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Seconda giornata nella
quale si racconta come una situazione assolutamente
disgraziata possa contenere elementi salvifici, di cui
il soggetto può usufruire a patto che non
consideri una punizione definitiva e personale lo
scherzo del destino che lo ha messo in una condizione
tanto svantaggiata. Considerare come punizione o
premio gli eventi che dipendono dal caso, e accadono
quando Dio si è ritirato nel suo sabato, significa
restare in una dipendenza infantile, che si manifesta
sia come cieca sottomissione che come cieca
ribellione. Bisogna accettare che Dio si sia ritirato
nel suo sabato, che lo abbia fatto molte volte senza
che ce ne rendessimo conto, bisogna che accettiamo la
nostra solitudine. Se è terrificante scoprire che
nessuno è al timone, si può però comprendere che il
timone è frutto di fantasia come il timoniere. Ne
consegue una osservazione scientifica - la propria
imbarcazione viaggia senza timoniere - e una ricerca
scientifica: esiste qualche dispositivo che ci
consente di mantenere una buona rotta, o, avendola
persa, di ritrovarla? (Peretola, 15 ottobre
2022)
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DALL'INTERVENTO DEL NARRATORE DI SECONDO
GRADO
Alla fine
della prima giornata Dioneo aveva parlato così a
Filomena: che io a questa legge non sia costretto di
dover dire novella secondo la proposta data, se io non
vorrò, ma qual più di dire mi piacerà. E acciò che
alcun non creda che io questa grazia voglia sì come
uomo che delle novelle non abbia alle mani, infino da
ora son contento d'esser sempre l'ultimo che ragioni.
Filomena d'accordo con tutti gli altri glielo
accorda, sapendo che Dioneo questo non chieder se
non per dovere la brigata, se stanca fosse del
ragionare, rallegrare con alcuna novella da ridere. |
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click di seguito sui titoli delle
novelle per leggerle online (wikisource) |
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GIORNATA SECONDA NOVELLA PRIMA Neifile narratrice Martellino, infignendosi attratto, sopra santo Arrigo fa vista di guerire, e conosciuto il suo inganno, è battuto; e poi preso ed in pericol venuto d’essere impiccato per la gola, ultimamente scampa. |
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MARTELLINO COME OPPOSTO A SER CIAPPELLETTO
Neifile racconta che c'era il
Beato Arrigo da Bolzano e quando morì le campane
della maggior chiesa di Trevigi [Treviri] tutte,
senza essere da alcun tirate, cominciarono a sonare.
(Cento libri... 322) Il corpo del santo viene
portato in chiesa e subito fa miracoli,
Tre imitatori entrano dal santo, Martellino si finge attratto ed è portato dai suoi due compari fino al corpo del santo, sul quale viene sub cominciano a picchairlo, finché uno dei compari non grida che è stata tagliata la borsa, e così lo prendono e lo portano dal podestà, dove il giudice lo interroga. Martellino gli chiede di interrogare chi lo avrebbe derubato, e lo accusano in molti, di un furto effettuato in tempi diversi. I suoi compari cercano e trovano aiuto, e alla fine Martellino viene salvato dalla forca. |
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GIORNATA SECONDA NOVELLA SECONDA Filostrato narratore Rinaldo d’Asti, rubato, capita a Castel Guiglielmo ed è albergato da una donna vedova; e de’ suoi danni ristorato, sano e salvo si torna a casa sua. |
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SAN GIULIANO - PARENTICIDA - PROCURA
OTTIMO ALBERGO A RINALDO
Rinaldo d'Asti viene derubato e
ingannato, e una vedova amante del marchese Azzo da
Ferrara lo fa entrare e gli serve l'ottima cena che
aveva preparato per l'appuntamento, annullato dal
marchese. Prima gli fa fare un bagno caldo, poi lo
riveste coi panni del marito morto, che gli stanno a
pennello, poi l'uom ocena e la donna gli propone di
farle compagnia. Al mattino poi Rinaldo ritrova il suo
fante e tutto quello che gli era stato rubato, perché
i malviventi sono stati catturati e mandati alla
forca.
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GIORNATA SECONDA NOVELLA TERZA Pampinea narratrice Tre giovani, male il loro avere spendendo, impoveriscono; de’ quali un nepote con uno abate accontatosi, tornandosi a casa per disperato, lui truova essere la figliuola del re d’Inghilterra, la quale lui per marito prende e de’ suoi zii ogni danno ristora, tornandogli in buono stato. |
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FORTUNA E SFORTUNA POSSONO FAR SALIRE E
SCENDERE LA CONDIZIONE DI CHIUNQUE
Come in tante storie delle Mille
e una notte tre giovani belli e nobili alla morte
del padre sperperano tutte le sue ricchezze, poi vendono
quel poco che resta e vanno a Londra dove prestando a
usura tornano ricchi. Ricomprarono quindi i loro beni a
Firenze e lasciarono a badare ai loro affari il loro
nipote Allessandro, e a Firenze, pur avendo
famiglia, spendevano senza ritegno. Una guerra in
Inghilterra provocò una perdita spaventosa di
Alessandro, che restò là sperando nella pace fra le
fazioni in guerra gli avrebbe resituito i suoi beni.
Mancando l'invio di denari i tre fratelli finirono in
prigione per debiti, e i loro figli e le moglie
poveramente trovarono alloggio in ontado o da altre
parti. Alessandro decide di tornare in Italia, e a
Bruges trova un corteo di monaci benedettini con
servitori e provviste, che scortano un giovinetto per
recarsi dal papa a chiedere dispensa per la sua giovane
età, in modo che possa diventare abate di una grande
badia d'Inghilterra. Il giovane futuro abate rrova così
piacevoloe Allessandro, che è bellissimo, che gli chiede
di viaggiare accanto a lui fino alla Toscana. Accade che
in un albergo piccolo Allessandro va a dormire nella
camera dell'abate, e invitato a coricarglisi acccanto
scopre che è una bellissima fanciulla e vuole sposarlo.
Arrivati a Roma dal papa la fanciulla abate si presenta
come figlia del re d'Inghilterra, fuggita per evitare le
nozze col vecchio re di Scozia. Il papa la fa sposare
solennemente, poi vengono a Firenze a liberare gli zii
di Allessandro, uno di loro, Agolante, insieme alla
coppia va a Parigi dove il re li riceve. In Inghilterra
poi la giovane principessa viene perdonata dal padre,
che fa pace col figliolo, rimanda a Firenze Agolante
ricchissimo, e fa cavaliere il conte Alessandro. Il
conte poi con la sua donna gloriosamente visse; e,
secondo che alcuni voglion dire, tra col suo senno e
valore e l'aiuto del suocero egli conquistò poi la
Scozia e funne re coronato. |
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GIORNATA SECONDA NOVELLA QUARTA Lauretta narratrice Landolfo Rufolo, impoverito, divien corsale, e da’ genovesi preso, rompe in mare e sopra una cassetta di gioie carissime piena scampa, ed in Gurfo ricevuto da una femina, ricco si torna a casa sua. |
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NAUFRAGI PRIVILEGIATI
Landolfo Rufolo grande mercante
fa pessimi affari a Cipro, e con quel poco che gli è
rimasto arma un legnetto sottile da corseggiare
e si mette a fare il pirata, rubando soprattutto ai
turchi. Divenuto ricchissimo, si mosse verso casa,
ma durante una tempesta due imbarcazioni genovesi
gli ruybano tutto e partono. Fanno naufragio, e
Landolfo su una cassa approda mezzo morto a Corfù,
dove un lavandaia lo porta a casa sua, gl ifa un bel
bagno e lo ristoria, e quando si è ripreso gli ridà
la sua cassa. Che essendo piena di pietre preziose
lo rende più ricco di quanto mai sia stato, e così
torna a Ravello, ricompensa la donna di Corfù e da
quel momento si gode le sue ricchezze senza più
correr rischi.
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GIORNATA SECONDA NOVELLA QUINTA Fiammetta narratrice Andreuccio da Perugia, venuto a Napoli
a comperar cavalli, in una notte da tre gravi
accidenti soprappreso, da tutti scampato, con un
rubino si torna a casa sua
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DOVE SI POTREBBE VEDERE LA FONTE DI
QUALCHE AVVENTURA DI PINOCCHIO, COMPRESO MANGIAFOCO, E
DEL CUNTO DI NARDIELLO (3,V)
Calato nel pozzo
per levarsi di dosso la puzza, viene tirato su da due
armati che vedendolo salire si spaventano al punto che
scappano. Tornano il gatto e la volpe e fanno entrare
Andreuccio nell'arca dell'arcivescovo, minacciandolo se
non entrerà. Allora Andreuccio prende per sé l'anello
che vale cinquecento fiorini e dà il resto al gatto e
alla volpe, che richiudono l'avello e se ne vanno.
Allora Andreuccio cade sul cadavere ...e chi allora
veduti li avesse malagevolmente avrebbe conosciuto chi
più si fosse morto, o l'arcivescovo o egli. (2, 354).
Un prete con altri ladri viene ed entra nell'arca
dicendo che i morti non mangian gli
uomini. Andreuccio lo acchiappa, quello grida
terrorizzato e scappa con tutti i complici lasciando
l'arca aperta. Finalmente torna al suo albergo, e da lì
a Perugia, ...avendo il suo investito in uno anello,
dove per comperare cavalli era andato. Andreuccio da Perugia va a
comprar cavalli a Napoli, e mostra quanti soldi ha.
Una donna scopre che una vecchia lo conosce, allora
si informa su di lui, e sapute tante cose sulla sua
famiglia lo invita a casa sua, si finge una sua
sorella illegittima. Cadendo nel bottino, e non
rispondendogli nessuno quando batte alla porta si
lamenta di aver perso in così poco tempo cinquecento
fiorini e una sorella. Nessuno gli dà retta, e anzi
gli promettono bastonate, come a Pinocchio viene
buttata da una finestra una catinella d'acqua quando
chiede un pezzo di pane. Impaurito da uno che pare
Mangiafoco, Andreuccio maleodorante si avvia verso
l'albergo, e incontra due ladri che segue entrando
in una casa. Racconta la sua avventura, e loro gli
dicono: "Veramente in casa lo scarabone
Buttafuoco fia stato questo"
Se prima vien da pensare a Pinocchio, qui vien da pensare a Basile, al Cunto di Nardiello, quandi il padre, vedendolo tornare con una scatolina, pensa che invece del bestiame abbia comprato una gemma di grande valore. Nardiello somiglia a Andreuccio, per la sua dabbenaggine e la sua capacità di reagire e alla fine di diventare il marito della principessa. Il mercato al quale deve andare Andreuccio è a Salerno, come è a Napoli che viene a far affari Andreuccio. |
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Madama Beritola, con due cavriuoli
sopra una isola trovata, avendo due figliuoli
perduti, ne va in Lunigiana; quivi l’un de’
figliuoli col signore di lei si pone
e con la figliuola di lui giace, ed è messo in prigione; Cicilia ribellata al re Carlo, ed il figliuolo, riconosciuto dalla madre, sposa la figliuola del suo signore ed il suo fratel ritruova, ed in grande stato ritornano. |
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DECAMERONE
E PENTAMERONE Motivo fiabesco, da controllare e
verificare, qualcosa di Penta mano-mozza di
Basile (III, 2) e tante simili popolari. Azzardo
spudoratamente: senza il Decameron non sarebbero nate
le fiabe.
Non dimentichiamo che le prime fiabe in senso moderno appaiono nelle Piacevoli notti, una delle tante opere di novellistica successive al Decameron, di Giovan Francesco Straparola - lo pseudonimo dell'autore, è composto dal nome di Boccaccio seguito da quello di Petrarca - e il cognome è un'allusione alla letteratura come linguaggio al quadrato o super-linguaggio: stra-parola, super-parola. Né si può dimenticare la struttura della prima raccolta di fiabe pubblicata al mondo, il Cunto de li cunti di Basile, cognominato subito dopo la pubblicazione Pentamerone. Questo è poco, ma abduttivamente potrebbe essere sostenibile. E prendendolo per buono, aprirebbe molte riflessioni sulle condizioni e il senso del narrare moderno, che nel post-moderno restano valide, nel senso che la modernità di Boccaccio e delle fiabe di Straparola e Basile non è ancora di moda: i Cepparelli diventano santi, si fa gran conto dei carboni di Frate Cipolla, e i Calandrini picchiano le mogli che non credono alle loro illusioni. Si continua ad accusare di portare la peste la psicoanalisi che ne rivela la presenza endemica, accusando addirittura Freud di farci confondere realtà e illusione.Una nota di fisiologia medievale: quando a Madama Beritola vengono rapiti i figli, sviene. E povera e sola e abbandonata, senza saper dove mai alcuno doversene ritrovare, quivi vedendosi, tramortita il marito e' figlioli chiamando cadde in sul lito. Quivi non era chi con acqua fredda o con altro argomento le smarrite forze rivocasse, perché a bell'agio poterono gli spiriti andar vagando dove lor piacque; ma poi che nel misero corpo le partite forze insieme con le lagrime e col pianto tornate furono, lungamente chiamò i figliuoli e molto per ogni averna li andò cercando. (Cento libri 357) Nella sua caverna entra una capriola con due piccoli, e Madama Beritola dà loro il suo seno, e diventa loro madre come la capriola, fino al giorno in cui arriva sull'isola dal ritorno Currado Malespina con la sua sposa, e riesce a farsi raccontare la sua storia. Conoscendo Arrighetto Capece, lascia sull'isola la sposa che convince Beritola a partire con la coppia, la capriola e i due figlioli. I figli di lei intanto con la prudente balia sono fra i servi di Messer Guasparrin Doria. Giannotto crescendo novile e bello finisce al servizio di Currado Malaspina, dove una giovane figlia vedova di Ciìurrado si innamora di lui ricambiata. Quel che segue - il nobile padre deciso a lavare l'onta nel sangue, la nobile madre che lo invita a non macchiare di sangue del figlio di sua figlia la sua signoria, è lo stesso che accade nella fiaba di Pietropazzo (Straparola III, 1) rinarrata da Basile (Peruonto, I, 3) dove il cambiamento di stato dell'uomo umile che ha messo incinta la figlia del suo signore deriva da una fatagione, mentre in Boccaccio è il vento bizzarro della fortuna, che si potrebbe a nche chiamare provvidenza dei non credenti. Quando finalmente anche il fratello minore e la balia si riuniscono a madonna Beritola, e al figlio maggiore genero di Currado, la narratrice dice di lasciar immaginare la fest e la gioia di tutti. Alla quale, acciò che compiuta fosse, volle Domenedio, abbondantissimo donatore quando comincia, sopragiugnere le liete novelle della via e del buono stato d'Arrighetto Capece. Tornano quindi a Palermo salutando con pianti Currado la sua donna e Guasparrino, e vanno a Palermo dal felice Arrighetto, tornato in signoria. Dove poi per molto tempo si crede che essi tutti felicemente vivessero e, come conoscenti del ricevuto beneficio, amici di messer Domenedio. (Cento libri, 366) |
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GIORNATA SECONDA NOVELLA SETTIMA Panfilo narratore Il soldano di Babilonia ne manda una sua figliuola a marito al re del Garbo, la quale per diversi accidenti in ispazio di quattro anni alle mani di nove uomini perviene in diversi luoghi; ultimamente, restituita al padre per pulcella, ne va al re del Garbo, come prima faceva, per moglie. |
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IL MITO O LA CREDENZA DELLA VERGINITÀ
Qui la credenza smentita è che si
possano controllare le donne: alla fine del XVII
secolo la traduzione francese delle Mille e una
notte dirà per bocca di una fanciulla rapita da
un jinn che è una pretesa ridicola, controllare le
donne impedendo loro di fare quel che desiderano. È la
storia dei novantotto anelli raccontata nella storia
cornice dei manoscritti arabi del XIV secolo - lo
stesso di Boccaccio! - e pubblicata da Galland a
Parigi.
Partita per andar sposa al re del Garbo, Alatiel è nel letto di 1 Pericone, che suo fratello Marato uccide per prendersi lei, inizialmente disperata, poi consolata da 2 Marato col santo Cresci in man. I due padroni della nave buttano in mare Marato, poi duellano e uno soccombe. Sbarcano quindi e si innamora di lei 3 il principe del Peloponneso che la prende per sé, ma il 4 duca d'Atene uccide il principe e prende Alatiel. Il nobile 5 Constanzio, genero del duca d'Atene, si prende Alatiel e se la porta in segreto a Chios. Poi la prende 6 Osbech e se la sposa, a lui la prende 7 Basano, ma poi viaggia come moglie di un 8 mercante. Ne avrò dimenticato uno: Alatiel poi incontra Antigono, che era a servizio di suo padre, al quale racconta la sua storia dicendo ad esempio d'aver ...servito a san Crescu in Valcava. a cui le femine di quel paese voglion volto bene . Antigono le consiglia di raccontare di esser rimasta pulcella in tutte le sue peripezie, lui attesta la sua castità, il soldano suo padre la riprende e la rimanda in sposa come vergine al re del Garbo. E essa, che con otto uomini forse diecimila volte giaciuta era, allato a lui si coricò come pulcella e fecegli credere che così fosse; e reina con lui lietamente poi più tempo visse. E perciò si disse: "Bocca basciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna". |
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Il conte d’Anguersa, falsamente
accusato, va in esilio; lascia due suoi figliuoli in
diversi luoghi in Inghilterra, ed egli, sconosciuto
tornando di Scozia,
lor truova in buono stato; va come ragazzo nell’esercito del re di Francia, e riconosciuto innocente, è nel primo stato ritornato. |
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FINALE FELICE, DOVE LA FORTUNA OVVERO LA
PROVVIDENZA OPERA COME LA MAGIA NELLE FIABE PER CHI NON
SI PERDE DI SPERANZA
Il conte Gualtieri d'Anguersa fa
le veci del re di Francia, ma la giovane sposa del re
s'innamora di lui che è rimasto vedovo con due
bambini. Gli si offre, ma quando lui la rifiuta
diventa una belva, e grida accusandolo d'aver tentato
di violentarla. Il conte fugge con i suoi bambini, la
sua casa viene abbattuta e il re di Francia col
principe ereditario condannano lui e i suoi
discendenti a un perpetuo esilio ...grandissimi
doni promettendo a chi vivo o morto loro il
presentasse. Il figlio Luigi di nove anni viene
allora chiamato Perotto, e la figlia Violante di sette
anni si chiama Giannetta: i due bambini capiscono bene
che devono accettare qualunque umile posizione venga
loro offerta, trovandosi perfino a chieder l'elemosina
col padre. Una gran dama si offre per prender
con sé la bambina, promettendo di tenerla bene e di
darle marito. Al conte piacque molto questa
domanda e prestamente rispose di sì, e con lagrime
gliele diede e raccomandò molto. Quando poi un
maniscalco gallese gli chiese Luigi/Perotto liberamente
gliel concesse, quantunque noioso gli fosse il da
lui ripartirsi (wikisource).
Gualtieri allora passa in Irlanda e fa il fante a un
conte cavaliere. Il figlio della dama che ha accolto
Violante/Giannetta si innamora di lei che cresce in
grazia e bellezza, e sapendo che i genitori non gli
permetterebbero le nozze con una fanciulla considerata
di bassa condizione si ammala gravemente, come i
principi di fiaba:
Di che il padre e la madre del giovane portavano sì gran dolore e malinconia che di maggiore non si saria potuta portare: e più volte con pietosi prieghi il domandavano della cagione del suo male, a' quali o sospiri per risposta dava o che tutto si sentia consumare. (Ivi 389) Come la madre dell'innamorato di Pelle d'Asino, edotta dal medico che ha capito dal battito del polso del giovane all'arrivo di Violante/Giannetta di che male soffra suo figlio, la dama inglese gli dice che qualunque cosa possa farlo guarire gliela concederà. Dove si trova Luigi/Perotto una pestilenza miete tante vittime che l'unica erede rimasta pensa bene di sposare il bel giovane, che eredita la funzione di maliscalco. Dopo diciotto anni di esilio Gualtieri lascia l'Irlanda e va a vedere che ne è stato dei figli: vede Luigi maniscalco e a Londra trova Violante moglie di Giachetto d'Amiens, il quale ha compassione del povero vecchio e facendolo entrare in casa lo fa ristorare. I bambini della coppia hanno uno otto anni, l'altro è più piccolo: vanno a far compagnia al vecchio, e non vogliono tornare dal maestro. Violante li lascia con il nonno incognito. Il nonno paterno sapendo questa cosa dice che essendo la madre di umile origine era comprensibile che volessero stare con un paltoniere/mendicante. Gualtieri resta presso la figlia a badare al cavallo, e poi va in guerra col genero. La regina di Francia si ammala e prima di morire confessa il torto fatto al conte Gualtieri d'Anguersa. Il re di Francia fa un bando col quale chiede aiuto per riabilitare il nobile signore e i suoi figli. Agnizione felice, finale di fiaba, con Giachetto d'Amiens che presenta al re il conte e il figlio di lui:Ancor che grave loro paresse, di pari consentimento diliberarono di dargliele per isposa, amando meglio il figliuolo vivo con moglie non convenevole che morto sena alcuna; e così dopo molte novelle fecero. (Ivi 392) "Monsignore, ecco qui il padre e 'l figliuolo; la figliuola, ch'è mia mogliere e non è qui, con l’aiuto di Dio tosto vedrete." |
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Bernabò da
Genova, da Ambruogiuolo ingannato, perde il suo e
comanda che la moglie innocente sia uccisa; ella
scampa, ed in abito d’uomo serve il soldano; ritruova lo ’ngannatore e Bernabò conduce in Alessandria, dove lo ’ngannatore punito, ripreso abito feminile, col marito ricchi si tornano a Genova. |
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QUANTE E QUALI SONO LE RISORSE DI UNA
DONNA
Bernabò genovese vanta la
perfezione della sua dama, e la sua assoluta fedeltà.
Ambrogiuolo piacentino dice che la donna è meno
perfetta dell'uomo, meno ferma, più mobile (il duca di
Mantova!). Sarà quindi come le mogli di coloro che
considerano come difficilmente resistano alle
tentazioni. Bernabò dice che le stolte fanno come dice
Ambrogiuolo, perché non si vergognano, ...ma
quelle che savie sono hanno tanta sollecitudine
dello onor loro che elle diventan forti più che gli
uomini, che di ciò non si curano, a guardarlo; e di
queste così fatte è la mia. Ambrogiuolo allora
scommette mille fiorini d'oro contro cinquemila di
Bernabò, che voleva scommettere la testa, e dice che
in tre mesi otterrà quel che pensa, a patto che
Bernabò no navverta la sua donna. Ambrogiuolo corrompe
una domestica e si fa portare in una cassa nella
camera, ruba una sopravveste e una borsa di lei,
guardandola dormire nuda le vede un neo contornato di
peli dorati sotto un seno. Riferendolo a Bernabò,
quello non rientra nemmeno a casa e comanda a un suo
famiglio di andarla a prendere e di ucciderla per
strada. Come il cacciatore con Biancaneve ascolta la
sua supplica e la lascia andare con la promessa che
sparirà dalla circolazione. La sposa fedele si arruola
come marinaio su una nave catalana col nome di Sicuran
da Finale, ed è tanto brava che il soldano la chiede e
la ottiene dal catalano. A una riunione di mercanti
Sicuran vede la sua borsa, e chiedendo ad Ambruogiolo
di comprarla, quello ride e le racconta come l'ha
avuta. Allora Sicuran fa in modo che venga suo marito
e che Ambrogiuolo col quale ha fatto amicizia racconti
come veramente l'ha avuta. Poi chiede al sultano di
punire Ambrogiuolo, che viene legato cosparso di miele
e divorato da mosche, vespe e tafani, e di perdonare
al marito, promettendogli in cambio di far comparire
Ginevra:
I beni di Ambrogiuolo vengono dati a lei, che torna a Genova col marito e sono più ricchi di come mai siano stati, dove lei sempre è onorata come gran donna, dopo aver meritato la stima e l'affetto del soldano in abiti maschili.Fatta adunque la concession dal soldano a Sicurano, esso, piagnendo ed inginocchion dinanzi al soldano gittatosi, quasi ad una ora la maschil voce ed il piú non volere maschio parere si partí, e disse: — Signor mio, io sono la misera sventurata Zinevra, sei anni andata tapinando in forma d’uom per lo mondo, da questo traditor d’Ambruogiuolo falsamente e reamente vituperata, e da questo crudele ed iniquo uomo data ad uccidere ad un suo fante ed a mangiare a’ lupi. — E stracciando i panni dinanzi e mostrando il petto, sé esser femina ed al soldano ed a ciascuno altro fece palese, rivolgendosi poi ad Ambruogiuolo, ingiuriosamente domandandolo quando mai, secondo che egli avanti si vantava, con lei giaciuto fosse. (online) |
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Lucrezia, XLVIII del De mulieribus illustris ha gli stessi preamboli introduttivi della novella II 9. Collatino in Tito Livio (Ab urbe condita) come Bernabò in II 9 taglia i discorsi fra uomini dopo cena certo che sua moglie supera tutte le altre. In entrambe le opere, mentre la praestans in Tito Livio non è precisata, la superiorità della donna vantata è la fedeltà: caderat sermo de coniugum honestate (Elsa Filosi, 107) | ||||||
Paganino
da Monaco ruba la moglie a messer Riccardo di
Chinzica, il quale, sappiendo dove ella è, va e
diventa amico di Paganino; raddomandagliele, ed egli, dove ella voglia, gliele concede; ella non vuol con lui tornare, e morto messer Riccardo, moglie di Paganin diviene |
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IMBROGLIARE SUL DESIDERIO È CONTRO NATURA
Il vecchio giudice sposa la bella
giovane Bartolomea, e la fa stare spesso digiuna, fino
al giorno in cui il corsaro Paganin da Mare la rapisce,
e senza badare a digiuni e astensioni, la consola della
paura d'essere con lui. Quando il giudice Riccardo va
per riaverla, pagando una bella somma, lei finge di non
conoscerlo, poi, quando è sola con lui, gli dice che
certo lo conosce, ma lui non ha mai conosciuto lei: se
aveste fatto fare ai vostri contadini tante feste quante
ne avete fatte fare a colui che il mio picciol
campicello aveva a lavorare voi non avreste mai
ricolto granel di grano. (Cento libri 411) E dopo
avergli detto chiaro e tondo che non gli importa
dell'onorabilità dei parenti che l'hanno data a lui in
sposa, lo prega di andarsene, se non vuol che lei dica
che sta cercando di violentarla.Il giudice se ne va, e
accorgendosi del suo fallimento in breve tempo s'ammala
e muore. Bartolomea allora sposa Paganin da Mare. |
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Sulpicia nel De mulieribus claris (LXXXV) è analoga a Monna Bartolomea. Se c'è una ragione giusta e onorevole per affrontare un pericolo, sono preda del timore e si raggelano nel pavido petto, né sono in grado di reggersi sui termolanti piedi: ma piene di forza d'animo esibiscono quando c'è da osare qualche vergognoso misfatto. (Giovenale) Lo stesso discorso si trova nel Corbaccio. (Filosi, 138) | ||||||