Donna si diventa, pensava
Freud, prendendo come rappresentazione la
formazione di Eva dalla costola di Adamo. Donna
si nasce, pensava Jones, ricordando che
nella Genesi è scritto che maschio e femmina Dio
li creò. Per Lacan invece, donna si inventa.
Ricordiamo per formule la questione del femminile
nella psicoanalisi per dire subito come la
sessualità, e l'identità che è anche
necessariamente identità di genere, sia femminile
che maschile, sia, semplicemente, umana,
attraversino vicende complesse. Perché l'educatore
sia consapevole che non esistono percorsi sicuri
per crescere, e diffidi di qualunque specialista
che gli proponga formule e scan-sioni seguendo le
quali si arriverebbe a una vita sessuale felice.
L'ultima essenza delle teorie salvifiche della
sessualità umana potrebbe essere riassunta dalle
parole di un canzone: pensa positivo. Quando
l'oggetto della riflessione è molto complesso, è
giusto tentare delle semplifi-cazioni, ma si
rischia di smarrire il senso se è formidabilmente
complesso, come la sessualità e l'affettività
umane.
La letteratura e il mito lo sapevano prima della
psicoanalisi: l'eros germoglia da una mancanza che
non si può mai colmare, se non per un tempo tanto
breve da poter successivamente essere considerato
illusorio. Mancanza e ricchezza sono legate
nell'amore e nel sesso, intendendo per sesso
qualcosa di evidentemente diverso da un evento
naturale dove istinti predeterminati, come per gli
animali, si manifestano indipendentemente dalla
cultura e dalla soggettività.
Adamo era solo, e Dio tolse una parte dal suo
corpo perché da questo nascesse la sua compa-gna,
e come la sua costola gli mancherà sempre, così
cercherà sempre Eva, che però non potrà prendere
il posto della parte mancante. Sarà di più, e di
meno. Così Afrodite, dea dell'unione tra diversi,
nasce dalla castrazione di Urano, ed è più e meno
dell'unione illimitata tra il Cielo e la Terra che
quella castrazione ha interrotto. L'androgino era
un essere che aveva due volti, quattro arti, e due
sessi; siccome era troppo orgoglioso Zeus lo
divise a metà, e da allora ogni parte cerca quella
che le manca, e quando si incontrano non
vorrebbero separarsi mai.
Il discorso più bello sull'amore, che mi pare il
più vicino alla concezione psicoanalitica, è
quello di Socrate nel Simposio, quando ci racconta
che, per il compleanno di Venere,
Penia/Miseria/Mancanza, sempre in cerca di
qualcosa, vide Poros/Abbondanza/Soluzione che
dormiva sazio, e abbracciandolo concepì Eros, il
grande demone, che trae dal padre e dalla madre la
sua natura paradossale:
Anzitutto
è sempre povero, e ben lungi dall'essere morbido
e bello, come crede il volgo; piuttosto è irsuto
e scalzo e senza asilo, si sdraia sempre per
terra, senza coperte, dorme a cielo scoperto
davanti alle porte e sulle strade, e possiede la
natura della madre, sempre dimorando assieme
all'indigenza. Secondo la natura del padre,
d'altro canto, ordisce complotti contro le cose
belle e le cose buone; invero, è coraggioso e si
getta a precipizio ed è veemente, è un mirabile
cacciatore, intreccia sempre delle astuzie, è
desideroso di saggezza ed insieme ricco di
risorse, passa tutta la vita ad amare la
sapienza, ed è un terribile mago, e stregone, e
sofista. E la sua natura non è né di un
immortale né di un mortale: in una stessa
giornata, piuttosto, ora è in fiore e vive,
quando trova una strada, ora invece muore, ma
ritorna di nuovo alla vita grazie alla natura
del padre; ciò che si è procurato, peraltro, a
poco a poco scorre sempre via, cosicché Eros non
è mai sprovvisto né ricco, e d'altro canto sta
di mezzo fra la sapienza e l'ignoranza.
(Simposio, 203, d-e)
Questa rappresentazione mitica mi
pare molto più scientifica di quella presentata da
chi offre ricette relativamente a buon mercato
promettendo l'equilibrio della maturità con una
ricca vita sessuale.
Le strutture difensive che proteggono la nostra
crescita quando siamo bambini e la nostra
sta-bilità da adulti, cercano di limitare
l'angoscia che proviamo di fronte alla mancanza,
alla perdita, al lutto. Affermiamo di cercare
Eros, ma senza accogliere Penia, perché vogliamo
evitare la povertà, il lutto, la mancanza. Finché
riusciamo a farlo Eros non può nascere.
Se la psicoanalisi appare pessimista, è perché
viene guardata da un punto di vista idealizzante,
secondo un pensiero che dividendo il bene dal male
si illude di trovarsi sempre dalla parte giu-sta.
Rispetto alla convinzione di controllare la nostra
mente, di padroneggiare i nostri affetti, la
psicoanalisi ha lo stesso effetto della scienza di
Galileo per la visione geocentrica della Bibbia,
Freud lo sapeva bene. Ma chi vorrebbe rinunciare
alla scienza, alla conoscenza di se stessi? È
forse questa l'attività più erotica, se la
intendiamo come un amore che privilegia l'apertura
al nuovo, la sorpresa, la scoperta carica di
dubbi, rispetto alla stabilizzazione e alla
conservazione di una visione esistente. C'è una
solidarietà fra la conoscenza e il sesso, la cui
prima rappresentazione è nella Bibbia, quando si
dice che Adamo conobbe Eva, come nel dubbio sulla
natura del frutto proibito e della prima colpa.
D'altra parte la repressione della sessualità come
fenomeno affettivo e l'inibizione del desiderio di
conoscere sono costantemente legate e quasi
scambiabili una con l'altra. E nell'antica lingua
greca il termine ghnòsis indicava sia l'atto
ses-suale che la conoscenza.
La psicoanalisi quasi non esiste per chi si trova
bene con percorsi predeterminati e dall'esito
rassicurante, né per chi riesce a evitare le
proprie contraddizioni. E' un metodo di conoscenza
per chi non sottomette la propria capacità di
sentire e pensare a regole date una volta per
tutte. Chi chiude gli occhi il meno possibile,
prima di tutto su se stesso, esercitando
responsabil-mente la propria riflessione, si
troverà con molte contraddizioni, e per lo più in
conflitto: ma al conflitto, come alla mancanza,
sono intrecciate le risorse migliori.
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