φαίνεταί μοι κῆνος
ἴσος θέοισιν
ἔμμεν’ ὤνηρ ὄττις ἐνάντιός τοι
ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί-
σας ὐπακούει,
καὶ γελαίσας ἰμέροεν, τό μ’ ἦ μὰν
καρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν.
ὠς γὰρ ἔς σ’ ἴδω βρόχε’ ὤς με φώναι-
σ’ οὐδ’ ἒν ἔτ’ εἴκει,
ἀλλὰ κὰμ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον
δ’ αὔτικα χρÈῷ πῦρ ὐπαδεδρόμηκεν,
ὀππάτεσσι δ’ οὐδ’ ἒν ὄρημμ’, ἐπιρρόμ-
βεισι δ’ ἄκουαι,
ἔκ δέ μ’ ἴδρως κακχέεται, τρόμος δὲ
παῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας
ἔμμι, τεθνάκην δ’ ὀλίγω ‘πιδεύης
φαίνομ’ ἔμ’ αὔτᾳ.
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A
me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
appena ti vedo, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
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SAFFO,
RIFERIMENTI E NOTE
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La cosa
più bella
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Frammento
16 Lobel-Page, primi versi. Traduzione nostra.
Nessuna legittimazione conforta chi ama
qualcosa. Saffo riconosce che il soggetto è il
solo autore della passione, per le cose o le
attività umane, come per le persone.
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A me
pare uguale agli dei
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Frammento
31 Voigt, strofe saffica. Traduzione di
Salvatore Quasimodo.
Trasmesso dal Trattato del Sublime,
Περὶ Ὕψους, Pseudo
Longino, I sec. che lo cita come capolavoro
della poesia amorosa perché non risolve il
tema amoroso nella bellezza ma nella tempesta
vissuta da chi è travolto dall'amore.
Il soggetto, indifeso di fronte alla forza
della passione che non tocca l'oggetto d'amore
né chi ha accanto, si perde - come vicino alla
morte - ma allo stesso tempo scrive e
canta, e forse tocca, come il mistico, la
radice del proprio essere.
Ricordiamo l'attenzione che dedica Elvio
Fachinelli all'essere fuori di sé (vedi
Sulla spiaggia, 1985, http://www.alaaddin.it/estasi_laica.html#SULLA_SPIAGGIA).
Osserviamo che l'essere fuori di sé esprime
una condizione estatica, ma anche e più spesso
una condizione alterata, priva di controllo,
in senso negativo, comunemente indotta da
varie droghe. Ricordiamo che il termine mentecatto,
sinonimo di folle, dissennato,
imbecille, è composto dalle parole
latine mens e captus, mente
quindi presa da qualcuno o qualcosa,
caratteristica di un soggetto spossessato
della mente. Si tratta quindi di un
allentamento del controllo, condizione
dell'innamoramento, dell'estasi,
dell'alterazione indotta dalle droghe, della
demenza e della follia.
Elvio Fachinelli si interroga come
psicoanalista sulla condizione estatica come
esperienza di allentamento del controllo che
non implica affatto una perdita di sé. Allo
psicoanalista freudiano e alle Estasi
laiche si è dedicato un convegno a
Firenze, il 18 settembre 2010: http://www.alaaddin.it/estasi_laica.html.
Nella pagina, oltre al succitato Sulla
spiaggia, si trova questa definizione
delle situazioni estatiche che danno gioia:
Diciamo che ci troviamo
di fronte a un'attenuazione o abolizione
dell'io cosciente, cui si accompagna nello
stesso tempo il senso di un inglobamento, di
un'immersione o dissoluzione in un altro
stato, più grande o più bello o più vero in
assoluto. Questa situazione, in cui l'io è
alla lettera fuori di sé, comporta variabili
modificazioni delle categorie di tempo,
spazio e causalità e, pur essendo spesso
preceduta da timori e da angosce, ha in sé
un senso di gioia perlopiù ritenuta
indicibile. Eppure, chi l'ha provata è di
solito portato a parlarne, perché
l'esperienza è vissuta come un'acquisizione
importante, se non la più importante della
vita. E per parlarne bisogna ammettere che,
anche nel più profondo annegamento,
l'individuo fosse in qualche modo presente.
(Elvio Fachinelli, La mente estatica;
Milano: Adelphi 1989 [terza edizione 2009];
p. 103)
Scopo
di questo lavoro, disordinatamente registrato
in questo sito, è esplorare le radici del
soggetto come autopercezione di sé, nelle
forme narrative e poetiche che tengono senza
chiedere
una legittimazione esterna, sia familiare, sia
politica, sia medica, sia religiosa.
Riconosciamo nella lirica greca del VII secolo
a. C. e in tutti i fenomeni culturali che
siamo andati raccogliendo da quasi nove
lustri, e che stiamo ordinando, deo
concedente, una stanza familiare che ci
conforta. Qualcosa di simile alla stanza
separata di un libro di Cesare Garboli
che abbiamo studiato e amato negli anni del
liceo, una stanza con porte e finestre che si
possono chiudere e aprire, nella quale è una
gioia ricevere convivialmente altre e altri,
dove sperimentare, fugacemente o a lungo,
simposi periferici, sia improvvisati sia
preparati.
La questione delle radici del soggetto
richiama l'immagine esiodea del luogo dove gli
dei olimpici sprofondarono i titani ribelli.
Certo è il luogo del rimosso, di quanto non
permette l'ordine olimpico del cosmo, ma
insieme ai titani ribelli, ribelli come i geni
che rifiutando l'Islam venivano imprigionati
nei vasi di rame da Salomone e gettati in
mare, si trovano le radici di tutte le cose,
che sono anche le radici degli dei e delle
parole con le quali si nominano:
qui sono le scaturigini e le estremità della Terra tenebrosa, del Tàrtaro nebuloso, del Mare mai stanco del Cielo ammantato di Stelle, una segue l'altra, terribili, ammuffite, che fanno inorridire persino gli dei, immane abisso... (Teogonia, vv. 736-740)
Leggi anche gli altri versi dedicati all'immane abisso, 717-749: http://www.alaaddin.it/greche/index.html#715
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Tramontata
è la luna
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Frammento 168b Voigt, tetrametri
ionici a maiore; traduzione nostra.
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Eros mi
scuote |
Frammento 47 Voigt, pentametri
eolici; traduzione nostra.
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Eros lo
Scioglimembra
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Frammento
130 Voigt; traduzione nostra. |
Eros dolciamaro
e il Simposio
di Platone |
Per chi abbia consuetudine col
Simposio di Platone è impossibile non
riconoscere in questo frammento una forma di
anticipazione della natura di Eros, figlio di
Poros e Penia, come è descritto nel discorso
di Socrate che riferisce il discorso di
Diotima.
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Eros Scioglimembra
e la Teogonia
di Esiodo
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L'epiteto di Eros λυσιμέληϛ è già
in Esiodo, vedi,in questo sito: Teogonia,
vv.119-121.
http://www.alaaddin.it/greche/index.html#115 |
Eros come belva
e Amor
et Psyche di Apuleio
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Amore è qualificato come belva,
ὄρπετον, parola che significa anche serpente,
anche nella favola di Amor et Psyche,
dove l'oracolo destina la bellissima mortale a
uno sposo tremendo e non umano: saevum
atque ferum vipereumque malum.
Quando le sorelle invidiose incitano Psiche a
scoprire l'amante segreto le dicono che
potrebbe essere un enorme serpente che la cura
per divorarla con il bambino che nascerà.
Poi, quando Psiche illumina lo sposo vede omnium
ferarum mitissimam dulcissimamque bestiam.
Per leggere la favola di Apuleio in questo
sito: http://www.alaaddin.it/_TESORO_FIABE/AF/AF_L_ii_Asinus_aureus.html
Se le fiabe hanno una sorgente, Amore e Psiche
è la sorgente delle fiabe diffuse in tutto il
mondo del tipo La Bella e la Bestia.
Per andare direttamente all'e-book de La
Belle et la Bête di Jeanne-Marie
Leprince de Beaumont (1757), col testo a
fronte de La Bella e la Bestia di
Carlo Lorenzini (1876): https://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Bella-bestia/mobile/index.html;
questa e altre sette fiabe dello stesso tipo
si aprono con un click sui titoli della Carta
del Castello dell'amore imposto:
https://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Castello-IT.html;
fanno parte di Fabulando-Carta fiabesca della
successione: https://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Cartasuccessione-IT.html.
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