PARIGI - ANTOINE GALLAND 1704
1704
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EGITTO,
BULAK - 1835
tr. it a cura di Francesco Gabrieli, 1948 |
HADDAWI
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EGITTO, BULAK - 1835
tr. it a cura di Francesco Gabrieli, 1948
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Il regno e la
strage delle giovani (v. I, p. 11)
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[
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It became Shahrayar's custom to
take every night the daughter of a merchant or
a commoner, spend the night with her, then
have her put to death the next morning. He
continued to do this until all the girls
perished, their mothers who called the plague
upon his head, complained to the Creator of
the heavens, and called for help on Him who
hears and answers prayers.
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Shahrazad
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Now, as mentioned early,
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[Dopo averle raccontato la
storia il visir minaccia Shahrazad di farle
quel che il mercante fece alla moglie che
voleva sapere quel che avevano detto l'asino
e il bue, pur sapendo che se lo avesse fatto
sarebbe morto: la bastonò finché disse che
non voleva sapere più nulla. Ma Shahrazad
replica]
- Such tales don't deter me from my request.
If you wish, I can tell you many such tales.
In the end, if you don't take me to King
Shahrayar, I shall go to him by myself
behind your back and tell me that you have
refused to give me to one like him and that
you have begrudged your master one like me.
The vizier asked:
- Must you really do this?
She replied:
- Yes, I must."
[Stanco e rassegnato il visir va a dire al
sultano che gli porterà la figliaD
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STORIA CORNICE: APERTURA
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PARIGI
1704
TR. FRANCESE DI ANTOINE GALLAND
(MS. SIRIANO, SEC. XIV)
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TORINO 1948
TR. ITALIANA A CURA DI F. GABRIELI
(ED. EGIZIANA, BULAQ 1835)
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ROMA 2006
TR. ITALIANA A CURA DI ROBERTA DENARO
(ED. DI MUHSIN MAHDI - MS. SIRIANO - 1984)
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STORIA CORNICE: CHIUSURA
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PARIGI
1704
ANTOINE GALLAND
(DAL MS. SIRIANO, SEC. XIV)
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TORINO 1948
TR. A CURA DI F. GABRIELI
(DALLA ED. EGIZIANA, BULAQ 1835)
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ROMA 2006
TR. A CURA DI ROBERTA DENARO
DALL'ED. DI MUHSIN MAHDI, 1984
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Le sultan des Indes ne pouvait s’empêcher
d’admirer la mémoire prodigieuse de la
sultane son épouse, qui ne s’épuisait point,
et qui lui fournissait toutes les nuits de
nouveaux divertissements, par tant
d’histoires différentes.
Mille et une nuits s’étaient écoulées dans
ces innocents amusements; ils avaient même
beaucoup aidé à diminuer les préventions
fâcheuses du sultan contre la fidélité des
femmes; son esprit était adouci; il était
convaincu du mérite et de la grande sagesse
de Scheherazade; il se souvenait du courage
avec lequel elle s’était exposée
volontairement à devenir son épouse, sans
appréhender la mort à laquelle elle savait
qu’elle était destinée le lendemain, comme
les autres qui l’avaient précédée.
Ces considérations et les autres qualités
qu’il connaissait en elle, le portèrent
enfin à lui faire grâce. « Je vois bien, lui
dit-il, aimable Scheherazade, que vous êtes
inépuisable contes: il y a assez longtemps
que vous me divertissez; vous avez apaisé ma
colère, et je renonce volontiers en votre
faveur à la loi cruelle que je m’étais
imposée; je vous remets entièrement dans mes
bonnes grâces, et je veux que vous soyez
regardée comme la libératrice de toutes les
filles qui devaient être immolées à mon
juste ressentiment. » La princesse se jeta à
ses pieds, les embrassa tendrement en lui
donnant toutes les marques de la
reconnaissance la plus vive et la plus
parfaite.
Le grand vizir apprit le premier cette
agréable nouvelle de la bouche même du
sultan. Elle se répandit bientôt dans la
ville et dans les provinces, ce qui attira
au sultan et à l’aimable Scheherazade, son
épouse, mille louanges et mille bénédictions
de tous les peuples de l’empire des Indes.
Il sultano delle Indie non poteva impedirsi
di ammirare la memoria prodigiosa della
sultana sua sposa, che non era mai stanca e
gli offriva tutte le notti nuovi piaceri con
tante storie diverse.
Mille e una notte erano trascorse con questi
innocenti divertimenti, che avevano anche
contribuito ad attenuare le misure funeste
adottate dal sultano contro l’infedeltà
delle donne. Il suo spirito si era
addolcito, si era convinto del valore e
della grande saggezza di Scheherazade; gli
tornava in mente il coraggio col quale si
era esposta volontariamente a diventare sua
sposa, per non pensare alla morte alla quale
sapeva di essere destinata il giorno dopo,
come tutte quelle che l’avevano preceduta.
Queste considerazioni e le altre qualità che
vedeva in lei alla fine lo indussero a farle
grazia. – Vedo bene, - disse, - amabile
Scheherazade, che voi siete instancabile nel
raccontare le vostre piccole storie: mi
state divertendo ormai da tanto tempo, avete
placato la mia collera, e io volentieri
intendo abrogare in vostro favore la legge
crudele che avevo promulgato per me stesso.
Vi rimetto da ora senza riserve nelle mie
grazie, e voglio che si riconosca in voi la
liberatrice di tutte le giovani donne che
dovevano essere sacrificate al mio giusto
rancore. – La principessa si gettò ai suoi
piedi, li abbracciò teneramente e gli diede
tutti i segni della riconoscenza più viva e
più perfetta. (Trad. nostra)
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Nella CCLXXXII notte continua la storia dei
due jinn che si sfidando a proposito della
bellezza di un principe e di una
principessa.
Nel
1990 era uscita la traduzione inglese di
Husain Haddawi (The Arabian Nights,
translated by H.H., Based on the text of
the Fourteenth-Century Syrian Manuscript
edited by Muhsin Mahdi. W. W. Norton &
Company, New York - London 1990)
dell'edizione di Muhsin Mahdi del 1984 (The
Thousand and one Nights. Alf Layla
wa Layla, Brill: Leiden 1994), che
si concludeva con la
CCLXXI notte, nella quale si
narrava la fine di una storia, con queste
parole: And this is the completion and
the end of the story. (Tr. En.
Haddawi, cit. p. 428) Dopo queste parole
si potevano leggere le righe seguenti, col
titolo centrato Translator's
Postscript:
Tradition has it that in the
course of time Shahrazad bore Shahrayar
three children and that, having learned
to trust and love her, he spared her
life and kept her as his queen.
La versione pubblicata
nel 1994 a cura di Muhsin Mahdi dallo
stesso editore Brill di Leiden, che è
stata tradotta in italiano a cura di
Roberta Denaro, sopprime il poscritto
dell'autore e aggiunge undici
notti, che formano l'inizio della storia
del Re Qamar al-Zaman e i suoi figli
al-Amjad e al-Asad. Un jinn femmina,
fedele alla religione islamica e figlia
dei sovrano dei Jinn, ha un incontro-
scontro con un jinn ribelle. Ciascuno dei
due sostiene di aver visto la creatura più
bella del mondo, e rapiscono la fanciulla,
figlia del re della Cina - la più bella
secondo il jinn maschio ribelle,
mettendola accanto al giovane che secondo
la figlia del re dei jinn è la creatura
più bella del mondo; il giovane è figlio
del re di un paese lontano,
secondo il manoscritto trecentesco, o di
un'isola a venti giorni di navigazione
dalle coste della Persia secondo la
traduzione francese di Galland.
Non riuscendo a decidersi
chiamano un arbitro, che dice loro
che è impossibile guardandoli,
perché sono entrambi meravigliosi.
Suggerisce di addormentare profondamente
uno dei due e di svegliare l'altro: quello
che non resisterà al desiderio di unirsi
all'altro sarà il meno bello. Il giovane
bellissimo si innamora della fanciulla
profondamente addormentata, come lui
figlia di re, ma resiste al desiderio
pensando che il padre lo stia mettendo
alla prova. Viene quindi svegliata la
principessa che ammira il giovane ora
profondamente addormentato e... il
racconto si interrompe alla
duecentottantaduesima notte, perché
sopraggiunta l'alba, Shahrazad, come ogni
mattina, scivola nel silenzio.
Allora Dinarzad disse alla sorella:
"Quant'è bella e strana la tua storia!".
Rispose lei: "Cos'è questa in confronto a
quella che vi racconterò la notte
prossima, se il re mi risparmia e sarò
ancora in vita? Essa sarà ancor più
insolita!"
In realtà la storia si interrompe alla
fine del terzo dei quattro volumi del
manoscritto trecentesco che Galland si era
fatto mandare dalla Siria. Muhsin Mahdi
che ha tradotto il manoscritto conservato
alla Bibliothèque Nationale di Parigi, si
è correttamente fermato alla fine del
terzo volume. La storia quindi nella
traduzione italiana citata resta sospesa,
non c'è alcun cenno sul finale, né si
trova la nota del traduttore sul
felice esito della relazione fra la
narratrice Shahrazad e il sultano
Shahriyar, riportata dalla tradizione.
Fra il 1984 e il 1994 Muhsin Mahdi deve
aver avuto un comprensibile ripensamento:
anziché tagliare le prime pagine di una
nuova storia, fermandosi quindi alla
duecentosettantunesima notte, non era
meglio rispettare il manoscritto già
posseduto da Galland, aggiungendo le altre
undici notti del terzo volume?
Sappiamo dal saggio di Hermann Zotenberg (Histoire
d'Alâ al Dîn ou la lampe merveilleuse.
Texte arabe publié avec une notice sur
quelques manuscrits des Mille et une nuits
par H. Zotenberg. Paris: Imprimerie
Nationale MDCCCLXXXVIII. https://archive.org/details/histoiredalald00zote/page/8/mode/2up;
ultimo accesso 12 aprile 2024) che
l'inizio della storia dei due geni che
mettono accanto un giovane e una giovane
per stabilire chi dei due sia più bello è
precisamente l'ultima parte del terzo dei
quattro volumi del manoscritto siriano
posseduto e tradotto da Antoine Galland.
Galland. Il quarto, perduto, doveva
contenere la continuazione e la
conclusione della storia dei due giovani
talmente belli che era quasi impossibile
stabilire chi dei due fosse superiore
all'altro.
Et voila: il Caso determina una
sospensione talmente ricca di senso che il
Caso meriterebbe di essere citato fra i
mille e un narratori, studiosi,
commentatori e scrittori delle Mille e una
notte, i quali, onesti o imbroglioni,
ingenui o astuti, hanno tramandato fino a
oggi, e ancora non cessano di farlo
variando le storie e la loro
organizzazione, una raccolta composita e
proprio per questo meravigliosa e
commovente. La raccolta ci commuove,
guardando questa storia, come le città
come Firenze, nelle quali armonicamente
convivono, elevate in tempi diversi, da
diversi architetti e muratori, con mezzi
modesti o quasi illimitati, le case, i
palazzi e le chiese dei loro abitanti.
Questo finale, che al momento è da
considerare più genuino e più
filologicamente corretto di tutti gli
altri, lo consideriamo bello e ricco di
senso. Perché pone la questione se sia più
bello il maschio o la femmina, il principe
o la principessa, accostando le due
creature più belle del mondo, e simili per
grazia e bellezza tanto da parere fratello
e sorella.
Anticipiamo che i due personaggi, dopo una
peregrinatio che non ha nulla da invidiare
a quelle dei romanzi bizantini, finalmente
si incontreranno, e che i loro figli
avranno disavventure altrettanto lunghe e
complesse, dalle quali riusciranno
miracolosamente a uscire come
miracolosamente vi erano finiti, e che
queste disavventure comprendono vicende di
matrigne che si innamorano dei loro figli
costringendoli a disgrazie quasi mortali.
Accenniamo qui, e lo tratteremo in altre
parti xzxz che il primo libro a noi
pervenuto con una storia cornice, è il
Libro dei sette savi, nel quale sette
maestri raccontano ciascuno una storia per
convincere il re a rimandare l'esecuzione
di suo figlio che non può parlare, e che
viene accusato di aver tentato di far
violenza alla giovane matrigna, mentre in
realtà ne ha respinto le offerte erotiche.
Ma torniamo alle due bellissime creature,
e leggiamo le ultime notti dell'Unica
edizione dal più antico manoscritto
arabo. In realtà ci risulta che ci
siano nelle biblioteche del mondo almeno
edizione immaginiamo che il più bello - o
la più bella - siano da considerare
superiori a chi non resiste al desiderio
di unirsi alla più bella - o al più bello.
Superiorità che rimanda, così almeno ci
sembra, alla gerarchia patriarcale che
pone il maschio sopra alla femmina, e che
quindi la rende incerta: non potremmo
allora pensare che l'idea di una parità
fra i generi abbia i suoi lontani annunci
in queste storie, nelle quali è la donna,
la narratrice, a salvare la vita delle
altre donne come lei, facendo rimandare
all'uomo dominante, talmente sicuro della
legittimità del suo potere da prendere una
vergine ogni sera e farla soffocare al
mattino?
Ma sono così andata oltre i confini della
conclusione delle Mille e una notte
stabilite da Muhsin Mahdi, da considerare
più originarie di tutte quelle precedenti.
I personaggi, gli attanti, folla immensa
di principi e principesse, straccioni e
ricchi mercanti, con la compagnia di
Simbad di terra e Simbad del mare, il
primo povero e il secondo ricchissimo, e
insieme a loro Aladino, Alì Baba e il
Cavallo d'ebano, che volentieri sono
entrati a far parte delle Mille e una
notte all'alba del secolo dei Lumi, e non
ne sono usciti se non per il rigore degli
studiosi, ma non per la fantasia dei
popoli europei, arabi di qua e di là
dall'oceano, non si curano troppo della
filologia. Come i sogni hanno leggi
diverse da quelle della coscienza, così le
fiabe o favole o novelle o parabole che
dir le vogliamo, hanno leggi di
gemmazione, riproduzione, attecchimento e
potatura che solo lontanamente somigliano
a quelle praticate dagli studiosi,
compresi i narratori di fiabe. Se Freud
non avesse ipotizzato leggi di formazione
dei sogni diverse dalle leggi della
veglia, se non avesse capito, ad esempio,
che per l'inconscio non esistono l'altro,
il tempo e la morte, né vige il principio
di non contraddizione, per il quale
tertium datur, ma anche quartum e quintum
e così via, e poi nemmeno primum datur,
quando si perde qualcuno o qualcosa di
essenziale, nel lutto, e poi d'improvviso
primum et secundum datur...
E' come una festa da ballo a prima vista
disordinata, una babele, una cacofonia.
Che invece è la musica e il canto corale
che si fa dentro di noi incessantemente,
dal quale traiamo, evitando quanto
possibile le contraddizioni e le
cacofonie, il nostro canto, il nostro
conto, e il nostro racconto.
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RIFERIMENTI |
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PARIGI 1704
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Per leggere Les Mille et une
nuits di Galland online, 1806
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Les Mille et une nuits, contes
arabes, traduits en français par M. Galland,
Membre de l'Académie des Inscriptions et
Belles-Lettres, Professeur de Langue Arabe au
College Royal, continués par M. Caussin de
Perceval, Professeur de Langue Arabe au College
c.s. Impérial. Tome premièr. A Paris, chez le
Normant, Imp. Libraire, Rue de Prêtres
Saint-Germain l'Auxerroise. 1806.
https://archive.org/details/lesmilleetunenui01galluoft/page/396/mode/2up
c.s. Tome seconde. https://archive.org/details/lesmilleetunenui02galluoft/page/396/mode/2up
c.s. Tome troisième. https://archive.org/details/lesmilleetunenui03galluoft/page/396/mode/2up
c.s. Tome quatrième. https://archive.org/details/lesmilleetunenui04galluoft/page/396/mode/2up
c.s. Tome cinquième. https://archive.org/details/lesmilleetunenui05galluoft/page/396/mode/2up
c.s. Tome sexième. https://archive.org/details/lesmilleetunenui06galluoft/page/396/mode/2up
c.s. Tome septième. https://archive.org/details/lesmilleetunenui07galluoft/page/396/mode/2up
M. Caussin de Perceval conclude questa edizione,
con l'ultima storia di Antoine Galland, Histoire
de deux soeurs jalouses de leur cadette,
cassando gli ultimi paragrafi, ovvero la
conclusione delle Mille e una notte.
Ultimo accesso ai sette volumi citati: 13 aprile
2024.
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La questione del finale delle Mille
e una notte di Antoine Galland.
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Il finale scritto da Antoine
Galland è il primo finale delle Mille e una notte,
e può esser considerato il più bello, perché la
trasformazione in sposo innamorato avviene per la
cura triennale di favole, novelle, storie o
parabole che dir le vogliamo. Nell'edizione
di Bulaq il finale che riportiamo è reso possibile
dalla nascita di tre bambini, quindi l'effetto
vitale dei racconti ha bisogno del sostegno della
prole del sultano e del bisogno che hanno i
bambini che la loro madre resti in vita. A chi si
prende il tempo di leggere questi diversi finali
la valutazione sulla modernità del professore di
Arabo Antoine Galland, già bambino dotato ma
povero, al quale un protettore diede la
possibilità di mettere a frutto le sue doti. Molti
critici e detrattori, fra i quali Caussin de
Perceval che si diede il diritto di cassare il
finale, sono stati ingenerosi e ingiusti nel
considerare Galland un traduttore infedele. Per
chi conosca la sua opera sembra che si sia sparato
sul pianista, ricordando che il concetto di rigore
filologico nella traduzione tra la fine del
Seicento e l'inizio del Secolo dei Lumi era
decisamente diverso dalle epoche successive.
Vedi la nostra edizione online dell'ultima storia
delle Mille et une nuits di Antoine
Galland con il finale del grande scrittore
francese: e-book di Fabulando, testo francese e
traduzione italiana a fronte: Bulbul Hezar
(Histoire de deux soeures jalouses de leur
cadette): https://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Bulbul-hezar/mobile/index.html.
La fiaba delle due sorelle gelose della più
piccola, narrata a Galland dal maronita Hanna di
Aleppo, che parlava arabo, francese e provenzale,
è una versione della fiaba dell'Augel Belverde,
diffusa in tutta Europa, la cui prima versione
pervenutaci si trova nelle Piacevoli notti, IV
3, di Giovan Francesco Straparola (vedi L'Augel
Belverde, e-book di Fabulando: https://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Augel-belverde/mobile/index.html).
Riguardo a questa fiaba, vedi anche, in questo
sito, la pagina dedicata alla novella di Griselda
(http://www.alaaddin.it/_TESORO_FIABE/GR__Index.html),
che comprende una sezione dedicata all'Augel
Belverde con storie dal lai Le Fresne
(1160) a una novella toscana raccolta da G.
Nerucci (1880) passando fra l'altro per la Fiaba
dello zar Saltan di A.S. Puskin (1832).
Dalla pagina dedicata a Griselda si accede alle
fiabe ora citate e ad altre opere, come film e
melodrammi. |
Prima traduzione italiana delle
Mille et une nuits
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Novelle arabe divise in mille ed
una Notte. Tradotte in francese e dal francese nel
volgare italiano.
In Venezia MDCCXXI. Per Sebastiano Coleti. Tomi
I-VI.
Vedi online, in Internet Archive i tomi V-VI, https://archive.org/details/bub_gb_x04TGoi2g_QC/page/n179/mode/2up;
ultimo accesso 13 aprile 2024.
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Le Mille e Una Notte
tradotte da Armando Dominicis
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Citiamo integralmente la Conclusione
scritta da Armando Dominicis traduttore di Galland
(prima edizione negli anni Trenta) dall'edizione
rivista dal curatore Massimo Jevolella (Arnoldo
Mondadori Editore, Oscar narrativa: Milano 1984, 2
voll.)
Shahrazàd avendo terminato le sue novelle e
non avendone altre da cominciare si prostrò
innanzi al sultano delle Indie, dicendogli:
«Potente re del mondo, per lo spazio di
mille e una notte la tua schiava ti ha
raccontato delle piacevoli e divertenti storie.
Sei soddisfatto o persisti ancora nella tua
antica risoluzione?»
«È poca cosa» rispose il sultano «che ti si
mozzi il capo, perché i tuoi ultimi racconti mi
hanno mortalmente annoiato!»
Saharazàd fece allora un segno alla nutrice
e costei entrò con tre fanciulli di cui il
sultano aveva reso madre la figliola del visir,
nel corso delle mille e una notte, per quanto
erano dirate le novelle.
Uno dei fanciulli camminava solo, il
secondo si sosteneva grazie all'aiuto di staffe
di panno, il terzo era tuttora allattato dalla
nutrice.
La sultana presentò quei fanciulli al suo
sposo e nuovamente si prostrò innanzi a lui,
dicendo:
«Gran principe, ecco i tuoi figlioli: per
amore loro e no nper i miei racconti, ti
supplico di risparmiarmi! Se tu li privi della
loro madre, quale sarà il loro destino?»
E nel dire ciò strinse i suoi figlioli al
seno versando un torrente di lacrime.
Il sultano, vivamente commosso, abbracciò i
suoi figlioli e disse:
«Io ti perdono per amore di questi
fanciulli, poiché vedo che tu hai per essi un
cuore di madre! Io ti grazio, e Dio m'è
testimone.»
Shahrazàd, rapita dalla gioia, si prostrò
dinanzi al suo sposo, dicendo:
«Che l'Altissimo prolunghi la durata della
tua vita e ti conceda una potenza e una felicità
senza limiti!»
Questa fausta notizia fu subito diffusa nel
palazzo, dove produsse una universale
allegrezza.
L'indiomani il sultano convocò il consiglio
e rivestì d'una veste d'onore il visir, padre di
Shahrazàd, dicendogli:
«Che il cielo ti ricompensi del servigio da
te reso all'impero, al pari che a me, arrestando
il corsodelle mie crudeli risoluzioni contro le
figliole dei miei sudditi. La tua figliola, che
mi ha fatto padre di tre figli, è la mia
prediletta sposa!»
Il sultano diede ordine che la città fosse
illuminata e che si facessero pubbliche feste,
le quali durarono trenta giorni nel cui corso si
fecero nel palazzo splendidi banchetti a cui
ciascuno era ammesso.
Il sultano colmò quindi i suoi cortigiani
di ricchi doni e fece distribuire ai
poverigrandi somme per elemosine e il suo regno,
lungo e prospero, non fu poi turbato da nessun
sciagurato evento. (Dominicis, cit., vol. 2,
pp.1263-64)
Armando Dominicis, di cui ancora oggi legge la
traduzione italiana chi scelga la grande raccolta
nella versione - variamente rimaneggiata - di
Antoine Galland, unisce nel suo finale tutti i
finali noti. Primo fra tutti quello del sultano,
che annoiato dalle ultime storie, ucciderebbe
Shahrazàd che ha esaurito tutte le sue storie: il
taglio della testa della donna significa
chiaramente privarla di raziocinio, come
soffocarla - così il visir uccide al mattino le
spose prese vergini la sera prima dal sultano -
significa privarla di parola, sopprimerne il flatus
vocis. Poi ci sono i tre bambini, come
madre, e come tenera madre, la donna merita di
vivere, mentre come narratrice il suo lavoro di
tre anni non serve a niente. Galland alle soglie
del Secolo dei Lumi ha abbastanza fede nella
potenza dei racconti di Shahrazàd da dire del
Sultano delle Indie che dopo un numero enorme di
notti: son esprit était adouci. Nel finale
di Domenicis, che riprende quelli di altre
edizioni europee e arabe successive a quella di
Galland, l'intrattenitrice ha sospeso la sua
condanna non a tempo indeterminato, ma per 1001
notti e giorni esatti, dopo i quali meriterebbe la
morte se non fosse ancora utile come madre
amorosa. Decisamente più vaga, in tutti i sensi
dell'aggettivo vaga, è la conclusione
della traduzione italiana dell Mille e una notte
di Bulaq.
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BULAQ 1835
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LEIDEN 1984
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