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Tanti secoli
fa, lontano lontano, c'era la città di
Finzio, dove viveva un ricco mercante con
sua figlia Pamela, e il suo più grande desiderio
era vederla sposata. La fanciulla era tanto
bella che venivano a chiedere la sua mano
nobili, borghesi e cortigiani, ma lei non ne
voleva sapere, perché nessuno era di suo gusto.
Il mercante le
voleva molto bene, e faceva di tutto per
accontentarla, così un giorno che stava per andare
alla fiera di Altobosco le chiese se desiderava
qualche regalo. Allora Pamela rispose:
"Babbo mio, se mi vuoi bene portami mezzo
quintale di zucchero raffinato, mezzo quintale di
mandorle di qualità, mezza dozzina di bottiglie
d'acqua di rose, tre vasetti di profumo di
muschio, trentadue perle, due zaffiri, un po' di
granatine, dei rubini e una matassa di fili d'oro;
se mi vuoi bene portami anche una madia di legno
pregiato e un rasoio d'argento".
Il mercante rimase a bocca aperta sentendo questa stravaganza, ma per farla contenta le portò quello che gli aveva chiesto. Pamela contenta lo ringraziò e si fece portare tutto in camera sua. Chiuse a chiave la porta e aprì la madia, dopo aver tritato le mandorle fini fini le impastò con lo zucchero, l'acqua di rose, il muschio, e quando la pasta fu bella soda formò un uomo lavorandolo con le mani e col rasoio d'argento. Poi gli fece i capelli di fili d'oro, gli occhi di zaffiro, i denti di perle, le labbra di rubini, e diede colore alle sue guance con le granatine. Era tanto bello che se ne innamorò. Gli mancava solo la parola, e allora Pamela si mise a pregare la dea dell'amore perché Cocco Confetto, così lo aveva chiamato, diventasse un uomo in carne ed ossa. Pregò per tanto tempo e con tanto amore che a un certo punto l'uomo di pasta schiuse gli occhi, cominciò a respirare, poi a parlare, infine gli si sciolsero le membra e si mise a camminare. Pamela era al settimo cielo dalla gioia, lo abbracciò e lo baciò, poi, prendendolo per mano, lo portò da suo padre e disse: "Caro babbo, hai sempre detto che morivi dalla voglia di vedermi maritata, e allora io per accontentarti sposerei questo Cocco Confetto, che è fatto proprio secondo i miei gusti". Il mercante, che non aveva visto entrare nessuno in casa sua, non capiva come avesse fatto a uscire dalla camera di sua figlia quel Cocco Confetto, splendente di bellezza al punto che tanti avrebbero pagato per poterlo guardare, ma senza indagare troppo diede la sua benedizione, e fece preparare una grande festa nuziale. Bisogna sapere
che insieme agli invitati venne anche la regina di
Monterotondo, che vedendo Cocco
Confetto decise di prenderlo tutto per
sé. Avendo aperto gli occhi solo da qualche ora, Cocco
Confetto era ingenuo come un neonato, non
conosceva malignità né inganni, e quando quella
regina, approfittando di un momento in cui Pamela
non guardava dalla sua parte, lo prese per la
mano, lui la seguì come un cagnolino. La regina lo
fece salire su una carrozza e tornò di corsa nel
suo regno, senza fermarsi fino al palazzo reale,
dove approfittando della semplicità di Cocco
Confetto se lo sposò.
Quando Pamela si accorse che Cocco Confetto era sparito andò a vedere nel cortile se si era fermato a parlare con qualcuno, salì in terrazza per vedere se era andato a prendere una boccata d'aria, diede un'occhiata anche nel gabinetto per vedere se era andato per la prima volta a fare i suoi bisogni, ma non lo trovò da nessuna parte, così capì che siccome era tanto bello un'altra donna doveva averglielo rubato. Promise una grande ricompensa a chi glielo avesse riportato, ma il tempo passava senza che nessuno si facesse vivo, e allora Pamela, che era già incinta, si travestì da mendicante e partì senza sapere dove andare, decisa a viaggiare per il mondo finché non avesse ritrovato Cocco Confetto. Cammina cammina, una sera bussò alla casa di una vecchia, che sentendo la sua storia l'accolse come una figlia, e prima di lasciarla ripartire le insegnò tre formule magiche: tricchevarlacche,
ca la casa chiove, "Bada
bene," aggiunse "dille solo quando non saprai più
come fare.". Pamela la ringraziò per la sua bontà,
anche se non capiva a che servisse questo dono
fatto solo di parole, e si rimise in cammino
dicendo fra sé e sé che tutto fa, come quel
pescatore che pisciò nel fiume in secca... In
un batter d'occhio apparve una piccola carrozza
d'oro tempestata di pietre preziose, che viaggiava
per tutta la camera trainata da due cavallini
bianchi. Le damigelle la videro salendo le scale e
andarono a dirlo alla regina, che subito scese giù
per ammirarla. Le piacque tanto che propose di
comprarla, avrebbe pagato qualunque prezzo, ma
Pamela disse che anche se era una mendicante lei
teneva più ai suoi desideri che a uno scrigno di
monete d'oro. Se voleva la carrozzina la regina
doveva soddisfare un suo desiderio: lasciarla
dormire per una notte con Cocco Confetto. anola tranola, pizze fontanola. E
questa volta apparve una gabbia d'oro con un
uccellino di pietre preziose, che cantava come un
usignolo. Appena lo videro le damigelle, andarono
a dirlo alla regina alla quale piacque tanto che
volle comprare anche questa meraviglia, ed era
pronta a pagarla qualunque prezzo. Pamela rispose
anche questa volta che per quanto fosse mendicante
teneva di più al suo desiderio che a tutto il
tesoro reale: glielo avrebbe dato in cambio di
un'altra notte con Cocco Confetto. La
regina, che aveva già sperimentato il modo
di pagarla senza perderci nulla, le disse di sì, e
prima di mandare nella camera di Pamela suo
marito, gli diede il solito sonnifero. tafar' e tammurro, pizze 'n gongole e cemmino. Immediatamente
la camerina si riempì di finissime sete di tutti i
colori e di cinture ricamate con conchiglie d'oro,
tanto belle che in tutto il mondo non si era mai
visto l'uguale. Quando le damigelle andarono
a raccontare alla regina di quelle meraviglie, la
regina scese di corsa perché voleva tutto per sé.
E quando Pamela disse che non avrebbe
venduto quel corredo per tutto l'oro del mondo, ma
glielo avrebbe dato in cambio dello stesso favore
delle altre due volte, la regina pensò: "Che me ne
importa di accontentare la povera sciocca se ci
guadagno tutte queste vesti di seta e d'oro?", e
le concesse per la terza volta
una notte con Cocco Confetto.
Al solito la regina dopo cena diede da bere il vino col sonnifero a Cocco Confetto, ma lui questa volta lo tenne in bocca, e andò a sputarlo nel gabinetto, poi scese nella camerina lungo le scale e si stese nel letto, facendo finta di dormire. Pamela per la terza volta si mise a raccontare la sua storia, da quando con le sue mani l'aveva impastato di zucchero e mandorle, e poi di come gli aveva fatto i capelli d'oro e gli occhi di zaffiro e la bocca di rubini. Piangeva e si lamentava raccontando che glielo avevano rubato e lei che aspettava un bambino si era messa per via per ritrovarlo, poi aveva dato tre tesori di valore immenso solo per averlo nel suo letto, inutilmente! perché lui non aveva fatto altro che dormire e russare, e quella notte sarebbero morte tutte le sue speranze. Cocco Confetto mentre ascoltava ricordava piano piano come un sogno tutto quello che era successo, e riconoscendo Pamela l'abbracciò e fece tutto quello che poteva per consolarla. Avendo ritrovato il suo tesoro lei si consolò tanto che le parve di essere in Paradiso. Era ancora notte fonda quando Cocco Confetto si alzò piano piano, entrò nella camera della regina che era immersa un sonno profondo, prese la piccola carrozza d'oro, la gabbia con l'usignolo di pietre preziose e il corredo ricamato d'oro che la regina aveva portato via a Pamela, prese anche i gioielli e le monete d'oro che erano nello scrigno, come ricompensa per tutti i guai che avevano passato. Tornò da Pamela e si misero in viaggio, passarono i confini del reame della regina ladra e proseguirono fino alla città di Finzio, dove il padre di Pamela si struggeva di dolore credendo che fosse morta. Quando la vide con Cocco Confetto ringiovanì di vent'anni, e la felicità di tutti salì alle stelle quando nacque un bellissimo bambino. La regina di Monterotondo, che non trovò più né il marito né la mendicante né le cose preziose, si graffiò tutta dalla rabbia, imparando a sue spese quanto siano vere quelle parole: chi la fa l'aspetti. |
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TESTO |
© Adalinda
Gasparini 1996, da Giambattista Basile, Cunto de li cunti o
Pentamerone (1634-1636),
Trattenemiento terzo de la iornata quinta. |
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FONTE |
Giambattista Basile, Cunto de li cunti (1634-1636), Trattenemiento terzo de la iornata quinta. Vedi in Fabulando l'e-book con testo originale e traduzione italiana: https://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Panepinto/mobile/index.html |
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IMMAGINE | Warwick Goble: Giambattista Basile. Stories from the
Pentamerone. E. F. Strange, editor. Warwick
Goble, illustrator. London: Macmillan & Co. 1911. Fonte: http://www.all-art.org/world_literature/images/p/goblepent31.jpg; consultato il 7 ottobre 22018.. |
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NOTE |
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Tricchevarlacche |
Le
formule magiche non sono tradotte. |
Anola
tranola pizza funtanola |
Era
un gioco da bambini: la mamma o la tata ripetevano
questa formula priva di senso. Nominato nel cunto,
oltreché in questa fiaba, insieme a molti altri giochi
nell'introduzione alla seconda giornata. |
Soggettivazione/ dissoggettamento |
Non più di altre fiabe questa riguarda il tema della soggettivazione/dissoggettamento. Ma ne fa parte per la curiosa analogia con il mito di Pigmalione - qui voltato al femminile - dello scultore che dà vita a quel che ha rappresentato con le sue mani. Nelle fiabe è possibile come nel mito, ma l'assoggettamento di Cocco Confetto alla sua Pamela deve finire attraverso un rapimento e un oblio. Superato il quale, dopo la peripezia di Pamela e grazie alla magia dei frutti donati dalle vecchie, simbolo di durata della capacità femminile di sbocciare e dare frutti. Se Pamela dà vita allo sposo col solo materiale che chiede e ottiene dal padre, potrà averlo per sé solo confrontandosi con la figura materna ostile - la regina che glielo ruba - con l'aiuto dei simboli, dei frutti che custodiscono la vitalità femminile. |