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RIFERIMENTI E NOTE |
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TESTO | Taliant
dë la pèirë da Garroc. Canti, filastrocche,
racconti, indovinelli e proverbi di Guardia
Piemontese. Raccolti e presentati da Silvana Primavera
e Diego Verdegiglio, a cura e con Introduzione di
Arturo Genre. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 1992;
p. 93. Il titolo è nostro. |
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TRADUZIONE |
©
Adalinda Gasparini 2010. |
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LINGUA |
"La storia di Guardia è diversa da
quella dei villaggi calabresi dei dintorni. È una
storia affascinante e tragica. Terra promessa per
popolazioni demograficamente esuberanti, che a partire
dalla fine del tredicesimo secolo vi trovarono lavoro
e sostentamento, assistette in seguito al loro feroce
annientamento. Avamposto tra cristiani di una comunità
ugualmente cristiana, ma legata a un visione della
propria fede e ad un impegno diversi, vide i fratelli
sterminarei fratelli e poi braccare i superstiti
e condizionarme con la forza persino il pensiero, per
impedirne la diversità. " (Taliant..., cit. sopra; p. 9) Nel sec. XIII gruppi di Occitani, prevalentemente valdesi, lasciano il Piemonte e il Delfinato fuggendo le persecuzioni religiose e popolano villaggi del cosentino. Prosperano fino al XVI secolo, senza praticare pubblicamente la loro fede, ma escono allo scoperto quando giunge loro la notizia dell'adesione dei valdesi del Piemonte al protestantesimo. Pochi mesi dopo viene loro richiesto di rientrare nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e al loro rifiuto seguono massacri. I pochi superstiti rimasti a Guardia Piemontese vengono posti sotto lo stretto controllo dei domenicani. Senza riti e senza cultura scritta continuano a parlare la loro lingua, ignorati anche dai valdesi settentrionali fino alla fine del XIX secolo, quando un pastore valdese 'scoprirà' in Calabria suoni e nomi familiari. La distruzione della cultura valdese era stata condotta con un "meticoloso e calcolato progetto di alienazione mentale collettiva" (Ivi, p. 11). Il guardiolo è rimasto totalmente isolato dalle altre parlate occitaniche, e ha subito l'influsso della parlata calabrese mentre al nord l'influsso era quello francese e italiano. Nel secondo dopoguerra il piemontese, il calabrese, e l'italiano, lingua nazionale, hanno invaso la fragile comunità di Guardia Piemontese. Nel 1990 venivano censiti appena 450 parlanti. In tutta Europa i governi "hanno fatto il possibile per eliminare tutte le culture e le lingue diverse" da quella nazionale "o da quelle divenute ufficiali, ignorandole, ridicolizzandole o proibendole. Ed è questa pure la risposta che sinora i governi succedutisi in Italia, anche prima della fondazione della Repubblica, hanno dato al problema, a dispetto della straordinaria varietà e ricchezza che la Penisola racchiude e che si è voluta ignorare" (Ivi, p. 14). Vedi, in questo sito, la fiaba Mastro Benigno, anch'essa in occitano calabrese. |
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IMMAGINE | Da Caravaggio, Sette opere di
misericordia (1607), Pio Monte della
Misericordia, Napoli, https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/03/Caravaggio_-_Sette_opere_di_Misericordia_%281607%2C_Naples%29.jpg ultimo accesso 9 maggio 2024. |
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___________________________________________ NOTE |
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Se non riusciva a indovinare, liberava un carcerato |
Gli indovinelli che il marchese non riesce a risolvere sono posti da personaggi opposti a lui per condizione: così anche in altre favole, come Soldatino con la figlia del re (http://xoomer.virgilio.it/hitfc/favolea16.htm; consultato il 7 giugno 2011), e come Lo scarafaggio, il topo e il grillo. Di fronte a Turandot, gelida principessa solutrice di enigmi nella raccolta I mille e un giorno di Pétis de la Croix (vedi Bibliografia) che pone enigmi ai pretendenti, facendo loro perdere la testa definitivamente se non sanno rispondere, sta il solutore di enigmi Kalaf, principe ridotto in miseria e ignorato da tutti, al punto che nessuno può indovinare il suo nome. Il nesso fra il motivo dell'enigma e il tema dell'incesto è costante: vedi Historia Apollonii Regis Tyri, dove il protagonista scopre che l'enigma posto dal re come prova di nozze vela e svela il suo rapporto incestuoso con la figlia. Per l'enigma come svelamento dell'incesto vedi, di chi scrive, La luna nella cenere, Capitolo 3.2: L'incesto come tema dell'enigma in questa favola guardiola confonde il marchese. In ogni caso l'opposizione fra colui o colei che risolve gli enigmi e colui o colei che li propone, è radicale. Si presenta in questo corpo a corpo la radicale ambiguità del linguaggio, che può significare con assoluta chiarezza e insieme velare e ingannare. Chi esercita il potere sovrano, come il re o la bellissima principessa che non vuole sposarsi, chi conosce la lingua e la usa con magica abilità, nel corpo a corpo col suo opposto incontra il limite del linguaggio, che costringe i solutori di enigmi a comprenderne l'indomabile potenza, perché mantiene nessi costanti con l'inconscio. Come il mito di Edipo è al centro della teoria freudiana, così la parola nel lavoro analitico ha la funzione di accompagnare il soggetto nell'ascolto della complessità enigmatica del linguaggio, come si rivela nei sogni notturni, nei lapsus, negli atti mancati, nei sintomi. Nemmeno il poeta che padroneggia in misura massima la lingua può dominare la sua natura bifronte, questo è il senso del frammento sulla fine Omero attribuito a Eraclito e riportato da Clemente Alessandrino. Avvertito dall'oracolo di Delfi di guardarsi da giovani ignoranti, Omero un giorno chiese a dei pescatori cosa avessero preso, e questi gli risposero:
Non riuscendo a comprendere cosa volevano dire i giovani incolti, che non pescando nulla si erano cercati i pidocchi, Omero morì di vergogna. Il radicale incontro con l'altro, irriducibile a noi, pone un limite all'illusione di padroneggiamento personificata da Edipo, come dal marchese della favola di Guardia Piemontese, come da Turandot: da ogni soggetto che pensa di porre enigmi di cui lui solo conosce la soluzione o di poter risolvere qualunque enigma. Nelle favole incontrare questo limite porta alle nozze, fino a quel punto impossibili. |
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Fabulando.
Carta fiabesca della successione |
Vedi
la
Carta di questa fiaba per accedere all'e-book e
ad altre note. Vedi in particolare il Fairinfo per la
storia di Cimone e Pero, con la figlia che in prigione
allatta il padre salvandolo dalla morte per fame. Il
soggetto è nell'immagine di questa pagina, tratta da Caravaggio. |
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