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CACCIA
DI DIANA (1333-1337) |
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Matteo Bosisio, Fenomenologia
dell' 'amore mezzano' e senso del pudore nella Caccia
di Diana e nella Comedia delle ninfe
fiorentine. https://griseldaonline.unibo.it/article/view/9208/9 http://www.controappuntoblog.org/2017/12/21/boccaccio-la-caccia-di-diana-by-matteo-bosisio-testo-completo-e-tanto-boccaccio/ |
[N]el
poemetto in terzine della
Caccia il narratore, durante
una giornata primaverile, racconta di
aver sentito una voce che chiamava a raccolta le più
belle donne della corte angioi-na, invitandole a
servire Diana (I). Il narratore segue le donne e le
osserva da lontano mentre costoro si di-vidono in
gruppi e iniziano a cacciare (II-XV). Arrivato
mezzogiorno, la divinità richiama le seguaci al suo
cospetto per riposarsi e fare insieme sacrifici in
onore di Giove. Ma a questo punto le donne si
ribellano e chiamano in soccorso Venere (XVI), la
quale interviene e ricompensa le donne facendo
uscire alcuni giova-ni dalle
fiamme del rogo sacrificale
(XVII). In conclusione il
narratore confessa di essere
stato un cervo, tramutatosi in
uomo proprio assistendo al miracoloso intervento di
Venere (XVIII). (P. 1, n. 3) |
FILOCOLO
(1336-1340) |
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Florio e
Biancofiore (Erprofessor) |
Florio, figlio del
Re di Spagna e Biancofiore, un’orfana, si amano dopo
essere cresciuti insieme. Per l’opposizione dei
sovrani spagnoli che mandano Florio in giro per
l’Europa a studiare e vendono Biancofiore ad un
ammiraglio d’Oriente, i due giovani sono costretti ad
affrontare molte peripezie e disgrazie che li
dividono, ma alla fine, dopo numerosi viaggi di Florio
alla ricerca dell’amata, con lo pseudonimo di
Filocolo, si ritrovano e la storia termina con un
lieto fine. |
A me pare simile
al romanzo antico o bizantino, dove gli amanti, dopo
aver incontrato innumerevoli peripezie, pervengono al
lieto fine come nelle fiabe. |
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PRIMO ROMANZO IN
PROSA IN LINGUA ITALIANA |
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FILOSTRATO
(1337-1339) |
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DECAMERON |
Etimo
approssimativo: provato, sconfitto d'amore. Nome di uno dei tre narratori del
Decameron, reggente della quarta giornata,
quella degli amori infelici |
Erprofessor |
L’importanza del
Filostrato è nella scelta metrica, l’ottava rima, otto
versi endecasillabi con rima ABABABCC (6 versi rima
alternata, gli ultimi due baciata) che sarà della
narrazione epico-cavalleresca dal ’400 al ’600. |
Erprofessor |
Le fonti di questo
testo sono il Roman de Troie di Bernoit de Saint-Maure
e l'Historia troiana di Guido delle Colonne della fine
del XIII secolo. Il giovane Boccaccio è attratto dalla
letteratura cortese anche se i riferimenti sono
classici. Più che la poesia epica attraggono Boccaccio le chanson
medievali, di argomento classico, ma dense d'amore e
d’avventura |
TESEIDA
DELLE NOZZE D'EMILIA (1339-1340) |
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Decameron |
Emilia è la
narratrice del Decameron reggente della nona giornata,
lunedì, nella quale ciascuno ragiona di quel che più
gradisce e gli piace |
Erprofessor |
Teseo muove guerra
contro le Amazzoni, le sconfigge e sposa la loro
regina Ippolita, che porta insieme con sé ad Atene la
sorella Emilia. In seguito ad un’altra guerra contro i
Tebani, Teseo conduce con sé, sempre ad Atene, due
amici: Arcita e Polemone. Ambedue s’innamorano di
Emilia e nasce fra loro una forte rivalità, tanto da
giungere ad un duello. Teseo, per risolvere la
questione, indice un torneo, dove i due, ciascuno con
cento cavalieri, si fronteggeranno. Al vincitore andrà
in sposa Emilia. Arcita vince, ma per le gravi ferite
riportate è sul punto di morire. Allora chiama l’amico
e gli offre la donna ancora vergine. |
Erprofessor |
E’ il primo poema
epico-cavalleresco della letteratura italiana.
Boccaccio è consapevole di essere il primo e cerca di
colmare la lacuna rifacendosi ai grandi poemi epici
classici. |
Erprofessor,
invocazione alle Muse, incipit |
O Sorelle
Castalie, che nel monte Elicona contente dimorate d’intorno al sacro gorgoneo fonte, sottesso l’ombra delle frondi amate da Febo, delle quali ancor la fronte spero d’ornarmi sol che ’l concediate, le sante orecchie a’ miei preghi porgete, e quegli udite come voi dovete. E’ m’è venuta voglia con pietosa rima di scriver una storia antica, tanto negli anni riposta e nascosa, che latino autor non par ne dica, per quel ch’i’ senta, in libro alcuna cosa. |
PRIMA OPERA ETICA
IN VOLGARE |
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NINFALE
D'AMETO O COMEDIA DELLE NINFE FIORENTINE
(1341-1342) |
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Matteo Bosisio, Fenomenologia
dell' 'amore mezzano' e senso del pudore nella Caccia
di Diana e nella Comedia delle ninfe
fiorentine. https://griseldaonline.unibo.it/article/view/9208/9 |
Nella Comedia
[...] – caratterizzata dall’alternanza di
prosa e terzine – la vicenda è ambientata in
Etruria, dove Ameto scorge una schiera di ninfe
devote a Venere, e si innamora della loro guida Lia
(III), che richiama l’omonimo personaggio
dantesco. Dopo quell’incontro
fortuito Ameto rivede
l’amata in una seconda
occasione e chiede aiuto
alle ninfe per raffinare
la propria rozza natura
(IX). Lia acconsente e stabilisce che le sei
compagne esporranno a turno
la loro personale storia
d’amore (XV-XVII): al
termine di ogni narrazione
Ameto si immagina di essere l’amante
delle ninfe, sognando di poterle conquistare. Per
ultima, però, interviene Lia, la quale pronuncia un
inno in favore di Cibele, simbolo della Chiesa; alla
fine compare Venere, per ordine della
quale le giovani gettano
Ameto in una fonte
(XL-XLIV). Il protagonista,
una volta purificato, comprende
quanto fosse brutale la sua esistenza e fa ritorno
nella sua abitazione (XLV-XLVIII). L’opera viene
chiusa dall’intervento del poeta, che confessa di
aver osservato direttamente il prodigioso accaduto
(L). (P. 1-2, n. 3) |
Ameto, un rozzo
pastore, un giorno incontra delle ninfe devote a
Venere e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno
della festa della dea le ninfe si raccolgono intorno
al pastore e gli raccontano le loro storie d’amore.
Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e
comprende così il significato allegorico della sua
esperienza: infatti le ninfe rappresentano la virtù e
l’incontro con esse lo ha trasformato da essere rozzo
e animalesco in uomo. |
|
FIABE |
Cunto de li cunti:
Nardiello, che s'incanta a guardare le fate e alla
fine diventa un bellissimo giovane. Comunque è il
motivo della Bella e la bestia. La bestia deve aver
accanto una bella, e aspettare che lei lo ami come
bestia perché possa umanizzarsi. Non è la stessa cosa
fra Griselda e Gualtieri? Non è l'accettazione lieta
di tutto il marito che lo umanizza, come umanizza
Gualtieri quando gli viene da piangere? |
La struttura
dell'opera anticipa quella del Decameron: una volta
che Ameto avrà dichiarato l’amore per Lia,
quest’ultima inviterà le altre ninfe, nelle ore calde
della giornata a raccontare le loro vicende d’amore.
Vi è cioè l’idea di raccontare delle storie
all’interno di una cornice. Anche qui è evidente
l’influenza di Dante: ne è spia l’allegoria delle
virtù nelle ninfe. |
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PRIMA OPERA
PASTORALE |
|
AMOROSA
VISIONE (1342) ACROSTICO |
|
Domenico Ciampoli |
L'opera è
introdotta da tre sonetti, i primi due sonetti
caudati, le code dei quali sono rispettivamente di tre
e due versi, mentre il terzo sonetto è di venticinque
versi. Nell'insieme contengono 2031 lettere, che,
prese nell'ordine, sono le prime lettere delle 2031
terzine dei cinquanta canti del poema. Il terzo verso della coda del primo sonetto - Giovanni è di Boccaccio da Certaldo - non fa parte dell'acrostico: Nelli tre infrascritti sonetti si contengono per ordine tutte le lettere principali de' rittimi della infrascritta Amorosa Visione. E però che in quelli il nome dell'autore si contiene, altrimenti non si cura di porlo. Scrive che Boccaccio formò un acrostico, imitando i provenzali. (https://archive.org/details/amorosavisione00bocc/page/1/mode/1up)Scrive che Pampinea era il nome che Boccaccio dava a una delle sue amanti napoletane, |
1833, Firenze | a proposito del
terzo sonetto, caudato e rinterzato, il curatore non
conosce il componimento - forse provenzale? - e annota
che pur chiamandosi sonetto è piuttosto una
ballata. Ma ti pare che Boccaccio non
distinguesse un sonetto da una ballata? |
OPERE DERIVANTI DA
QUESTA |
F. Petrarca, I trionfi (1351-1374); G. Chaucer, La casa della fama (The House of Fame) (1378-1380) |
|
datazione: non
prima del 1341, non dopo il 1342 |
Internet archive |
Amorosa visione.
Poemetto in terza rima di Giovanni Boccaccio:
Prefazione di D. Ciàmpoli. Lanciano: Carabba 1911 https://archive.org/details/amorosavisione00bocc/page/1/mode/1up?view=theater |
Digilander |
Amorosa visione https://digilander.libero.it/il_boccaccio/boccaccio_amorosa_visione.html |
Erprofessor |
Il
protagonista (Boccaccio stesso) è colpito da una
freccia da Cupido. S’addormenta e sogna di trovarsi in
un bosco dove incontra una donna, Fiammetta. che lo
porta di fronte ad un castello che ha due porte, una
stretta, che conduce alle virtù, l’altra larga
promette fama e ricchezza. Convinto da due giovani, il
protagonista imbocca la seconda e attraversa sale dove
sono dipinte i vizi e le virtù. Quindi raggiunge una
fontana, le cui figure rimandano le virtù cardinali, i
tre tipi d’amore (carnale, venale, puro) e tre animali
(superbia, avarizia, lussuria). Quindi si trova in un
giardino, dove vede tre donne e tra di esse Fiammetta.
S’allontanano in luogo solitario e cerca di
possederla. A questo punto finisce il sogno e la guida
lo rimprovera affermando che potrà avere Fiammetta
dopo aver imboccato la via delle virtù. |
Mango, Carducci |
Giosuè Carducci:
"Ben vero è che la Visione è esemplata su le forme
della Commedia; e, come nota il Carducci, « la visione
è la stessa, ma ai dannati ai santi agli angeli
sottentrano i poeti gli eroi le ninfe: il fine del
viaggio è in terra: i tre mondi sono quelli della
scienza, della gloria e dell'amore. » (cit. da Mango,
Ai parentati di 0. B. in Certaldo, Roma,
Ferino, 1884, p. 67. [Cit da Francesco Mango Acrostici
della amorosa visione; Genova, Tip. di Angelo Ciminago
1898) |
Mango, Camillo
Antona-Traversi e vari |
[L']
Antona-Traversi, che la illustrò storicamente, osserva
che l'Amorosa Visione «è la sfinge boccacesca , che
provoca e sfida tutti gli studiosi delle opere di lui;
e quanti fino ad oggi hanno scritto su tale argomento
non sono riusciti a svelarne l'enimma. I più, anzi,
disperano di trovare il bandolo, e « accusano l'autore
di contradizione e di mistero ». E il Crescini, che ne
studiò l'allegoria , la chiama «opera oscuramente
allegorica. » Dunque i critici tedeschi più illustri
negli studi sul Boccaccio e i due italiani, che
particolarmente si occuparono dell'Amorosa Visione,
senza « forse » la giudicarono oscura al par
dell'autore. |
Mango |
XII. Dagli
Acrostici si può ricavare la cronologia approssimativa
della concezione del poema. Nel primo de' sonetti, che
si potrebbero dire il preludio del poema, è detto che
l'occasione in cui fu composto, fu l'avere vista
fuggevolmente la sua donna. Rimirandovi un dì
subitamente.
[...]Ma se non si può determinare il giorno che l'Amorosa Visione fu concepita, si può ammettere col Carducci che fu « il poema prima concepito dal Boccaccio se non prima finito. » E si aggiunga che, se l'incontro del Boccaccio con la figlia di Roberto segui agli 11 di aprile del 1338, secondo il Witte e il Korting, se ne può inferire che il poeta concepì l'idea di « compilare » la Visione prima di questo anno. (pp. 22-23) [gli studi citati da Mango pongono come arco di tempo per la composizione 1341-1343] |
Mango | [Claricio
affermache i sonetti furono scritti prima dell'Amorosa
Visione, potrebbero esser rimasti segreti per tutelare
Maria D'Aquino. Mango da parte sua afferma che] la Visione
è anteriore a' sonetti, cosa evidente a chi sappia la
natura dell'acrostico. |
Dizionario Treccani | acròstico1 s. m. [dal gr. tardo ἀκρόστιχον, comp. di ἄκρος «estremo» (v. acro-) e στίχος «verso3»] (pl. -ci). – Tipo di poesia in cui le iniziali dei singoli versi, lette nell’ordine, formano una parola o frase (detta anch’essa acrostico), per es. il nome dell’autore o della donna amata, il titolo di un’opera o altro; fu molto diffuso fra i Greci dell’età ellenistica, poi nella poesia latina cristiana, medievale e bizantina in soggetti sacri e profani (nella poesia italiana è famoso l’acrostico formato dai capoversi delle terzine dell’Amorosa visione del Boccaccio, che costituiscono la dedica del poemetto a Maria d’Aquino). |
Adalinda | In realtà quel che
è inconcepibile è che i sonetti siano stati scritti
dopo. Se è vero che Boccaccio non li pubblicò perché
era troppo evidente il riferimento a Maria d'Aquino, è
altrettanto evidente che li scrisse prima, e poi, o
anche subito dopo, se non contemporaneamente, venne il
poema. Acrostico è sia il componimeno che contiene
tutte le iniziali che quello che le comprende come
capoversi, code o altro. Penso anzi che un'opera da
acrobata mago della lingua come questa sia stata
concepita insieme, sonetti dedicatori e poema di
cinquanta canti. Se è vero che i sonetti contengono
riferimenti troppo diretti a Fiammetta/Maria d'Aquino,
il poema circolando permetteva di declamare i sonetti
- prendendo la lettera iniziale di ogni capoverso e
del verso di coda. I sonetti dedicatori costituiscono
la chiave. La spiegazione potrebbe essere che Boccaccio desiderava parlare di quel che gli dettava il cuore con Madonna Fiammetta, e lo faceva occultando la parte più allusiva del discorso. La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie (Hugo von Hofmansthal) Alla superficie, nell'iniziale di
ogni capoverso di ogni terzina del poema e
nell'iniziale del verso che forma la coda di ogni
canto.
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DE
MONTIBUS, SILVIS, FONTIBUS, LACUBUS, FLUMINIBUS,
STAGNIS SEU PALUDIBUS ET DE DIVERSIS NOMINIBUS MARIS -
DE MONTIBUS - LIBRO DEI MONTI (1357-1360) |
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Manlio Pastore
Stocchi, a cura di |
Tutte le
opere,voll. VII-VIII,II, Milano, Mondadori, 1998, pp.
1815-2122. |
Internet
Archive. WayBackMachine |
I.
De montibus; II.
De silvis; III.
De fontibus; IV.
De lacubus; V.
De fluminibus; VI.
De stagnis et paludibus; VII.
De diversis nominibus maris; Conclusioni |
Filologicamente, ci sono
giunti due codici dell'opera: la Redazione A, che
oscilla tra il 1357 e il 1360; e la Redazione B,
databile intorno al 1373, cosa che ci permette di
constatare come il Certaldese lavorò al prontuario
geografico fino alla morte. La fortuna del De Montibus (ma anche della Genealogia che si era conclusa con la stessa dicitura) è durata fino al '700 in Italia perché era la massima enciclopedia per la comprensione del mondo classico. Vittore Branca ha recensito 64 testimoni, numero che sottolinea l'importanza dell'opera presso i primi umanisti. |
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La fortuna del De Montibus (ma anche della Genealogia che si era conclusa con la stessa dicitura) è durata fino al '700 in Italia perché era la massima enciclopedia per la comprensione del mondo classico. Vittore Branca ha recensito 64 testimoni, numero che sottolinea l'importanza dell'opera presso i primi umanisti. | |
https://griseldaonline.unibo.it/article/view/12210/13458 | |
DECAMERON (1349-1361) | |
Il "Decameron Web"
vent'anni dopo: bilanci e prospettive. Pubblicato il
15 dicembre 2021. Abstract L’attuale pandemia ha riportato alla ribalta il capolavoro di Boccaccio per le analogie con il contesto della «mortifera pestilenza [...]nelle parti orientali incominciata» e la condizione di isolamento della «gentile brigata» che fa da cornice al novellare. A vent’anni dalla sua creazione anche il Decameron Webè stato di riflesso oggetto di rinnovato interesse, e da questo prendiamo lo spunto per bilancio di questo esperimento, nato in parte come edizione digitale, in parte come portale per una lettura euna didattica divulgativa e collaborativa. Dopo una breve riflessione su ‘ciò che è ancora vivo e ciò che è morto’(leggi obsoleto) oggi nel Decameron Web, delineiamo alcune prospettive per un suo potenziale rilancio, concentrandoci in particolare su due aspetti: le prospettive attuali per una riconfigurazione del portale al servizio di una comunità allargata di lettori, studiosi e studenti e la progettazione di nuovi strumenti che arricchiscano la visualizzazione del mondo del Boccaccio.Parole chiave: obsolescenza; collaborazione; XML;ArcGIS;GeoJSON.Massimo Riva: Brown University di Providenceriva@brown.eduÈ ordinario di StAbstractudi italiani e media moderni alla Brown University di Providence (Rhode Island, Usa). Sin dagli anni novanta, ha ideato vari progetti in rete, tra cui: il Decameron Webe il Garibaldi Panoramae il Risorgimento Archive, riuniti nel VirtualHumanities Lab. In fase di completamento, una monografia digitale intitolata Italian Shadows. A Curious History of Virtual Reality, progetto della Brown Digital Publications Initiative, sostenuta dalla Fondazione Mellon, che verrà pubblicata dalla Stanford University Press nel 2021.Michael Papio: University of Massachusetts Amherstpapio@umass.eduProfessore ordinario di Studi italiani e medievistica alla University of Massachusetts Amherst (Usa). |
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Umana cosa è
aver compassione degli afflitti: e come che a
ciascuna persona stea bene, a coloro è
massimamente richesto li quali già hanno di
conforto avuto mestiere e hannol trovato in
alcuni; fra’ quali, se alcuno mai n’ebbe bisogno o
gli fu caro o già ne ricevette piacere, io sono
uno di quegli. Per ciò che, dalla mia prima
giovanezza infino a questo tempo oltre modo
essendo acceso stato d’altissimo e nobile amore,
forse più assai che alla mia bassa condizione non
parrebbe, narrandolo, si richiedesse, quantunque
appo coloro che discreti erano e alla cui notizia
pervenne io ne fossi lodato e da molto più
reputato, nondimenomi fu egli di grandissima
fatica a sofferire, certo non per crudeltà della
donna amata, ma per soverchio fuoco nella mente
concetto da poco regolato appetito: il quale, per
ciò che a niuno convenevole termine mi lasciava
contento stare, più di noia che bisogno non m’era
spesse volte sentir mi facea. Nella qual noia
tanto rifrigerio già mi porsero i piacevoli
ragionamenti d’alcuno amico e le sue laudevoli
consolazioni, che io porto fermissima opinione per
quelle essere avenuto che io non sia morto. |
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Difficile non
pensare agli Otto paradisi di Amir Khusrau da Delhi
(Hasht
Behesht) con la distribuzione delle
narrazioni - e di chi narra - nei diversi giorni della
settimana. Successione: Mercurio, Giove, Sole, Luna,
Marte. Fede, Speranza e Carità sono le tre virtù teologali, che corrisponderebbero ai tre narratori del Decameron, mentre le sette virtù capitali, che vincono i sette peccati capitali, sarebbero le sette narratrici. |
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BUCCOLICUM
CARMEN (1349-1367) |
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Buccolicum
carmen |
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CORBACCIO
(1354-1355) |
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Giovanni Boccaccio |
tra l'altre lor
vanità, quando molto sopra gli uomini si vogliono
levare, dicono che tutte le bone cose son femmine:
le stelle, le pianete, le muse, le virtù, le
ricchezze; alle quali, se non che disonesto sarebbe,
null'altro vorrebbe rispondere se non: Egli è vero
che son tutte femmine, ma non pisciano" (Elsa
Filosi 145) Le donne senza una fisionomia particolare
rimandano all'astrattezza delle idee, sono incorporee:
capelli biondi, occhi cerulei sguardo perso nel vuoto,
forme morbide, atti delicati. |
DE
CASIBUS VIRORUM ILLUSTRIUM (1355-1360) |
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Zaccaria (2001,
41) |
Struttura
complessa, rispetto a quella semplice del De
mulieribus claris; che include anche biografie
femminili; Boccaccio "immagina che ombre di personaggi
illustri gl iappaiano nei loro abiti da vivi, ma
affranti e laceri, colpiti dalla sventura, mentre
nella propria stanza è intento allo studio e alla
meditazione; e che gli chiedano di essere ascoltati e
tramandati alla memoria dei posteri" |
Vittore Branca, Il
Sole 24 ore, 17 marzo 2002 |
[A proposito della
fine di Romulda] "è una scena violenta e corrusca,
orrorosa e macabra, acre di letto e di stalla e di
sudire, grondante di sangue e di sesso, di libidine e
di vendetta" e che fa pensare "alla grandiosa atrocità
barbarica di certo teatro elisabettiano e del Tito
Andronico shakespeariano. P 48 |
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TRATTATELLO
IN LAUDE DI DANTE (1357-1361) |
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DE
MULIERIBUS CLARIS (1361-1363) |
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La poetessa Faltonia Betizia Proba insegna la storia del mondo dalla creazione tramite la sua opera 'Cento vergilianus de laudibus Christi'. Miniatura di un manoscritto del XV secolo del De mulieribus claris, Autore Robinet Testard. | |
Giovanni Boccaccio |
De
mulieribus Claris. Traduzione dal latino di
Donato Albanzani (1397) (I-XXXIX) Volgarizzamento dell’opera di messer Boccaccio De claris mulieribus rinvenuto in un codice del xiv secolo dell’archivio cassinese pubblicato per cura e studio di d. Luigi Tosti Monaco della badia di Montecassino, seconda edizione, Milano per Giovanni Silvestri, 1841 Prima opera nella letteratura mondiale dedicata alle donne che hanno fama. |
Elsa
Filosa |
Tre studi sul
De mulieribus claris. (2012) Si considera la prima opera neolatina che tenta di fondere la cultura greca e quella romana intese nella loro ideale unità. Certe aggiunte inserite al momento di dedicarlo ad Andrea Acciaiuoli, potente alla corte napoletana, non moralizzano in senso medievale il De mulieribus claris, non ritrattano quindi secondo l'A. e Vittorio Zaccaria (1967), che l'A. cita, ma servono a rendere il libro gradito senza riserve alla dedicataria, che gli assicura una circolazione amplissima in Europa, dimostrata dal numero dei manoscritti che lo riproducono, dalle traduzioni e dalle imitazioni. Clarus significa famoso, non è un giudizio di valore etico. Del 2003 è la prima monografia sull'opera (Stephan Kolsky), lontano dal femminismo che accusa Boccaccio di misoginia, e dalla tendenza di occuparsi del De mulieribus in funzione delle imitazioni successive. L'A. intende legare la fase giovanile e quella senile di Boccaccio, destituendo la visione dicotomica di un giovane bello e affascinante, pieno di erotismo e licenzioso, e di un vecchio convertito, succube del Petrarca, convertito, rigido e moralista. Il De mulieribus non è uno scritto erudito, storico e moraleggiante, ma un "fiore di racconti piacevoli" (Natalino Sapegno), opera letteraria e narrativa. L'A. intende mostrare come Boccaccio conferisca alle donne un corpo e una psicologia, grazie alla sua forza narrrativa e lla riscoperta dei classici originari. Fino a Boccaccio sia le eroine classiche che le sante sono rappresentate da una sola azione, da un unico attributo: con tinte piatte e tratti privi di spessore. Nella Divina Commedia ci sono 41 donne, e secondo Kolsky (2003) queste potrebbero essere state un punto di partenza per il De mulieribus. Boccaccio si ispira al genere degli uomini illustri (Petrarca citato) e per primo crea il genere delle biografie femminili. [Adalinda: A proposito della critica femminista che considera misogino Boccaccio: nel Decameron, e anche nel De mulieribus, le donne sono eccellenti sia nel bene sia nel male. La parità è questa: se la donna è idealizzata la parità non può esistere. Idealizzata è l'eroina del melodramma ottocentesco.] Boccaccio nel De mulieribus abbandola la struttura complessa del Decameron utilizzando quella biografica e cronologica medievale. Questa opera può essere considerata umanistica, seppur di un umanesimo ancora aurorale ... per il recupero delel fonti greche e per quella commistione di antichità intesa nuovamente come l'insieme di letteratura greca e latina. Nel De mulieribus claris Boccaccio fa uso dell'argumentum che significa fatti inventati che avrebbero potuto essere successi veramente (Argumentum est ficta res quae tamen fieri potuit), mentre fabula significa narrazione di cose immaginarie, e historia narrazione di cose realmente avvenute. Come il Decameron è dedicato a una donna, e ha le stesse funzioni. De Paulina romana femina (XCI) torna in Lisetta (Decameron IV 2) (Filosa 90) Lucrezia (XLVIII) ha gli stessi preamboli introduttivi della novella di madonna Zinevra (II 9). Boccaccio parla delle prostitute dicendo che talora la loro scelta dipende da una incuria delle loro madri, e non fa un valore assoluto della castità e della verginità : Quam ob rem non semper meretricum aspernanda memoria est, quin imo, dum ob aliquod virtutis meritum se fecerint memoratu dignas latiori letiorique sint preconio extollende, cum in eis hoc agat comperta virtus (De mulieribus L) A p. 138 descrive le donne che sono pavide nel rispondere a una richiesta del marito, mentre affrontano qualuqnue pericolo, compreso il mettersi in mare, se voglio seguire un amante. Filosa, 138 accosta questo brano a Giovenale al Decameron e al Corbaccio, nonche alla novella di Paganin del mare. I meccanismi della beffa sono presenti sia nel Decameron sia nel De mulieribus claris. A volte la beffa è la stessa: la fuga per mare. Anche l'oggetto del desiderio è lo stesso: ritrovare l'amato. Ma mentre nell'opera latina l'amato è il legittimo consorte nel Decameron l'amato è l'amante, nel De mulieribus claris è il legittimo marito - come nella novella di Straparola della sposa volante da Firenze alle Fiandre. Per Filosi De mulieribus è un'opera rivoluzionaria che rappresenta donne in carne ed ossa, segna un punto di rottura nella rappresentazione stereotipica della donna, proiettando la figura femminile in una nuova prospettiva più intimamente psicologica e più umana, oltre che - se si può dire - umanistica. (142) |
Giovanni Boccaccio |
O femineum decus
neglexisse muliebria et studiis maximorum vatum
applicuisse ingenium! Verecundentur segnes et de se
ipsis misere diffidentes; que, quasi in ocium et
thalamis nate sint, sibi ipsis suadent se, nisi ad
amplexus hominum et filios concipiendos alendosque
utiles esse, cum omnia que gloriosos homines faciunt,
si studiis insudare velint, habeant cum eis comunia
(De mul., LXXXVII 3; Antonia minore, figlia di Marco
Antonio) Onore alle femmine che hanno dimenticato le faccende donnesche e hanno applicato il loro ingegno allo studio dei massimi poeti! Si vergognino quelle indolenti e tristemente prive di fiducia in se stesse: come se fossero nate per l'ozio del talamo, da sé si convincono di non servire ad altro che all'amplesso degli uomini e al concepimento e al nutrimento dei figli, mentre, se volessero applicarsi seriamente agli studi, avrebbero tutto ciò che rende gli uomini eccellenti. (trad.nostra) [Boccaccio parla delle prostitute dicendo che talora la loro scelta dipende da una incuria delle loro madri, e non fa un valore assoluto della castità e della verginità :] Quam ob rem non semper meretricum aspernanda memoria est, quin imo, dum ob aliquod virtutis meritum se fecerint memoratu dignas latiori letiorique sint preconio extollende, cum in eis hoc agat comperta virtus (De mulieribus L) |
Stephen Kolsky |
(citato da Filosa
153) Boccaccio's secularized presentation of women
in De mulieribus claris is one of the
foundational - and richly complex and enigmatic -
text for our modern discourse on women, inaugurating
a literary genre that flourished in the early modern
period. |
Attilio Hortis |
(citato
da Filosa 153) E la donnina col visetto chino,
dalla tinta di rosa impallidita, gli occhi di
colomba semichiusi, velati, è ella ormai cancellata
dal cuore degli amanti? No; ella viveva ancora
nell'arte pittorica che andava ancor sognando col
medio evo, finché Leonardo da Vinci aperse quegli
occhi semichiusi e sulle labbra, atteggiate prima a
un'estasi di pianto, impresse il bacio vitale che
creò il sorriso della Gioconda. Tardi fioriscono le
arti figurative, dopo che la letteratura ha già
portato frutti maturi; e due secoli interi dovranno
attendere che il Tiziano dipinga sulle tele le
voluttuose donne descritte da Giovanni Boccaccio. Ma non può essere così semplice. Intanto Boccaccio poteva scrivere il Decameron senza committente, mentre i pittori non potevano farne a meno, poi il pubblico delle immagini era formato da tutti coloro che potevano accedere a quell'immagine, mentre il pubblico dei racconti era più limitato. I canterini dei cantimbanchi, il cui pubblico è paragonabile a quello dell'arte figurativa, riprendono Boccaccio e presentano fiabe, ma siamo apputno nel XV secolo e anche nel XVI. Quello dello scrittore è un laboratorio provato, quello del pittore e dello scultore è la piazza della città, la chiesa, il palazzo comunale. |
Maria Teresa
Casella |
(citato da Filosa
156) Il De mulieribus claris non meno di
altre opere erudite del Boccaccio, presenta
un'intelaiatura di citazioni classiche implicite,
cioè sottaciute, nelle cui laglie l'autore [...] ha diffuso le
ricchezze della sua inesauribile vena narrativa e
descrittiva. |
Il concetto di
claritas è sganciato dalla virtù come dal vizio |
|
Filosa |
Su 106 donne 68
(64%) sono modelli positivi che le letterici
potrebbero imitare; mentre 18 (17%) sono esempi
negativi e comprendono Venere inventrice dei
postriboli, Niobe e la papessa Giovanna esempi di
superbia, omicide e pluriomicide, Medea, Clitemnestra,
Atalia, Olimpia, Agrippina madre di Nerone; la
manipolatrice Sabina Poppea e la maliziosa Deianira,
Elena, Pocri [Procri?] avara, Circe, Flora, Cleopatra,
Semiamira e Faustina Augustealussuriose, Paolina
vanagloriosa. Solo 6 donne sono cristiane, percentuale
minima nel De mulierinbus come nella Familiare XXI
8 di Petrarca. L'innovazione più importante e nella quantità di donne artisce e studiose. La prostituta Leena temendo di cedere alle torture, si taglia la lingua con un morso. Avevo sentito da Sandro Gimigliano questo morso come di Giordano Bruno in risposta alla proposta di abiurare sul rogo. |
Filosa | In conclusione
l'A. afferma la novità tematica e narrativa di
Boccaccio, ne descrive l'immenso successo in tutta
Europa, ne osserva la 'normalizzazione' nei secoli
successivi. Con il De mulieribus claris Boccaccio
fu il primo a intuire questo bisogno [pubblico
di lettori femminile] e questa nuova tendenza,
vero capostipite dei numerosi, futuri apologeti del
genere femminile. Così conclude l'A. E se invece Boccaccio avesse intuito la parità fra uomini e donne? Per quresto nel Demulieribus ci sono esempi negativi, per questo non tutte le donne del Decameron sono celebrate come virtuose o amabili, e sono punite senza pietà se disprezzano il desiderio maschile. |
BIBLIOGRAFIA |
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EDITORE |
DATA |
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corrette su i testi a penna. Edizione I. Vol. XIV. Amorosa Visione di Giovanni Boccaccio Nuovamente corretta su i manoscritti |
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Natascia Tonelli | Perché narrando il duol si
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|
Nelli tre infrascritti sonetti si contengono per ordine tutte le lettere principali de' rittimi della infrascritta Amorosa Visione. E però che in quelli il nome dell'autore si contiene, altrimenti non si cura di porlo. I sonetti sono questi. | |||||
DEDICATORIA [ACROSTICO] Testo a cura di Domenico Ciampoli, 1911; pp. 7-9 [1343]Il testo è inattendibile, le varianti nelle iniziali (canti XX-XXI o XXII) non corrispondono alle iniziali dei capoversi. |
Digilander Boccaccio OM; segue Vittore Branca che segue Claricio 1521 | ||||
Primo sonetto, caudato con una
terzina, nel cui terzo endecasillano il nome
dell'autore si contiene, che non fa parte
dell'acrostico |
|||||
Mirabil cosa forse la presente visïon vi parrà, Donna gentile, a riguardar, sì per lo nuovo stile, sì per la fantasia, ch'è nella mente. Rimirandovi un dì subitamente bella, leggiadra et in abit'umile, in volontà mi venne con sottile rima tractar parlando brievemente. Adunque a voi, cui tengo donna mia et chui senpre disio di servire, la raccomando, Madama Maria; e prieghovi, se fosse nel mio dire difecto alcun, per vostra cortesia correggiate amendando il mio fallire. Cara Fiamma, per cui 'l core ò caldo, que' che vi manda questa Visïone Giovanni è di Boccaccio da Certaldo. |
-1 |
Mirabil cosa forse
la presente vision vi parrà, donna gentile, a riguardar, sì per lo nuovo stile, sì per la fantasia ch'è nella mente. Rimirandovi un dì subitamente bella, leggiadra et in abit'umile, in volontà mi venne con sottile rima tractar parlando brievemente. Adunque a voi, cui tengho donna mia et chui senpre disio di servire, la raccomando, Madama Maria; e prieghovi, se fosse nel mio dire difecto alcun, per vostra cortesia correggiate amendando il mio fallire. Cara Fiamma, per cui 'l core ò caldo, que' che vi manda questa Visïone Giovanni è di Boccaccio da Certaldo. |
A B B A A B B A C D C D C D E F E |
Sonetto coda, terzina |
4 4 3 3 3 |
totale versi |
17 |
||||
Secondo sonetto, caudato con un
distico |
|||||
Il dolce immaginar che 'l mio chor
face della vostra biltà, Donna pietosa, recam'una soavità sì dilectosa che mecte lui con mecho in dolcie pace. Poi quando altro pensier questo disface, piangemi dentro l'anima angosciosa, cercando come trovar possa posa, et sola voi disiar le piace. Et
però volend'i' perseverare Questo
mi mosse, donna, a compilare Fatele
onor secondo il su' valore, |
-1 +1 |
Il
dolce inmaginar che 'l mio chor face Et
però volend'i' perseverare Questo
mi mosse, donna, a compilare Fatele
onor secondo il su' valore, |
A B B A A B B A C D C D C E E C |
Prima quartina Seconda quartina Prima terzina Seconda terzina Coda, distico |
4 4 3 3 2 |
Totale versi |
16 |
||||
Terzo sonetto, caudato con una terzina
e rinterzato, con inserimento di otto settenari; due
in ciascuna quartina, dopo il primo e il terzo
endecasillabo, uno in ciascuna terzina, dopo il
secondo endecasillabo, due nella coda, dopo il
primo e il secondo verso. I settenari sono in corsivo. |
|||||
O chi che voi vi siate, o gratïosi animi virtuosi, in cui amor come 'n beato loco celato tene il suo giocondo focho, i' vi priego c'un poco prestiate lo 'ntellecto agli amorosi versi, li quali sospinto conposi forse da disiosi voler troppo 'nfiammato; o se 'l mio fioco cantar s'imvischa nel proferer broco, o troppo è chiaro o roco, amendatel' acciò che ben riposi. Se in sè fructo o forse alcun dilecto porgesse a vo', Lector, ringratïate colei, la cui biltate questo mi mosse ad far come subgiecto. E perchè voi costei me' conosciate, ella somigli' Amor nel su' aspecto, tanto c'alcun difecto non v'à a chi già 'l vide altre fiate; E l'un dell'altro si gode di loro, ond'io lieto dimoro. Rendete a lei il meritato alloro, E più non dic'omai, perchè decto mi par aver assai. |
-1+1 |
O chi che voi vi
siate, o gratiosi animi virtuosi, in cui amor come 'n beato loco celato tene il suo giocondo focho, i' vi priego c'un poco prestiate lo 'ntellecto agli amorosi versi, li quali sospinto conposi forse da disiosi voler troppo 'nfiammato; o se 'l mio fioco cantar s'imvischa nel proferer broco, o troppo è chiaro o roco, amendatel acciò che ben riposi. Se in sé fructo o forse alcun dilecto porgesse a vo' lector, ringratiate colei la cui biltate questo mi mosse a ffar come subgiecto. E perché voi costei me' conosciate, ella somigli' Amor nel su' aspecto, tanto c'alcun difecto non v'à a chi già 'l vide altre fiate; e l'un dell'altro si gode di loro, ond'io lieto dimoro. Rendete a llei 'l meritato alloro! E più non dico 'mai, perché decto mi par aver assai. |
A A B B B A A A B B B A C D D C D C C D E E E F F |
prima quartina, rinterzata seconda quartina, rinterzata prima terzina, rinterzata seconda terzina, rinterzata coda, terzina rinterzata con due settenari |
6 6 4 4 5 |
totale versi |
25 |
||||
totale dei versi dei tre sonetti |
47 |
||||
totale dei caratteri dei tre sonetti,
trascritti ora (2.10.2022) eliminando spazi e segni
d'interpunzione |
1502 |
||||
I, II,
III, IV, V , VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV,
XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX; XXI, XXII, XXIII, XXIV,
XXV: 29 terzine (87 vv) + 1 coda di 1 verso (vv
iniziali 30 * 25 canti), iniziali acrostico |
750 |
vv. |
2200 |
||
XXVI, 30
terzine + 1 v; iniziali acrostico |
31 |
vv. |
91 |
||
XXVII, XXVIII, XXIX, XXX, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIV, XXXV, XXXVI, XXXVII, XXXVIII, XXXIX, XL, XLI, XLII, XLIII (17 canti) 29 terzine (vv. 87 +1) + 1 coda di 1 verso | 510 |
vv. | 1496 |
||
XLIV, 28 terzine + 1 v. | 29 |
vv |
85 |
||
XLV, XLVI, XLVII, XLVIII, XLIX, 29 terzine (vv. 87 +1) + 1 coda di 1 verso | 150 |
vv. | 440 |
||
L, 31 terzine + 1
v. di coda |
32 |
vv. | 94 |
||
Totale iniziali acrostico | 1502 |
tot.
vv. |
4406 |
||
I canti I-XXV, XXVII-XLIII e XLV-XLIX (47 canti) hanno 29 terzine e coda di un verso | 1410 |
4136 |
|||
XXVI, 30
terzine + coda di un verso |
31 |
91 |
|||
XLIX, 28 terzine + coda di un verso |
29 |
85 |
|||
L, 31 terzine + coda di un verso |
32 |
94 |
|||
Totale iniziali acrostico | 1502 |
4406 |
|||
I canti I-XXV, XXVII-XLIII e XLV-XLIX (47 canti) sono di 29 terzine caudate di un verso, corrispondenti a 1410 lettere dell'acrostico Il canto XXVI è di 30 terzine, caudato di 1 v., corrispondente a 31 lettere dell'acrostico Il canto XLIV è di 28 terzine, caudato di 1 v., corrispondente a 29 lettere dell'acrostico Il canto L è di 31 terzine, caudato di 1 v., corrispondente a 32 lettere dell'acrostico totale dei capoversi e delle code, corrispondenti alle lettere dei tre sonetti dell'acrostico dedicatorio |
1410 31
29 32 1502 |