INDICE CRONOLOGICO |
NOTE |
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Scegliere
come tema soggettivazione/dissoggettamento
significa porre in primo piano senza illudersi di
venire a capo l'ambiguità dell'essere umano come
soggetto. La lingua mette in scena questo tratto nella
polisemia della parola soggetto. Soggetto è il personaggio principale, il protagonista di un'opera, come 'Ndria Cambria in Horcynus Orca di Stefano D'Arrigo, Leopold Bloom nell'Ulisse di Joyce e Ulisse nell'Odissea. Soggetto è anche il tema di un discorso o di un'opera: il viaggio nei tre casi letterari. Nel linguaggio giuridico si è soggetti di diritto e al contempo di doveri, si è soggetti a una norma, ma anche a una persona, dalla quale si è dominati. Si può pensare alla soggettivazione come al farsi di un soggetto nel passaggio da forme di soggezione massicce, come quella del neonato ai genitori, a chi si prende cura di lui quando da solo non potrebbe sopravvivere, letteralmente nei primi mesi e nei primi anni, e poi ancora fino a quando non ha acquisito le capacità e il diritto di decidere autonomamente della propria vita. Diritto che ha i suoi limiti dall'interno, per quel primato dell'affekt sui processi razionali che da Freud in poi dobbiamo ammettere, e dall'esterno, per le norme e le leggi che regolano bene o male tutta la nostra esistenza. La psicoanalisi non propone soluzioni all'ambiguità del soggetto nel suo costituirsi, permanere, dissolversi e ritrovarsi, piuttosto è irrimediabilmente lontana da qualunque soluzione definitiva. Ci soccorre la memoria della donna la cui parola è insegnamento al maestro che grazie a quella donna insegna ai suoi allievi quale sia la natura di Eros. Parliamo di Diotima, che viene introdotta come sacerdotessa, ricordando solo una sua azione: ha sospeso per dieci anni la peste ad Atene. Non ha guarito la città dalla peste, l'ha liberata dalla peste per un tempo circoscritto. Anche l'analista, se lavora bene, sospende il malessere inaccettabile, la peste, dei soggetti delle sue cure, perché possano muoversi più liberamente. Non guarisce la peste, quel che impedisce il benessere della persona, come il benessere della città. Tebe è assoggettata al dominio della Sfinge, che pone l'enigma che si deve e non si deve, facile da risolvere e impossibile da risolvere. La risposta, l'uomo, è un enigma quanto l'enigma stesso. La nostra riflessione si propone di fare di elaborare questo nucleo di senso, non sapendo se si possa arrivare da qualche parte, senza la certezza che ci sia una meta possibile, un'uscita. Sia Edipo re, sia Antigone, mettono in scena l'impossibilità di trovare una soluzione: questo è il loro tema, e, si può dire, il loro soggetto. Il finale tragico è mitigato nel secondo episodio della trilogia di Sofocle, Edipo a Colono, che è la terza opera composta dal tragico greco. Se c'è una speranza nella trilogia tebana, se c'è un orizzonte non solo tragico per la condizione umana, è a Colono, dove Teseo, il re giusto, accoglie Edipo e lo protegge dalla pretesa di Creonte e di Polinice, ciascuno dei quali lo vorrebbe con sé perché la vittoria sarà di chi avrà l'appoggio di Edipo. Edipo è emblema della sofferenza umana, non ha armi né alleati armati: che significa che la sua presenza garantisce la vittoria? La nostra risposta è che avere con sé Edipo significa non rimuovere la parte tragica, priva di soluzione, della condizione umana. Se Atene rappresenta questa Kultur, questa città, questa civiltà, con il demo di Colono, dove è nato Sofocle, vincerà sulle altre perché ospita Edipo morente. Il mistero della sua fine è inviolabile, tanto che Teseo non permette a Ismene e Antigone di visitare il sepolcro del padre. Molte leggende che hanno al centro un personaggio colpevole di incesto si raccontano in Europa, in una continua variazione sul tema di Edipo. Pare che le vicende di Tebe fossero scritte e cantate nella Grecia arcaica tanto quanto la guerra di Troia e il viaggio di Ulisse. Perdute se non per pochi frammenti arrivati fino a noi, le storie degli antenati e dei discendenti di Edipo paiono quindi rimosse dalla storia. E quando Freud nomina con la tragedia di Edipo re il nodo e la chiave di volta della realtà psichica umana, agisce in direzione opposta a questa rimozione. La narrazione psicoanalitica è una semplificazione rispetto all'insieme delle storie d'incesto, che vanno dalla tragedia, al cantare popolare, all'agiografia, al romanzo antico e contemporaneo. Perché in psicoanalisi si parla del desiderio del bambino di essere il partner sessuale del genitore di sesso opposto eliminando quello dello stesso sesso, e in questo modo si attribuisce all'infanzia il complesso e se ne indaga la presenza nella stessa forma e con la stessa direzione - dal piccolo al grande. Rinunciare quindi all'amore infantile per un genitore e al desiderio di morte per l'altro diventa la condizione per diventare adulti. Se così fosse, la condizione umana avrebbe una soluzione possibile. Noi ipotizziamo che la tragedia di Edipo, probabilmente tutto il ciclo tebano, perduto nei secoli, racconti anzitutto qualcosa che non va interpretato: la condizione umana è tale da escludere qualunque soluzione. La speranza è nel non rimuovere questo dato di fatto, vale a dire ospitare il corpo di Edipo, avere il privilegio della sua presenza. Questo privilegio viene conferito dall'eroe tragico per eccellenza negando il proprio, estremo, favore alla famiglia - uno dei due figli maschi - e alla patria, Tebe. Possiamo osservare in tutte le leggende e le fiabe dove ricorre il motivo di incesto l'allontanamento dalle origini, l'abbandono definitivo della patria e dei genitori, e un tempo di espiazione del peccato, anche se involontario, attraverso il servizio o la preghiera. Tempo che si conclude con una chiamata divina, la rivelazione del perdono concesso, e della salvezza dalla condanna eterna. Nelle fiabe la chiamata viene alla protagonista femminile, Pelle d'asino, dal principe, che può essere un giovane re ancora celibe, con la mediazione della regina madre. Due generazioni con prerogative distinte, portano al lieto fine, alla pagina bianca, la sola che può seguire la formula e vissero tutti felici e contenti. Non diversamente alla sepoltura di Edipo a Colono, difeso e assistito da Teseo, segue la fine dell'opera, che venne composta nel 406 a C. e rappresentata per la prima volta nel 401, nel teatro di Dioniso, ad Atene. Sofocle aveva novant'anni, e morì prima della prima rappresentazione dell'Edipo a Colono. |
INDICE CRONOLOGICO |
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Data |
Autore |
Opera |
Soggetto |
Trama |
VII a. C. |
Archiloco, Saffo,
Alceo, Alcmane |
Lirica
greca antica |
φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν | |
I a.C-I d.C. |
Cornificia,
Orazio, Catullo, Ovidio |
Poesia latina fra repubblica e impero | Carpe diem,
quam minimum credula postero |
|
I a.C-I d.C. | Ovidio |
Eroidi |
Canace
a Macareo |
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I a.C-I d.C. | Ovidio |
Metamorfosi | Perseo
e Medusa |
|
I a.C-I d.C. | Ovidio |
Metamorfosi |
Alcione
e Ceice |
Sogno
e metamorfosi |
I a.C-I d.C. | Ovidio |
Metamorfosi |
Le
lacrime di Mirra |
|
II d.C. |
Igino |
Favole |
Cura |
Con una nota sulla
citazione della favola di Igino in Essere e tempo
di Heidegger |
1000 |
Ibn Hamdîs e Alî
al-Ballanûbi |
Poeti
arabi di Sicilia |
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1000 |
Rimbaut D'Aurenga |
Fin
amor sperimentale |
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II-III d.C. |
Senofonte efesio |
Romanzo antico |
Abrocome
e Anzia |
|
1200 |
Vari |
Poesia siciliana |
Meravigliosa-mente |
|
1200 |
Arnaut Daniel |
Formazione amorosa |
Tan
m'abellis vostre cortes deman |
Formazione
amorosa: peregrinatio & periclitatio. Adalinda
Gasparini 2012 |
Arnaut Daniel | Sestina lirica |
Lo
ferm voler qu el cor m'intra |
traduzioni
italiane, francese, inglese, spagnola e tedesca |
|
dal XII al XXI
secolo |
Sestine liriche |
Sestine
e quadrati latini |
antologia di
sestine liriche con i relativi quadrati latini |
|
1200 |
Legenda aurea |
leggende |
Santi e sante
cefalofori |
Come i miracoli
del corpo (da Ser Giovanni) qui si forma l'immaginario
cristiano come conveniente rispetto a quello pagano
per sostenere la presenza (De Martino) o il Dasein
(Heidegger), ovvero quella autopercezione di esistenza
garantita da Dio come vertice invisibile e garante
della piramide dei predatori/garanti. Il processo di
Kafka è la condizione di assenza, di fading,
del garante mentre l'assoggettamento resta senza un
riferimento, sia attraverso l'immaginario che
attraverso ministri del culto o quel che si vuole.
Solo l'arte resta, ma siccome l'arte non è
assoggettabile alla gerarchia, la gerarchia tenta di
sopravvivere inventando miti di massa, come quello di
Hitler prima e ora di Putin, che però non funzionano
per via del confronto fra miti diversi di diversi
popoli. Si vede e si guarda dalle finestre del
castello kafkiano qualcosa che provocando il fading
delle gerarchie smarrisce e libera allo stesso tempo
il soggetto. |
1378 | Ser Giovanni |
novella |
Miracoli del corpo |
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1300 | Vari | Poesie | Poesia erotica medievale | |
1348 |
Giovanni Boccaccio |
Giornata V, novella VI | verso la novella di Malgherita
e il calogero |
Gian di Procida
traversa il mare per vedere a Ischia l'amata
Restituta.Dopo peripezie degne di un romanzo
alessandrino stanno per essere giustiziati col rogo,
quando arriva un amico che li fa liberare e così
vivono felici e contenti |
1348 |
Giovanni Boccaccio |
Canzone |
Moviti
amore |
|
1375 |
Giovanni Boccaccio |
mitologia |
Pan.
Genealogie deorum gentilium |
Primo libro di
mitologia privo di riferimenti trascendenti |
1378 |
Ser Giovanni |
novella |
Costantino lebbroso |
Si racconta il
patto fra potere religioso e civile, ovvero fra
cristianesimo e impero |
1378 |
Ser Giovanni |
novella |
Miracoli dei corpi santi |
Si racconta come
trasformare e riformare l'immaginario popolare che
sostenga i riti della presenza (De Martino) o del Dasein
(Heidegger) Credo che storie come quella di Santa Margherita protettrice durante gli interventi chirurgici attivino popolazioni di neuroni che rispondono a nuclei narrativi e simbolici, strutture più complesse delle parole, che hanno la prerogativa di trovare un posto alle parole, ovvero di collocare sensatamente parole ed eventi di per sè schizoidi e quindi minacciosi per la presenza. |
1553 |
Giovan Francesco Straparola |
novella |
Malgherita
Spolatina |
A sua volta
filiazione delle novelle come quelle di Boccaccio
della giornata IV o V, degli amori tragici, è
mediatrice per altre novelle L'importanza di questo tema è che solo gli amanti sfuggono all'assoggettamento. Quel che salvano è la nascita del soggetto, che sarà l'Io da ridimensionare secondo la scoperta di Freud. L'esaltazione dell'amore nelle tombe del deserto dei beduini o nel Cantico - dove i fratelli disapprovano se non condannano la sorella innamorata, dove l'amore potrebbe essere fra re Salomone e una fanciulla di condizione inferiore - è esaltazione della possibilità di dissoggettivarsi dalla gerarchia che costituisce la presenza dei fratelli di Lisabetta e di tutte le fanciulle che non rispettano questa gerarchia. La morte come rischio è corsa da Malgherita come da Canace nelle Eroidi, ma è scelta da Ghismonda e dai personaggi femminili suicidi nelle novelle di Boccaccio. Le suicide dissoggettivandosi provocano la condanna del marito o del padre che intendeva riaffermare il proprio potere, come il principe di Salerno. Se nella novella è costretto dolorosamente a subire il suicidio dell'unica figlia, nella fiaba di Doralice viene squartato vivo. Perché è incestuoso, certo, ma questo significa che la sua pretesa di obbedienza è ora criminale. |
1634 |
Giambattista Basile |
fiaba |
Lo
scarafaggio, il topo e il grillo |
Dissoggettamento
attraverso la bellezza e l'arte. Ricordare il
possibile nesso di questa fiaba con la novella di
Boccaccio del velo che lo sciocco restituisce alle
belle. |
1634 |
Giambattista
Basile |
fiaba |
Panepinto
(Cocco Confetto) |
Non più di altre
fiabe questa riguarda il nostro tema. Ma la inseriamo
per la curiosa analogia con il mito di Pigmalione -
qui voltato al femminile - dello scultore che dà vita
a quel che ha rappresentato con le sue mani. Nelle
fiabe è possibile come nel mito, ma l'assoggettamento
di Cocco Confetto alla sua Pamela deve finire
attraverso un rapimento e un oblio. Superato il quale,
dopo la peripezia di Pamela e grazie alla magia dei
frutti donati dalle vecchie, simbolo di durata della
capacità femminile di sbocciare e dare frutti. Se
Pamela dà vita allo sposo col solo
materiale che chiede e ottiene dal padre, potrà averlo
per sé solo confrontandosi con la figura materna
ostile - la regina che glielo ruba - con l'aiuto dei
simboli, dei frutti che custodiscono la vitalità
femminile. |
1875 |
Domenico Comparetti |
fiaba |
Giovanni senza paura |
Unisce Asino
cacaoro e Giovannin senza paura, che
però diventa ricco forse grazie all'elemento di
congiunzione che consiste nel rendere allamadre
imprudente tante bastonate quante lui ne ha ricevute
da lei. Interessante anche il fatto che quando lascia
la casa non ha bisogno (dimentica!) di portare con sé
la mazza, che d'altra parte contro i fantasmi non
potrebbe nulla. Dissoggettivato dal potere materno, può fare i conti col soprannaturale. Senza questi conti fatti, Giovannino libera il castello e diventa ricco, ma poi muore vedendo la sua ombra o il suo sedere. A meno che non abbia una dotazione di strumenti, come il Giovannino di Wilhelm Grimm tradotto da Gramsci. Da osservare che nelle storie dei Giovannini, sia che finiscano bene che male, non si parla di una madre del protagonista. |
1900 |
Gérard D'Houville |
novella |
Le
papillon rouge |
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1975 |
Stefano d'Arrigo | Romanzo |
Horcynus Orca | Comprende Per
un fanciullo ingaggiato come angelo durante una
rappresentazione sacra in Sicilia, da Codice
siciliano |
APPUNTI |
|
Con
Freud e dopo Freud |
L'io
non è padrone in casa propria, vale a dire che i suoi
ordini saranno disattesi, e il suo ordine sarà
sovvertito, se si illuderà di avere il comando come se
tenesse fra le mani il globo terracqueo e lo scettro,
come i re dipinti nei secoli passati, e come i
dittatori del secolo passato. Ma se l'io non è padrone della casa, di se stesso, chi è il padrone? Dio, si sarebbe detto in passato, Dio, direbbe il credente. Ma l'ateo, a chi si rivolge se non è il padrone della casa? Allo psicoanalista, può funzionare, ma resta il problema dello psicoanalista: a chi rivolge il suo appello quando non basta a se stesso? Constatiamo che non si manifestano padroni affidabili, e forse non ci sono padroni possibili che vengano a pagare i nostri debiti e a riparare i nostri errori nella manutenzione della nostra casa, di cui non siamo padroni. Ma siamo i custodi della casa, o gli amministratori delegati. Le tre religioni del libro hanno dato una risposta che è prevalsa nel mondo, spostando il garante oltre i sensi, oltre i confini che si possono toccare, oltre la vita stessa. La limitata padronanza della propria casa - della propria vita, del proprio corpo, del proprio amore e del proprio odio - non significa che non esiste una legge che ne regola la durata e il funzionamento, solo che la potremo vedere solo dopo la morte. Ci sono incursioni di ogni genere fra l'Aldilà e il nostro breve orizzonte, fra la luce abbagliante dell'empireo e la nostra brevis lux, ma l'incertezza sulla loro natura, di rivelazioni o di allucinazioni, di interventi divini o diabolici, è insopprimibile. Quindi, procedere nella via aperta da Freud significa chiedersi quale sia il nostro compito di amministratori delegati o custodi senza sostituti. Significa riconoscere che nell'infanzia i genitori sono bene o male - meglio: bene e male - i nostri garanti. La soggettivazione - a partire dal mitico stadio dello specchio di Lacan - è un percorso di natura immaginaria che diventa simbolica, senza mai perdere la sua natura immaginaria, ogni volta che chi esercita la funzione soggettivante indica all'altro in posizione bambina o adolescente il mondo della cultura, egualmente aperto al genitore e al figlio, all'insegnante e all'alunno, allo psicoanalista e al paziente. Il concetto islamico di sottomissione - islam significa sottomissione, a Dio - toglie potere tirannico al genitore, all'insegnante, al muezzin, all'imam, riaprendo il processo esclusivo di soggettivazione vissuto in un particolare rapporto a nuovi processi di soggettivazione. Il trasferimento, transfert, realizzando lo spostamento della funzione di garante della soggettivazione dal genitore all'insegnante, alla guida religiosa o politica, agli Auctores (auctor da augeo) incrementando le occasioni e i modi utili al processo di soggettivazione apre il processo di dissoggettamento. Per dissoggettamento intendiamo le operazioni che liberano la persona dall'assoggettamento al quale si tende se la soggettivazione è chiusa all'altro, al diverso, al mondo, al rischio. Tema infinito questo, che qui si indaga nelle favole, fiabe, leggende, parabole, storie o novelle. Perché i racconti hanno il potere di mettere in risonanza qualcosa che può ricordare il sogno notturno, ovvero le emozioni che ci fa provare, e allo stesso tempo parla di molte generazioni, che passo dopo passo si estendono nel passato fino ai più lontani antenati, e nel futuro, fino ai nostri discendenti più lontani. Il nostro parere è che le storie che siamo andati via via raccogliendo e trascrivendo dal 1994 siano occasioni di soggettivazione e di dissoggettamento. In particolare pensiamo a quelle storie che lasciano senza risposta la questione se siano accadute davvero oppure no, perché mancano di testimoni diretti, avvennero lontano lontano, tanto tempo fa... Dicitur... Queste storie permettono di sostare, per la loro durata, nella sospensione del giudizio di realtà, quindi di oscillare tra vero e falso. Si vive un'area di mediazione che accosta, sospendendo il principio di non contraddizione, quindi il principio di realtà, la natura ambigua e insatura delle nostre formazioni psichiche, senza rischiare di delirare da un lato e di valutare riduttivamente dall'altro fenomeni simbolici e strutture narrative. Che sono altrettanti nomi di grande valore per vissuti psichici spesso difficili da nominare. (10 marzo 2024) |
FIABE |
A
rigore tutte le fiabe affrontano il tema della
soggettivazione e del dissoggettamento, e per questo
hanno un lieto fine. Nel caso in cui la ricerca della
costituzione del soggetto fallisca il
dissoggettamento, si ha un nuovo assoggettamento, il
più delle volte fatale. E' il caso, per fare un solo
esempio, della fiaba di Basile Lo
viso, nella quale alla fuga degli
innamorati non corrisponde la fiducia nell'attante
complementare, il cui oblio è quindi fatale. Se la prima soggettivazione avviene durante un assoggettamento ai parentes, necessario per la mancata maturità fisica e psico-sociale dell'essere umano, la seconda, che inizia nell'adolescenza, esige un dissoggettamento, mediato da assoggettamenti meno potenti, che trasferiscono le prerogative necessarie dai genitori agli insegnanti e a divi di vario genere. L'assoggettamento all'analista è di per sé dissoggettivante, perché la persona paga l'analista e può lasciarlo quando vuole, senza conseguenze concrete. E' un assoggettamento volontario e limitato nel tempo, analogo in qualche modo alla conversione all'islam, che significa sottomissione. |
online dal giorno 10 marzo 2024
ultimo aggiornamento 30 marzo 2024 |