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GIORNATA SETTIMA NOVELLA PRIMA Emilia racconta Gianni Lotteringhi ode di notte toccar l’uscio suo; desta la moglie, ed ella gli fa accredere che egli è la fantasima; vanno ad incantare con una orazione, e il picchiar si rimane. |
A CODA RITTA CI VENISTI A CODA RITTA TE
N'ANDRAI
Marito sempliciotto e devoto, tenuto in gran conto dai frati, moglie sveglia innamorata di un bel giovane, al quale fa sapere con un teschio d'asino rivolto verso Firenze che il marito non c'è e quindi può venire, mentre, girandolo verso Fiesole, gli fa sapere che il marito passa la notte con lei. Una sera che il marito fa ritorno diversamente dal previsto, quando l'amante, come d'accordo, bussa all'uscio, la moglie gli fa credere che sia una fantasima, e fingendo di aver imparato una preghiera per mandarla via, scende e fa così sapere all'amante sia che non può aprirgli, sia che la cena che aveva preparato può andare a prenderla a piè del pesco grosso: — Fantasima fantasima che di notte vai, a coda ritta ci venisti, a coda ritta te n’andrai; va’ nell’orto a piè del pesco grosso: troverai unto bisunto e cento cacherelli della gallina mia; pon’ bocca al fiasco e vatti via, e non far male né a me né a Gianni mio. L'amante comprende e divertito si porta a casa la cena. La prima novella della settima giornata, dedicata alle beffe delle mogli ai mariti, ha un doppio finale: saranno le ascoltatrici a scegliere quello che preferiscono, oppure a tenerli per buoni entrambi e a fare buon uso della lezione della protagonista di questa storia. Vera cosa è che alcuni dicono che la donna aveva ben vòlto il teschio dell’asino verso Fiesole, ma un lavoratore per la vigna passando v’aveva entro dato d’un bastone e fattol girare intorno intorno, ed era rimaso vólto verso Firenze, e per ciò Federigo, credendo esser chiamato, v’era venuto, e che la donna aveva fatta l’orazione in questa guisa: Fantasima fantasima, vatti con Dio, ché la testa dell’asino non volsi io, ma altri fu, che tristo il faccia Iddio: ed io son qui con Gianni mio»; per che andatosene, senza albergo e senza cena era rimaso. Ma una mia vicina, la quale è una donna molto vecchia, mi dice che l’una e l’altra fu vera, secondo che ella aveva, essendo fanciulla, saputo, ma che l’ultimo non a Gianni Lotteringhi era avvenuto, ma ad uno che si chiamò Gianni di Nello, che stava in Porta San Piero, non meno sufficiente lavaceci che fosse Gianni Lotteringhi. E per ciò, donne mie care, nella vostra elezione sta di tôrre qual piú vi piace delle due, o volete ammendune: elle hanno grandissima vertú a cosí fatte cose, come per esperienza avete udito; apparatele, e potravvi ancor giovare. |
GIORNATA SETTIMA NOVELLA SECONDA Filostrato racconta Peronella mette un suo amante in un doglio, tornando il marito a casa; il quale avendo il marito venduto, ella dice che venduto l’ha ad uno che dentro v’è a vedere se saldo gli pare. Il quale saltatone fuori, il fa radere al marito, e poi portarsenelo a casa sua. |
IL DOLO DEL DOGLIO
Il recipiente nel quale la moglie fa entrare l'amante quando il marito torna inatteso doveva somigliare più a una giara che al tino dell'immagine qui a lato, altrimenti sarebbe stato impossibile il gioco della donna che dall'esterno, china sull'imboccatura indicava al marito all'interno dove pulire il doglio/giara. Così non solo il marito non scopre il tradimento, ma pulisce il suo doglio e lo porta sulle spalle a casa dell'amante di lei: E Peronella, quasi veder volesse ciò che facesse, messo il capo per la bocca del doglio, che molto grande non era, ed oltre a questo, l’un de’ bracci con tutta la spalla, cominciò a dire: — Radi quivi, e quivi, ed anche colá — e — Vedine qui rimaso un micolino. — E mentre che cosí stava ed al marito insegnava e ricordava, Giannello, il quale appieno non aveva quella mattina il suo disidèro ancor fornito quando il marito venne, veggendo che come volea non potea, s’argomentò di fornirlo come potesse: ed a lei accostatosi che tutta chiusa teneva la bocca del doglio, ed in quella guisa che negli ampi campi gli sfrenati cavalli e d’amor caldi le cavalle di Partia assaliscono, ad effetto recò il giovenil disidèro; il quale quasi in un medesimo punto ebbe perfezione, e fu raso il doglio, ed egli scostatosi, e la Peronella tratto il capo del doglio, ed il marito uscitone fuori. Per che Peronella disse a Giannello: — Te’ questo lume, buono uomo, e guata se egli è netto a tuo modo. — Giannello, guardatovi dentro, disse che stava bene e che egli era contento: e datigli sette gigliati, a casa sei fece portare. |
GIORNATA SETTIMA NOVELLA TERZA Elissa racconta Frate Rinaldo si giace colla comare; truovalo il marito in camera con lei, e fannogli credere che egli incantava i vermini al figlioccio. |
AHI VITUPÈRO DEL GUASTO MONDO!
Così esclama Elissa introducendo il
protagonista della terza novella di questa settima
giornata, un giovane che non avendo ottenuto i favori
della donna che desiderava da laico, li ottene da frate,
essendo compare di battesimo del figlioletto di lei. La
donna sembrò convinta da questo discorso:Ma ditemi: chi è piú parente del vostro figliuolo, o io che il tenni a battesimo o vostro marito che il generò? — La donna rispose: — È piú suo parente mio marito. — E voi dite il vero, — disse il frate — e vostro marito non si giace con voi? — Mai sí — rispose la donna. — Adunque, — disse il frate — ed io, che son men parente di vostro figliuolo che non è vostro marito, così mi debbo poter giacere con voi come vostro marito. — La donna, che loica non sapeva e di piccola levatura aveva bisogno, o credette o fece vista di credere che il frate dicesse vero; e rispose: — Chi saprebbe rispondere alle vostre savie parole? La donna però non doveva essere tanto ingenua, visto che, tornato il marito mentre era in compagnia del frate, gli fece credere che il bambino aveva rischiato di morire per i vermi, e che il frate lo avevasalvato con le sue orazioni. |
GIORNATA SETTIMA NOVELLA QUARTA Lauretta racconta Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie, la quale, non potendo per prieghi rientrare, fa vista di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra. Tofano esce di casa e corre là, ed ella in casa le n’entra e serra lui di fuori, e sgridandolo il vitupera. |
MARITO UBRIACATO
Tofano ubriacato dalla moglie
dorme mentre lei incontra l'amante, nella loro casa
o in quella vicina di lui, finché, vedendo che lei
non beve, Tofano finge d'essere ubriaco e poi chiude
fuori la donna. Chiusa fuori, dal marito che intende
mostrare a tutti come lei lo tradisca, finge di
gettarsi nel pozzo e invece ci getta un pietrone. Il
marito corre a salvarla, lei entra in casa e lo
chiude fuori dicendo che si ubriaca e lo accusa di
tradimento, mentre lui strepita tanto che prima i
vicini, poi i parenti di lei accorrono...
...li quali, venuti lá ed udendo la cosa e da un vicino e da uno altro, presero Tofano e diedergli tante busse, che tutto il ruppono; poi andati in casa, presero le cose della donna e con lei si ritornarono a casa loro, minacciando Tofano di peggio. Tofano, veggendosi mal parato e che la sua gelosia l’aveva mal condotto, sí come quegli che tutto il suo ben voleva alla donna, ebbe alcuni amici mezzani e tanto procacciò, che egli con buona pace riebbe la donna a casa sua; alla quale promise di mai piú non esser geloso, ed oltre a ciò, le die’ licenza che ogni suo piacer facesse, ma sí saviamente, che egli non se n’avvedesse. E cosi, a modo del villan matto, dopo danno fe’ patto. |
GIORNATA SETTIMA NOVELLA QUINTA Fiammetta racconta Un geloso in forma di prete confessa la
moglie, al quale ella dà a vedere che ama un prete
che viene a lei ogni notte;
di che mentre che il geloso nascostamente prende guardia all’uscio, la donna per lo tetto si fa venire un suo amante, e con lui si dimora. |
CONFESSORE E CONFESSA
La donna che vuole confessarsi
è intercettata dal marito al quale dice d'essere
innamorata d'un prete che entra in casa e fa come
vuole per chissà quale sortilegio. Il marito a lungo
aspetta l'amante nelle notti fredde, poi la donna
gli svela tutto in modo tale che il geloso smette
d'esser tale.
Ravvediti oggimai e torna uomo come tu esser solevi, e non far far beffe di te a chi conosce i modi tuoi come fo io, e lascia star questo solenne guardar che tu fai, ché io giuro a Dio, se voglia me ne venisse di porti le corna, se tu avessi cento occhi come tu n’hai due, el mi darebbe il cuore di fare i piacer miei in guisa che tu non te n’avvedresti. — Il geloso cattivo, a cui molto avvedutamente pareva avere il segreto della donna sentito, udendo questo, si tenne scornato, e senza altro rispondere, ebbe la donna per buona e per savia: e quando la gelosia gli bisognava, del tutto la si spogliò, cosí come, quando bisogno non gli era, se l’aveva vestita; per che la savia donna, quasi licenziata a’ suoi piaceri, senza far venire il suo amante su per lo tetto come vanno le gatte, ma pur per l’uscio, discretamente operando, poi piú volte con lui buon tempo e lieta vita si diede. Questo ricorda il discorso della donna rapita dal demone la notte viglìilia del matrimonio che ha un filo con novantotto anelli e che chiede i loro a Sahriyar e a Shahzaman.Perché neppure le catene d'oro e d'argento e la cassa che tiene in fondo al mare posso impedire alla donna di fare quel che più le piace, se lo vuole. Così è curata la gelosia del marito, trasformandolo in complice del tradimento. |
Madonna Isabella con Leonetto standosi,
amata da un messer Lambertuccio, è da lui visitata;
e tornando il marito di lei, messer Lambertuccio con un coltello in mano fuor di casa ne manda, e il marito di lei poi Leonetto accompagna. |
LA
DONNA L'AMANTE L'INNAMORATO E IL MARITO |
GIORNATA SETTIMA NOVELLA SETTIMA Filomena racconta Lodovico discuopre a madonna Beatrice l’amore il quale egli le porta; la qual manda Egano suo marito in un giardino in forma di sé, e con Lodovico si giace; il quale poi levatosi, va e bastona Egano nel giardino. |
SINGULAR DOLCEZZA DEL SANGUE BOLOGNESE
Figlio d'un ricco mercante sente
parlare d'una bellezza bolognese e se ne innamora e
per averla divent servitore del marito di lei.
Giocando a scacchi,dopo averla lascaita vincere,
sospira, e su sua richeista, si dichiara.
O singular dolcezza del sangue bolognese, quanto se’ tu sempre stata da commendare in cosí fatti casi! Mai di lagrime né di sospir fosti vaga, e continuamente a’ prieghi pieghevole ed agli amorosi disidèri arrendevol fosti; se io avessi degne lode da commendarti, mai sazia non se ne vedrebbe la voce mia. La gentil donna, parlando Anichino, il riguardava, e dando piena fede alle sue parole, con sì fatta forza ricevette per li prieghi di lui il suo amore nella mente, che essa altressi cominciò a sospirare, e dopo alcun sospiro rispose: — Anichino mio dolce, sta’ di buon cuore... Fa entrare l'amante nel letto, poi dice al marito che Anichino è venuto a tentarla, e che lei gli ha dato appuntamento in giardino, così, se il marito si mette un suo vestito, avrà modo di vederlo. Anichino, il quale la maggior paura che avesse mai, avuto avea, e che, quanto potuto avea, s’era sforzato d’uscire delle mani della donna e centomilia volte lei ed il suo amore e sé, che fidato se n’era, avea maladetto, sentendo ciò che alla fine aveva fatto, fu il piú contento uomo che fosse mai: ed essendo la donna tornata nel letto, come ella volle, con lei si spogliò, ed insieme presero piacere e gioia per un buono spazio di tempo. Istruito da madonna Beatrice Lodovico/Anichino bastona il marito vestito da Beatrice dicendogli che la punisce perché lei ha creduto che volessetradire il suo buon signore. |
GIORNATA SETTIMA NOVELLA OTTAVA Neifile racconta Un diviene geloso della moglie, ed ella, legandosi uno spago al dito la notte, sente il suo amante venire a lei. Il marito se n’accorge, e mentre seguita l’amante, la donna mette in luogo di sé nel letto un’altra femina, la quale il marito batte e tagliale le trecce, e poi va per li fratelli di lei, li quali, trovando ciò non esser vero, gli dicono villania. |
COLTA SUL FATTO
In questa novella la moglie è
colta sul fatto, l'amante rincorso con la spada, e a
lei il marito taglia le trecce. Ma siccome la moglie
ha fatto andare al suo posto una domestica, questo
rende impossibile al marito provare il tradimento
della moglie.
Arriguccio, rimaso come uno smemorato, seco stesso non sappiendo se quello che fatto avea era stato vero o se egli aveva sognato, senza piú farne parola, lasciò la moglie in pace; la qual non solamente con la sua sagacitá fuggí il pericolo soprastante, ma s’aperse la via a poter fare nel tempo avvenire ogni suo piacere senza paura alcuna piú aver del marito. |
Lidia moglie
di Nicostrato ama Pirro, il quale, acciò che credere
il possa, le chiede tre cose, le quali ella gli fa
tutte; e oltre a questo in presenza di Nicostrato si sollazza con lui, e a Nicostrato fa credere che non sia vero quello che ha veduto. |
FAVOLA EDIPICA
Il marito ha un giovane servitore
al quale è molto affezionato, e la moglie glielo vuol
levare amandolo lei. L'amante le chiede di uccidere il
falcone da caccia, di strappargli dei peli della barba
e di levargli un dente sano. Con un gioco altrettanto
crudele si fa vedere dal marito quando giace con
l'amante.
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GIORNATA SETTIMA NOVELLA DECIMA Dioneo racconta Due sanesi amano una donna comare dell’uno; muore il compare e torna al compagno secondo la promessa fattagli, e raccontagli come di là si dimori. |
PECCATI INSIGNIFICANTI
Il che sentendo un
che m’era da lato, mi disse: — Che hai tu piú che gli
altri che qui sono, che triemi stando nel fuoco? — Oh!
— dissi io — amico mio, io ho gran paura del giudicio
che io aspetto d’un gran peccato che io feci giá. —
Quegli allora mi domandò che peccato quel fosse; a cui
io dissi: — Il peccato fu cotale, che io mi giaceva
con una mia comare: e giacquivi tanto, che io me ne
scorticai. — Ed egli allora, faccendosi beffe di ciò,
mi disse: — Va’, sciocco, non dubitare, ché di qua non
si tiene ragione alcuna delle comari! — il che io
udendo tutto mi rassicurai. — E detto questo,
appressandosi il giorno, disse: — Meuccio, fatti con
Dio, ché io non posso piú esser con teco — e
subitamente andò via. Meuccio, avendo udito che di lá
niuna ragion si teneva delle comari, cominciò a far
beffe della sua sciocchezza, per ciò che giá parecchie
n’avea risparmiate; per che, lasciata andar la sua
ignoranza, in ciò per innanzi divenne savio. |