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MUHAMMAD
AL-IDRĪS IL LIBRO DI RE RUGGIERO OVVERO IL LIBRO DEI PIACEVOLI VIAGGI IN TERRE LONTANE KITÂB NUZHAT 'AL MUŚTÂQ FI FI-KHRITAH AL-AFAQ LIT SEC. XII |
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ADALINDA GASPARINI PSICOANALISI E FAVOLE |
INTRODUZIONE |
PALERMO
E SICILIA |
ROMA |
INTRODUZIONE |
§
1. In nome del Dio pietoso e benigno. Lode al Dio di
grandezza e possanza ; di forza e carità
; di generosità e larghezza ; e di
beneficenza illimitata. Quegli che assegnò [ordine
alle cose] e [lo] fé' saldo ; commiserò e concesse ;
decise e sancì ; provvide e raffermò ; creò e plasmò
e fé' bella ogni sua fattura. Quegli che si
manifesta agli intelletti e si sente nei cuori ; la
Cui evidenza splende agli occhi [nostri] ; la Cui
provvidenza e forza vince le menti : Quegli che con
la grazia e il consiglio mena [i Credenti] alla via,
dalla quale [s' innalza più accetta] la lode ; e con
la parola [rivelata] e coi dogmi della fede insegna
il modo di conseguire certamente la [suprema]
felicità, la quale sta in Lui [stesso]. Quegli che
ha poste le maraviglie della sua creazione e le
fatture [cavate] dal nulla [per segnare la] via
[onde s'arriva] alla nozione di Lui e [fare] scala
al comprendimento della sua eternità, senza
principio né fine.
Per vero nel creato v'ha di tali opere che danno avviso a' veggenti e ricordo a' lucidi e riflessivi intelletti . Miracolo di Dio la creazione del Cielo e della Terra. Del Cielo Egli innalzò la volta e dispose le vie ; ornollo di astri ; locovvi il Sole e la Luna, segni di luce, questa nella notte, quello nel dì, affinchè il corso loro notasse il séguito de' tempi e delle ore. Nella Terra Ei distese le pianure, piantò le radici de' monti ; da lei fece sgorgare le acque e germogliare l'erbe : diella ad abitar alle sue creature, alle quali assegnonne i campi ; ed a pro' di esse fece scorrere [il latte] delle greggi [che vi pascolano] ; additò loro le vie di quella ; insegnò loro qual giovi e qual noccia delle sue [produzioni] ; guidò [gli uomini] a' viaggi per terra e per mare ; nei cammini agevoli e negli alpestri. Quale evidente prova non abbiam noi della Onnipotenza sua, in tanta sapienza, in tant'ordine, in tal volontà, in tal misura! Ma che diciam noi? Non è Egli il sovrano assoluto [dell'universo] il Fattore, [l'essere] che si dimostra [dassè medesimo]? Il più nobile subietto sul quale versar possa chi vede [addentro nelle cose degli Stati] ed esercitarvi il pensiero e la riflessione ; è [l'alto grado] a che saliva il ridottato re Ruggiero, esaltato da Dio, potente per divina grazia, re di Sicilia, Italia, Longobardia e Calabria, sostegno del pontefice di Roma e difensor della religione cristiana ; [ben così detto] poiché egli avanza il re dei r û m (il sovrano bizantino) per estensione [di territorio] e nerbo [d'imperio] : ei che conduce a sua posta le cose [pubbliche, dove] rafforzando e [dove] abbattendo ; egli che [solo] in Cristianità ministra secondo la religione della giustizia, stende ugualmente su tutti [i suoi popoli] le ali della sua munificenza e generosità ; egli che sì egregiamente governa il reame ed ha costituiti i suoi dominii in bellissimo ordinamento e in perfettissima armonia. Egli ha conquistato a levante ed a ponente ; ha abbassate le teste dei tiranni suoi correligionarii, lontani e vicini, raccogliendo eserciti fortissimi di numero e di arnesi da guerra, e poderose armate fornite [d'ogni maniera] di munizioni [navali : forze immense] delle quali la fama è avverata dalla realità, e l'udito e la vista ne danno per l'appunto la medesima percezione. Quante mire sì lontane che nessuno le colse mai, nè pur figurossele : quante imprese tanto ardue che nessuno mai le spuntò, ed a lui riescono agevoli! Sì che i destini corrono a seconda delle sue brame e de' suoi proponimenti, e le prosperità gli sono ancelle e s'avvicendano come a lui piace, sia ch'egli muova o sia ch'ei posi! Indi i suoi amici sempre in alto stato e grande riputazione ; i suoi nemici, conculcati, vanno in perdizione l'un dopo l'altro. Quante torri di dignità [cadeano in rovina] ed egli n'ha riedificati i fianchi ; quante sommità di pensiero [giaceano obliate] ed egli ha fatte sorgere le lune loro ; ha illuminate le loro plaghe ; i loro chiusi infruttiferi ha resi giardini lussureggianti, e ubertosi verzieri! Alla nobiltà del tratto egli accoppia la bontà dell' indole ; ai beneficii la cordialità. E con ciò l'animo valoroso, l' intelletto lucido, il profondo pensiero, la imperturbata calma, il diritto vedere e provvedere, e nel maneggio degli affari, l'abilità che vien dal sommo acume dell' ingegno. I suoi provvedimenti sono strali che mai non falliscono ; gli affari più intralciati gli tornano agevoli a ravviare ; a tutto il governo ei sopravvede ; i suoi sonni [valgono quanto] le veglie [della comune] degli uomini ; le sue sentenze son le più giuste [che magistrato abbia mai pronunziate] ; i suoi doni [rassembrano] mari profondi e copiosissime piogge.
Noverar poi non sapremmo le sue
cognizioni nelle discipline matematiche e
nelle politiche, né assegnar potremmo de' limiti
[alla sua dottrina in quelle scienze], quand'egli
n'ha studiato profondamente e felicemente ogni
ramo e v'ha fatte peregrine innovazioni e
invenzioni maravigliose, nelle quali
nessun principe lo precedette, nessuno [si potrà
vantar] d'esserne autore. I quali trovati eccoli ora
esposti a tutti gli sguardi in piena luce : noi
potremmo indicarli per l'appunto e farne la
dimostrazione ; [se non che] corrono per tutte le
metropoli [del mondo] e n'è divulgata la fama per
ogni regione e per ogni luogo : onde non è mestieri
discorrerli singolarmente né distintamente, e [siamo
costretti a] trattarne per le generali, senza
[scendere] a' particolari. Inoltre, se prendessimo a
far la descrizione [di que' trovati] e
aguzzassimo l' ingegno a stenderla e compilarla,
rimarremmo sopraffatti da' miracoli [d' ingegno] coi
quali il re [s'innalzava] a quell' [altezza] e
[concepiva] que' reconditi fini. Chi mai prese a
noverare [i granelli] della sabbia e arrivò sino in
fondo?
Tra le sublimi dottrine e i nobili
intendimenti di [Ruggiero è da notare] che quando si
estesero le province del suo reame e ingigantirono i
propositi del suo governo ; quando i paesi italiani
gli ubbidirono e i popoli accettarono la sua
sovranità, gli piacque d'appurare le condizioni de'
suoi Stati e ritrarle con la certezza della riprova.
Saper volle [per filo e per segno] del suo reame i
confini, le vie di terra e di mare, in qual
clima [giacesse ciascuna provincia], quali
mari e golfi le appartenessero. [Non contento a
questo, bramò di] conoscere tutti gli altri paesi e
regioni de' sette climi nei quali gli
scienziati si accordano [a dividere la Terra] e i
traduttori e i compilatori li segnano in loro
pergamene, e quali e quante parti di ciascuna
regione tornassero a ciascun clima e si dovessero in
quello comprendere e annoverare.
[Al qual fine] ei ricercava le cognizioni di tal fatta [che si rinvenissero] ne' libri compilati in questo ramo di scienza, come sarebbe il libro Delle maraviglie di 'a l m a s û d î , il libro di 'a b û n a ṣ r s a 'î d 'a l g î h â n î e quelli di 'a b û 'a l q a s î m 'u b a y d 'a l l â h 'i b n ḫ u r d â d b a h , di 'a ḥ m a d 'i b n 'u m a r 'a l 'u ḏ r i , di 'a b û 'a l q a s i m m u ḥ a m a d 'a l ḥ a w q a l î da b a ġ ḏ â d , di ǵ â n â ḫ 'i b n y â q â n 'a l k a y m â k i, di m û s a 'i b n q â s i m 'a l q.r d î, di 'a ḥ m a d 'i b n y a'q û b, soprannominato 'a l y a 'q û b i , di ' i s ḥ â q ' i b n 'a l ḥ a s a n l'astronomo, di q u d â m a h 'a l b a ṣ r î (da Bassora), di Tolomeo 'a l 'a q l û d î (Claudio) e di Orosio (?) l'Antiocheno.
Or non vedendo che in coteste opere [le
cognizioni geografiche fossero] ben
esposte, compiute e distinte [sì come ei le
desiderava], anzi trovandovi molta confusione, il re
fecesi a chiamare uomini versati in quella
[scienza], ad interrogarli, a studiarla con esso
loro ; ma [alfine] si accorse che non ne sapeano più
di quel [ch'egli aveva appreso] ne' libri dinanzi
citati. Persuaso di ciò, prese [un altro
espediente]. Mandò cercando per tutti i suoi paesi
degli uomini che aveano pratica di quelli e soleano
viaggiarvi ; fece venire costoro a sé, e per mezzo
d'un suo ministro interrogolli, tutti insieme
e ad uno ad uno, su [quanto ei voleva
ritrarre intorno i paesi] stessi. Egli accettava e
[facea] mettere in scritto i [capitoli ne'
quali] le loro risposte concordassero e stessero
bene al tutto le loro relazioni ; escludeva e
rigettava gli altri [capitoli] ne' quali si
dissentisse. Attese il re a così fatto [lavoro] per
quindici anni all' incirca, senza smettere un
istante la esamina [delle relazioni], la ricerca [di
nuovi ragguagli] e la investigazione del vero,
finch'egli non recò a compimento il disegno. [Nè gli
bastò] : volle accertare con precisione i [dati]
riferiti concordemente dalle suddette persone, da'
quali risultava la latitudine e longitudine
[di ciascun punto principale] degli itinerari
. Fattasi recar dunque la tavoletta
del t a r s î m, si messe il re a
verificare con compassi di ferro cotesti
[punti itinerarii indicati nelle relazioni], tenendo
presenti bensì i libri [di geografia]
citati dianzi, tra i quali [quando erano
discrepanti] il re sceglieva [il più autorevole].
Così fatto riscontro egli operò
successivamente su tutte le [posizioni de']
paesi, finche arrivò ad assodarle. Allora fé' gittar
di puro argento un grande e massiccio disco, partito
in segmenti, il quale pesò quattrocento r u ṭ
l r û m i (libbre italiane) ciascun de'
quali torna a centododici d î r h a m . Fornito [il
disco], ordinava il re agli artefici d' incidervi le
figure dei sette climi co' loro paesi e regioni, con
le marine e gli altipiani, i golfi, i mari, i corsi
d'acqua, le foci dei fiumi, le [terre] abitate e le
deserte, le strade battute che uniscono ogni paese
ad uno o parecchi altri, con le distanze in miglia e
i principali itinerarii [marittimi?] e i porti
più conosciuti : e ciò secondo il modello dato agli
artefici nel planisfero , dal quale doveano
ritrarre, senza scostarsene per nulla, la immagine e
la conformazione [de' paesi] sì come era stata
delineata.
[Comandava il re] inoltre che fosse
compilato un libro, nel quale, seguendo
per filo e per segno le immagini e figure
geografiche, si aggiugnesse un ragguaglio delle
condizioni di ciascun paese e contado, descrivendo
la natura [animata] e la inanimata, la postura, la
configurazione, i mari, i monti, i fiumi, le terre
infruttifere, i còlti, i prodotti agrarii, le varie
maniere di edifizi ed [altri] particolari,
gli esercizii degli uomini, le industrie, i commerci
d'importazione e d'esportazione, le cose
maravigliose riferite [di ciascun paese] ovvero
attribuitegli ; ed oltre a ciò, in quale de' sette
climi si giaccia ed ogni qualità degli abitatori :
sembianze, indole, religione, ornamenti, vestire,
linguaggio.
[Comandava in ultimo il re] che a cotesto
libro si ponesse il titolo di n
u z h a t 'a l m u ṡ t â q f
i 'i ḫ t i r â q 'a l 'a f â
q (Sollazzo per chi si diletta di girare il
mondo) : e ciò nella prima
decade di gennaio che
torna al mese di ṡ
a w â l dell'anno
cinquecenquarantotto . Ubbidisco dunque al comando e
seguo i cenni [del re].
La prima cosa della quale
prendiamo a trattare è la figura della terra chiamata
ģ a 'r â f ì y â,
il qual nome le fu dato da Tolomeo. Or dal Signore
invochiamo aita , favore e direzione in ogni via e
cammino : Egli, la cui possanza è grande, sa e può
farlo.
Diciamo adunque che, da quanto risulta dai
discorsi dei filosofi, dei dotti più
illustri e degli astronomi, la terra è rotonda come
una sfera e l'acqua vi aderisce e vi si posa per
inerzia naturale senza staccarsene. La terra e
l'acqua son fisse nello spazio celeste, in posizione
centrale, come il tuorlo in mezzo all' ovo, e
l'atmosfera le circonda da ogni parte e le tira
verso il cielo o le respinge. Dio sa il vero a
questo riguardo.
La terra sta immobile nello spazio del
cielo, in virtù della grande velocità
colla quale questo si muove. Tutte le cose create
[giacciono] sulla sua superficie : l'atmosfera
trae a sè quanto di leggero v'ha nei loro corpi, e
la terra trae a sè quanto v'ha di pesante, a quel
modo che la calamita tira il ferro.
Si divide la terra in due parti fra le quali [corre] da oriente ad occidente la linea equatoriale, che ne [segna] la longitudine. Questa linea è la più lunga del globo, come il zodiaco è la linea maggiore della sfera celeste. La circonferenza del globo , dove [si traccia] la linea equatoriale, [si divide in] 360 gradi, ogni grado [equivale a] 25 parasanghe, la parasanga a 12,000 cubiti, il cubito a 24 dita (pollici), il dito a 6 grani d'orzo messi in fila col ventre dell'uno aderente al dosso dell'altro. Secondo questo calcolo, che è quello degli Indiani, la circonferenza della terra è di 132,000,000 di cubiti ossia 11,000 parasanghe . Ermete poi calcolò la circonferenza della terra, dividendola in parti (gradi) di 100 miglia ciascuna, sicché sono 36,000 miglia ossia 12,000 parasanghe. Tra la linea equatoriale ed ognuno dei due poli, [si misurano] 90 gradi. Altrettanto è [lunga] la circonferenza della terra [misurata] nel senso della latitudine.
Però la parte abitata della terra di qua e
di là dall'equatore si estende per
[soli] 64 gradi ; il rimanente è deserto e spopolato
per l'intensità del freddo e del gelo. Gli uomini
vivono tutti nella quarta parte settentrionale del
globo, perchè la quarta parte meridionale, che è
quella che trovasi al di là dell'equatore, non è
popolata nè coltivata per l'intensità del caldo che
vi [domina], e [perchè] il sole, quando si trova
nella parte più bassa dell'orbita sua, passando allo
zenit, rasciuga le acque di quelle regioni, [che
rimangon] deserte di animali e di piante per
mancanza di umidità, non [potendo] mai esistere nè
animali nè piante se non dove sono acqua ed umidità.
La terra è di forma sferica, ma non perfetta, avendo essa delle parti basse ed alte sulle quali scorrono le acque dalle parti più elevate alle più basse. L' Oceano circonda metà della terra senza interruzione, come una zona, sì che essa non ne emerge che metà ; ed a quel modo che si presenta un uovo immerso in una tazza d'acqua, così la terra è sommersa per metà nel mare. Il mare [poi] è circondato dall' atmosfera la quale respinge l'una e l'altro o li tira a sé, siccome abbiam detto poc'anzi.
I dotti hanno divisa la quarta parte
abitata della terra in sette climi, ciascuno
dei quali corre parallelo all'equatore, da occidente
ad oriente. Questi climi non sono [definiti da]
linee vere, ma immaginarie, fissate ed inventate
dall'astronomia. In ciascuno di questi climi v' ha
un certo numero di città, di castella, di villaggi ,
e di popoli che punto rassomiglian l' uno all'
altro. Vi si trovano pure monti elevati , pianure
non interrotte , sorgenti e fiumi perenni, laghi
tranquilli, miniere, piante ed animali diversi.
Della maggior parte di tutto questo terremo discorso
a suo luogo, coll'aiuto e coll'assistenza di Dio.
I sette climi son tagliati da sette mari
chiamati l j u l g â n (golfi), dei quali
sei sono in comunicazione fra loro ed uno solo è
isolato da tutti gli altri. Dei mari che [stendonsi]
nella parte abitata della terra, uno è il mare
del s i n (Cina), dell' h i n d
(India), del s i n d e del y a m a
n (Iemen). Ha principio dalla parte di
levante, tredici gradi sopra l'equatore, si protende
lungo l' equatore stesso verso ponente, toccando
successivamente la Cina, l'India, il Sind e per
ultimo il Iemen a mezzogiorno e finisce a b â
b 'a l mandab, che è il punto estremo della
sua lunghezza. Toccando questi punti, secondo le
relazioni di persone degne di fede fra i viaggiatori
ed i marinai che vi sono penetrati navigando di
paese in paese, la sua lunghezza, dal principio del
mare di q u l z u m (Mare Rosso)
ad 'a l w â q w â q, è di 4,500
parasanghe. In esso giacciono circa trecento isole
tra popolate e deserte, delle quali parleremo in
seguito, secondo che ne abbiamo avuta cognizione e
che ce ne sono pervenute esatte notizie.
Dal mare della Cina si dirama il Golfo
Verde, ossia il mare del f â r i s (Persia)
e di 'u b u l l a h (Obollah). Questo mare corre da
mezzogiorno a tramontana declinando un poco a
ponente, passa all'ovest delle regioni del s i
n d. del m u k r â n, del k a r m a
n e del f â r i s fino a che
raggiunge Obollah presso 'a b b â d â
n ed ivi finisce. La sua costa si piega quindi
verso mezzogiorno toccando la
regione del b a h r a y n e la terra
del y a m â m a h, guadagna l' 'u m â n
(Oman) e la terra di 'a s s i
h r ', del paese del Jemen, e là si congiunge
col mare della Cina. La lunghezza di questo mare
è di 440 parasanghe. [Sorgono] in esso i due
monti k u s a y r e 'u w a y
r, e la sua profondità varia dalle settanta alle
ottanta braccia. Giaccionvi nove isole tra
popolate e deserte, delle quali parleremo a loro
tempo, coll'aiuto del sommo Iddio.
Dal mare della Cina si dirama
pure il golfo di q u l z u m (Mare Rosso)
il quale principia
da b â b 'a l m a n d a b, là dove
termina il mare dell'India, corre a settentrione
piegando alquanto a ponente, raggiunge la costa
occidentale del Iemen, tocca
il t i h â m a h e l' h i g a
z dirigendosi a m a d y a
n, 'a y l a h e f â r â
n , e fa capo alla città di q u l z
u m (Suez) donde trae il nome. La sua costiera
si volge quindi a mezzogiorno, passa a levante
della regione del s a ì d (Egitto
superiore) fino al g a w n 'a l
m a l i k ( « Golfo del Re») poi va
ad 'a i d a b, all'isola di s a w â
k i n, a z â l i g (Zeila) nel paese
dei b u g a h , e fa capo alla terra di
Abissinia dove si congiunge col mare dell'India.
La lunghezza di questo mare è di 1,400 miglia.
Il suo fondo è in gran parte pieno di scogli,
nei quali si perdono le navi , [ondechè] non vi
[possono] navigare se non che piloti che ne
conoscono le secche ed hanno pratica delle sue
linee navigabili e delle sue correnti. In esso
[contansi] quindici isole, delle quali diremo
largamente a loro luogo, coll'aiuto di Dio.
Il secondo mare grande, detto
il mar di Siria (Mediterraneo), muove dal Mar
Tenebroso
(Oceano Atlantico), che giace ad occidente. Il
Mediterraneo ha principio nel Clima quarto dove
prende il nome di mare di 'a z z u
q â q perocché ivi la sua larghezza è di [sole]
18 miglia. La sua lunghezza dalla [pen] isola
di t a r ì f a d 'a l g
a z ì r a t 'a l h a d r
â , è pure di 18 miglia. Esso corre
verso oriente lungo i
paesi dei Berberi,
toccando la costiera di
tramontana del m a g r i b a l 'a q s a
(Magreb estremo) e del m
a g r i b 'a l 'a w s a t
(Magreb di
mezzo),
guadagna
la terra di 'i f r î q î a h (Affrica
propria),
il w
â d î
'a
r r a m l , le terre di b a r
q a h, di l
û b î y
a h,
di m
a r â q î
a h ,
la terra di 'i
s k a n d a r î
y a h
(Alessandria),
la
parte nordica della regione di 'a t
t î
h , quella di Palestina e gli altri paesi della
Siria fino a che fa capo a s u w a y d î
y a h , che ne è il punto estremo. Di qui la
costiera, ripiegandosi, corre lungo la provincia
di 'a n ṭ â k î a h (Antiochia) in
direzione di ponente, raggiunge il Canale di
Costantinopoli, [e continuando] verso la
[penisola del b a l b û n a s
(Peloponneso) e [la città di] '.d r.n t
(Otranto), ove trovasi l' imboccatura del Golfo
veneziano (Mare Adriatico), arriva allo stretto
di Sicilia. [Di qui si volge] verso r û m a h
(Roma), ş a ġ û n a h (Savona), 'a r b û
n a h (Narbonne), passa vicino ai monti 'a
l b u r t â t (i Pirenei), costeggia la
terra di 'a n d a l u s (Andalusia)
a levante, fino a metà della sua costiera
meridionale , e finisce alle due isole dalle
quali abbiamo incominciato. La lunghezza del
mare Mediterraneo, da un capo all'altro, è di
1,136 parasanghe. In esso trovansi circa cento
isole tra piccole e grandi, tra popolate e
deserte, delle quali [pure] terremo parola a
loro luogo, coll'aiuto del Signore.
Dal mare Mediterraneo si
dipartono due seni ; l'uno è il golfo dei
Veneziani [Mare
Adriatico], il quale ha principio dalla
[costiera] orientale della q i l l a w r î
a h (Calabria) nel paese dei R û m,
[e precisamente] presso la città di Otranto.
[Questo golfo] corre per tramontana declinando
un poco verso ponente, tocca la terra di b
â r î
(Bari)
e la costa di ṡ a n t 'a n ǵ.l î
([Monte] S. Angelo), poi prende da ponente verso
il paese di 'a n q û
n a h (Ancona), e [proseguendo] fino a
toccare la costiera veneziana, fa capo al paese
di 'ì q.l â y a h (Aquileja). Qui
s'incurva la spiaggia ritornando a levante verso
la ǵ. r w â s i a h (Croazia), la d
a l m â s î a h (Dalmazia) e 1' '.s q a l
a w n î a h (Schiavonia), e così arriva al
mare Mediterraneo là dove comincia. La massima
lunghezza di questo golfo è di 1,100 miglia.
Sonvi quindici isole, delle quali sei abitate e
le altre deserte. Ne parleremo a loro luogo.
Dal mare Mediterraneo si
dirama inoltre il secondo golfo chiamato
Mare n î t u s ([Elles]ponto), il
quale ha principio nel Mediterraneo allo stretto
di 'a b i ḏ a h (Abido). Ivi l'imboccatura
è larga un tratto d'arco. Tal continua per lo
spazio di tre giornate di navigazione
finché arriva a Costantinopoli, dove la sua
larghezza è di quattro miglia, e così corre ben
60 miglia fino a che raggiunge il Ponto, ove
rimboccatura ha sei miglia di larghezza. Il
Ponto si distende verso levante, tocca a
mezzogiorno la terra di h i r a q l î a
h (Heraclea
pontica, oggi Erekli), la terra
di 'a s t r û b.l ì (Sinope), le coste
di 'a t r â b a z u n d a h (Trebisonda),
le terre di 'a ś k â l a h, di l â
n î a h (degli Alani) e fa capo a quella
dei ḩ a z a r (Kozar). Di là si
ripiega volgendosi a m a t r a h a h,
raggiunge il paese d' 'a l r û
s î a h (de' Russi) quello di b u r ǵ â
n, la foce
del fiume d â n â b.r.s (Dnieper), va alla
foce del fiume d a n û (Danubio) e poi
all'ingresso dello stretto di Costantinopoli,
alla quale arrivato, passa a levante della m a q
d û n î a h (Macedonia) e infine ritrova
il luogo dove ebbe principio. La lunghezza del
mare Ponto, dall' imboccatura dello stretto fino
alla estremità [opposta], è di 1,300 miglia.
Sorgono in esso sei isole, delle quali parleremo
a loro volta, coll'aiuto dell' altissimo Iddio.
Il
mare
del
ǵ
u r ǵ
â n e del d a y l a m (Mar Caspio) è
isolato, senza comunicazione
di sorta coi mari dianzi ricordati.
In esso sboccano molti
fiumi e v'hanno sorgenti
perenni. Ha questo mare ad occidente il
paese dell' 'a d a r b a y ǵ
â n e del d a y l a m, a levante la
terra dei ġ
u z z (Gozzi), a settentrione quella dei h
a z a r ed a mezzogiorno il paese
del ṭ a b a r i s t â n. La sua lunghezza,
dal paese dei ḩ a z a r a d
a y n 'a l h u m m, è di 1,000 miglia e la
larghezza, dalla costa del ǵ
u r ǵ
â n alla foce del fiume 'i ṯ
i l (Volga), è di 650 miglia. In esso son
quattro isole, delle quali parleremo in seguito.
In
tutti i mari sopra ricordati [giacciono] paesi e
[vivono] popoli, dei quali discorreremo
partitamente
e chiaramente a loro luogo, paese per paese
e popolo por popolo, coll'aiuto
dell'altissimo Iddio. In questi mari sono
altresì molte generazioni di pesci e di animali
e cose maravigliose, che noi descriveremo a loro
luogo, coll'aiuto del Signore.
Avendo brevemente finito di
parlare della figura della terra, della sua
divisione in
climi , dei mari, indicandone le estremità e [le
isole] in essi contenute, e [finalmente] dei
paesi vicini alle costiere, coi loro popoli, ci
faremo ora a trattare dei sette climi, de' loro
paesi e popoli e delle cose maravigliose che vi
[si veggono]. Ne diremo clima per clima e paese
per paese [citando] i reami che [ciascun clima]
abbraccia, le vie, i cammini, le distanze in
parasanghe o in miglia, il corso de' fiumi, la
profondità de' mari, i sentieri che attraversano
i deserti, e porremo ogni studio, faremo ogni
sforzo [a descrivere] tutto ciò partitamente,
chiaramente, pienamente e pur senza troppe
parole, se ci ajuti e soccorra il Signore
[sorgente] di forza e possanza.
Per presentare una immagine
[più distinta] delle città, delle vie di comunicazione
e de'territorii [occupati] da'varii popoli ne'
[ricordati sette climi], ci è parso bene
dividere ciascun clima in dieci scompartimenti,
in guisa che ogni scompartimento torni a un
dipresso tanto lungo [sul parallelo] quanto esso
è largo [sul meridiano] : in
ciascun
scompartimento poi abbiamo figurate le città, le
Provincie e i luoghi colti, affinchè
l'osservatore vegga [i paesi] che si ascond
ono agli occhi suoi, quelli di cui
non ha alcuna cognizione, e quelli ai quali, per
la difficoltà delle vie di comunicazione e per
la diversa [indole] dei popoli, egli
non potrebbe arrivar mai. Così col guardar
[le figure] egli appurerà meglio le cognizioni
[che ne abbia acquistato leggendo].
Il numero delle figure (carte)
seguenti è di settanta, senza contare quelle delle
due estremità, l'una delle quali è quella dell'
abitato verso il mezzogiorno, deserta in gran
parte per la violenza del caldo e la scarsezza
dell'acqua ; la seconda è la settentrionale,
deserta la più parte per l'intensità del freddo.
E
pure i ricordi che abbiamo dati, la descrizione
[generale] che abbiamo fatta,
e le immagini dei paesi che presentiamo bastano
bensì a fissare esattamente la posizione de'
paesi ed a mostrarne una bella figura ai
risguardanti, ma non [giovano] a far loro
intendere le condizioni degli stati nè l'aspetto
dei popoli, gli ornamenti, il vestito, le vie di
comunicazione, nè [la lunghezza di queste] in
miglia e in parasanghe, nè le cose meravigliose
di ciascun paese ; le quali particolarità o
furono osservate da viaggiatori o narrate da'
pratici di quelle regioni o verificate dagli
scrittori. Quindi
ci è parso conveniente di aggiungere ad
ogni carta una descrizione delle cose degne di
memoria, convenienti ad un libro [di questa
natura]. Lo faremo secondo che sapremo e potremo
invocando l'ajuto di Dio unico nostro Signore.
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PALERMO E SICILIA |
§ III. (Della Sicilia). Dopo il già detto
ci resta a trattar della celebre isola
di Sicilia, ricordare partitamente le sue regioni,
descrivere il suo territorio a luogo a luogo ;
noverare le sue glorie ed esporre i pregi di essa,
con poche parole e molte idee ; [alla quale
opera ne accingiamo] con l'aiuto del sommo Iddio.
Diciam dunque che l'isola di Sicilia è la perla del
secolo, per abbondanza e bellezze ; il primo paese
[del mondo], per bontà [di natura, frequenza
di] abitazioni e antichità [d'incivilimento].
Vengonvi i viaggiatori da tutte le parti : e i
trafficanti delle città e delle metropoli, i
quali tutti ad una voce la esaltano, [attestano] la
sua grande importanza, lodano la sua splendida
bellezza, parlano delle sue felici condizioni, degli
svariati pregi che si accolgono in lei e dei beni
d'ogni altro paese [del mondo] che la Sicilia attira
a sé. Nobilissime tra tutte le altre [che ricordi la
storia, furono] le sue dominazioni ; potentissime
sopra tutt'altre le forze con che i
[Siciliani prostrarono] chi lor facesse contrasto. E
veramente i re della Sicilia vanno messi innanzi di
gran lunga a tutti gli altri re per la possanza, per
la gloria e per l'altezza de' proponimenti.
Correndo l'anno quattrocencinquantatrè
dell' egira, (1061) conquistò i principali paesi
della Sicilia ed, unito ai suoi commilitoni, domò i
prefetti usurpatori e le milizie di
essa, il re illustrissimo, il nobilissimo eroe,
ridottato per la sua possanza, eccelso nella sua
gloria, Ruggiero figliuol di Tancredi, [discendente
dall'] eletta dei re Franchi. Il qual Ruggiero
non posò dallo sbaragliare le
turbe accozzate da'prefetti dell'isola, dal
soggiogare i tiranni che la difendeano, dallo
spargere le gualdane contr'essi notte e dì, dal
colpirli con diverse maniere di morte e di
sterminio, né dal lavorare addosso a loro col taglio
delle sciabole e con la punta delle vibrate lance,
finché non insignorissi di tutta l'isola. Ei
l'occupò, la domò, la conquistò a pezzo a
pezzo ; se ne impossessò ed espugnò l'una dopo
l'altra le sue piazze di confine : e ciò nel corso
di trenta anni. Ma fattosene signore e assodatovi il
trono della sua regia potestà, egli bandì giustizia
ai popoli dell'isola ; confermò loro l'
[esercizio di] loro religioni e loro leggi ;
concesse a tutti sicurtà della vita e delle
sostanze, [per loro, per] le famiglie e per la loro
discendenza.
Per tal modo ei governò il rimanente
della sua vita, finché nol raggiunse il
termine fatale e non gli arrivò il giorno prefisso.
Egli morì l'anno quattrocento novantaquattro (nov.
1100 ad ott. 1101) in provincia di
Calabria, nella rocca di
Mileto e quivi fu sepolto. Ha
ereditato
il regno e tienlo, dopo di lui, il suo figliuolo, il
temuto re che porta il medesimo suo nome e segue le
orme delle sue costumanze, Ruggiero secondo. Il
quale ha tenuto su il principato, adorno il regno,
esaltato il poter dello Stato, ed ha consacrato alle
faccende pubbliche quella penetrante vigilanza e
quell'opera zelante ch' esse richieggono. E con ciò
ha osservata la giustizia, mantenuta la sicurezza,
esercitata la clemenza ; tanto che i principi
s'inchinano a prestargli ubbidienza ; prendono
apertamente la divisa di partigiani e seguaci suoi ;
gli consegnano le chiavi de'proprii paesi ; ed
accorrono a lui da ogni banda, bramosi di mettersi
al coperto nel suo reame e di riposare sotto l'ombra della
sua lealtà e benignità.
Il suo regno è divenuto ogni giorno più
illustre, più possente e più rinomato in
fino all'istante che noi dettiamo il presente libro.
Ritornando a discorrere della Sicilia
[replichiamo] ch' è regione di gran momento,
con vaste province, paesi molti, infinite bellezze e
pregi singolari : talché se prendessimo
ad annoverare paratamente le sue qualità e
discorrere le sue condizioni paese per paese,
[tenteremmo] opera assai malagevole, da non condursi
[a termine] senza grandissima difficoltà. Pertanto
recheremo qui, a Dio piacendo, alcune brevi notizie,
che varranno a darne un cenno e ci faranno
conseguire lo scopo al quale miriamo.
Diciamo dunque che, al tempo in cui
scriviamo, il principe di cotesta isola,
il ridottato re Ruggiero, vi possiede centrenta
paesi tra cittadi e ròcche ; senza contar
le massarie nè i casali , né le case rurali .
Incominceremo dai paesi marittimi, de' quali
tratteremo esclusivamente, limitandoci ad essi,
senza accennare a nessun altro ; e quando [fornito
tutto il circuito] saremo ritornati al punto delle
mosse, prenderemo a descrivere, posto per posto e
luogo per luogo, i paesi, le fortezze e i distretti
vasti e popolati dell'interno dell'isola : ciò con
l'aiuto e sostegno del sommo Dio.
Prima nel novero b a l a r m
(Palermo) la bella e immensa città, il massimo
e splendido soggiorno ; la più vasta ed eccelsa
metropoli del mondo ; quella che [a narrarne] i
vanti non si finirebbe quasi mai ; [la città ornata]
di tante eleganze ; la sede dei re ne' moderni e
negli antichi tempi. Da lei moveano già alle imprese
le armate e gli eserciti, a lei ritornavano, nella
stessa guisa che oggidì. Giace in riva al mare nella
parte occidentale [dell'isola] : circondanla grandi
e alte montagne ; [contuttociò] la sua spiaggia è
lieta, aprica, ridente. Ha Palermo edifizii di tanta
bellezza che i viaggiatori si mettono in cammino
[attirati dalla] fama delle [maraviglie che quivi
offre] l'architettura, lo squisito lavorìo, [l'
ornamento di tanti] peregrini trovati [dell'arte].
Dividesi la città in due parti : q a
ṣ
r («castello, cassaro») e borgo. Il Cassaro
è quell' antica fortezza sì rinomata in ogni paese e
in ogni regione. Abbraccia tre contrade ; delle
quali quella di mezzo è frequentissima di torreggianti
palazzi ed eccelsi e nobili ostelli, di moschee,
fondachi, bagni, e botteghe de'grandi mercatanti. Né
mancano alle rimagnenti due contrade degli alti
palagi, de'sontuosi edifizii, de'fondachi, de'bagni
in gran copia. Nel medesimo [Cassaro] sorge la
moschea ġ â
m i ' (cattedrale) che fu un tempo chiesa cristiana
e in oggi è ritornata [al culto] al quale
dedicaronla gli antichi. Mal potrebbe immaginarsi
quanto è bello in oggi questo [monumento] pei
capricci dell'arte, i peregrini lavori, le rarità e
le nuovissime specie di figure , dorature, colori ed
[ornati] calligrafici.
Il borgo è [a dir propriamente] un' altra
città, che d'ogni parte circonda
l'antica. Quivi la [seconda] città vecchia che
s'addimanda 'a l ḩ
â l i ṣ
a h («l'eletta» in oggi la Kalsa) nella quale al
tempo [che dominarono] i Musulmani soggiornava il
sultano co'suoi ottimati e v'era
la b â b 'a l b a ḥ
r («porta del mare») e l'arsenale addetto alla
costruzione [del naviglio].
D'ogni intorno alla capitale della Sicilia
[il terreno] è solcato d'acque e n'
erompono delle fonti perenni. Palermo abbonda di
frutte ; i suoi edifizii e le sue eleganti villette
confondon chi si metta a descriverle ed abbagliano
gli intelletti. A dirla in una parola, questa
città seduce chi la guarda. Il Cassaro
sopradetto è dei più vasti ed alti [di muro che
trovinsi al mondo e tale] da non potersi espugnare
per battaglia, nè occupare per colpo di mano.
Nella parte più elevata di questo Cassaro,
il ridottato re Ruggiero ha una cittadella
nuova fabbricata di pietruzze dure da mosaico e di
grandi pietre da taglio, delineata con
le regole dell'arte, munita d'alte torri, ben
afforzata di vedette e di propugnacoli,
[comoda] per palazzine e sale ben costruite ;
notevole per le decorazioni architettoniche , pei
mirabili e peregrini ornati di calligrafia e per le
immagini eleganti d' ogni maniera che vi sono
raccolte . [Di tutta la città] i passaggieri
attestano lo splendore ; levanla a cielo i
viaggiatori, [anzi] dicono a dirittura che non
[trovansi al mondo] edifizii più mirabili che que'
di Palermo, né siti più eletti che i suoi luoghi di
delizia : e che i suoi palagi sono i più nobili, le
sue case le più piacenti [che uom possa vedere].
Il borgo che circonda il Cassaro vecchio
del quale abbiam detto, occupa grande
area di terreno. È pieno di fondachi, case, bagni,
botteghe, mercati, e difeso da muro, fosso e riparo
. Dentro cotesto borgo son molti giardini ;
bellissimi villini e canali d'acqua dolce e
corrente, condotta alla città dai monti che cingono
la sua pianura.
Fuor del lato meridionale del borgo scorre il fiume 'a b b â s, fiume perenne, sul quale sono piantati tanti molini da bastare appieno al bisogno [della città]. |
Roma è una delle colonne della Cristianità,
essendo sede di patriarca. Sono pure sedi
patriarcali 'a n ṭ
â k î a h (Antiochia), 'i s k a n d a r î
y a h (Alessandria), e b a y
t 'a l m u q a d d a s
(Gerusalemme) ; però quest'ultima è [sede più]
recente, non esistendo ai tempi degli apostoli, e fu
istituita dopo le altre per onoranza della santa
casa.
Roma è città di perimetro esteso, dicesi che giri intorno nove miglia. La cingono doppie mura di pietra ; il muro interno è grosso dodici braccia ed alto settantadue, quello esterno è grosso otto braccia ed alto quarantadue. Nello spazio fra le due mura [corre] un fiume (canale) coperto di lastre di rame, ognuna delle quali è lunga quarantasei braccia. Il mercato occupa lo spazio tra la porta orientale e l'occidentale ; vi si veggono dei loggiati in pietra, di mole straordinaria, sorretti da [file di] colonne ognuna delle quali è alta trenta braccia. Le colonne che fiancheggiano la fila di mezzo sono di oricalco r û m î ed hanno il fusto, la base ed il capitello gittati. A ridosso delle colonne sorgono le botteghe dei mercanti. Sul davanti di questi loggiati e botteghe [scorre] un fiume che divide la città da oriente ad occidente. Il suo fondo è interamente rivestito di lastre di rame [sicché] non vi si attacca àncora. I Romani contano le date con questo fiume e dicono : " dalla data dell'anno del rame ". Le navi coi loro carichi entrano in Roma per questo fiume, e procedono innanzi così caricate finché si fermano alle botteghe dei mercanti.
Entro la città sorge una chiesa grande,
costrutta sotto il nome di Pietro e Paolo apostoli i
quali ivi riposano in due sepolcri. La lunghezza di
questa chiesa è di trecento braccia, la larghezza
dugento e l'altezza del tetto cento. Le colonne sono
di bronzo gittato e così pure il tetto è rivestito
di oricalco. In Roma si contano mille dugento chiese
; i mercati e le ampie strade sono lastricate in
marmo bianco e turchino ed i bagni sono in numero di
mille. V'ha una chiesa di architettura magnifica,
costrutta sul disegno di quella di Gerusalemme,
tanto in lungo che in largo, con un altare sul quale
si celebra la messa, lungo dieci braccia e tutto
tempestato all'esterno di smeraldi verdi. Dodici
statue d' oro puro sorreggono [la mensa di] questo
altare ; ogni statua è alta due braccia e mezzo, ed
ha gli occhi di rubini. Le porte di questa chiesa
sono rivestite di lamine d' oro puro , però le porte
esterne, le une sono coperte di lastre di rame, le
altre sono di legno scolpito.
Nella città di Roma v' ha il palazzo del
sovrano chiamato il Papa. Nessuno è superiore a lui
in possanza ; i Re sono a lui soggetti e lo
considerano eguale al Creatore. Ei governa con
equità, ripara le ingiustizie, ajuta i deboli ed i
poveri e protegge l'oppresso contro l' oppressore.
Le sue decisioni hanno forza sopra tutti i re
dei R û m e nessuno di loro può
opporvisi.
La città di Roma non si può
sufficientemente descrivere ; le sue bellezze sono
tali e tante che è impossibile lo enumerarle.
Da Roma
dipendono molte città e metropoli celebri fra le
quali 'û
r ṭ
(Orte), m â l m.l y â r (Magliano), w s t
û (Ostia), m.n t y â n î
(Mentana) e q.ś t â l (Castello, Civita
Castellana?). |
____________________________________ IMMAGINI |
|
Italia |
Carta d'Italia secondo il geografo
Al Idris (1154) ; 2° e 3° Compartimento del IV clima e
2° e 3° Compartimento del V Clima.
Al Idrisi, seguendo la cartografia araba, pone il Nord in basso : le mappe figurano quindi rovesciate rispetto alla tradizione europea. Tavola fuori testo da : L'Italia descritta nel "Libro del Re Ruggero" compilato da EDRISI. Testo arabo pubblicato con versione e note da M. AMARI e C. SCHIAPARELLI. Memoria letta nella seduta del 17 dicembre 1876. Atti della Reale Accademia dei Lincei, Anno CCLXXIV, 1876-77 ; Serie seconda, volume VIII ; Roma : coi tipi del Salviucci 1883. Il volume comprende una parte introduttiva dei traduttori e curatori, la traduzione italiana della parte dell'opera di al Idris relativa all'Italia, e il testo arabo relativo alla stessa parte. Integralmente accessibile in rete : http ://www.archive.org/details/litaliadescritta00idrsuoft; consultato il 16 febbraio 2024. |
Palermo e Sicilia |
2° Compartimento del IV Clima Fonte : Bibliotheque nationale de France, Manuscrits orientaux, arabe 2221 151 3-V. Vedi l'intero manostritto online : http ://gallica.bnf.fr/ark :/12148/btv1b6000547t ; consultato il 16 febbraio 2024. Vedi la Tabula Rogeriana: http ://www.letraherido.com/images/imagenes%20historia%20cartografia/TabulaRogeriana%20de%20al%20idrisi.jpg ; consultato il 16 febbraio 2024. |
____________________________________ |
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RIFERIMENTI |
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Muhammad
al-Idrīs |
Abū
‘Abd Allāh Muhammad ibn Muhammad ibn ‘Abd Allah ibn
Idrīs al-Ṣabti detto anche Idrīsī, Edrisi, El Edrisi,
Ibn Idris, Hedrisi o al-Idrīsī (in arabo أبو عبد الله
محمد بن محمد ابن عبد الله بن إدريس الصقلي?; nato a
Ceuta, 1099 circa, morto in Sicilia, 1165. Grande
geografo e viaggiatore arabo. Creò la Tabula Rogeriana, la quale è rimasta il mappamondo più preciso per tre secoli. Fu invitato dal re Ruggero II di Sicilia a Palermo, dove realizzò una raccolta di carte geografiche note con il titolo Il libro di Ruggero. Dopo aver viaggiato per tutti i paesi del mar Mediterraneo, si stabilì a Palermo presso la corte normanna di re Ruggero II, intorno al 1145. (Da https://it.wikipedia.or/wiki/Muhammad_al-Idrisi) |
Il Libro di Re Ruggiero e la Tabula
rogeriana |
La
delizia di chi desidera attraversare la terra (in arabo
نزهة المشتاق في اختراق الآفاق?, Nuzhat al-mushtāq
fi'khtirāq al-āfāq), generalmente detto Libro di re
Ruggero (in arabo: كتاب روجر, Kitāb Rujārī), è una
descrizione del mondo scritta dal geografo arabo al
Idrisi nel 1154. Vi è allegato il mappamondo in 70 fogli
noto come Tabula Rogeriana. Al-Idrisi lavorò sul testo e
sulla carta geografica per quindici anni alla corte del
re normanno Ruggero II di Sicilia che gli aveva
commissionato l'opera intorno al 1138. L'esemplare
destinato a Ruggero era inciso su un disco d'argento
pesante circa trecento libbre. Esso è andato perduto
perché fuso dopo esser stato predato in occasione d'una
sommossa contro il sovrano normanno Guglielmo I di
Sicilia nel marzo 1161. L'originale del mappamondo era
inciso su una lastra d'argento larga 3,32 metri da un
lato e 1,48 dall'altro, anch'esso perduto. (Da https://it.wikipedia.org/wiki/Tabula_Rogeriana#La_tabula) |
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FONTE |
L'Italia descritta nel
"Libro del Re Ruggero" compilato da EDRISI.
Testo arabo pubblicato con versione e note da M. AMARI e
C. SCHIAPARELLI. Memoria letta nella seduta del 17
dicembre 1876. Atti della Reale Accademia dei Lincei,
Anno CCLXXIV, 1876-77 ; Serie seconda, volume VIII ;
Roma : coi tipi del Salviucci 1883. Il volume comprende una parte introduttiva dei traduttori e curatori, la traduzione italiana della parte dell'opera di al Idris relativa all'Italia, e il testo arabo relativo alla stessa parte. Integralmente accessibile in rete : http ://www.archive.org/details/litaliadescritta00idrsuoft; consultato il 16 febbraio 2024. A Celestino Schiaparelli, allievo di Michele Amari, si deve la traduzione dall'arabo della parte introduttiva e di quella relativa a Roma, mentre la traduzione della parte dedicata a Palermo, già precedentemente pubblicata, è di Michele Amari. Il volume citato, che comprende una parte
introduttiva dei traduttori e curatori, è
integralmente accessibile online: http
://www.archive.org/details/litaliadescritta00idrsuoft; consultato il
16 febbraio 2024.
|
Introduzione |
L'Italia
descritta nel "Libro del Re Ruggero"...
; cit, pp. 1-14 del testo sopra citato. |
Altre carte |
Vedi anche: https://en.wikipedia.org/wiki/Muhammad_al-Idrisi#/media/File:Senegal_River_according_to_al-Idrisi.jpg;
consultato il 16 febbraio 2024. |
Roma | L'Italia
descritta nel "Libro del Re Ruggero"...
; cit, pp. 86-88 del testo sopra citato. |
Palermo | L'Italia
descritta nel "Libro del Re Ruggero"... ; cit, pp. 22-27
del testo sopra citato. |
Palermo
arabo-normanna: Cappella Palatina |
La
reale imperiale Cappella Palatina è una basilica in
stile siculo-normanno, fatta consacrare nel 1140 da re
Ruggero II di Sicilia, e che si trova all'interno del
complesso architettonico di Palazzo dei Normanni a
Palermo. Dal 2015 è un sito Patrimonio dell'umanità
mondiale dell'UNESCO, all'interno del percorso di
Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e
Monreale. Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Palatina_(Palermo) |
____________________________________ | |
NOTE |
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Egli non potrebbe arrivar mai |
Il mondo può essere conosciuto anche da chi non voglia o non possa visitarlo : per questo al-Idris aggiunge queste descrizioni a corredo delle mappe. |
Quindi ci è parso conveniente di aggiungere ad ogni carta... |
Si osservi il livello scientifico di al-Idris : è consapevole che la sua carta non ha misure proporzionali a quelle reali, quindi si dispone a integrare la carta nel testo che segue. |
[S]otto l'ombra della sua lealtà e benignità. |
Difficile immaginare una descrizione come questa in un autore cristiano : il sovrano è raffigurato come un califfo perfetto, un principe dei credenti simile al favoloso Harun ar-Rashid presente in tante storie delle Mille e una notte. Analogamente legata alla tradizione islamica l'immagine dei signori che desiderano vivere in pace e prosperità con i loro popoli sotto l'ombra della sua lealtà e benignità : si allude alla Dhimma, il patto stipulato tra non musulmani - inizialmente solo appartenenti alle altre due religioni del libro, ebraica e cristiana- e l'autorità di governo musulmana. I popoli che avevano chiesto e ottenuto la dhimma potevano praticare la propria religione ; la sicurezza personale e la certezza della proprietà erano loro garantite, in cambio erano tenuti a versare un tributo e a riconoscere la supremazia musulmana. |
[Q]uesta città seduce chi la guarda. |
Nel testo: questa città fa girare il cervello; ma in nota si legge: Letteralmente « è una tentazione, seduce ecc. » (p. 26, nota 4). |
Roma fantastica |
Diversi Autori spiegano descrizioni non realistiche come quella di al-Idris col carattere arabo incline al meraviglioso, ricordando peraltro analoghe descrizioni della tradizione rabbinica. (Vedi, ad esempio: Arturo Graf: Roma nella memoria e nelle immaginazioni del medio evo; 2 voll. Torino: Ermanno Loesher 1882; Roma e Firenze presso la stessa Casa- Vol. I, pp. 147-151.) http://www.archive.org/stream/romanellamemori01grafgoog#page/n171/mode/2up; consultato il 16 febbraio 2024; . A proposito dell'inclinazione al fantastico e al meraviglioso bisognerebbe ricordare la Legenda Aurea, di Jacopo da Varagine, vescovo di Varazze, che la compose nel sec. XIII per l'edificazione dei fedeli, destinata a ispirare tanta parte delle opere d'arte figurativa fino al Rinascimento. Il primo Giubileo, indetto nel 1300 da Bonifacio VIII, avrebbe sancito la sostituzione di Gerusalemme come città Santa, immagine sulla terra della Gerusalemme celeste, con Roma. La città veniva da tempo descritta con caratterstiche fantastiche, di cui i geografi e i viaggiatori potevano anche comprendere la natura immaginaria, senza per questo considerarla falsa. Sulla propensione alla favola come carattere appartenente anche alla cristianità si può ricordare che a Roma, nel Sancta Sanctorum, la cappella annessa alla Scala Santa (che sarebbe stata la scala del praetorium di Ponzio Pilato, macchiata dalle gocce di Sangue di Gesù Cristo, portata nella sede di Pietro da Sant'Elena, madre di Costantino) fra le reliquie più importanti, come i crani dei Santi Pietro e Paolo, si conservava il prepuzio di Gesù, staccato dal suo corpo al momento della circoncisione, e quindi non asceso al Cielo quaranta giorni dopo la Resurrezione. Chi ricorda la visione della Gerusalemme nell'Apocalisse di Giovanni ne avrà già riconosciuto qualche eco nella descrizione di Roma di al-Idris: E la città era quadrata, e
la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli
misurò la città con la canna, ed era dodicimila
stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza erano
uguali. Ne misurò anche le mura ed erano di
centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo,
adoperata dall'angelo. Le mura erano costruite con
diaspro e la città era d'oro puro, simile a terso
cristallo. I fondamenti delle mura della città erano
adorni d'ogni specie di pietre preziose. Il primo
fondamento era di diaspro; il secondo di zaffiro; il
terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; il
quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo
di crisòlito; l'ottavo di berillo; il nono di
topazio; il decimo di crisopazio; l'undicesimo di
giacinto; il dodicesimo di ametista. Le dodici porte
erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla
sola. La piazza della città era d'oro puro, simile a
cristallo trasparente. (Apocalisse, 16-21)
La capacità di tenere insieme un'attitudine scientifica e una visione fantastica caratterizza del resto la nostra mente. Si può pensare ai bambini, che parlano di cose fantastiche come se avessero la stessa realtà degli eventi quotidiani, ma che sanno bene come non possano incontrare veramente i personaggi delle favole nel mondo concreto. Si può ben riconoscere la nostra continua partecipazione a un sistema narrativo e rappresentativo diverso da quello realistico pensando che ogni notte vaghiamo e ci perdiamo nei nostri sogni come in un labirinto: muoviamo i nostri occhi dietro le palpebre chiuse coem se le immagini che vediamo nella nostra mente scorressero davanti a noi. Un altro esempio della compresenza fra senso della realtà e distacco da essa, dagli esiti spesso tragici, è dato dalla tendenza collettiva ad aderire acriticamente a ideologie e dittatori che promettono ricchezza e felicità in totale malafede o in una buonafede analoga a quella della psicosi paranoica. Infine sottolineiamo la tendenza ad attribuire all'altro, al diverso - in questo caso gli arabi musulmani - caratteristiche primitive o infantili che appartengono a tutte le culture, oggi come ieri. |