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GIOVAN FRANCESCO STRAPAROLA IL RE PORCO TRADUZIONE PER BAMBINI DI ADALINDA GASPARINI |
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ADALINDA
GASPARINI
PSICOANALISI E FAVOLE |
C'erano
una volta, in tempi lontanissimi, nel
ricco reame di Peloro, un re potente e
magnanimo e una regina bellissima e
gentile, che però non avevano figli.
Quando ormai da molto tempo soffrivano per
la mancanza di un erede, la regina andò a
cogliere fiori nel giardino del palazzo, e
sentendosi molto stanca si sedette
sull'erba di un bel prato, e ascoltando
gli uccelli che cantavano dolcemente prese
sonno.
In quel momento passarono
tre fate che volavano da quelle parti, e
vedendo la bellezza e la grazia della
regina addormentata, si consigliarono tra
loro e decisero di incantarla. La prima
fata disse: "Voglio che la regina sia
inviolabile e che la prossima notte che
passerà con suo marito rimanga incinta del
figlio più bello del mondo". La seconda
fata disse: "Voglio che nessuno possa
farle del male, e che suo figlio sia
dotato di tutte le virtù che si possono
immaginare". L'ultima fata disse: "E io
voglio che sia la donna più saggia e più
ricca del mondo, ma voglio anche che suo
figlio nasca coperto da una pelle di
porco, che si comporti come un porco
in tutto e per tutto, e che non possa
uscire da questa forma prima di aver avuto
tre spose".
Le fate partirono e la regina si svegliò, prese i fiori che aveva raccolto e tornò al palazzo. Presto si accorse di essere incinta, e quando fu il tempo un cui doveva nascere il figlio tanto desiderato, partorì un erede che non aveva il corpo di un essere umano, ma di un porco. Fu un dolore quasi insopportabile per il re e la regina, e temendo che sarebbero stati disonorati da questo essere mostruoso, il re di Peloro voleva farlo uccidere e buttare in mare. Ma si fermò a riflettere, e pensando che qualunque fosse il suo aspetto era figlio suo, sangue del suo sangue, abbandonò questo feroce proposito, e sopportando il suo dolore ne ebbe pietà, quindi ordinò che fosse allevato come un essere umano, e non come una bestia. Il
piccino, che veniva nutrito e cresciuto
con tutte le cure, spesso veniva dalla
mamma, si metteva ritto e le posava in
grembo il grugnetto e le zampine. La
regina con tenerezza lo accarezzava
sulla schiena, poi lo abbracciava e lo
baciava come un bambino. Lui allora
arricciolava il codino, dimostrando bene
con i gesti la sua contentezza e il
piacere di ricevere le carezze della
mamma. Il porcellino era molto cresciuto
e cominciò a parlare e andare in giro
per il reame; quando vedeva un letamaio
o un mucchio di spazzatura ci si
intrufolava, come fanno i porci. Poi,
sudicio e puzzolente com'era, tornava a
casa, e andando dal re e dalla regina a
strofinarsi sulle loro vesti li
insudiciava di letame, ma siccome era il
loro unico figlio sopportavano tutto con
pazienza.
Un giorno il porcello tornò
a casa e dopo essersi messo tutto sudicio
sulle vesti della madre, grugnendo le
disse: "Io, madre mia, vorrei sposarmi".
Sentendo questo la regina rispose: "O
pazzo che sei, chi vuoi che ti prenda per
marito? Tu sei puzzolente e sporco, e vuoi
che un barone o un cavaliere ti dia in
isposa sua figlia?". Lui rispose grugnendo
che in ogni modo voleva una sposa. La
regina, non sapendo come destreggiarsi,
disse al re: "Che cosa dobbiamo fare?
Guarda in che situazione ci troviamo:
nostro figlio vuole sposarsi, e non ci
sarà nessuna che lo voglia per
marito". Il porcello ritornò dalla sua
mamma e grugnendo forte diceva: "Io voglio
una sposa, e non smetterò fino a quando
non mi darete quella fanciulla che ho
visto oggi, perché mi piace tanto". Diceva
della figlia di una povera vedova che ne
aveva tre bellissime, e sentendo questo la
regina mandò subito a chiamare la donna
con la maggiore, e le disse: "Buona donna,
tu sei povera e hai tante figlie a cui
pensare, se mi dirai di sì presto
diventerai ricca. Io ho solo questo figlio
porco, e vorrei farlo sposare con la tua
figlia più grande. Non pensare a lui che è
porco, ma al re e a me, perché un giorno
tua figlia sarà padrona di tutto il
reame".
La fanciulla sentendo queste parole rimase turbata, e diventando rossa come un papavero disse che non acconsentiva, non voleva proprio accettare quella proposta, ma sua madre le parlò con tanta dolcezza che riuscì a convincerla. Quando il porco tornò tutto sudicio a casa corse da sua madre, che gli disse: "Figlio mio, ti abbiamo trovato una moglie, proprio come volevi tu". E dopo aver chiamato la sposa e averle fatto indossare vesti regali, la presentò al porco. Lui, vedendola bella e graziosa, non stava nella pelle dalla contentezza, e sporco e puzzolente com'era le girava intorno, facendole col grugno e con le zampe tante carezze che nessuno aveva mai visto fare da un porco. E lei, siccome le insozzava tutta la veste, lo spingeva da parte, ma il porco le disse: "Perché mi respingi? Non te l'ho forse regalata io questa bella veste?". Lei con fare superbo gli rispose: "No, non l'ho avuta da te, né dal tuo reame di porci". Quando fu l'ora di andare a letto, la fanciulla disse: "Che me ne faccio di questa bestia puzzolente? Stanotte, prima che abbia fatto il primo sonno, lo ucciderò". Il porco che non era molto lontano sentì le sue parole, ma non disse nulla, e quando fu l'ora, tutto impiastricciato di letame e sudiciume, andò nella camera nuziale, scostò le cortine del baldacchino, sollevò le lenzuola di finissimo lino col grugno e con le zampe, sporcò tutto col suo sterco puzzolente e si distese accanto alla sposa. Poi fece finta di dormire, e quando lei tirò fuori il pugnale che aveva messo sotto il cuscino la trafisse con le zanne appuntite. Al mattino si alzò, e come sempre andò a mangiare e a rotolarsi nel sudiciume. La regina volle andare a vedere come stava la sua nuora, e quando la vide uccisa e capì che era stato suo figlio, provò un dolore grandissimo. Più tardi il porco tornò a casa e quando la regina prese a rimproverarlo aspramente disse che aveva fatto alla sposa quello che la sposa voleva fare a lui, e se ne andò sdegnato. Dopo un po' di tempo il porco ricominciò a dire a sua madre che voleva la seconda sorella come moglie, e nonostante la regina gli dicesse di no, lui continuò ostinatamente a dire che la voleva sposare, minacciando di distruggere tutto se non gliela avessero data. Sentendo questo la regina andò dal re e gli raccontò tutto, e lui le disse che era meglio ucciderlo, prima che devastasse il reame. Ma la regina, che era la sua mamma e gli voleva un bene immenso, non poteva sopportare di perderlo, anche se era un porco. E dopo aver fatto venire la povera donna con l'altra figlia, parlò a lungo con loro, e quando ebbero ragionato insieme del matrimonio la fanciulla acconsentì a prendere il porco come marito. Ma le cose non andarono come aveva creduto lei, perché il porco la uccise come la prima, e la mattina presto uscì dal palazzo. E quando tornò al palazzo come al suo solito, con tanto sudiciume e letame appiccicato addosso che per il puzzo non gli si poteva stare accanto, fu trattato molto male dal re e dalla regina per quello che aveva fatto. Ma il porco rispose intrepido che aveva fatto alla sposa quello che la sposa voleva fare a lui. Non era passato tanto tempo quando il principe porco tornò a dire alla regina che si voleva risposare prendendo come moglie la terza sorella, che era ancora più bella della prima e della seconda. Mentre la madre gli diceva che non lo avrebbe mai accontentato, lui insisteva sempre di più che voleva sposarla, e con discorsi volgari e crudeli minacciò di morte la regina, se non gliela dava in isposa. La regina a queste parole sporche e vergognose sentiva il cuore stretto da un tormento così grande che rischiava di impazzire. E senza pensare più a nulla mandò a chiamare la povera donna con la sua ultima figlia, che si chiamava Rosabianca, e le disse: "Rosabianca, figlia mia, voglio che tu sposi il principe porco, non pensare a lui, ma a suo padre e a me, perché se tu saprai star bene con lui, sarai la donna più ricca e più felice del mondo". Rosabianca le rispose con viso lieto e sereno che era molto contenta, e ringraziò la regina di accettarla come nuora; anche se non avesse avuto nient'altro, a lei bastava da poverella diventare in un istante la nuora del potente re di Peloro. Sentendo questa risposta amorevole e piena di gratitudine, la regina fu presa da una dolce commozione, e non potè trattenere le lacrime, ma aveva paura che anche a Rosabianca capitasse la stessa disgrazia delle altre due. Vestita di abiti meravigliosi e ornata di preziosi gioielli, la sposa si mise ad aspettare che suo marito tornasse a palazzo. Quando il principe porco arrivò, più bruttato e sudicio di quanto fosse mai stato, la sposa lo accolse con affetto, stendendo in terra la sua veste preziosa e pregandolo di sdraiarsi accanto a lei. La regina le diceva di spingerlo da parte, ma lei non volle respingerlo, e disse alla regina proprio queste parole: Tre cose ho già sentite raccontare, Sacra Corona veneranda e pia: l'una, quel ch'è impossibile truovare, andar cercando, è troppo gran pazzia; l'altra, a quel tutto fede non prestare, che 'n sé non ha ragion né dritta via; la terza, il dono prezïoso e raro ch'hai nelle mani, fai che 'l tenghi caro. Il principe porco, che si era disteso ma non dormiva, e capiva tutto alla perfezione, si mise ritto e le leccava il viso, il collo, il seno e le spalle, e lei lo accarezzava e lo baciava, così lui si innamorava sempre di più. Venne l'ora di dormire, e la sposa si mise a letto, aspettando che venisse il suo caro sposo, e dopo poco lo sposo, tutto sudicio e puzzolente, entrò nella camera. E lei sollevando le coperte se lo fece venire vicino, gli accomodò il guanciale sotto la testa, coprendolo bene e chiudendo le cortine, perché non patisse freddo. Il principe porco quando fu giorno, lasciando il materasso pieno di sterco, tornò al suo trogolo. La regina andò nella camera della sposa temendo di vedere la stessa scena delle altre due volte, invece trovò la sua nuora tutta contenta e di buon umore, benché il letto fosse imbrattato di sudiciume e di letame. Allora ringraziò il Cielo di questo dono, che il principe aveva trovato una moglie di suo gusto. Un giorno il principe porco, mentre stava conversando dolcemente con la sua sposa, le disse: "Rosabianca, mia cara moglie, se sapessi che tu non dirai a nessuno un grande segreto, io, facendoti immensamente felice, ti svelerei una cosa che finora ho tenuto nascosta; e siccome riconosco che sei saggia e prudente, e sento che mi ami di vero amore, vorrei dividere con te questo mio segreto". "Puoi farlo senza timore", disse Rosabianca, "perché ti prometto di non dirlo mai a nessuno, senza il tuo permesso". Così il principe porco, rassicurato dalla sua sposa, si scrollò di dosso la pelle sporca e puzzolente, e lasciandola cadere diventò un giovane bellissimo e pieno di grazia, e passò tutta la notte stretto alla sua Rosabianca. Poi, dopo averle ordinato di non dire nulla di questa cosa, perché di lì a poco il tremendo incantesimo sarebbe finito, si rimise la pelle di porco e andò a rufolare nella spazzatura come sempre. Si può immaginare quanta e quale fosse la gioia di Rosabianca, che si ritrovava sposata con un giovane splendido e gentile. Poco tempo dopo rimase incinta, e quando venne il tempo nacque un bellissimo bambino, che procurò una gioia immensa al re e alla regina, soprattutto perché videro che non aveva forma di bestia, ma di essere umano. A Rosabianca non sembrava giusto tenerle nascosta una cosa così importante e meravigliosa, così andò dalla regina e le disse: "O saggia regina, io credevo di stare insieme a una bestia, invece tu mi hai dato per marito il giovane più bello, più ricco di virtù e più garbato del mondo. Lui, quando viene in camera per coricarsi accanto a me, si spoglia della scorza puzzolente e lasciandola cadere a terra diventa un giovane bello e pieno di grazia. Nessuno potrebbe crederci, se non lo vedesse con i suoi occhi". Pensando che la sua nuora scherzasse, mentre diceva solo la verità, la regina le chiese come poteva fare a vederlo, e Rosabianca rispose: "Se stanotte verrai in camera mia nell'ora del primo sonno, ti lascerò l'uscio socchiuso e vedrai che quanto ti ho detto è vero". Quando fu notte, dopo aver aspettato che tutti si fossero addormentati, la regina fece accendere le torce, e andò col re alla camera del principe. Appena entrata trovò la pelle di porco in terra da una parte della camera, e avvicinandosi al letto vide che suo figlio era un giovane bellissimo, e Rosabianca, sua sposa, lo stringeva fra le braccia. Vedendo questo il re e la regina ebbero una grande gioia e il re ordinò che prima di uscire si facesse a pezzettini piccolissimi la pelle di porco; e la felicità del re e della regina per la trasformazione del loro figlio fu così grande che quasi ne morivano. Vedendo che aveva un figlio così bello e virtuoso, che gli aveva già dato un erede, il re depose la corona e il manto regale, e con grandi festeggiamenti del popolo esultante salì al trono di Peloro il principe, che da quel momento si chiamò re Porco, regnò con Rosabianca sua amata sposa in pace e prosperità e vissero per sempre felici. |
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TESTO ITALIANO |
© Adalinda Gasparini 1996. |
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TESTO ORIGINARIO |
Giovan Francesco
Straparola (1554–1557) Le piacevoli notti.
Notte seconda, favola I. Vedi: Le piacevoli notti. A cura di Donato Pirovano. Roma: Salerno Editrice, 2000. 2 Tomi. Tomo II, pp. 95-106. http://www.intratext.com/IXT/ITA2969/_PA.HTM; last updated 2 February 2012. |
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ALTRE
VERSIONI |
Vedi,
in questo sito, Il
Re Porco, fiaba raccolta a Firenze da
Vittorio Imbriani nel 1877. Vedi la Carta del Re Porco anche in Fabulando. Carta fiabesca della successione, per accedere all'e-book e ad altre note sulla fiaba stessa: |
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IMMAGINE | Beauty
sat down to dinner with the beast,
dell'illustratrice scozzese Anne Anderson (1874-1930) Immagine di pubblico dominio, da https://www.pinterest.it/pin/379357968590065361/; consultato il 21 marzo 2024. |