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Psiche ha perduto lo sposo, Eros; la suocera ostile,
Venere, l'ha minacciata di morte se non porterà a
termine tre prove. Una di queste consiste nel
separare in una notte un mucchio di semi secondo la
loro specie. Vediamo alla sua destra il mucchio
confuso. Psiche, afflitta, si lascia andare allo
sconforto, forse si addormenta. Ma una formica,
pensando che Psiche è la sposa del grande dio Eros,
chiama a raccolta le sue compagne, e tutte insieme
lavorano fino all'alba per ordinare in mucchietti i
semi.
Nell'affresco possiamo vedere questo lavoro in
corso, con i mucchietti ordinati che si stanno
formando alla sinistra di Psiche. Questo motivo
ricorre in molte fiabe. Avere davanti un'immensa
quantità di semi, o di piume di vari uccelli: questo
ho provato di fronte alla vastità della ricerca
sulla fiaba.
La fiaba, come il mito, è diffusa ovunque. Forma
narrativa tramandata oralmente, nata agli albori
della civiltà in area indoiranica e diffusasi in
tutto il mondo, o germinata dalla fantasia di ogni
gruppo sociale sotto ogni cielo, e simile ovunque
come sono simili gli esseri umani, è nata molto più
tardi come narrazione scritta e quindi codificata.
Nella forma in cui ancora oggi la conosciamo, la
fiaba compare per la prima volta in Italia nel 1500,
tra i racconti delle "Piacevoli notti" dello
Straparola. Ma il primo libro di fiabe
dell'Occidente, del 1600, è il "Pentamerone" di
Basile, napoletano. Il libro è ritenuto dal Croce,
che lo tradusse in italiano, e da alcuni critici
contemporanei, il maggior testo di prosa barocca del
nostro paese.
Agli inizi del '700 in Francia giunsero, portate dal
Galland, uno straordinario viaggiatore in terre
orientali, le "Mille e Una Notte", delle quali
comparvero successivamente diverse edizioni nei
paesi d'origine. L'apporto della straordinaria
materia delle Notti, che costituiscono una summa
letteraria del vicino Oriente e dell'Egitto, è
vastissimo, e non solo per la fiaba occidentale, ma
per tutta la letteratura romantica. Apporto
difficilmente descrivibile e comunque non molto
indagato.
Sia nella russa dello zar o nelle tribù africane,
sia nella Germania dei Grimm o tra gli appassionati
folkloristi italiani che nel secolo scorso operarono
in quasi ogni regione d'Italia, la fiaba è un
insieme composito e polimorfo, rispetto al quale si
possono elaborare molteplici definizioni, nessuna
delle quali esaustiva.
I suoi personaggi, che chiamiamo "attanti",
protagonisti o antagonisti, madri crudeli o
soccorrevoli, orchi e gnomi, cambiano a seconda del
tempo e del luogo in cui vengono evocati e rivestiti
di diverse vesti e denominazioni, rappresentando
quell'insieme di magia e di vita quotidiana, di
dabbenaggine, astuzia, saggezza, di dolore, di
ostacoli insormontabili e di soluzioni felici che
vive sospeso tra il sogno e la realtà.
Le sue caratteristiche, i suoi movimenti, le sue
articolazioni interne hanno parentela con quelle del
sogno, con quelle del romanzo e della poesia.
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pp. 86-87
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