Sono italiane le fiabe più
antiche. Pubblicate nel
Cinquecento a Venezia e nel
Seicento a Napoli, vi hanno
attinto grandi narratori come
Perrault e i Fratelli Grimm. Ed
è formidabile anche il nostro
patrimonio di fiabe popolari,
raccolte a cavallo fra Otto e
Novecento in tutte le regioni
d'Italia. Da queste Italo
Calvino aveva tratto le sue
Fiabe italiane, auspicando che
la sua opera ne favorisse la
conoscenza. La collana Sorgente
di meraviglie rende finalmente
accessibile questo straordinario
patrimonio, proponendo una parte
dei testi dialettali di ogni
regione corredati da una nuova
traduzione italiana. Letterarie
e popolari, le fiabe italiane,
essendosi formate nel corpo a
corpo costante con popoli
colonizzatori e colonizzati,
sono insuperabili per pregnanza,
varietà di motivi e potenza
narrativa.
Attingere a questo patrimonio
significa far tesoro
dell'eredità del passato, la cui
memoria forma un ponte verso il
futuro. Raccontare fiabe è
ancora, come sempre, un atto
d'amore.
FIABE DELLA
CALABRIA
L’opera di Letterio di Francia,
dalla quale abbiamo tratto quasi
tutte le fiabe calabresi, è una
delle raccolte regionali più
belle. Questo piccolo libro
custodisce come uno scrigno le
fiabe, alcune delle quali fanno
risuonare le lingue antiche
delle isole alloglotte occitana
e albanese. E ancora altri
gioielli: canti d’amore e ninne
nanne dolci come il miele in
grecanico, vive testimonianze di
antiche civiltà poco ricordate.
L’ultimo gioiello è il dono di
un teologo francescano
secentesco, che, citando autori
antichi ci racconta fra l’altro
che Ascanez, pronipote di Noè,
navigando dalla Palestina si
fermò con tutto il suo seguito
in Calabria, sedotto dalle sue
incomparabili ricchezze. La
regione è tanto bella da
ricordare il paradiso perduto,
vi abbondano le verdure delle
dilitiosissime piante, si
producono in abbondanza
mirabile i più belli e soavi
frutti, quali mai da ingegno
humano si possono imaginare,
da lingua esplicare, e
da delicata penna scrivere.
Una favola.
FAVOLE, SOLO FAVOLE?
La passione per le
fiabe e i miti mi accompagna
da sempre, e quella per la
psicoanalisi dagli ultimi anni
del liceo. Forse si tratta
della stessa passione, se è
vero, come osservava
Wittgenstein, che la
psicoanalisi è una potente
mitologia contemporanea. [...]
A differenza dei miti le
fiabe non possonp sostenere
ordini gerarchici né
legittimare l'imposizione,
più o meno sanguinaria, di
un popolo su un altro.
...
Il desiderio di
trascendere i limiti fa parte
della natura umana, tra
consapevolezza, coraggio e
paura: nella psicoanalisi sono
molti i significati del volo e
delle sue complessità.
[...]
Quando solo gli dei e i demoni
potevano volare, l'ambivalenza
e il rischio mortale
dell'incontro fra cielo e
terra, fra divino e umano,
poteva essere sperimentato
nell'amore, irresistibile
per chi era colpito dalle
frecce d'oro di Eros.
...
Seguendo
l'ipotesi che la psicoanalisi
sia una potente e preziosa
mitologia contemporanea l'A.
ripercorre le lotte fra
generazioni dell'antica
cosmogonia greca, che possono
illuminare aspetti sottesi
della vicenda edipica. I miti
hanno una molteplicità di
versioni, che sono tutte vere
e tutte false, e la loro
polisemia fa sì che, come nei
sogni e nell'inconscio,
allestiscano uno spazio nel
quale può transitare la
follia. La psicoanalisi
come il mito non esclude la
follia, e riconosce per prima
l'umanità profonda e
perturbante di sofferenze che
sono state sistematicamente
rimosse dal senso comune e
dalle istituzioni
psichiatriche.
Se mantiene come
Freud lo sguardo sui
sintomi nevrotici e sui
deliri psicotici la
psicoanalisi non può
diventare un sistema
compiuto e univoco, ma
questo che sembra uno
svantaggio è invece la
potenza della
psicoanalisi, che è e
resta una scienza delle
domande, non delle
risposte: sono le domande
che aprono lo spazio
metamorfico. Le analogie con
la geometria non euclidea
e la fisica quantistica
sono importanti, ma è solo
con le risorse originali
della sua storia, della
sua teoria e della sua
clinica che la
psicoanalisi potrà
riconoscersi ed essere
riconosciuta come scienza
Claudia Chellini,
Giovanni Carli, Adalinda
Gasparini
1.
Educazione, arte, creatività. 2. Il teatro e la sua
dimensione relazionale 3. Giocare al teatro,
giocare alla vita 4. I gigli del campo e la
rosa del giardino
Possiamo proporre
di rivedere l’affermazione di
Freud sui tre mestieri
impossibili: educare,governare
e curare sono processi umani
fondamentali per ogni
individuo e ogni
comunità,impossibili da
definire, misurare, stimolare
secondo un piano centripeto,
come quello delcostruttore di
orologi. Ma il piano di
costruzione centrifugo, che da
sempre fa crescere eprosperare
le creature viventi, è in noi
e intorno a noi, anarchico
rispetto a ogni intervento
misuratore e sezionatore,
pronto a manifestarsi se ce ne
occupiamo come un giardiniere
che cura la sua rosa.
2010-2020
Editore Foschi
Sant'Arcangelo di Romagna
Gruppo editoriale Rusconi
Sorgente
di meraviglie.Fiabe
antiche e popolari d'Italia.
Testi originali con traduzione a
fronte a cura di Adalinda
Gasparini e Claudia Chellini
Il volume
dedicato alla Toscana,
che non ha bisogno di
traduzione italiana ha
un numero
doppio di fiabe.
(2019)
Quello dedicato
all'Emilia-Romagna può
vantare, in lengua
bulgnesa, la
prima traduzione del Cunto
de li cunti di
Giambattista Basile. È
l'opera preziosa e
pressoché di due
coppie di sorelle,
Manfredi e Zanotti,
che nel Secolo dei
Lumi, operarono
all'interno delle mura
domestiche. (2019)
Il volume dedicato
alla Sardegna ha la
prefazione impossibile
di Grazia Deledda,
seconda donna a
ricevere il Nobel per
la letteratura, e
unica fra le italiane,
Arrivò al
palazzo, fece
scaricare questo
cavallo, e fece
portare questa scatola
nella sua camera per
dormire, poi chiamò la
madre e gli disse:
"Madre mia, io sono
andato a caccia, ma mi
sono trovata la
moglie" - "Ma cos'è,
una popa, una morta?"
- "Madre mia, -
rispose il figlio, -
lei non s'interessi di
quello che è: questa è
mia moglie". (Siena,
XIX sec. La scatola
di cristallo)
Quand
la fò fora ad porta
e ch la vèst che
quest u la seguiteva
la i dèss, par
carité, ch un andess
dri a lì, parchè lì
l’andeva a fes magné
da e dregh e che la
stessa sorta la sreb
tucheda a chi
ch’andeva dri a lì.
Lò e’ dess che s
l’andeva a fes
magné, lì, l’era
cuntent ad fess
magné cun lì. (Lugo
di Romagna, XX sec.
Il drago dalle sette
teste )
Sono nata in
Sardegna, ho vissuto coi
venti. Così intitolai il
mio intervento
all'Accademia di
Stoccolma, per il Nobel
che mi conferirono quasi
un secolo fa. Scrissero
che lo meritavo per la
mia potenza di
scrittrice, e la forza
del mio ideale che mi
permetteva di raccontare
al mondo la mia terra,
così singolare.
Fra tre anni sarà un
secolo da quando
conferirono il premio
Nobel a me, seconda
donna a ottenerlo,
prima, e tuttora unica,
italiana.
Ti posso parlare, perché non
ti ho mai incontrato. Noi due
non ci conosceremo. Ti
troverai in questa stanza dopo
che io l’avrò lasciata, quando
le cameriere avranno fatto le
pulizie, cambiato le lenzuola,
riempito il bar, rifornito il
bagno con le bottigliette di
shampoo e di balsamo. Aprirai
il cassetto, e leggerai la mia
storia, o forse la lascerai
nel cassetto, perché la legga
il prossimo ospite, o anche un
dipendente dello staff della
direzione. Sarai comunque un
perfetto estraneo. Così è
meglio. I perfetti estranei
non devono fermarsi per
salutarsi.[...]Ignora
la mia storia se vuoi,
estraneo, io però non posso
ignorarla. E non posso nemmeno
raccontarla nel mio solito
mondo.
(DaLa notte
della felicità)
Non
ho potuto fare a meno di
tradurre Tabish Khair, per
prima in italiano (Il bus
si è fermato,
Roma 2010,Jihadi
Jane. Da Londra alla Siria,
Santarcangelo 2019) perché la
grazia della sua scrittura è
unita a un continuo lavoro in
direzione opposta alla
rimozione, lo stesso del
lavoro psicoanalitico. I suoi
romanzi uniscono le mie
passioni, quella per le
storie, che mi spinge da
sempre, e quella della
psicoanalisi, che comprende
molte storie e accompagna chi
vuole aprire finestre, che mi
spinge dagli anni del liceo.
Tabish Khair apre finestre,
finestre sia verso l'esterno
che verso l'interno, ma non
costringere il lettore a
vedere. Si può leggere Khair
senza permettere allo sguardo
di andare oltre il confine tra
la vita e la morte, come nellaNotte della felicità,
fra bisogno di libertà e
fondamentalismo, come inJihadi Jane,
fra pietà e indifferenza o fra
Danimarca e India, come nelBus si è fermato. Vedi
anche, in questo sito,Straordinariamente
sensibile(2013),
eBhoolbholaiya,
un labirinto mobile(2014).
L’irrealismo
del compito è la sua
realtà: incontrarsi,
regnare insieme, è un
compito impossibile e allo
stesso tempo
irrinunciabile. Il senso
comune che caratterizza la
coscienza non ha strumenti
per affrontare i compiti
impossibili, semplicemente
perché non se li può
rappresentare. La fiaba ci
invita a procedere lungo
un percorso, non a
sezionarla per
interpretarla come un
linguaggio allegorico
decodificabile.
Consumare sette paia di
scarpe di ferro [si sta
parlando del compito di
Ginevra, nella fiaba del
Re Porco] è al di là delle
possibilità di Ginevra,
per quanto sia
intenzionata a farlo, e
del resto non è nemmeno
possibile che una regina
partorisca un porcellino.
Ma se possiamo pensare che
si racconti della
complessità della crescita
per ogni essere umano,
maschio o femmina, e di
quanto sia difficile
incontrarsi e restare
uniti, la fiaba acquista
un senso e può favorire la
comprensione di questo
compito. (p. 108)
LiBeR 121
gennaio-marzo 2019
Dall'Indice del
numero 121:
Fiabe Narrazioni,
cura e gratitudine, Marco
Dallari (p. 55-56) La Torre
della segregazione,
Adalinda Gasparini (p. 57) Da
Cenerentola a Rapunzel,
Claudia Chellini (p. 58-59) Fabulando:
Carta fiabesca della
successione, Adalinda
Gasparini e Claudia Chellini (p.
60)
L’ingiunzione
della Torre della segregazione
racconta di un’opposizione fra
la figura materna – madre,
matrigna, strega - e la figura
della giovane attante
protagonista. La Torre, come
le altre nove ingiunzioni,
apre una vicenda piena di
pericoli, ma sempre coronata
dal lieto fine. Quel che
appare una vessazione – né più
né meno della richiesta
materna di riordinare la
propria stanza o di non uscire
dopo una certa ora – è un
limite coercitivo che però
somiglia alle regole di ogni
forma espressiva, dalla poesia
con i suoi vincoli di verso e
rima, alla musica con la sua
armonia. Le variazioni sono
innumerevoli, ma non c’è
espressione senza costrizione,
né crescita senza limiti.
I divini genitori
della Teogonia di Esiodo, che
impediscono ai figli di venire
alla luce comprimendoli in seno
alla Terra o ingoiandoli come
tuorli d’uovo, e le streghe
delle fiabe che imprigionano
Hansel Gretel e Prezzemolina,
sono geniali figure che ci
parlano del presente, solo se li
avviciniamo senza paura, senza
arroganza, senza masochismo.
Forlì
Massimo Foschi Editore
2018b
Sorgente di
meraviglie. Fiabe antiche e
popolari nei diversi idiomi
d'Italia. Testi originali con
traduzione a fronte a cura di
Adalinda Gasparini e Claudia
Chellini
Sono in
libreria i primi due
volumi della collana Sorgente
di meraviglie. Fiabe
antiche e popolari
d'Italia a cura
di Adalinda Gasparini e
Claudia Chellini, con
testi originali e nuove
traduzioni italiane
(Massimo Foschi Editore,
Forlì 2018).
Questi due volumi sono
dedicati alla Sicilia,
che ha avuto il più
grande racoglitore di
fiabe popolari d'Italia
e forse d'Europa,
Giueppe Pitrè, e al
Veneto, dove nel secolo
XVI sono state
pubblicate per la prima
volta nel mondo delle
fiabe, nel senso moderno
del termine, nelle
Piacevoli notti,
raccolta di novelle di
Gianfrancesco
Straparola.
Le fiabe più antiche
sono italiane.
Pubblicate nel
Cinquecento a Venezia e
nel Seicento a Napoli, a
queste hanno attinto i
più grandi narratori
come Perrault e i
Fratelli Grimm. Ed è
formidabile anche il
patrimonio di fiabe
popolari, raccolte a
cavallo fra Otto e
Novecento in tutte le
nostre regioni. Italo
Calvino ne ha tratto le
sue Fiabe italiane,
auspicando che la sua
opera ne favorisse la
conoscenza. La collana Sorgente
di meraviglie rende
finalmente accessibile
questo straordinario
patrimonio, proponendo
una parte dei testi
dialettali di ogni
regione corredati da una
nuova traduzione
italiana. Letterarie e
popolari, le fiabe
italiane, essendosi
formate nel corpo a
corpo costante con
popoli colonizzatori e
colonizzati, sono
insuperabili per
pregnanza, varietà di
motivi e potenza
narrativa. Attingere a
questo patrimonio
significa far tesoro
dell'eredità del
passato, la cui memoria
forma un ponte verso il
futuro.
Raccontare fiabe è
ancora, come sempre, un
atto d'amore, verso chi
ce le ha tramandate e
verso le generazioni che
abiteranno il futuro.
"Rusidda,
lu veru lu vô sapiri
comu io mi chiamu" -
"Sì, sì, sì!" - "Ora
vidi che io mi chiamo
lu Re d'Amuri!" e
dicennu accussì,
spirisci iddu,
spirisci lu vacili,
spirisci lu palazzu, e
Rusidda si ttrova
jittata 'nta 'na
chianura senza un'arma
chi l'ìajutassi. (Palermo,
XIX sec., Il Re
d'Amore)
La poavola, vedute le
superbe nozze di l'una
e l'altra sorella, e
il tutto aver sortito
salutifero fine,
subito
disparve.
E che di lei
n'avenisse, mai non si
seppe novella alcuna.
Ma io giudico che si
disfantasse, come
nelle fantasme sempre
avenir suole. (Venezia,
XVI sec., Bambola
Poavola)
E
io, o credenti, gridò Rumi, (che
aveva perduto l'uomo che
amava) io
che non sono né dell'Est né
dell'Ovest, non cristiano né
musulmano, né ebreo, non
figlio di Adamo ed Eva, cosa
posso amare se non il mondo, cosa
posso baciare se non la carne?
Essendo
insegnante lui stesso, Tabish
Khair comprende intuitivamente
sia il misterioso potere
dell'educazione sia il
nichilismo che può derivare
dai fallimenti pedagogici. Ed
è proprio questo che rende
Jihadi Jane un'opera
straordinaria, per la profonda
comprensione di un fenomeno
che per molti di noi si fa
beffe di ogni tentativo di
comprensione. Tabish bada bene
a non attribuire alle sue
protagoniste la sua critica
della loro ideologia e delle
loro motivazioni, e proprio
questo rende potente la sua
narrazione, perché c'è una
profonda comprensione di
quanto il loro radicalismo sia
estraneo alla fede e alla
pratica religiosa della grande
maggioranza del mondo
islamico. Jihadi Jane è un
romanzo intenso, travolgente,
incalzante, che ci insegna a
guardare con compassione le
due protagoniste, senza mai
farci chiudere gli occhi di
fronte all'orrore delle loro
scelte. (Dal blog di Amitav
Gosh, http://amitavghosh.com/blog/)
Adalinda Gasparini e
Claudia Chellini ci fanno capire
come la conoscenza dei territori
per determinare consapevolezza e
senso delle direzioni da
scegliere per i viaggi che
intendiamo fare non riguardi
solo la geografia dei luoghi ma
anche quella della psiche. Non a
caso sia in questo libro che nel
prezioso sito Fabulando da loro
costruito, le autrici collocano
una mappa, una grande, complessa
e bellissima carta geografica
che indica collegamenti e
sovrapposizioni fra l’universo
delle fiabe con le loro
ambientazioni, i loro personaggi
e i loro simboli e l’universo
della psiche, con le sue risorse
di conoscenza e di arbitrio, i
suoi affetti, le sue
contraddizioni, i suoi misteri.(Dalla
Prefazione di Marco Dallari -
click per la prefazione
completa)
2015b
Paris,
Éditions des crépuscules
Navigare necesse
est, vivere non necesse. Une
trajectoire profonde,
cohérente et réfléchie. In: Œdipe le salon. Œdipe
à Cadix. Moby Dick ou
le désir dont il s’agit. Pp.
141-150.
(Versione
italiana online)
Serge
Sabinus, Jean-François Bohi,
Françoise Decant, Nicole
Milgram, Monique Zerbib,
Denise Sauget, Bernard
Balavoine, Françoise Hermon,
Annick Galbiati, Isabelle
Bonvalot, Annik Bianchini,
Richard Abibon, Laura Pigozzi,
Xavier Moya Plana, Philippe
Beucké, Francis Cohen,
Adalinda Gasparini, Claude
Maillard, Serge Sabinus.
L’incertitude vient
des rêves, pour celui qui ne
sait pas détourner le regard
de leur épiphanie, et se
glisse dans le jour. Et pour
celui qui les écoute, les
chemins de surface bien
assurés révèlent leur
instabilité souterraine; on
voit que l’abîme peut s’ouvrir
à chaque pas. Le vrai et le
faux ne sont plus séparés par
des bornes rassurantes, et
ainsi qu’il est difficile de
renoncer à certaines illusions
il est impossible de récupérer
les illusions perdues.
L’incertezza viene dai
sogni, per chi non sa
distogliere lo sguardo dalla
loro epifania, e s’insinua nel
giorno. Per chi li ascolta le
vie ben tracciate della terra
possono rivelare la loro
instabilità sotterranea, e
l’abisso può aprirsi a ogni
passo. Vero e falso perdono i
loro confini rassicuranti, e
se è difficile rinunciare a
certe illusioni, è impossibile
recuperarle una volta che se
ne sono comprese sia la natura
che la funzione.
La mia
storia di rane che saltano
ormai spellate, e di battiti
sulle braccia, e di tante
altre cose contenute in casa
mia, e nelle case ad essa
collegate per parentela, mi
portava a San Salvi per
motivi che dovevano poco
all'imitazione degli
antipissichiatri di quegli
anni illusi e fervidi. Il
pissichiatra pissicanalista
Mori non aveva l'aura
dell'uomo di scienza, né la
curiosa solennità di Freud,
che si può sentire sia
guardando le sue foto che
leggendo le sue opere. Ma
pensai che era in me il
difetto, se non vedevo nella
sua forma l'eccezionalità
umana, il vigore
rivoluzionario di chi sa
muoversi nell'immenso paese
che ci abita, l'inconscio.
Doveva dipendere dalla mia
impreparazione e dalle mie
lacune, che ero ovviamente
decisa a colmare, se mi
sfuggiva in lui ogni traccia
di singolarità: ipotizzai
che avesse raggiunto quello
stato eccezionale e lo
dissimulasse, come un monaco
orientale può dissimulare la
sua comprensione
dell'universo, o come
Socrate celava nel suo
aspetto di Satiro la figura
aurea e divina (p.
29-30).
E
chiedeva appena poteva
quattro paste, un dito con
la crema, un bignè alla
cioccolata, una fedora e un
be' bombolone, le facevano
un bel pacchettino con la
scritta elegante Scudieri, e
la zia Ida lo pagava svelta
alla cassa, sempre
muovendosi come se godesse
di un privilegio, per la sua
disgrazia e per l'allegria
da Stan Laurel con cui la
sua anima la sopportava, e
la zia Ida si muoveva sicura
e umile nella pasticceria
migliore di Firenze come se
avesse ordinato una torta di
dieci chili per un banchetto
al Poggio Imperiale, e
uscivamo leste tornando alla
fermata, le paste le portava
lei, si riprendeva il
Quattordici e via dopo via,
piazza dopo piazza, fermata
dopo fermata, si arrivava
all'immensa villa col parco,
San Salvi, e si scendeva, e
si entrava dal cancello
aperto, dove si assiepavano
i matti più sfacciati,
quelli, diceva la zia Ida,
che non hanno nessuno che li
va a trovare.Per questo
prendevano qualcosa della
visite degli altri, di
quelli che non erano del
tutto dimenticati, si
avvicinavano e chiedevano
cento lire, e una sigaretta,
ancora oggi ci sono tra i
viali, solo più rari,
chiedono mille lire e una
sigaretta, come allora
dimenticati da tutti i
parenti, gli amici e i
conoscenti, hanno visto
l'illusione fervida
dell'antipsichiatria, la
confusa applicazione della
legge 180, la costruzione di
mini appartamenti dove non
vivono autonomi come non
erano autonomi nelle
camerate di allora. E mentre
gli altri, i normali, hanno
giocato al grande
cambiamento rivoluzionario,
loro sono rimasti
incrollabilmente fedeli a se
stessi, perché la follia è
una forza della vita cieca,
oscura, e immensamente
potente.
Eravamo dunque a San Salvi,
e mi difendeva dall'ebbrezza
e da una sofferenza che
allora mi avrebbe ucciso la
convinzione dei miei studi,
e della professione che, pur
fra le innumerevoli
incertezze, avrei fatto. Io
li avrei ascoltati, i
Tatantònio, e i Nonnolìni, e
poi avrei parlato con le
Nonnelìnde e le Zieìde,
rassicurandole sulla loro
cura, li avrei ascoltati
come esseri umani, e saremmo
stati, io e loro, felici (pp.
42-43).
Adalinda
Gasparini’s essay develops
her ideas with an exquisite
psychological method.
“Bhoolbhoolaiya, a Moving
Labyrinth. The BusStopped by
Tabish Khair” displays very
interesting musings on
Khair’s literary
proposal, far from
downtrodden discourses of
colonizers and colonized and in line
with inviting the reader to
bond with universal human
questions. The scholar
believes that attentive
readers can bring to light
a transformation of their
inner Self as it emerges
from their interior labyrinths
since Khair’s novels
confront his readers with
true humanconundrums.(Introduction, p. xviii)
Les désirs
de l'homme doivent
subir la purgation du feu.
Et l'analyste? Quel désir
s'anime dans les feux et
glaces du transfert? / I
desideri dell'uomo devono
subire la purificazione del
fuoco. E l'analista? Quale
desiderio si anima tra i
fuochi e i ghiacci del
transfert? (Serge
Sabinus, pp. 10-11)
2014 c
Roma
Edizioni Alegre
Incorporazioni,
rigetti, generazioni.
In: Nuova
rivista letteraria.
Semestrale di letteratura
sociale.
n. 10 novembre 2014. Pp. 73-78.
Silvia Albertazzi, Harry
Browne, Marco Boccaccini, Wolf
Bukwosky, Marco Caselli
Nirmal, Giuseppe Ciarallo,
Maria Rosa Cutrufelli, Franco
Foschi, Adalinda Gasparini,
Agostino Giordano, Fabrizio
Lorusso, Lorenzo Mari,
Cristina Muccioli, Alberto
Prunetti, Sergio Rotino,
Viviana Salvati, Gino
Scatasta, Alberto Sebastiani,
Massimo Vaggi, Paolo Vachino.
Anche il
nostro tempo ha un mito di
successione, solo in
apparenza meno crudele di
quello delle fiabe o dei
miti. Le giovani generazioni
non godrebbero delle risorse
loro dovute perché le
vecchie generazioni le
avrebbero consumate con lo
stesso piacere incosciente
di Pinocchio nel Paese dei
balocchi. La loro vita
sarebbe stata facile, mentre
ai discendenti non
prometterebbe nulla di
buono, e la terra stessa,
ormai avvelenata, sarebbe un
ambiente malsano e forse
letale. Una delle ultime
versioni di questa distopia
è raccontata nel film
Avatar...(James
Cameron, USA 2009), al
termine del quale i
terrestri, capitalisti e
guerrafondai, vengono
rispediti sul loro pianeta
morente, mentre l’eroe umano
vive solo perché ha potuto
morire e rinascere nella
forma allungata e con la
pelle blu dei Na’vi, popolo
senza scrittura del pianeta
Pandora. Il nome della donna
insidiosa della Teogonia,
mandata dagli dei per
introdurre fra gli esseri
umani la sofferenza e la
morte è in questa distopia
il nome del pianeta dove
regna una divinità femminile
unica e abita un popolo
innocente che la onora.
Una nuova
versione della fiaba che fa
rivivere la tradizione da
Basile a Disney, e le
illustrazioni di Arthur
Rackham, rielaborate e
animate. Un racconto recitato
magistralmente con musiche
appositamente arrangiate, con
gli elementi inquietanti senza
i quali le fiabe perdono parte
della loro vita.
Già disponibile come I-Pad, la
fiabatornerà online appena
possibile (ASAP-PP)
Le
braccia più impotenti e
tenere sono quelle
dell'infante, eppure,
quando si tendono, il
genitore non può fare a
meno di rispondere al loro
richiamo. Questa è la
meta, a nostro parere
tutta laica, della Recherche,
di quella di Proust come
di quella che ancora si
pratica facendo il
mestiere che Freud ha
inventato: capire come la
forza più grande sia nella
tenerezza che non dispone
di armi di conquista. Le
nude parole hanno la
stessa potenza.
Non
bagnare solo |il prato
fresco o solo quello
arido: | rinfresca anche
la terra nuda.
(Bertold Brecht)
Penso che
chi si occupa della cura di
persone piccole o grandi
possa farlo se sente la
richiesta d'acqua della
terra nuda, dove l'occhio
non vede nulla, e che a
partire da questo debba
scegliere se rispondere o
no, e poi come rispondere.
Non perché dispone di un
metodo che dà garanzie di
crescita, di sviluppo, di
guarigione, ma perché il
desiderio di prendersi cura
dell'altro, di essergli
accanto quando è colpito e
sofferente, è
irrinunciabile. Perché è
sensibile all'appello, e
sentirebbe su se stesso la
ferita dell'altro, il suo
dolore, se si allontanasse
senza ascoltare, perché la
sofferenza dell'altro è
nostra, se la vediamo, se
non riusciamo a evitarla. Se
l'io sovrano scende dal
trono, ha il tempo di
annaffiare la nuda terra.
Stories
can knit the world
together, stories
can blow the world apart. The
choice is always ours.(Tabish Khair,
corrispondenza personale)
Già gratuitamente disponibile in
questo sito dal 2010, questo
romanzo tradotto in italiano
risultava inaccessibile online
per motivi che sfuggono alla
nostra comprensione.
87/2010, Con
le fiabe ai piedi. Idest
Campi Bisenzio
Le
esche di menzogna adatte a far
affiorare carpe di verità
variano nel tempo, e quel che
fino al secolo scorso era
regno incontrastato della
vaghezza, impensabile come
campo di ricerca scientifica,
diventa con Freud un campo di
ricerca rigoroso. Ma il
passaggio dal lavoro intorno a
oggetti vaghi, poetici,
circondati da un alone di
mistero che li rende
affascinanti e vivi, a un
lavoro scientifico, è lento e
pieno di trabocchetti. Lo
psicoanalista che consideri la
teoria di riferimento della
sua scuola come più vera delle
altre, o che, peggio ancora,
consideri se stesso e i suoi
'compagni di scuola' i soli
eredi legittimi di Freud,
negherà, trattandosi
dell'interpretazione di una
fiaba o di un suo minimo
intreccio, come la puntura di
Rosaspina col fuso,
l'efficacia delle diverse
interpretazioni. Non si
accorgerà che è proprio
l'efficacia di ogni
interpretazione, se colta nel
suo carattere vago, come
quello delle pulsioni, a
costituire la forza
dell'interpretazione stessa.
Quanti
sogni si sono rifugiati nella
stanza dei bambini? E i
bambini li usano per crescere,
per diventare adulti capaci di
sognare, o ne sono ostaggio,
perché devono
rappresentare la speranza
che i loro genitori non
sono riusciti a
proteggere?
Forse non c'è una
risposta, certo non nella
grande letteratura per
l'infanzia, che con le
fiabe antiche condivide
un'incertezza sulla
possibilità e il senso
della crescita, e quindi
dell'educazione.
Incertezza, o vaghezza,
bellezza, da praticare
regolarmente, se non si
vuole, da educatori
ammaestratori o
psico-ortopedisti, fare la
fine del Grillo Parlante
giustiziato da Pinocchio.
Written
for a special Issue of
The
Journal
of the Short Story
in English / Les
Cahiers de la
Nouvelle,
guess
editors
Héliane
Ventura,
Silvia
Albertazzi,
Adalinda
Gasparini,
Presses
Universitaires
d'Angers. This
special issue was
never published.
aut aut 330; aprile-giugno 2006
a c. di R. Prezzo e A.
Sciacchitano
Non
trova la morte
chi può morire
come soggetto
colonizzatore,
se il germoglio
dell'essere
può venire
alla luce,
nella
sospensione
del fiato
sotto l'acqua
gelida sul
corpo
dormiente,
nella pelle
d'oca per i
pesciolini
guizzanti
sulla pelle.
Si ripete,
nominabile, il
mistero delle
origini,
dall'acqua
materna,
gemellato con
il mistero
della propria
fine. Allora
il soggetto
può sperare di
rintracciare
un senso, di
raccontare la
sua storia, se
non
perde il
tempo cercando
di riempire la
pagina bianca
che la
precede, che
la segue,
contigua
all'infinito.
Se non si
muore al primo
spavento, si
scoprono
curiosità e
stupore, per
l'ustione
senza dolore,
per un
fantasma
bianco e
sibilante, per
la solita
brutta vecchia
vita, e per la
sua scienza
degli
innumerevoli liquori,
unguenti,
empiastri, a
diversi
accidenti
appropriati...
Le
guerre che si combattono in
nome di religioni o ideologie,
mostrano come la potenza del
mito o della favola delle
origini e dell’epica, sola
legittimazione possibile per
la superiorità di una cultura,
siano tanto grandi da
dissolvere l’esperienza
storica e ogni dato
dell’esperienza.
A Porto Alegre la madre di
Carlo Giuliani ha letto queste
righe, che ha trovato nella
camera del figlio: Il tuo
Cristo è giudeo, la tua
automobile giapponese,
la tua pizza è italiana,
la tua democrazia greca,
le tue vacanze turche, i
tuoi numeri arabi, la
tua scrittura latina, e
tu rimproveri al tuo
vicino di essere
straniero?
Tesi
in Psicologia,
all'Università degli Studi
di Firenze -
relatrice prof. Silvana
Caluori. - che
presenta una
sperimentazione dell'uso
della fiaba nella scuola e
una verifica quantitativa
dei progressi dei bambini
nell'apprendimento. È
possibile osservare in
termini oggettivi quanto
era emerso nell'esperienza
descritta in Re Porco e i
bambini narratori.
Perfino gli errori di
ortografia diminuiscono...
Se
un'educazione
psicoanaliticamente
illuminata, come in certi
momenti sembrava
vagheggiarla lo stesso
Freud, possiamo tentare
un'educazione ombreggiata
dalla psicoanalisi, che
mostrando il primato
dell'affettività sia in
grado di evitare qualche
ustione derivante
dall'unilateralità
narcisistica che troppo
spesso determina la
trasmissione della
cultura.
Una
rimozione secolare continua ad
agire sulla storia delle Mille
e una notte,
misconoscendo la fonte del
fascino della raccolta, perché
riconoscerla esigerebbe una
tolleranza capace di
contrastare il potere
colonizzatore.
Tra
parola e silenzio, Shahrazàd
affronta il corpo a corpo col
sultano crudele. Dialogo fra
potere e racconto, intreccio
senza tempo e senza fine come
senza fine sono gli antichi
manoscritti delle Mille
e una notte.
Favola o
fiaba,
dal latino fabula,
che come il greco mythos significa
parola e racconto, fino
all’Ottocento designava
qualsiasi storia priva di
riscontro oggettivo. Le
storie non vere,
nettamente separate dalle
vere, riaffiorano nella
letteratura 'alta' alla
fine del secondo
millennio, nella scrittura
di autori non occidentali:
ma le radici del
cambiamento di paradigma,
verso una globalizzazione
umanizzante e non
razzista, sono profonde e
molteplici, o forse non
sono radici, ma mobili
rizomi...
L'aporia
per gli psicoanalisti che
si incontrano in
associazioni, e hanno
bisogno di regole
formalizzate, per quanto
sotto gli occhi di
ciascuno di noi, esaminata
tante volte, richiede una
costante attenzione, anche
se, come aporia, può
essere al massimo
contornata,
circoscritta...
Per
mantenere l'illusione
dominante del nostro tempo,
che la sessualità umana sia
conoscibile in maniera
esaustiva dalla scienza medica
o dalla psicologia, ci
condanniamo a non ascoltare
ciò che i bambini e gli
adolescenti cercano di dirci,
come quando adottano
comportamenti bizzarri, che
possono rivelarsi
comunicazioni molto
significative.
Contenitore
dai vaghi confini,
l'adolescenza come condizione
di passaggio ha due versanti:
da una parte, come ricorda
l'espressione comune non
essere né carne né pesce, è un
luogo dal quale uscire
rapidamente, dall'altra è uno
stato in cui si può rimandare
l'assunzione rigida di modelli
di comportamento, fruendo di
maggiori possibilità di
trasformazione. Uno stato
della mente che rappresenta
l'ambiguità del concetto di
crescita.
2000a
Ravenna
FERNANDEL
Vedi, da questa pagina,
il pdf integrale online,
intitolato Ziaìda
e Tatantònio
UN
FARDELLO DI GRAZIA. STORIE
DEL TATO E DELLA ZIA
Chi
portava in famiglia il
fardello della follia, peso
insostenibile, niente affatto
leggero, eppure capace di
sprigionare una grazia
bizzarra quanto
irrinunciabile? perché la
follia interroga
incessantemente l'equilibrio,
imponendogli di riconoscersi
come labile e incerto,
chiedendogli una risposta,
perché l'esistenza non
degeneri tragicamente, forse
più accolto nell'epopea
femminile, privata, che nel
romanzo affiora...
1988-1999
1999d
Bologna
Il Ponte Vecchio
PADRE
ABBONDANZA, MADRE MANCANZA
Postfazione di Agata e Pietra
Nera. Il difficile sentiero
dell'educazione sentimentale.. A
cura di Hamelin Ass. Culturale;
pref. di A. Faeti.
Come
Eros nel Simposio di
Platone, il desiderio di
apprendere sta tra
mancanza e abbondanza, tra
la gioia di sapere e lo
scacco che deriva dalla
frustrazione, dall'errore.
Freud diceva che i bambini
ai quali vengono date
spiegazioni 'scientifiche'
sulla sessualità
somigliano a quei
'selvaggi' convertiti al
monoteismo, che in segreto
continuano a celebrare i
loro riti: difficile
prescindere
dall'affettività se si
volesse davvero pensare
all'educazione sessuale.
Per
chi si leggono i
capolavori della
letteratura per
l'infanzia, da Pinocchio
al Piccolo principe, da
Alice a Dorothy col mago
di Oz? Si insinua il
dubbio che non siano per i
bambini, ma per il bambino
che l'adulto ha dentro, e,
senza saperlo, lo
sovrappone al piccolo che
è in attesa della sua
parola. Come in un film di
Luis Buñuel, dove una
mamma e un babbo vanno a
denunciare il rapimento
della loro bambina, senza
accorgersi che è accanto a
loro...
Il
libro tesaurizza una
minima parte della felice
esperienza di corsi
d'aggiornamento e master a
Longiano, nelle scuole
dell'obbligo delle
province romagnole. Ancora
la voce ai bambini, loro,
davvero, clamorosamente
capaci di ascoltare le
fiabe e di raccontarle
coniugando felicemente il
lessico quotidiano
contemporaneo e e la
lingua dei secoli passati.
Il
sogno del femminile, col
principe e il ballo, in
cui la donna oscura e
disprezzata diventa
regina: da relazioni
mitiche tra madre e
figlia, come quella fra
Demetra e Kore, che
impedisce le nozze, da
relazioni incestuose, come
quella di Pelle d'Asino,
da richieste d'amore
impossibili da
soddisfare, come sa
Cordelia... per
comprendere l'analisi
passa attraverso tante e
tante versioni popolari, e
accosta voci, come
varianti del sogno, tanto
grande che la scarpetta
abita l'immaginario di
ognuno, come la lampada di
Aladino. E alla fine, un
po' di geometria dei
sogni...
Il
saggio presenta i risultati di
un originale lavoro
psicoanalitico nella scuola,
attraverso il quale si può
osservare il primato
dell'affettività nei processi
di apprendimento. Il lavoro
analitico rende comprensibile
e indagabile il senso del
fascino della fiaba e della
grazia espressiva dei bambini.
Si riporta il saggio
integralmente per favorire gli
insegnanti interessati
all'esperienza e ai suoi
presupposti teorici.
1996
Firenze,
Giunti
[Gemini] 1996
Firenze, Giunti Scuola
1999
Brescia, La Scuola, 1999.
Le
prime fiabe pubblicate nel
mondo (Venezia XVI secolo,
Napoli XVII secolo),
come quelle popolari
raccontate a veglia fino
all'avvento della
televisione, sono per
adulti e bambini: non
pedagogizzate,
rappresentano per il
bambino la realtà
psichica, e possono
costituire uno
straordinario strumento
per l'apprendimento della
lingua....
Un
romanzo per ragazzi - o per
giovani adulti - sulla
Resistenza. Il protagonista è
in realtà Rino Gasparini,
comandante partigiano della
bassa modenese, medaglia d'oro
al valor militare, morto a
vent'anni. Di lui non è chiaro
se sia morto in un'imboscata,
perché non sopravvivesse alla
guerra, o se si sia trattato
di un incidente. Il romanzo è
stato adottato come libro di
lettura nelle scuole medie del
paese di Concordia, ma
l'accoglienza più calorosa
questo piccolo romanzo l'ha
trovata tra gli ex partigiani
della zona.
Una
traduzione-adattamento,
suddivisa in capitoli con
epigrafi che ne favoriscono la
lettura, per rispettare
sia le esigenze dei
piccoli lettori che la
fedeltà al carattere del
testo originario, in
particolare alla sua
articolazione narrativa e
alla sua ricchezza
simbolica. Presentato da
A. Faeti alla Fiera del
Libro per Ragazzi di
Bologna, 1.4.94.
La
celebre fiaba di Giovannino,
analizzata in alcune varianti,
rappresenta la paura come
emozione umana senza la quale
il soggetto manca di un
elemento essenziale alla vita.
Se il protagonista, alla quale
la paura manca, ne va in
cerca, alla fine diventa ricco
e felice, mentre se non ne
avverte la mancanza muore
vedendo la propria ombra o il
proprio sedere.
1994d
Firenze
Giunti
L'AMBIVALENZA
PERDUTA
In: Schedario, periodico di
letteratura giovanile;
Biblioteca di Documentazione
Pedagogica.
Il
piccolo scritto parla di come
chi si occupa dell'infanzia,
mal tollerando la propria
ambivalenza, agisca censurando
nei bambini ogni tratto
distruttivo o comunque poco
comprensibile, costringendoli
a rimuovere, per crescere,
qualcosa che sarebbe
necessario per vivere, come un
potenziale creativo temuto in
quanto connesso con elementi
non padroneggiabili.
Achi
definisce consolatorio e
irreale il finale felice
delle fiabe: non si
tratta, nelle storie più
belle della tradizione, di
qualcosa che arriva per
caso, ma di una meta da
raggiungere attraverso un
percorso enormemente
complesso,
rappresentazione di
trasformazioni dolorose
che raramente si
attraversano in una
singola vita.
La
differenza di genere
letterario tra il romanzo
antico, il mito e la fiaba,
corrisponde al cambiamento di
registro rappresentazionale
che possiamo osservare in
diverse condizioni psichiche.
È sempre la stessa storia del
soggetto, ma il passaggio da
una narrazione realistica a
una fantastica, dove gli
eventi dipendono dalla magia o
dalla provvidenza, implica
significative varianti. Il
motivo dell'enigma, ad
esempio, nodo del tema
dell'incesto e del lutto, nel
romanzo antico (Apollonio
re di Tiro, sec. III) ha
un finale felice, come nella
fiaba (Turandot, nella
prima versione settecentesca e
nell'opera di Puccini), mentre
nella tragedia di Edipo la
questione è più complessa.
Quale via attraverso il
parricidio, l'incesto,
l'accecamento volontario? il
lutto che ne consegue, ha una
possibile conclusione? quale
senso ha la morte di Edipo nel
demo di Colono?
"Mi
sembra che la crescita
dell'informazione e della
mondializzazione della
politica abbiano un impatto
violento sulle culture
particolari, che rispondono in
maniera reazionaria alla
sensazione di una perdita di
confini, a una perdita di
identità collettiva, che è una
componente essenziale anche
della stabilità del singolo
individuo."
...
"Il fondamentalismo risponde a
un bisogno di contenimento
dell'angoscia al quale la
cultura laica non sa
rispondere. Per affrontarlo
bisogna che la comunità di chi
pensa superi le sue divisioni.
Non so se questo possa evitare
bagni di sangue, so solo che
vale la pena operare in questa
direzione."
In un
motivo fiabesco delle Mille
e una notte si
analizza il tema del sapere
come potere e prestigio e la
sua disgregazione, provocata
da una perdita di identità. Le
peripezie del principe
calligrafo si incrociano con
quelle di una principessa
posseduta da un demone, e di
una principessa maga, che
moriranno per lui. Si analizza
il bellissimo duello magico
fra la principessa maga e il
demone, combattimento
metamorfico che potrebbe aver
ispirato il dipinto di
Salvador Dalì Un istante
prima di svegliarsi, e
il duello tra Mago Merlino e
Maga Magò ne La
spada nella roccia. di
Wald Disney.
Rielaborazione
della conferenza tenuta nel
1987 all'Istituto Gradiva,
a Firenze, il saggio si apre
su un affresco di Giulio
Romano dal ciclo di Amore e
Psiche nel Palazzo Te di
Mantova: Psiche si è
addormentata di fronte alla confusa
congeries, all'immenso
mucchio di semi che deve
ordinare prima del mattino,
compito che le formiche
assolveranno per lei. Come il
mucchio di semi e di
piume, così è la fiaba per il
ricercatore: l'indefinito
della fiaba, che corrisponde
alle sue figurazioni della
realtà psichica, esige rigore,
a meno che non si voglia
sfumare l'interpretazione in
senso moralistico o
sottometterla a schemi rigidi.
Cosa rende le fiabe così
affascinanti e sfuggenti?
Intorno a una speranza e a un
desiderio scorrono prove e
perdite, tra le quali la magia
è un elemento del discorso,
essenziale al funzionamento
della sintassi fiabesca. La
magia punteggia la
trasformazione, e può
rappresentare i cambiamenti
che si danno nel lavoro
analitico.
Il
saggio anticipa la soluzione
del 'giallo' della fiaba,
raggiunta con una personale filologia
psicoanalitica. Per
una trattazione esauriente,
successivamente confermata dal
filologo arabo Muhsin M.
Mahdi, vedi il capitolo Kabikaj,
una storia della storia di
Aladino, nel saggio
del 1993, Aladino e la
lampada meravigliosa.
Online dal 15 agosto 2004
Ultima revisione 25 aprile 2024