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Meravigliosa-mente un amor mi distringe e mi tene ad ogn'ora. Com'om che pone mente
in altro exemplo pingela simile pintura,
In cor par ch'eo vi porti,cosí, bella, facc'eo, che 'nfra lo core meo porto la tua figura. pinta come parete,
con' v'amo di bon core;e non pare difore. O Deo, co' mi par forte. non so se lo sapete, ch'eo son sí vergognoso
dipinsi una pintura,ca pur vi guardo ascoso e non vi mostro amore. Avendo gran disio bella, voi simigliante,
come quello che credee quando voi non vio guardo 'n quella figura, par ch'eo v'aggia davante: salvarsi per sua fede,
a lo suo seno ascoso,ancor non veggia inante. Al cor m'ard'una doglia, com'om che ten lo foco quando piú lo 'nvoglia,
quando pass'e non guardoallora arde piú loco e non pò stare incluso: similemente eo ardo a voi, vis' amoroso.
S'eo guardo, quando passo, inver'voi no mi giro, bella, per risguardare;
andando, ad ogni passogetto uno gran sospiro
ca facemi ancosciare; e certo bene ancoscio, c'a pena mi conoscio,
tanto bella mi pare. Assai v'aggio laudato,
madonna, in tutte parti, di bellezze c'avete. Non so se v'è contato
ch'eo lo faccia per arti,che voi pur v'ascondete:
sacciatelo per singa zo ch'eo no dico a linga, quando voi mi vedite.
Canzonetta novella,va' canta nova cosa;
lèvati da maitino davanti a la piú bella, fiore d'ogn'amorosa,
bionda piú c'auro fino:«Lo vostro amor, ch'è caro,
donatelo al Notaro ch'è nato da Lentino». |
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JACOPO DA LENTINI GUARDANDO BASALISCO VELENOSO
e lo dragone, ch’è sì argoglioso, |
Amore m'a[ve] priso e miso m'à 'n balìa d'alto mare salvagio; posso ben, ciò m'è aviso, blasmar la segnoria, che già m'à fatto oltragio, chè m'à dato a servire tal donna, che vedire, nè parlar non mi vole, onde mi grava e dole si duramente - ca, s'io troppo tardo, consumerò ne lo doglioso sguardo. Pec[c]ato fece e torto Amor, quando sguardare mi fece la più bella, che mi dona sconforto quando degio alegrare, tanto m'è dura e fella. Ed io per ciò non lasso d'amarla, oi me lasso; tale mi mena orgoglio as[s]ai più che non soglio, sì coralmente - eo la disio e bramo: Amor m'à preso come il pesce a l'amo. Eo son preso di tale che non m'ama neiente ed io tut[t]or la servo; nè 'l servir non mi vale, nè amar coralemente. Dunque aspetto, ch'io servo sono de la megliore e seraio con amore d'amare meritato . . . [-ato] . . . [-ente] - che lo servir non vaglia, eo moragio doglioso sanza faglia. |
CIELO
D'ALCAMO ROSA FRESCA AULENTISSIMA «Rosa fresca aulentis[s]ima ch’apari inver’ la state, |
RIFERIMENTI |
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JACOPO DA LENTINI |
Antologia della poesia
italiana - Vol. 1 - Duecento-Trecento;
Collana "La biblioteca di Repubblica" Casa editrice
L'Espresso su licenza Einaudi; Roma 2004; http://it.wikisource.org/wiki/Meravigliosa-mente;
consultato il 28 settembre 2011. Giacomus de Lentino domini imperatoris notariusc (1210-1260 circa) ,come si firmava in un documento del 1240, è nominato da Dante come il notaro (Purgatorio, XXI). Attivo alla corte dell'imperatore Federico II, fu il maggior esponente della scuola siciliana, ed è considerato l'inventore del sonetto. Nacque a Lentini intorno al 1210 e morì intorno al 1260. I due sonetti Lo badalisco a lo specchio lucente e Guardando basalisco velenoso sono di attribuzione incerta. http://it.wikisource.org/wiki/Poesie_(Giacomo_da_Lentini)/Dubbie_attribuzioni/Lo_badalisco_a_lo_specchio_lucente;http://it.wikisource.org; /wiki/Poesie_(Giacomo_da_Lentini)/Dubbie_attribuzioni/Guardando_basalisco_velenoso; siti consultati il 4 novembre 2012. Vedi anche: Le rime della scuola siciliana, a cura di Bruno Panvini, Firenze: Olschki 1962; http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit001319/bibit001319.xml&chunk.id=d6301e119&toc.depth=1&toc.id=d6301e119&brand=default; consultato il 18 ottobre 2012. |
PERZIVAL DORIA |
Rimatori
della scuola siciliana; a cura di Bruno Panvini,
Firenze: Olschki 1962 e 1964; http://www.silab.it/cgi-bin/poeweb.exe?t=2297079906&n=37&p=5&c=V;
consultato il 2 ottobre 2011. Persival (Perceval, Percevalle) Doria (1195-1264 circa) fu Vicario generale del Re Manfredi per la marca di Ancona, il ducato di Spoleto e la Romagna. Non è certo che fosse un membro della nobile famiglia genovese: il suo cognome potrebbe essere stato D'Oria, ovvero originario di Otranto. Poetò sia in lingua occitana (provenzale) che in volgare siciliano. Vedi, in questo sito la sua tenson occitana (provenzale) con Felip da Valenza. |
CIELO
D'ALCAMO |
https://it.wikisource.org/wiki/Rosa_fresca_aulentissima_(Einaudi) |