sporgenza della roccia.
Brunnhilde pertanto rimane improvvisamente sola sul pendio.
Ella segue con lo sguardo Sigfrido, giù verso il fondo. In
lontananza si sente il corno di Sigfrido. Brunnhilde tende
l'orecchio. Ella s'inoltra maggiormente sul pendio e guarda
ancora una volta Sigfrido giù nel profondo, facendogli cenni
e gesti d'entusiasmo. Dal gioioso sorriso di lei, s'indovina
la vista dell'eroe che lietamente si allontana. |
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Atto I Scena I |
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La reggia dei Ghibicunghi lungo il Reno |
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Questa è interamente aperta
verso il fondo. Il fondo stesso, occupato da un tratto di
riva libero fino al fiume, è circondato da alture rocciose.
Gunther e Gutrune siedono di lato sul loro seggio. Di fronte
è collocata una tavola con l'occorrente per bere. Davanti
alla tavola è Hagen, seduto. Hagen, il figlio di Alberich e
di Grimhild, fa dei fratellastri Gunther e Gutrune, figli di
Ghibich, gli ignari protagonisti dell'intrigo che ha
tramato. Nati da giuste nozze, Gunther e Gutrune tengono in
gran conto la "saggezza" di Hagen, che ora consiglia loro di
affrettare il giorno delle nozze, risvegliando desideri
apparentemente irrealizzabili: Gutrune e Gunther dovranno
infatti conquistarsi come rispettivi marito e moglie il "più
forte degli eroi" e la donna "più splendida del mondo",
Sigfrido e Brunnhilde. Un filtro che dà l'oblio, offerto da
Gutrune, servirà a far perdere la memoria a Sigfrido: l'eroe
si accenderà allora di nuovo amore per la sorella di
Gunther, e spingerà Brunnhilde nelle braccia del futuro
cognato. Il richiamo del corno annuncia in lontananza
l'approssimarsi di Sigfrido. Al grido di Hagen, Sigfrido
dirige verso la riva la propria imbarcazione. |
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Atto I Scena II |
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Sigfrido approda con la barca. Hagen l'incatena saldamente alla riva. Sigfrido salta a terra insieme col cavallo. Gunther è sceso a riva vicino ad Hagen. Gutrune guarda dal suo seggio verso Sigfrido con stupore ed ammirazione. Sigfrido accetta l'invito di Gunther ed affida Grane a Hagen. Hagen conduce via il cavallo. Nel frattempo anche Gutrune, ad un cenno di Hagen, si ritira nelle proprie stanze, senza che Sigfrido se ne avveda, per una porta a sinistra. Gunther avanza verso l'atrio insieme con Sigfrido, invitandolo ad entrare. Con franchezza, ignaro del tranello tesogli, Sigfrido risponde a tutte le domande di Hagen sul tesoro del Nibelungo, sull'elmo magico - di cui egli apprende ora il magico potere - e sull'anello. Hagen va alla porta di Gutrune e l'apre. Gutrune n'esce portando una coppa di corno colma e con essa si avvicina a Sigfrido. Col pensiero rivolto a Brunnhilde, Sigfrido prende in mano la coppa. Si porta la coppa alla bocca e ne beve un lungo sorso. Rende la coppa a Gutrune, che vergognosa e confusa abbassa gli occhi davanti a lui. Sigfrido, acceso da passione improvvisa, fissa lo sguardo su di lei. Arrossendo, Gutrune apre gli occhi su di lui. Egli con impeto focoso la prende per mano. Gutrune incontra senza volere lo sguardo di Hagen. Ella china umilmente il capo, e, con gesto come se si sentisse indegna di Sigfrido lascia di nuovo con passo vacillante l'atrio. Sigfrido, attentamente osservato da Hagen e da Gunther, la segue con lo sguardo, come avvinto da un incantesimo. | ||||||||
Sigfrido chiede a
Gunther chi sia la sua donna, e questi risponde di
desiderare una sola persona al mondo, Brunnhilde; egli però
non potrà mai averla, a causa del fuoco eterno che impedisce
a chiunque di raggiungerla. Al sentire il nome di
Brunnhilde, Sigfrido esprime con un gesto che la memoria gli
sfugge completamente. Tornato in sé, da uno stato come di
sogno, si volge a Gunther con baldanzosa gaiezza. Se avrà
Gutrune, egli si dichiara disposto a conquistare Brunnhilde
come sposa per Gunther, assumendo con l'elmo magico le sue
sembianze, e a sigillare la promessa con un solenne
giuramento e con la fratellanza di sangue. Hagen riempie una
coppa di corno con del vino; la presenta quindi a Sigfrido e
a Gunther, i quali si scalfiscono il braccio con la spada,
tenendolo per breve tempo sull'apertura della coppa.
Entrambi poggiano poi due dita sulla coppa, mentre Hagen
continua a tenerla in mezzo a loro. Hagen non si unisce alla
fratellanza di sangue e, dopo che Sigfrido e Gunther hanno
terminato di bere, spezza in due con la spada la coppa
svuotata. Gunther e Sigfrido si porgono la mano. Entrambi si
avviano per raggiungere al più presto la rupe di Brunnhilde.
Hagen spiega a Gutrune, stupita, il motivo della foga di
Sigfrido: a spingerlo è l'ardente desiderio "di conquistarla
in moglie". Gutrune rientra, vivamente agitata, nelle
proprie stanze. Sigfrido ha afferrato il remo, e spinge ora
la barca a colpi di remo contro corrente, così che essa
scompare rapidamente del tutto alla vista. Con bieca
soddisfazione Hagen vede pienamente riuscita la prima parte
del piano ordito per conquistare l'anello del Nibelungo. |
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Atto I Scena III |
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L'altura rocciosa. (come nel Prologo) |
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Brunnhilde siede all'ingresso
della stanza scavata nella roccia, contemplando in muta
meditazione l'anello di Sigfrido. Sopraffatta dalla
rimembranza gioiosa, lo copre di baci. |
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Si ode un tuono in lontananza. Brunnhilde scruta lontano, dalla parte da cui un nembo oscuro viene dirigendosi verso i margini della rupe. | ||||||||
Waltraute, una delle
Valkirie, sorella di Brunnhilde, giunge sopra l'altura
rocciosa. Presa da una gioiosa eccitazione, Brunnhilde crede
che Wotan abbia revocato il bando contro di lei. Ma
Waltraute non è venuta per ordine di Wotan, anzi ha osato
violare di propria iniziativa il divieto imposto dal dio di
visitare Brunnhilde; ella implora la sorella affinché
adempia all'ultimo desiderio dell'ormai vecchio ed inerte
padre degli dei e restituisca l'anello alle Figlie del Reno,
liberando così gli dei ed il mondo dalla sua maledizione.
Brunnhilde respinge fermamente la richiesta di separarsi
proprio dal pegno d'amore datole da Sigfrido. Non riuscendo
ad ottenere nulla da lei, Waltraute si allontana a
precipizio dall'altura. |
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Subito s'alza tra la procella
un nembo dalla selva. S'è fatta sera. Sullo sfondo il
bagliore del fuoco riluce a poco a poco sempre più vivo.
Brunnhilde guarda tranquilla verso il paesaggio. Si sente
dal fondo lo squillo del corno di Sigfrido che s'avvicina.
Al colmo dell'esaltazione, ella corre all'orlo della rupe.
Fiamme infuocate si levano vibrando. Ne balza fuori Sigfrido
su di un torreggiante macigno; subito dopo le fiamme si
ritirano e ancora una volta mandano bagliori solo dal
profondo. Sigfrido, con in capo l'elmo magico che gli
nasconde il viso per metà e gli lascia liberi soltanto gli
occhi, appare in figura di Gunther. Brunnhilde retrocede
terrorizzata, fuggendo sul davanti dalla scena, e di là con
muto stupore fissa lo sguardo su Sigfrido. Brunnhilde con un
gesto di minaccia protende la mano, alla quale porta
l'anello di Sigfrido, contro l'uomo che dice di chiamarsi
Gunther, il Ghibicungo. Egli si slancia su di lei: lottano
corpo a corpo. Brunnhilde si svincola, fugge e si volta in
atteggiamento di difesa. Sigfrido l'aggredisce di nuovo.
Ella fugge, ma egli la raggiunge. Lottano ambedue l'uno
contro l'altra con violenza, finché egli l'afferra per la
mano e le sfila l'anello dal dito. Nel momento in cui cade
spossata nelle braccia di lui, il suo sguardo sfiora
inconsapevolmente gli occhi di Sigfrido. "Gunther" costringe
Brunnhilde a concedergli la sua stanza. Tuttavia Sigfrido
invoca la sua spada a testimone che egli, "fede mantenendo
al fratello", al quale è destinata Brunnhilde, non toccherà
la sposa e pone la fida Notung fra sé e la donna. |
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Atto II Scena I |
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Tratto di riva davanti alla reggia dei
Ghibicunghi |
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A destra, aperto, l'ingresso
alla reggia; a sinistra la riva del Reno: su questa si erge,
solcata da diversi sentieri montani, un'altura rocciosa, la
quale sale a destra verso il fondo. È notte. Hagen, tenendo
la lancia al braccio e lo scudo al fianco, siede dormendo,
appoggiato ad una colonna della reggia. La luna getta
improvvisamente una luce cruda su di lui e le sue immediate
vicinanze. Si scorge Alberich, rannicchiato davanti ad Hagen
e con le braccia appoggiate ai suoi ginocchi. Alberich
scongiura il figlio di strappare anello e potere a
quell'eroe dal quale pure Wotan, impotente, non era riuscito
a riprenderlo: Sigfrido, che discende dalla stirpe divina di
Wotan. |
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Atto II Scena II |
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Il Reno si colora sempre più fortemente delle vampe dell'aurora. Hagen fa un movimento sussultando. Sigfrido spunta improvvisamente dietro un cespuglio, in prossimità della riva. Ha ripreso nuovamente la sua figura; solo porta ancora in capo l'elmo magico. Ora, mentre s'avanza, se lo toglie e lo appende alla cintura. Con l'aiuto dell'elmo magico Sigfrido si è fatto trasportare fino alla corte dei Ghibicunghi, per annunciare ad Hagen e Gutrune il successo della sua impresa e l'imminente arrivo di Gunther e Brunnhilde. | ||||||||
Atto II Scena III |
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Hagen chiama a raccolta i guerrieri della corte dei Ghibicunghi per ricevere Gunther e la sua sposa. Nonostante l'occasione festosa, Hagen esorta ambiguamente i guerrieri ad accorrere in armi, incitandoli poi ad una selvaggia euforia. La barca con Gunther e Brunnhilde attracca finalmente alla riva. | ||||||||
Atto II Scena IV |
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Gunther scende dalla barca insieme con Brunnhilde. I guerrieri si dispongono rispettosamente a riceverli. Durante quel che segue, Gunther accompagna Brunnhilde solennemente per mano. Egli presenta Brunnhilde, che lo segue pallida ad occhi bassi, ai guerrieri. Gunther accompagna alla reggia Brunnhilde, la quale non solleva mai gli occhi. Di là escono ora Sigfrido e Gutrune, accompagnati da un corteo di donne. Sigfrido non riconosce più in Brunnhilde la propria sposa e, senza alcuna malizia, la mette a parte delle doppie nozze che si stanno per celebrare. Quando accenna a Gunther, dicendole che questi è suo marito, Brunnhilde scorge l'anello al dito teso di Sigfrido e sussulta spaventata con terribile violenza. Dalle risposte di Sigfrido e Gunther, i quali non comprendono il perché del suo sgomento, Brunnhilde inizia a presagire il tradimento di cui è stata vittima. Tutti guardano pieni di aspettazione Sigfrido, che, nel contemplare l'anello, s'è assorto in un fantasticare lontano. Egli conserva unicamente il ricordo di aver vinto in duello il drago Fafner e di essersi conquistato così l'anello che porta al dito. In un gesto di disperato dolore, Brunnhilde indica Sigfrido come suo sposo. Le sue parole fanno apparire Sigfrido come un mentitore. Egli viene quindi incitato a confutare le accuse che gli rivolge Brunnhilde; prontamente Hagen offre a tal fine la sua lancia, perché su di essa Sigfrido giuri solennemente la propria innocenza. I guerrieri fanno cerchio intorno a Sigfrido e Hagen. Hagen protende la lancia; Sigfrido posa due dita della mano destra sulla punta della lancia. Egli accusa Brunnhilde di menzogna e giura di non aver mai tradito la fedeltà al suo fratello di sangue Gunth dal suo esempio. Soltanto Brunnhilde, Gunther e Hagen rimangono indietro. Gunther, in profonda vergogna e in terribile turbamento, s'è messo a sedere in disparte col viso coperto. Sul davanti della scena Brunnhilde, in piedi, segue dolorosamente con lo sguardo ancora per un certo tempo Sigfrido e Gutrune, e abbassa infine il capo.er. Anche Brunnhilde giura solennemente sconfessando Sigfrido, e consacra la spada di Hagen affinché vendichi lo spergiuro Sigfrido. Questi deplora unicamente il fatto che - a quanto gli sembra - l'elmo magico non ha funzionato perfettamente; rivolgendosi a Gunther, cerca di consolarlo predicendogli che il "rancore di donna" presto si placherà. Per porre fine alla disputa, incita quindi gaiamente donne e guerrieri a prendere parte al banchetto nuziale. Con briosa baldanza Sigfrido cinge il suo braccio intorno a Gutrune, traendola con sé nella reggia. I guerrieri e le donne lo seguono trascinati | ||||||||
Atto II Scena V |
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Brunnhilde sente che "l'astuzia d'un
demone" sta tramando a suo danno, tuttavia è decisa a
vendicarsi del tradimento subito. Sa che il corpo di
Sigfrido è reso immune alle ferite per un "magico gioco"
da lei esercitato; vulnerabile è solo la schiena, che mai
egli avrebbe mostrato al nemico e che per questo era stata
risparmiata dallo "scongiuro" di Brunnhilde. Quando Hagen
le offre il suo aiuto, Brunnhilde gli svela in quale punto
del corpo Sigfrido è vulnerabile. Hagen trascina nel suo
piano mortale anche l'umiliato Gunther, lusingandolo che
verrà così in possesso dell'anello, conquistandosi uno
smisurato potere. Pur riluttante, anche Gunther alla fine
si unisce al piano di Hagen: il giorno seguente, durante
la caccia, Sigfrido sarà ucciso, e a Gutrune si farà
credere che è stato un incidente di caccia. Brunnhilde e
Gunther pronunciano insieme il giuramento di vendetta;
Hagen si sente ormai in possesso del tesoro del Nibelungo,
ed invoca suo padre Alberich, "il signore dell'anello".
Mentre Gunther si avvia impetuosamente verso la reggia
insieme con Brunnhilde, giunge incontro a loro il corteo
nuziale che sta uscendo. Esso è preceduto da fanciulli e
fanciulle, che agitano bastoni fioriti e saltano
gaiamente. Sigfrido e Gutrune, rispettivamente su di uno
scudo e su di un seggio, vengono portati dagli uomini.
Brunnhilde fissa lo guardo su Gutrune, che le fa cenno con
un sorriso amichevole. Nel momento in cui Brunnhilde sta
impetuosamente per ritirarsi, Hagen si interpone
rapidamente e la spinge verso Gunther, che di nuovo le
prende la mano, dopo di che anch'egli si fa issare dagli
uomini su uno scudo.
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Atto III Scena I |
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Vallata selvaggia di boschi e rupi lungo
il Reno che nel fondo scorre ai piedi di un ripido pendio |
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Le tre Figlie del Reno, Woglinde, Wellgunde e Flosshilde, affiorano dalle onde e nuotano in cerchio, formando una sorta di girotondo. In gioiosa attesa salutano il sole, al cui sorgere Sigfrido dovrebbe venire da loro e rendere l'anello. Si ode dall'altura il corno di Sigfrido. Si tuffano tutte e tre rapidamente sott'acqua. Sigfrido appare sull'erta, armato di tutto punto. Nello stesso momento, nelle vicinanze, è in corso una battuta di caccia, guidata da Hagen. Un elfo ha sottratto Sigfrido al resto della compagnia e lo ha condotto fino alle sponde del Reno. Né con le lusinghe, né col loro tono fin troppo confidenziale le Figlie del Reno riescono a far presa su di lui e a farsi restituire l'anello. Solo l'accusa di avarizia sembrerebbe far cambiare proposito a Sigfrido - un mutamento d'animo a cui le tre Naiadi, scomparendo tra i flutti, sembrano tuttavia non credere. Esse cercano quindi, con più gravi ammonimenti, di indurlo a rendere loro l'anello. Nel frattempo Sigfrido s'è tolto l'anello dal dito e lo tiene sollevato. Le tre Figlie del Reno affiorano di nuovo, mostrandosi serie e solenni. | ||||||||
Ammoniscono Sigfrido a guardarsi dalla maledizione dell'anello e gli predicono che, se vorrà conservarlo, cadrà quello stesso giorno, così come di sua mano era caduto il drago. Ma queste parole accrescono l'ostinazione di Sigfrido che, ridendo, si rifiuta ora di consegnare l'anello alle Figlie del Reno. Deplorando la cecità e il destino di Sigfrido, le Figlie del Reno nuotano verso la reggia dei Ghibicunghi, per convincere Brunnhilde a ridare loro l'anello, di cui presto entrerà in possesso. Sigfrido le segue con lo sguardo sorridendo, punta la gamba su di un macigno lungo la riva e rimane col mento appoggiato alla mano. Squilli di corni da caccia giungono sempre più vicini dall'altura. Sigfrido si desta trasalendo dal suo trasognato fantasticare e risponde col proprio corno al richiamo. | ||||||||
Atto III Scena II |
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I guerrieri raggiungono tutti l'altura e
scendono ora insieme con Hagen e Gunther. La compagnia dei
cacciatori, dopo aver fatto un ricco bottino, si abbandona
al riposo e al bere. I cupi pensieri che turbano la mente di
Gunther destano in Sigfrido una sbrigliata gaiezza. Senza
difficoltà Hagen lo induce così a cantare delle "storie dei
suoi giovani tempi"; del nano Mime, suo padre adottivo;
della spada Notung, da lui stesso forgiata; della lotta con
Fafner e della conquista del tesoro. Hagen fa nuovamente riempire una coppa di corno e vi stilla dentro il succo di un'erba. Questo succo, antidoto al filtro dell'oblio, fa immediatamente tornare la memoria a Sigfrido. In uno stato di ebbrezza estasiata Sigfrido ricorda il primo bacio col quale aveva destato Brunnhilde dal sonno in cui giaceva; e senza avvedersene confessa così il proprio tradimento nei confronti di Gunther e lo spergiuro di cui inconsapevolmente si è macchiato. Due corvi s'alzano in volo da un cespuglio, descrivono un cerchio sopra Sigfrido, quindi se ne volano via verso il Reno. Sigfrido balza in piedi con impeto e, voltando le spalle ad Hagen, guarda verso i corvi. |
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Hagen pianta la sua lancia nel dorso di
Sigfrido: Gunther e i guerrieri si precipitano su Hagen.
Sigfrido solleva in alto lo scudo con entrambe le mani per
scagliarlo contro Hagen: le forze lo abbandonano; lo scudo,
sfuggendogli, gli cade alle spalle, egli stesso stramazza
sullo scudo. Hagen giustifica freddamente la propria azione:
ha vendicato lo spergiuro. Si ritira tranquillamente in
disparte e si perde quindi solitario sull'altura,
allontanandosi lentamente nel crepuscolo, che già è
cominciato a scendere. Gunther, stretto dal dolore, si china
sul fianco di Sigfrido. I guerrieri si stringono partecipi
intorno al morente. L'ultimo pensiero di Sigfrido va a
Brunnhilde, la "sacra sposa". Cade riverso e muore. Immobilità e cordoglio di coloro che l'attorniano. È scesa la notte. Ad un muto cenno di Gunther i guerrieri sollevano il cadavere di Sigfrido e lo conducono via in corteo solenne su per i dirupi, allontanandosi lentamente. La luna spunta tra le nubi ed illumina con luce sempre più viva il corteo funebre, che si approssima alla sommità dell'altura. |
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Atto III Scena III |
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La reggia dei Ghibicunghi |
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È notte. La luna si rispecchia sul Reno.
Gutrune esce dalle proprie stanze nell'atrio. Angosciata da
tristi incubi ed inquieta per l'assenza di Brunnhilde, che
si è recata sulle rive del Reno, Gutrune pensa a Sigfrido
che non è ancora ritornato. La voce di Hagen annuncia,
sonoramente trionfante, una "preda di caccia"; Gutrune
osserva sempre più terrorizzata i cacciatori che ritornano.
Uomini e donne con fiaccole e tizzoni accompagnano in grande
confusione il corteo di coloro che tornano col cadavere di
Sigfrido. Il corteo giunge nel mezzo della reggia, dove i
guerrieri depongono il cadavere su di un palco
frettolosamente innalzato. Gutrune lancia un grido e si
precipita sul cadavere. Commozione e cordoglio generale.
Gunther cerca di soccorrere la sorella svenuta. Tornata in
sé, Gutrune accusa il fratello di essere il responsabile
della morte di Sigfrido; ma Gunther indica Hagen, in
"cinghiale maledetto", che dichiara con ferocia di essersi
finalmente vendicato e reclama quindi per sé l'anello,
Gunther contesta al fratellastro il "sacro diritto di
preda". Hagen si lancia su Gunther che si difende; si
battono. I guerrieri si gettano fra loro. Gunther cade morto
sotto un colpo di Hagen. Hagen fa per afferrare la mano di
Sigfrido, che si solleva minacciosa. Gutrune ha lanciato un
grido di terrore vedendo cadere il fratello. Ora tutti
rimangono immobili, come inchiodati. Dal fondo Brunnhilde
avanza, con passo fermo e solenne, verso il proscenio. Lei,
la sposa di Sigfrido, impone a Gutrune di cessare i lamenti.
Solo ora la sorella di Gunther comprende, in preda alla
disperazione, che il filtro di Hagen aveva cancellato
Brunnhilde dalla memoria di Sigfrido. Gutrune si allontana
da Sigfrido piena di reverenza e si curva, affranta dal
dolore, sul cadavere di Gunther: in tale posizione ella
rimane immobile sino alla fine. Hagen, dalla parte opposta,
sta in piedi spavaldamente appoggiato alla lancia e allo
scudo, assorto in tetra meditazione. Brunnhilde è sola nel
mezzo; dopo essere rimasta sprofondata a lungo in
contemplazione del viso di Sigfrido, si volge ora con
solenne maestà verso uomini e donne. Con la restituzione dell'anello alle Figlie del Reno Brunnhilde vuole liberare dalla maledizione gli dei e il mondo, riunendosi con Sigfrido nella morte tra le fiamme. I più giovani tra gli uomini innalzano davanti alla reggia, lungo la riva del Reno, un rogo gigantesco; le donne l'ornano con tappeti, su cui spargono erbe e fiori. Brunnhilde ha finalmente compreso l'enigma contraddittorio della fedeltà e del tradimento di Sigfrido, così come la "colpa eterna" degli dei. Fa cenno ai guerrieri che portino sul rogo il cadavere di Sigfrido; contemporaneamente toglie l'anello dal dito di Sigfrido e lo contempla meditando. È grata alle Figlie del Reno, che le hanno appena svelato la maledizione dell'anello, per il loro "onesto consiglio". Dopo essersi infilata l'anello, si volta verso il rogo, sul quale giace disteso il cadavere di Sigfrido. Strappa poi di mano ad un guerriero un grosso tizzone. Manda quindi i corvi di Wotan alla rupe fiammeggiante dove era giaciuta nel sonno: facciano volgere di lì al Walhalla il dio del fuoco Loge, ed annuncino al consesso degli dei la fine imminente. |
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Scaglia il tizzone nella catasta, che subito
s'accende vivace. Due corvi si sono alzati in volo dalla
rupe lungo la riva e scompaiono verso il fondo. Brunnhilde
scorge il proprio cavallo, condotto da due giovani. Come
trasfigurata, estatica, ella si accinge a seguire Sigfrido
nella morte. Brunnhilde s'è slanciata sul cavallo e lo
drizza al salto. D'un balzo lo spinge sul rogo ardente.
Subito l'incendio si leva crepitando verso l'alto, così che
il fuoco riempie l'intero spazio di fronte alla reggia e
questa stessa ne sembra già lambita. Atterriti, uomini e donne fanno ressa verso il margine esterno del proscenio. Quando l'intero proscenio appare occupato dal solo incendio, il bagliore della vampa improvvisamente si spegne, così che presto rimane soltanto una nuvola di vapore, la quale, perdendosi verso il fondo, si posa all'orizzonte a guisa di cupa nuvolaglia. Al tempo stesso il Reno, cresciuto in gran piena, rovescia il suo flutto sul luogo occupato dal rogo. |
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Le tre Figlie del Reno, venute a nuoto sulle onde, appaiono ora in quel medesimo luogo. Hagen, che dopo quanto è avvenuto con l'anello ha osservato con ansia crescente il contegno di Brunnhilde, viene colto alla vista delle Figlie del Reno da estremo terrore. Getta via in fretta lancia, scudo ed elmo e si precipita come un forsennato tra le onde. Woglinde e Wellgunde lo stringono con le braccia alla nuca, così che, nuotando all'indietro, lo trascinano in profondità. Flosshilde, esultante, le precede a nuoto verso il fondo della scena, sollevando in alto l'anello recuperato. Attraverso la nuvolaglia che si è accumulata all'orizzonte dirompe un bagliore rossastro di vampa, che si fa sempre più chiaro. | ||||||||
Dalle macerie della reggia crollata uomini e donne, al colmo dell'angoscia, guardano il bagliore del fuoco che va crescendo sul cielo. Quando questo riluce finalmente al massimo del suo chiarore, vi si scorge dentro la sala del Walhalla, in cui dei ed eroi seggono raccolti, proprio secondo la descrizione di Waltraute nel primo atto. Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dei. Nel momento in cui gli dei appaiono interamente avvolti dalle fiamme, cala la tela. | ||||||||
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