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ADALINDA GASPARINI              PSICOANALISI E FAVOLE
LEGGERE E RILEGGERE IL DECAMERON IN TEMPO DI PANDEMIA, GUERRA E CRISI CLIMATICA

APPUNTI E NOTE DISORDINATI




AMOROSA VISIONE ANNOTAZIONI AVVERTIMENTO BIBLIOGRAFIA



MAGIA MATEMATICA MILLE E UNA NOTTE POESIA E FABULA UMANA COSA



 
ANNOTAZIONI
Nota 1 sulla ratio di questo lavoro.
La novella di Griselda prima, poi tutta la decima giornata, mi hanno invitato a rileggere integralmente il  Decameron, poi a proporre a chi lo desideri di partecipare all'immenso e raffinato piacere che la lettura di Boccaccio, Maestro italiano ed europeo, offre gratuitamente. Sono del resto gratuite tutte le cose più preziose, il cui pregio non può tradursi in un prezzo che si possa quotare in borsa, in una rendita che garantisca qualche certezza. Questo lavoro sul Decameron ha alle spalle una decina d'anni di riflessioni informali su Griselda, comincia ora l'avventura online e potrebbe fermarsi anche domani, come potrebbe suggerire di scrivere un libro, organizzare un convegno, un Piccolo Festival, una pubblica lettura (PPCQ, Prima Possibile Chissà Quando). Di certo non si può lasciare da parte nessuna delle cento novelle, pena l'impossibilità di riconoscere l'ordine segreto, il gioco algebrico e geometrico disposto da Boccaccio, come l'ordine che si può vedere nella sestina lirica e nella Divina Commedia.  L'esperienza estetica - in greco aisthèsis, da cui estetica ed estasi, significa nel greco antico percezione, sensazione, sentimento. L'esperienza estetica - non troppo lontana dall'esperienza estatica -  rivelandoci la nostra parentela col mondo, la nostra intimità con tutte le sue creature, offre una legittimazione materna e inalienabile, rispetto alla quale la legittimazione paterna è ponte necessario . (1 luglio 2022)

Vedi, in questo sito
riguardo all'estetica: Estasi laiche. Intorno a Elvio Fachinelli, 2010
riguardo all'ordine segreto, gioco numerico:
Lo ferm voler di Arnaut Daniel, 2012
"Non sanno che portiamo loro la peste", dice Lacan che Jung gli ha raccontato che Freud aveva detto così sul piroscafo che li portava in America quando loro due e Ferenczi erano in vista della Statua della Libertà. Secondo me è un falso. La psicoanalisi porta la consapevolezza della peste come condizione umana che si può sospendere ma non eliminare. Freud lo sapeva bene. Allo stesso modo la follia fa parte dell'economia psichica anche se nella maggior parte dei casi, almeno a livello individuale, non esplode. A livello collettivo la passione per le guerre, per i dittatori, per le soluzioni drastiche, attesta la presenza quasi continua della follia a livello collettivo. Jung potrebbe aver ricordato a suo modo un discorso sulla peste di Freud, che già nel 1909 gli appariva privo di speranza, mentre Jung cercava una via di salvezza come quella di cui parlano i testi alchemici. Niente in contrario se c'è chi lo sa fare.
Noi ne siamo capaci solo qualche volta, come non ne era capace Freud. Questa consapevolezza non porta la peste, ma la lucidità necessaria per contenerla o sospenderla.
La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. (Friedrich Nietzsche)
L'uomo può riuscire come ponte, come scopo può riuscire solo se Dio esiste e interviene a mandare e togliere epidemie e carestie.
Si può amare l'uomo - e la donna - come transizione e come tramonto, ma si ama facilmente come alba. Poi si amano gli animali che non sanno di ponti né di scopi se non temporanei.
E poi, amare, amare davvero, non è una scelta. È un evento che si può contrastare - di solito con poco successo - o assecondare - semplicissimo e impossibile.

Socrate ha imparato da Diotima chi sia e cosa faccia Eros
Diotima è la sola donna che porta verità in un dialogo platonico. Non parla direttamente, ma è ricordata e citata da Socrate. Gli insegna che Eros non è né divino né umano, ma qualcosa di mezzo, un grande demone, che mette in relazione cielo e terra, divino e umano, mortale e immortale. Torneremo, ovviamente, su questo tema parlando del Decameron, qui basta ricordare che la sola cosa che si sa di Diotima, è che era una sacerdotessa che aveva ottenuto dagli dei di rimandare per dieci anni la peste ad Atene. Non l'ha eliminata: ha solo - solo! - dato dieci anni di tregua agli ateniesi.
La peste a Firenze nel 1348
Il racconto di Boccaccio, che apre il Decameron, è di una durezza che non ha nulla da invidiare alle distopie dei nostri giorni. Il primo libro laico della letteratura mondiale, il primo libro che è ateo ed è religioso, quindi laico, il libro che inaugura la letteratura moderna, insuperato e insuperabile, è circondato dalla peste: da una Firenze infernale, dove ogni legge è sospesa, dove Creonte è morto e Antigone è in agonia, sette giovani donne e tre giovani uomini lasciano la città, che da ecumene si è trasformata in anecumene, per due settimane. Poi torneranno, forse, o forse non tornerannno in città, forse si ammaleranno, moriranno, forse si salveranno, il racconto vale per il tempo che dura, non ha un prima e un dopo, come noi esseri umani, anche se possiamo immaginare chi ci ha preceduto e chi vivrà dopo di noi. Siamo un ponte, un tratto, una parte, di cui non conosciamo il principio né la fine, e sappiamo che altri ci hanno preceduto e generato, e altri figli vivranno dopo di noi, i nostri germogli, che amiamo al di sopra di ogni altra cosa, come insegna Socrate che ha imparato da Diotima. Perché è e non è il nulla che ci precede e ci segue, come la peste di Atene, come la peste di Firenze, come la nostra peste.
Petrarca e i modelli eterni,
Cicerone o Apuleio

Per Renzo Bragantini, che premette come la sua sia un'affermazione azzardata, il modello del Petrarca,  "per quanto inarrivabile sia, appare oggi per tanti versi ossidato. [..] L'inalterabile parametro dei classici, l'inarrivabile protocollo della loro lezione morale sono, per lui, condizioni non trattabili.Tali principi sono da Boccaccio (indebitamente attillato in veste ciceroniana da altri, lui che è, caso mai, apuleiano), principalmente ma non solo nel Decameron, non si dice negati, meno ancora capovolti, ma fatti reagire con la mutevolezza del quotidiano, e con i problemi (morali, politici, sociali) che esso sollecita. Non occorre aggiungere che questa scelta, di genealogia non per niente dantesca, è più vicina a noi (non si dice solo con riguardo al tempo), e ha costituito il nerbo di tanta letteratura dell'Europa moderna." (Bragantini, pp. 188-189)   

L'intellettuale è potente solo se è il custode e il promulgatore di leggi immutabili ed eterne. Quanto appare svincolato da queste leggi pretese eterne – se noi non siamo eterni, come possiamo postulare leggi eterne? (esempi vissuti: la mancanza di ardore per arruolarsi per combattere in Vietnam, la fine del mito della verginità fino al giorno del matrimonio - Alatiel!) per l'intellettuale petrarchesco incrina la propria desiderabilità da parte del potere che ammantandosi delle eterne certezze garantite dall'intellettuale impone come giusto e quasi santo il proprio potere e la sopraffazione esercitata su tanti.
Socrate col dubbio permanente, col sapere che è ignoranza consapevole, urta il potere che lo elimina come corruttore dei giovani. Lettera a un professoressa secondo il babbo era un corruttore di giovani. Perché criticava il migliore dei mondi possibili, il suo.
Se il garante assoluto viene a mancare, il successo arride achi si presenta come sostenitore e corroboratore dell'identità - individuale, culturale, collettiva. Si giunge a inventare popoli mai esistiti prima, come i padani con la lega di Bossi, ritualizzata con l'ampolla dell'acqua sorgiva del fiume Po. Vivendo nel cuore della Val Padana dal 1960 al 1970, non avevo mai sentito parlare di Padania né di padani.
Ovviamente mancando un garante soprannaturale gli ab bioniani non possono scattare, e per questo i leader come Bossi rapidamente hanno successo e altrettanto rapidamente lo perdono, sia perché il loro sostegno all'identità, alla soggettivazione e al dissoggettamento nel tempo subisce un inevitabile fading, ovvero mostra la propria inconsistenza, sia perchè un altro leader coglie al volo un elemento che può funzionare come garante identitario, ovviamente di identità locali, sempre funzionanti secondo ab AF, e offre merce fresca che fa sparire quella in scadenza, che si sta dissolvendo (fading).
1. DELLA PARITÀ
1
Nelle favole e novelle, cominciando con Boccaccio (Firenze, sec. XIV), continuando con Straparola (Venezia, sec. XVI) e Basile (Napoli, sec. XVII), con Perrault (1697) e Le Mille e una notte (Parigi, inizio del XVIII secolo), poi con le fiabe popolari (Europa) e le narrazioni multimediali (tutto il mondo), sono possibili la democrazia e la parità per tutti gli esseri umani. Democrazia e parità: quale venga prima somiglia alla questione dell'uovo e della gallina.
1.1
uomini e donne
1.2
sovrani e sudditi
1.3
chierici e laici
1.4
ricchi e poveri
1.5
colti e incolti
1.6
vecchi e giovani
1.7
cristiani, ebrei e musulmani

Boccaccio è stato messo all'indice dalla Chiesa, come Rushdie è stato condannato a morte dall'Ayatollah. Ma non come si dichiara e si pensa, per blasfemia: perché svela la natura immaginaria e violenta della gerarchia, mostrando che è possibile un mondo nel quale non si crede in altro che in se stessi e nel proprio vicino: non è questo il messaggio del Cristo?
In ogni caso, la rimozione di questo racconto rivoluzionario continua quando l'Indice viene eliminato, si libera Galileo dalla scomunica, si revoca la fatwa. A scula si legge solo qualche novella blasfema, come quella di Frate Cipolla, e qjualche novella nella quale l'intelligenza è usata per tormentare un minus habens come Calandrino, o per illudere i fedeli sulla santità di ser Ciapparello. Dove Boccaccio pare raccontarci che l'intelligenza e il gusto per il linguaggio non aprono un orizzonte di speranza se non sono alleati con mètis.
La centralità dell'Eros e il pessimismo di Boccaccio sono simili a quelli di Freud. Entrambi hanno una lucidità di grado massimo impastata con un amore per la vita che è lo stesso del bambino. Amore che esige l'apertura della propria porta, l'unica dalla quale entrano la bellezza e l'orrore degli esseri viventi. Le gerarchie tentano di separare le due porte, o forse le persone che possono attingere al bello da quelle che devono attingere al brutto della vita. Ovviamente è un'illusione, anche se produce effetti di realtà. Ma a quale prezzo? sacrificando quanti altri esseri viventi e quante parti di sé che essendo anarchiche non obbediscono alle ingiunzioni gerarchiche?


POESIA E FABULA
...
ἣ γὰρ καὶ βασιλεῦσιν ἅμ᾽ αἰδοίοισιν ὀπηδεῖ.
ὅν τινα τιμήσωσι Διὸς κοῦραι μεγάλοιο
γεινόμενόν τε ἴδωσι διοτρεφέων βασιλήων,
τῷ μὲν ἐπὶ γλώσσῃ γλυκερὴν χείουσιν ἐέρσην,
τοῦ δ᾽ ἔπε᾽ ἐκ στόματος ῥεῖ μείλιχα· οἱ δέ τε λαοὶ
πάντες ἐς αὐτὸν ὁρῶσι διακρίνοντα θέμιστας
ἰθείῃσι δίκῃσιν· ὃ δ᾽ ἀσφαλέως ἀγορεύων
αἶψά κε καὶ μέγα νεῖκος ἐπισταμένως κατέπαυσεν·
τοὔνεκα γὰρ βασιλῆες ἐχέφρονες, οὕνεκα λαοῖς
βλαπτομένοις ἀγορῆφι μετάτροπα ἔργα τελεῦσι
ῥηιδίως, μαλακοῖσι παραιφάμενοι ἐπέεσσιν.
ἐρχόμενον δ᾽ ἀν᾽ ἀγῶνα θεὸν ὣς ἱλάσκονται
αἰδοῖ μειλιχίῃ, μετὰ δὲ πρέπει ἀγρομένοισιν·
τοίη Μουσάων ἱερὴ δόσις ἀνθρώποισιν.
ἐκ γάρ τοι Μουσέων καὶ ἑκηβόλου Ἀπόλλωνος
ἄνδρες ἀοιδοὶ ἔασιν ἐπὶ χθόνα καὶ κιθαρισταί,
ἐκ δὲ Διὸς βασιλῆες· ὃ δ᾽ ὄλβιος, ὅν τινα Μοῦσαι
φίλωνται· γλυκερή οἱ ἀπὸ στόματος ῥέει αὐδή.
εἰ γάρ τις καὶ πένθος ἔχων νεοκηδέι θυμῷ
ἄζηται κραδίην ἀκαχήμενος, αὐτὰρ ἀοιδὸς
Μουσάων θεράπων κλέεα προτέρων ἀνθρώπων
ὑμνήσῃ μάκαράς τε θεούς, οἳ Ὄλυμπον ἔχουσιν,
αἶψ᾽ ὅ γε δυσφροσυνέων ἐπιλήθεται οὐδέ τι κηδέων
μέμνηται· ταχέως δὲ παρέτραπε δῶρα θεάων.
...
...
se le figlie del grande Zeus scelgono uno dei re
alimentati da Zeus, e assistono alla sua nascita,
versano sulla sua lingua una dolce rugiada:
le parole che escono dalla sua bocca sanno di miele,
e tutte le genti si rivolgono a lui, che emette sentenze
nel modo giusto: parla sicuro e sapiente,
subito placa le contese, anche grandissime;
perché è per questo che i re hanno senno,
perché nell'assemblea facilmente riparano le offese
delle genti, placandole con parole delicate;
quando il re entra nell'assemblea gli si rivolgono come a un dio
con mite rispetto, brilla fra gli astanti:
questo per gli uomini è il sacro dono delle Muse;
con l'amore delle Muse e di Apollo frecce infallibili
gli uomini diventano cantori nel mondo e suonatori di cetra,
re con l'amore di Zeus; felice chi è amato dalle Muse:
dalla bocca dolce gli scorre la voce;
perché se qualcuno ha un dolore che gli opprime l'anima,
e gli dissecca anche il cuore, basta che il poeta,
alunno delle Muse, canti la gloria degli uomini primi,
e degli dei beati dell'Olimpo, perché si dissolva
l'angoscia, e si scordi del tutto le sue pene:
in un istante lo ha distolto il dono delle dee
...
Esiodo, Teogonia, vv. 81-103

Chissà se Boccaccio, il primo italiano a studiare il greco per accedere direttamente ai classici come Omero ed Esiodo, conosceva questi versi di Esiodo (Teogonia, 96-103). Certo avrebbe condiviso l'elogio della poesia, che nella sesta giornata è elogio del motto. All'elogio della poesia Boccaccio ha dedicato i quindici volumi della sua opera sulla mitologia classica (Genealogia deorum gentilium), il primo trattato di mitologia che comincia e finisce in un orizzonte tutto umano, come il Decameron..
Se Dio è assente, se si nasconde, se si ritira nel suo sabato lasciando a noi la sua creazione, come durante l'epidemia del 1348, solo nella poesia - nell'arte - possiamo sperimentare la nostra dimensione estetica ed estatica - entrambe dal greco aisthèsis. Si tratta di una dimensione impossibile da padroneggiare, come l'eros, una dimensione che non può essere tradotta in danaro, che si sottrae sia al commercio sia alla gerarchia, perché la sua dimensione è il dono. Il poeta, come il pittore, può morire di fame o essere coperto d'oro, e la sua opera può avere un valore inestimabile o esserne del tutto priva. L'opera d'arte non risponde alle ingiunzioni della gerarchia, non è neppure anarchica, precede e segue il gioco a favore del potere gerarchico e contro di esso.

Lo stesso dono è dei re e dei poeti, i primi sono alunni del signore degli dei, Giove, i secondi del cantore, Apollo, che è anche musagete, ovvero conduttore delle muse.
Convincere è l'azione di chi esercita il potere, e a questo gli serve il dono delle muse, avvincere è l'azione del poeta, del cantore, dell'artista in genere. In questo senso ricordo una breve storia delle Mille e una notte, che ha come protagonisti il califfo Harun ar-Rashid, e il poeta Abu Nuwas. Si trova nel secondo volume delle Mille e una notte della versione dall'arabo diretta da Francesco Gabrieli (pp. 391-392) e racconta che il Principe dei credenti, soffrendo d'insonnia, una notte passeggiava per i lsuo palazzo e incontrò una schiava ebbra, della quale era innamorato. Scherzando con lei, quando le cadde la tunica, il califfo le chiese di unirsi a lui, ma la schiava gli rispose che siccome non era pronta, avrebbe aspettato la sua visita la notte seguente. Quando il giorno dopo il califfo le fece annunciare la sua visita, la schiava gli mandò a dire: Il giorno cancella le parole della notte. Quando ricevette la risposta il califfo era a tavola con tre poeti, ai quali chiese di improvvisare una poesia con questa frase. Mentre i primi due improvvisarono graziosi versi, il terzo, che era il grande Abu Nuwàs, recitò questi:
L'amore è continuato e sono interrotti i convegni, ci siamo dichiarati e la dichiarazione non è servita a nulla
Una notte l'incontrai per il palazzo, ebbra, senonché l'ubriachezza era adorna di pudore;
Il manto le cadde dalle spalle lacerato e le si sciolse la sottoveste;
L'incesso le faceva tremare i glutei pesanti e il busto, quale ramoscello con due piccole melograne.
Le dissi: - Dammi una sincera promessa d'amore! - Rispose: - Domani potrai visitarmi con tutt'agio.
Quando tornai all'indomani  e le parlai della promessa, rispose: - Il giorno cancella le parole della notte.

Il califfo ordinò che fosse regalata una borsa di danari ai due primi poeti, ma ad Abu Nuwàs ordinò che fosse tagliata la testa, dicendo: - Tu eri presente con me nel palazzo stanotte! - Rispose: - Per Dio! Ho dormito in casa mia e non altrove, ma tu con le tue parole mi hai mostrato che cosa doveva contenere la poesia. Dice l'Altissimo nel Corano, ed Egli è il più veridico dei parlatori: "I poeti, che i traviati seguono, non vedi che folleggiano per ogni valle e dicono quel che non fanno?" [Sura XXVI, vv. 5-6].
Allora il califfo lo perdonò e ordinò di dargli due borse di danari.

Se lo stesso dono viene fatto ai poeti e ai sovrani, tanto che il Signore dei Credenti crede che il poeta lo abbia spiato, la ricchezza del poeta è pari a quella del sovrano. La differenza è nel suo scopo, avvincere, per un tempo limitato alla durata del canto, o della favola, per poi lasciare che chi lo ha ascoltato torni alla realtà dove vigono le gerarchie, o dove la peste sospende le gerarchie e tutte le leggi e i buoni costumi che rendono possibile la vita civile. Il poeta avvince come il buon narratore, e aiuta a dimenticare la dura realtà, quanto basta per arrivare a un nuovo tempo, nel quale l'epidemia potrebbe essere finita, come la guerra o il clima avverso.
Mentre il sovrano promette una soluzione, o almeno un ordine, il poeta propone una sospensione.


UMANA COSA
Umana cosa è avere compassione degli afflitti: chi non ha compassione, il principe Tancredi, uccide chi ama e condanna se stesso all'infelicità. La mancanza di compassione è mancanza di Eros, al suo posto si trova l'orgoglio del sovrano, che a qualsiasi prezzo difende la sua superiorità gerarchica e colpisce senza riflettere - ri-flettere: volgere nuovamente lo sguardo alla propria immagine e all'immagine dell'altro. La gerarchia esige che Eros sia subordinato all'ordine gerarchico, ma quando è priva di clemenza distrugge con l'Eros anche se stessa. Perché è per amore, anche se non solo per amore, che costruiamo e manteniamo le nostre istituzioni. Nel 1940 W. H. Auden conclude con questi versi la poesia In Memory of Sigmund Freud. Auden comprende quanto il grande pessimista abbia amato Eros e Afrodite.

                                    Over his grave
the household of Impulse mourns one dearly loved:
sad is Eros, builder of cities,
and weeping anarchic Aphrodite.
                               Sulla sua tomba
la famiglia della pulsione piange chi ha tanto amato:
è triste Eros, costruttore di città,
e piange l'anarchica Afrodite.

Il poeta durante la prima guerra mondiale sa che le gerarchie prive di Eros sono solo portatrici solo di morte e la città stessa, che vorrebbero priva di imperfezioni, cadrà sotto il loro loro peso. Alcuni poeti capiscono quel che intende Freud con la psicoanalisi meglio di molti di noi psicoanalisti.

I bambini eletti, sacrificati e salvati, e infine riconosciuti e tornati al posto che loro spettava, ricordano Gesù Bambino, e nella loro giovinezza si compie una storia di miseria e misconoscimento, e poi di prove mortali, che ricordano la vita di Gesù e il martirio dei santi. Ma non per continuare a celebrarne le virtù e le storie nascono le fiabe, e le novelle prive di reverenza verso l'autorità dei signori della Chiesa di Giovanni Boccaccio. Ma per riportare sulla terra ciò che alla terra era stato sottratto con la pretesa di portarlo  al sicuro, in un cielo riservato ai potenti. (29 novembre 2022)

The "patient Griselda" legend, e la rimozione di Boccaccio
Annotazione alla
traduzione inglese del Lai di Fresne
Consultato nel 2015, datato 1996, il saggio dimentica di citare Boccaccio, autore, non rinarratore, della fiaba/novella di Griselda, delle sue pene, del suo trionfo. Cita Petrarca, di cui abbiamo la nota che afferma di aver tradotto in latino l'ultima novella del Decameron dell'amico Boccaccio, a lui pervenuto, dicendo che era un rinarratore - reteller - per affermare che la storia fu resa immortale - immortalised - da Chaucer. Il fatto che nel Clerk's Tale il padre della letteratura inglese non abbia in alcun modo mascherato la sua funzione di rinarratore/traduttore, mantenendo i nomi dei protagonisti - citiamo solo Griselidis - non importa. Se il furto e la menzogna continuano dopo secoli nel mondo dei critici letterari, come sperare che i governanti e i fabbricanti di armi preferiscano l'onestà e il rispetto della realtà delle persone?
Ma c'è un altro aspetto legato a questo da citare brevemente, un vizio che introduciamo ricordando l'apologo del lupo e dell'agnello: il lupo afferma il suo diritto di mangiare il piccolo inerme affermando che bevendo nello stesso ruscello sporca l'acqua che lui, il lupo, sta bevendo. All'obbiezione dell'agnello, che si trova a valle rispetto al lupo, e che quindi il lupo beve a monte, il lupo replica che allora dev'essere stato il nonno dell'agnello, e senz'altro lo mangia. Allo stesso modo si ipotizza che la novella di Griselda come archetipo esistesse prima di Boccaccio, e se nessuno finora è mai riuscito a trovarla (e nemmeno il nome della protagonista figura in nessun documento) non si rinuncia alla propria convinzione, che cerca di togliere qualcosa al più grande genio della letteratura europea, e si afferma che doveva esistere in forma orale. In questo modo ci si comporta come il luopo, e si morde Boccaccio. Il quale di morsi ne ha sentiti tanti, per capirlo basta leggere il suo intervento diretto prima della quarta giornata del Decameron, quando, con un passo che avrebbe potuto commuovere Freud, racconta che nessuna educazione repressiva toglierà all'essere umano il suo desiderio erotico, con la storia delle donne che il padre chiama papere al figlio cresciuto nell'ignoranza, che avendole viste per la prima volta chiede al padre di comprarne qualcuna perché vorrebbe nutrirle. Io non voglio; tu non sai donde elle s'imbeccano -; e sentì incontanente più aver di forza la natura che il suo ingegno.
Anche la forza rivoluzionaria di Boccaccio, pur dovendoci attenere al solo Decameron, e in particolare a Griselda, ovvero a un centesimo dell'opera, ha più forza della disonestà, del campanilismo e della miopia degli studiosi come di coloro che scrivono i programmi di studio per le scuole medie, anche superiori. Come il giovane delle papere scopre con uno sguardo solo quanto il padre con gli sforzi di tre lustri ha cercato di nascondergli, così la circolazione orale - ma in questo caso anziché ipotetica molto ben documentata - della storia di Griselda dopo Boccaccio, e la sua immensa diffusione nel melodramma, nel teatro, nella pittura, riconosce a Boccaccio la paternità del motivo che porta la donna - umile, povera, incolta, plebea - allo stesso livello e anzi al di sopra dell'uomo - orgoglioso, ricco, istruito, nobile. Compimento dello Stil Novo medievale e apertura ai secoli della scienza galileiana, ipotetico-deduttiva, o sperimentale, tutta l'opera di Boccaccio, il Decameron in particolare, e segnatamente la novella di questa nota, si offre allo sguardo disincantato e disilluso del secondo millennio al quale abbiamo la fortuna o la sfortuna di prender parte, come un'occasione preziosa senza pari per riflettere sulla nostra ricchezza, i nostri debiti, le nostre ambivalenze. Forse solo ora possiamo vincere la paura di scoprire che nulla e nessuno garantisce la nostra presenza nel mondo, né la nostra bontà, né la nostra cattiveria - questa se dimostrata sarebbe fondante quando la bontà, come la fase depressiva corrisponde a quella maniacale. Da psicoanalista, o forse da essere umano innamorato della psicoanalisi perché privilegia lo sguardo che non si ritrae né sulla bellezza - come quella dei fiori alpini celebrati da Freud in Caducità o quella di Leonardo del saggio del 1910 - sono attratta da Boccaccio, poco studiato a scuola, perché vi ritrovo l'alleanza con lo stesso sguardo. La tenerezza non disdegna la compagnia con la lucidità, e l'umor nero dei giorni in cui sentiamo la vanità della nostra vita non contraddice la gioia di una scoperta, di un incontro, di uno spettacolo.
Se da una parte concordiamo col prezioso contributo di Raffaele Morabito, che pare chiudere la vana pretesa di togliere a Boccaccio la natura di primo narratore se non di inventore di Griselda, dall'altra non pensiamo che la centesima novella del Decameron sia la matrice delle fiabe che nel nostro lavoro andiamo accostando, sia quelle del tipo dell'Augel Belverde, sia quelle del tipo Contadina saggia, che a volte hanno una protagonista di nome Griselda, senza che per questo l'attante maschile abbia un nome legato a Gualtieri o sia ambientata nel Marchesato di Saluzzo.
Pensiamo alla centesima novella del Decameron, il cui primo narratore è certo Boccaccio, come a un attrattore, non un genitore, piuttosto una specie di nutrice, di mecenate, che grazie alla sua immensa e ininterrotta circolazione europea, dalla traduzione latina di Petrarca in poi, sia in forma di novella, sia in forma di opera teatrale, opera figurativa, quadro, affresco o cassone nuziale, ha protetto e favorito la diffusione altrettanto ampia, estesa fino al Medio Oriente, dei due tipi di fiaba che vedono una sposa umile messa alla prova. Nel caso della fiaba dell'Augel Belverde all'attante femminile viene chiesto l'impossibile, e pur soddisfacendo la richiesta la giovane sposa viene calunniata e considerata bugiarda, i figli le vengono sottratti come se dovessero morire, prima che, alla fine, la sua innocenza e i suoi meriti vengano finalmente riconosciuti. La differenza strutturale fra questa fiaba e la centesima novella del Decameron è che mentre in questa le prove vengono imposte dal nobile potente sposo - il re, quasi sempre - nella fiaba la persecuzione è agita da figure femminili - regina madre, sorelle gelose, streghe prezzolate - totalmente assenti nella novella di Boccaccio. Nel caso della fiaba della contadina saggia, dove come si diceva l'attante femminile si può addirittura chiamare Griselda, manca la persecutrice femminile, è presente come nell'Augel Belverde il ripudio della sposa, mentre la parità di intelligenza, se non una superiorità fiabesca di Griselda rispetto al regale sposo, è accostabile al pieno riconoscimento di Boccaccio alla donna. L'attante protagonista della fiaba della contadina saggia sceglie di non farsi sottomettere dallo sposo, al quale è pari, che non esita a gabbare amorevolmente per mostragli la propria verità.
Ricordando brevemente le interpretazioni - prima fra tutte quella di Francesco Petrarca - che vedono Griselda come l'anima, e Gualtieri come Dio che mette alla prova la fede dell'essere umano, accostando quindi Griselda al biblico Giobbe, ci basta per ora richiamare l'interpretazione dottrinale del Cantico dei Cantici come un dialogo fra Cristo e la Chiesa, come se fosse facile convincerci che sia plausibile che la Chiesa chieda a Cristo di baciarla coi baci della sua bocca, perché il suo amore è migliore del vino, e superiore a quella degli aromi la sua fragranza. Ma ancora meno dell'accostamento di Griselda a Giobbe ci convince quello di Gualtieri a Dio, per quando il Dio di Giobbe paia altrettanto indifferente ai dolori del suo fedele.
Quel che l'Augel Belverde non presenta è la crudeltà agita da Gualtieri contro il sentimento materno di Griselda: i figli vengono dati alle acque dalla suocera e dalle sorelle invidiose e l'ira dello sposo, quando si manifesta, si basa sull'ingannevole convinzione che la sposa invece dei meravigliosi figli promessi abbia dato alla luce degli animali.
Come sembra sapere Boccaccio, la pena più grande che un uomo può infliggere alla sua donna è ferirla nella sua maternità, che nella fiaba dell'Augel Belverde accade perché il re, andando in guerra, affida la sposa proprio a sua madre e alle sorelle di lei. Si tratta di una mancanza di potenza maschile, che anziché proteggere la sposa la pone in balia delle invidiose, possesso dal quale nemmeno la giovane regina è in grado di difendersi.
Crediamo che l'immenso ininterrotto successo di Griselda, e dei due tipi di fiabe accostabili alla novella di Boccaccio, dipenda dalle ambiguità dell'idealizzato e sacralizzato patto matrimoniale fra uomo e donna. Come se queste strutture narrative permettendo l'emergere sia della grazia che della disgrazia del matrimonio e della filiazione, fenomeni idealizzati e sacralizzati quanto nessun'altra relazione fra esseri umani, consentissero una fluidificazione, sulla soglia fra coscienza e inconscio, luogo sottile e vastissimo dove abitano le favole o novelle o storie che dir le vogliamo, della nostra adesione incondizionata come della nostra altrettanto feroce distruzione di queste istituzioni universali, irrinunciabili quanto conflittuali.
Così, accingendoci a raccontare il nostro viaggio con Griselda, l'Augel Belverde e la Contadina saggia, che implica l'attraversamento di mille anni di storia letteraria e non solo, e la visita a ogni paese del mondo dove la storia è arrivata e ha germogliato, sentiamo di servire gli interessi della psicoanalisi, che sono gli interessi di quanto in noi stessi, e di quanto nella società, resta escluso, emarginato nella migliore delle ipotesi, condannato come capro espiatorio a morte o alla reclusione dietro le mura del manicomio o dietro al muro invisibile dei trattamenti farmacologici. Ne vale la pena? O siamo irrimediabilmente sessantottini, incapaci quindi di rinunciare al progetto sia cattolico sia comunista sia psicoanalitico, di far dissolvere queste mura? Quelle fisiche dei manicomi sono state sostituite da quelle invisibili dei farmaci e del perbenismo del political correct. Ma noi esseri umani non possiamo vivere se non emarginando o sacrificando qualcuno? Non possiamo sentirci normali se non classifichiamo come malato qualcun altro?
Quesito che restando come un monito ineliminabile, non impedisce di ascoltare la protesta che da dentro e da fuori di noi chiede ascolto e cura. Le voci che ascoltiamo sono quelle di chi sembra falso, e forse non si emenda per lasciare intatto il sentimento di giustizia di chi lo condanna o lo esclude, come il capro espiatorio che si offre alle frecce del carnefice, come Sebastiano alle frecce dei persecutori romani. Durante una visita agli Uffizi mio figlio bambino, guardando un martirio di San Sebastiano mi chiese dov'era legato, e quando io gli risposi che non lo era, mi chiese: E allora, perché ci sta?
Ci si può allontanare, se si vuole, se si accetta il rischio che né Dio, né il genitore, né altro ci garantisca. Sospesi e vorticando, come il nostro pianeta, non abbiamo garanzia che tratti di una situazione garantita, e non sappiamo chi ci fa girare come una bilia fra le dita di un bambino. Ma finché giriamo senza soccombere alla confusione che a volte ci umilia dalla nostra stessa testa, possiamo rileggere Boccaccio, e quanto di intimamente connesso ci capita di osservare, per condividerlo con chi ha gusti simili ai nostri.

ORDINE MAGICO MATEMATICO

Chissà se c'è qualcosa nell'ordine delle novelle del Decameron, nel succedersi dei narratori, nel rapporto con i giorni della settimana, sotto l'influsso dei relativi pianeti, che ha a che fare con il quadrato magico, presumibilmente di ordine 9, lo stesso numero centrale per Dante, che diventa 10 completandolo l'unità, come sono 99 i canti della Divina Commedia più il primo introduttivo. ll rapporto fra il quadrato magico in base 6 e la sestina lirica composta da Arnaut Daniel è stato presentato nel convegno internazionale Dante: Divan et Divine Comédie, organizzato da Oedipe le salon - Nomade. Ecriture de la psychanalyse...livres, auteurs (Firenze, 2-3-4 novembre 2012; vedi in questo sito Tan m'abellis vostre cortes deman. Vedi anche, "Tan m'abellis vostre cortes deman. Formazione amorosa come peregrinatio e periclitatio/Formation de l'amour comme peregrinatio et periclitatio", in Œdipe à Florence. Dante: divan et divine comédie/ Edipo a Firenze. Dante: divano e divina commedia, Paris: Éditions des crépuscules 2014, pp. 124-143)

Di certo un genio come Boccaccio, che nell'Amorosa visione costruisce l'acrostico più grande del mondo - fino a prova contraria - e mette la sua opera esplicitamente in relazione con la Divina Commedia, non ha lavorato meno di Dante sulle corrispondenze numeriche. La struttura matematico-magica aveva per i trobadores come per gli stilnovisti anche la funzione di nobilitare i componimenti in lingua volgare, in modo che fossero trattati con la stessa dignità di quelli latini. Non dimentichiamo che Petrarca stesso contava più sulla fama che gli avrebbero dato le opere in latino che su quella del Canzoniere, e che Boccaccio dopo il Decameron sceglierà il latino la sua Genealogia deorum gentilium.
La lirica amorosa e la matematica venivano in gran parte dagli Arabi di Sicilia e di Spagna, e formavano un ponte fra l'antichità classica, e la contemporaneità medievale e umanistica. Gli arabi formavano questo ponte, nutriti della cultura della Grecia classica come di altre culture orientali. La biblioteca di Alessandria d'Egitto potrebbe aver rappresentato il mezzo per questo immenso scambio culturale, del quale siamo ancora troppo poco consapevoli. Una maggiore frequentazione di Giovanni Boccaccio potrebbe aiutarci a curare questa ignoranza.
Ipotesi: il totale delle novelle rappresenta la falsità della storia col punteggio più alto?
Il più sincero sarebbe Dioneo che è anche il primo in ordine alfabetico, e che come Boccaccio dalla seconda giornata chiede e ottiene di dire la verità
che nella decima giornata è una doppia verità, dato il commento di Dioneo stesso sul vestito che avrebbe potuto ottenere Griselda tornando a casa in camicia
Ma di che rapporto vero/falso si tratterebbe?
L'interessante della tabella con i numeri è che lega un aspetto della novella - vero/falso - all'ordine di chi racconta in base all'ordine alfabetico del suo nome
Come pensavo la prima giornata può restare fuori, perché c'è un gioco sul numero 9, e quindi la prima giornata sarebbe fuori dal computo.
Nei simboli astrologici, l'arco è la Luna, l'anima, Psiche; il cerchio è il Sole, lo spirito, Eros; la croce è la Terra, inerte se sola, presente in tutti i simboli dei pianeti. Quindi il simbolo unico caratterizza i luminari, oltre alla Terra, mentre i pianeti sono tutti rappresentati da due dei tre combinati, con l'eccezione di Mercurio, l'androgino, costituito dal cerchio solare che poggia sulla croce terrestre ed è sormontato dall'arco lunare. Così Venere è il cerchio dello spirito che sovrasta la materia che a sua volta la spinge e ne costituisce la base, viceversa Marte ha la croce - poi freccia - che sta sopra al cerchio, vale a dire la materia che sta sopra allo spirito ma ne è sorretta. Giove è l'arco lunare che sta sulla croce terrestre, mentre Saturno è al contrario la croce terrestre sull'arco lunare.  

Il giorno della sesta giornata è mercoledì, giorno sacro a Ermes/Mercurio, nel quale si narra dell'intelligenza che con un motto supera un ostacolo, ed è proprio l'intelligenza personificata dalla dea Mètis, madre di Atena, destinata a generare un figlio superiore al padre, e incorporata - ingoiata - da Zeus quando è incinta di Atena, in modo che per sempre gli insegni quel che solo lei vede, e che serve al debole per sconfiggere il forte. Se Boccaccio leggeva Esiodo, conosceva questa storia, in ogni caso il valore mercuriale apre le novelle: il narrare dell'onesta brigata avrebbe potuto cominciare in qualunque giorno della settimana, e non può essere casuale che cominci di mercoledì, giorno di Mercurio, quando le reggitrici sono Pampinea e Elissa.

Nella cerchia neoplatonica di Lorenzo il Magnifico, della quale facevano parte sia Botticelli, sia Marsilio Ficino, Mercurio, Venere e Giove si chiamavano le tre grazie, perché il loro influsso era comunque positivo, propizio. Siccome le giornate sono due volte cinque, avrebbero influssi propizi il mercoledì, il giovedì e il venerdì, vale a dire la prima, la seconda, la terza, la sesta, la settima, l'ottava; sarebbero invece sotto influssi nefasti le novelle del lunedì e del martedì, vale a dire la quarta, la quinta, la nona e la decima. A me vengono però molte obiezioni: se si intende la cosa in maniera semplice di certo non torna, ma potrebbe essere molto complessa. Chi è stato capace di immaginare e realizzare l'enorme acrostico dell'Amorosa visione può aver immaginato una struttura di estrema complessità per il Decameron.

TABELLA DELLE GIORNATE E DI CHI RACCONTA
zoom
100%

Novella
prima
Novella seconda
Novella
terza
Novella quarta
Novella quinta
Novella
sesta
Novella settima
Novella ottava
Novella
nona
Novella decima
Si ragiona e si racconta:
Giornata prima
Panfilo
Neifile
Filomena Dioneo
Fiammetta
Emilia
Filostrato
Lauretta
Elissa
PAMPINEA
Pampinea reggente di quello che più aggrada a ciascheduno
Giornata seconda Neifile
Filostrato
Pampinea
Lauretta Fiammetta
Emilia
Panfilo
Elisa
FILOMENA
Dioneo
Filomena reggente di chi da diverse cose infestato sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine
Giornata
terza
Filostrato
Pampinea
Filomena Panfilo
Elissa
Fiammetta
Emilia
Lauretta
NEIFILE
Dioneo
Neifile reggente di chi cosa molto desiderata con industria acquistasse o la perduta recuperasse
Giornata
quarta
Fiammetta
Pampinea
Lauretta Elissa
Filomena
Panfilo
Emilia
Neifile
FILOSTRATO
Dioneo
Filostrato reggente di coloro i cui amori ebbero infelice fine
Giornata
quinta
Panfilo
Emilia
Elissa Filostrato
Neifile
Pampinea
Lauretta
Filomena
FIAMMETTA
Dioneo Fiammetta reggente di ciò che ad alcuno amante, dopo fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse
Giornata
sesta
Filomena
Pampinea
Lauretta Neifile
Panfilo
Fiammetta
Filostrato
  Emilia   
ELISSA
Dioneo Elissa reggente di chi con leggiadro motto si riscosse o con pronta mossa fuggì perdita, pericolo o scorno
Giornata
settima
Emilia
Filostrato
Elissa Lauretta
Fiammetta
Pampinea
Filomena
Neifile
Panfilo
DIONEO
Dioneo reggente delle beffe che per amore o per salvamento di sé le donne hanno fatto a’ lor mariti
Giornata
ottava
Neifile
Panfilo
Elissa Emilia Filostrato
Filomena
Pampinea
Fiammetta
LAURETTA
Dioneo Lauretta reggente di quelle beffe che sempre o donna a uomo o uomo a donna o l’uno a l’altro si fanno
Giornata
nona
Filomena
Elissa
Filostrato Neifile
Fiammetta
Panfilo
Pampinea
Lauretta
EMILIA
Dioneo Emilia reggente di quello che a ciascuno gli piace e di quello che più gli aggrada
Giornata
decima
Neifile
Elissa
Filostrato Lauretta
Emilia
Fiammetta
Pampinea Filomena
PANFILO
Dioneo
Panfilo reggente di chi liberalmente o magnificamente cosa operasse intorno a' fatti d’amore o altra cosa



TABELLA DELLE GIORNATE E DI CHI RACCONTA COL NUMERO E IL CONTO RELATIVO ALL'ORDINE ALFABETICO DEI LORO NOMI
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100%

Novella
prima
Novella seconda
Novella
terza
Novella quarta
Novella quinta
Novella
sesta
Novella settima
Novella ottava
Novella
nona
Novella decima

Si ragiona e si racconta:
Giornata prima
Panfilo
10
Neifile
8
Filomena
5
Dioneo
1
Fiammetta
4
Emilia
3
Filostrato
6
Lauretta
7
Elissa
2
PAMPINEA
9
55
Pampinea reggente
di quello che più
aggrada a ciascheduno
Giornata seconda Neifile
8
Filostrato
6
Pampinea
9
Lauretta
7
Fiammetta
4
Emilia
3
Panfilo
10
Elissa
2
FILOMENA
5
Dioneo
1
55
Filomena reggente di chi da diverse cose infestato sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine
Giornata
terza
Filostrato
6
Pampinea
9
Filomena
5
Panfilo
10
Elissa
2
Fiammetta
4
Emilia
3
Lauretta
7
NEIFILE
8
Dioneo
1
55
Neifile reggente di chi cosa molto desiderata con industria acquistasse o la perduta recuperasse
Giornata
quarta
Fiammetta
4
Pampinea
9
Lauretta
7
Elissa
2
Filomena
5
Panfilo
10
Emilia
3
Neifile
8
FILOSTRATO
6
Dioneo
1
55
Filostrato reggente
di coloro i cui amori ebbero infelice fine

Giornata
quinta
Panfilo
10
Emilia
3
Elissa
2
Filostrato
6
Neifile
8
Pampinea
9
Lauretta
7
Filomena
5
FIAMMETTA
4
Dioneo
1
55
Fiammetta reggente di ciò che ad amante, dopo fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse
Giornata
sesta
Filomena
5
Pampinea
9
Lauretta
7
Neifile
8
Panfilo
10
Fiammetta
4
Filostrato
6
  Emilia

ELISSA
2
Dioneo
1
55
Elissa reggente di chi con leggiadro motto o con pronta mossa fuggì perdita, pericolo o scorno
Giornata
settima
Emilia
3
Filostrato
6
Elissa
2
Lauretta
7
Fiammetta
4
Pampinea
9
Filomena
5
Neifile
8
Panfilo
10
DIONEO
1
55
Dioneo reggente delle beffe che per amore o per salvamento di sé le donne hanno fatto a’ lor mariti
Giornata
ottava
Neifile
8
Panfilo
10
Elissa
2
Emilia
3
Filostrato
6
Filomena
5
Pampinea
9
Fiammetta
4
LAURETTA
7
Dioneo
1
55
Lauretta reggente di beffe che sempre o donna a uomo o uomo a donna o l’uno a l’altro si fanno
Giornata
nona
Filomena
5
Elissa
2
Filostrato
6
Neifile
8
Fiammetta
4
Panfilo
10
Pampinea
9
Lauretta
7
EMILIA
3
Dioneo
1
55
Emilia reggente di quello che a ciascuno gli piace e di quello che più gli aggrada
Giornata
decima
Neifile
8
Elissa
2
Filostrato
6
Lauretta
7
Emilia
3
Fiammetta
4
Pampinea
9
Filomena
5
PANFILO
10
Dioneo
1
55
Panfilo reggente di chi liberalmente o magnifica-mente operasse intorno a' fatti d’amore o altra cosa

67
64
51
59
50
61
67
56
57
18
550

=0
+12
+9
-4
+4
-5
+6
+12
+1
+2
-37


Il totale 550 è ovviamente lo stesso sia per i valori verticali che per quelli orizzontali, dato che ogni membro dell'onesta brigata racconta ogni giorno.
Potrebbe avere o non avere un senso la differenza rispetto a 55 per ciascuna novella.
Non è detto che il gioco matematico del Decameron si basi sull'ordine alfabetico dei nomi di chi racconta.

TABELLA DELLE GIORNATE, DEI LORO PIANETI E DI CHI VI REGNA
zoom
100%

GIORNO
PIANETA
REGGENTE

SI RAGIONA E SI RACCONTA
NOTE
G I
mercoledì
Mercurio
Pampinea
9
di quello che più aggrada a ciascheduno La forza dell'ingegno vince la forza del braccio o della gerarchia
G II
giovedì
Giove
Filomena
5
di chi da diverse cose infestato sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine







G III
domenica
Sole
Neifile
8
di chi cosa molto desiderata con industria acquistasse  o la perduta recuperasse
G IV
lunedì
Luna
Filostrato
6
di coloro i cui amori ebbero infelice fine
Sottoposti alla sorte
G V
martedì
Marte
Fiammetta
4
di ciò che ad alcuno amante, dopo fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse Finale felice nel giorno di Marte
G VI
mercoledì
Mercurio
Elissa
2
di chi con leggiadro motto si riscosse o con pronta mossa fuggì perdita, pericolo o scorno La forza dell'ingegno vince la forza del braccio o della gerarchia
G VII
giovedì
Giove
Dioneo
1
delle beffe che per amore o per salvamento di sé le donne hanno fatto a’ lor mariti







G VIII
domenica
Sole
Lauretta
7
di quelle beffe che sempre o donna a uomo o uomo a donna o l’uno a l’altro si fanno
G IX
lunedì
Luna
Emilia
3
di quello che a ciascuno gli piace e di quello che più gli aggrada Sottoposti alla sorte
G X
martedì
Marte
Panfilo
10
di chi liberalmente o magnificamente cosa operasse intorno a' fatti d’amore o altra cosa Finale felice nel giorno di Marte




55



TABELLE DELL'ORDINE DELLE NOVELLE NELLE GIORNATE SECONDO CHI RACCONTA


GIORNATA
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X



Pampinea
10
3
2
2
6
2
6
7
7
7
52
-3

Filomena
3
9
3
5
8
1
7
6
1
8
51
-4

Neifile
2
1
9
8
5
4
8
1
4
1
43
-12

Filostrato
7
2
1
9
4
7
2
5
3
3
43
-12

Fiammetta
5
5
6
1
9
6
5
8
5
6
56
+1

Elissa
9
8
5
4
3
9
3
3
2
2
48
-7
1
Dioneo
4
10
10
10
10
10
10
10
10
10
94
+39

Lauretta
8
4
8
3
7
3
4
9
8
4
58
+3

Emilia
6
6
7
7
2
8
1
4
9
5
55
0

Panfilo
1
7
4
6
1
5
9
2
6
9
50
-5


55
55
55
55
55
55
55
55
55
55
550
0

NOVELLA
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10

Pampinea

III-IV-VI
II


V-VII
VIII-IX-X


I
5/10
Filomena
VI-IX

I-III

IV
VIII
VII
V-X
II

7/10
Neifile
II-VIII-X
I

VI-IX
V


IV-VII
III

6/10
Filostrato
III
II-VII
IX-X
V
VIII

I-VI

IV

7/10
Fiammetta
IV



I-II-VII-IX
III-VI-X

VIII
V

5/10
Elissa

IX-X
V-VII-VIII
IV
III


II
I-IX

6/10
Dioneo



I





II-III-IV-V-VI-VII-VIII-IX-X
2/10
Lauretta


IV-VI
II-VII-X


V
I-III-IX
VIII

5/10
Emilia
VII
V

VIII
X
I-II
III-IV
VI
IX

8/10
Panfilo
I-V
VIII

III
VI
IV-IX
II

VII-X

7/10


QUADRATI MAGICI D'ORDINE NOVE
37
78
29
70
21
62
13
54
5
6
38
79
30
71
22
63
14
46
47
7
39
80
31
72
23
55
15
16
48
8
40
81
32
64
24
56
57
17
49
9
41
73
33
65
25
26
58
18
50
1
42
74
34
66
67
27
59
10
51
2
43
75
35
36
68
19
60
11
52
3
44
76
77
28
69
20
61
12
53
4
45
15
58
29
34
63
49
74
41
6
7
27
31
81
23
76
80
18
26
38
8
30
71
47
20
21
78
56
73
19
25
42
10
33
50
65
52
22
55
72
1
45
60
28
16
70
79
35
39
66
2
48
17
24
59
14
64
69
12
77
3
51
68
11
46
36
61
53
40
43
4
54
32
75
67
13
9
62
37
44
5
57
Quadrato magico (Peter Hermes Furian, 2017)
Quadrato magico di Villa Albani (1766)

In questi due quadrati magici in base 9, la costante magica o costante di magia è 369, somma dei numeri di ogni colonna, di ogni riga e di entrambe le  diagonali
Moltiplicando la costante magica del quadrato magico perfetto per il suo ordine si ottiene la somma di tutti i suoi numeri (369*9=3.321)
Il numero di righe o colonne di un quadrato magico è detto ordine del quadrato
Per formare un quadrato di ordine n (in questo caso di ordine 9) occorrono n al quadrato numeri interi (in questo caso 9*9=81)




AMOROSA VISIONE


MILLE E UNA NOTTE
Giornata VIII, Novella 9. Buffalmacco e Bruno fanno credere a un mediocre medico di avere accesso a un mondo favoloso, così ricco che già ricorda le feste paradisiache delle Notti arabe. Ma il particolare che sembra preso dalle Mille e una notte è l'ingiunzione al medico, di non nominare il nome di Dio, se non vuole che si chiuda rovinosamente e per sempre l'accesso al piacere infinito di cui crede l'esistenza come crede che Bruno e Buffalmacco vi abbiano accesso. La rovinosa invocazione a Dio in più di una novella della raccolta araba è interdetta, anche in quella della montagna magnetica, mi sembra.
Giornata X, Novella 9. Il letto volante è fratello del tappeto volante delle Mille e una notte, ed è la probabile fonte del volo notturno della novella di Straparola della sposa che per riavere il marito che si è fermato nelle Fiandre ricorre a una maga che evoca un diavolo che la porta avanti e indietro da Firenze alle Fiandre. I voli notturni nella raccolta araba sono possibili per i jinn, geni, demoni, nella novella IX della X giornata da un negromante, nella novella cinquecentesca da un diavolo. La protagonista di Straparola, nella finale agnizione, dice che è stato un angelo, perché se dicesse che, stanca di pregare senza ottenere nulla, è ricorsa a una strega che ha evocato i diavoli dell'inferno, verrebbe bruciata come strega.

AVVERTIMENTO
Oltre i banali ricordi del liceo, avendo letto solo qualche novella, mi par di ricordare Calandrino, Frate Cipolla, Chichibio e la gru con una e due gambe, avendo visto il film di Pasolini, che mi è piaciuto meno delle sue Mille e una notte, tetro anche quando c'è da ridere, con attori che non parlano come i personaggi di Boccaccio, ci pensavo poco. Poi succede che non so come leggo la novella di Griselda, che mi pare una variante della fiaba presente in tutta Europa dell'Augel Belverde, una delle mie preferite, già pubblicata da Straparola nel Cinquecento.  Comincio a chiedermi come sia possibile che nel XIV secolo una vicenda di persecuzione immeritata e subita dalla protagonista, della novella come della fiaba, avvenga senza alcun ricorso alla magia né a entità trascendenti, per poi essere rinarrata con una nascita magica - bambini gemelli o fratelli con una stella in fronte o una collana d'oro visibile sotto la pelle, che alla fine tornano dai genitori mentre la madre viene liberata e restaurata nella sua posizione regale, mentre l'Augel Belverde che dà nome alla fiaba svela tutti i segreti rendendo possibile il finale felice.

Il mio interesse per la centesima novella del Decameron mi ha portato a cercare un certo numero di versioni della fiaba collegata a Griselda - l'eroina perseguitata alla quale vengono strappati i figli, accusata di non essere degna della posizione regale nella quale l'ha pur messa il legittimo sovrano, che grazie a un lungo itinerario doloroso alla fine riottiene i figli che nel frattempo sono cresciuti e viene riconosciuta come degnissima sposa - ipotizzando una parte di Fabulando dedicata proprio a Griselda. Le immagini qui sotto possono dare un'idea del lavoro tentato da me e da Claudia Chellini, con lei abbiamo portato avanti Fabulando, e non solo. Claudia aveva preparato un0animazione, che io non sono in grado do recuperare


Una semplice occhiata all'immagine di destra sarà sufficiente per farsi un'idea della quantità e della qualità delle rinarrazioni di Griselda e dell'Augel Belverde, a partire dalla centesima novella del Decameron, rinarrata da letterati della levatura di Chaucer e Lope De Vega, messa in scena a teatro da Gozzi, opera lirica a Venezia, e poi innumerevoli altre rinarrazioni in tutta l'Europa, e fiaba popolare, sia nella storiadell'Augel Belverde, sia nelle storie della contadina saggia, che il re caccia  perché corregge una sua sentenza, e che riporta accanto a sé vedendo il suo amore e la sua capacità di non recriminare.
Ma nel Decameron non è solo la centesima novella a suggerire che il lavoro di Boccaccio potrebbe aver lavorato il campo delle narrazioni tanto che il genere fiaba ne riprende  


____________________
© Adalinda Gasparini
Online dal 18 luglio 2022
Ultima revisione 23 ottobre 2022

LAVORI IN CORSO