I 1 Saprete che c'era una volta un principe vedovo, che aveva una figlia tanto cara che vedeva solo quello che vedeva lei, e per lei aveva chiamato una maestra di prima categoria, che le insegnava il punto a catenella, il merletto a punto Venezia, frange e le sfilature, dimostrandole tanto affetto che non ci si farebbe a raccontarlo. Ma siccome il padre era fresco di nozze, e si era preso una irascibile malvagia femmina indiavolata, questa maledetta cominciò a prendere in antipatia la figliastra, facendole espressioni dure, facce storte, occhi cattivi che la spaventavano...
I 2 ...tanto che la povera piccina si sfogava sempre con la maestra dei maltrattamenti che subiva dalla matrigna, dicendole: - Perché, perché non sei tu la mia mammina, che mi fai tante carezze e tanti complimenti? -
I 3 A forza di sentire questa domanda lamentosa, alla maestra di cucito cominciò a ronzare qualcosa in testa, e accecata dal diavolo finì col dirle: "Se tu volessi collaborare alla formidabile trama che mi è venuta in mente, io diventerei la tua mamma e tu mi saresti più cara della luce degli occhi. - Voleva continuare a parlare, ma Zezolla disse: - Scusa se ti interrompo, ma lo so che mi vuoi bene, e allora non dire altro, basta così, insegnami a ordire questa tela, insegnami questa nuova arte che sarò una buona allieva, tu ordini e io eseguo. -
I 4 - Orsù! - disse allora la maestra, - sta' attenta, apri bene le orecchie e alla fine ti sembrerà di stare in Paradiso. La prima volta che tuo padre esce di casa, dì alla tua matrigna che vuoi uno di quei vecchi vestiti riposti nella cassapanca grande del ripostiglio, per risparmiare quello che ora indossi. Lei, che preferisce vederti sciatta e malvestita, aprirà la cassapanca e dirà: - Reggi il coperchio. - Tu lo reggi, e mentre lei starà a frugare là dentro, lo lasci andare di colpo, e così lei si romperà l'osso del collo. Dopo questo fatto, siccome tuo padre, come sai bene, farebbe le carte false per accontentarti, quando ti accarezza, tu lo preghi di risposarsi con me, e allora beata te, perché sarai la sola padrona della mia vita.
I 5 Zezolla, che aveva capito bene, dopo aver fatto per filo e per segno tutto quello che le aveva detto la maestra, aspettò con impazienza che trascorresse il periodo di lutto dopo la disgrazia della matrigna, tanto che ogni ora le pareva mille anni, e poi cominciò a toccare i tasti di suo padre, perché si sposasse la maestra. All'inizio il principe lo prese come uno scherzo, ma sua figlia tanto tirò di piatto che alla fine colpì di punta, e alla fine si fece convincere dalle parole di Zezolla e...
II 1 ...prendendo Carmosina, la maestra di cucito, come sua sposa, diede una grande festa.
II 2 Ora, mentre gli sposi si dilettavano, e Zezolla si era affacciata a un balconcino della sua casa, una colombella volò su un muro e le disse: "Quando ti verrà voglia di qualcosa, mandalo a chiedere alla colomba delle fate nell'isola di Sardegna, e subito lo avrai". La nuova matrigna incensò Zezolla per cinque o sei giorni, carezzandola di continuo, facendola sedere nel miglior posto a tavola, dandole i bocconi più buoni e facendole indossare i vestiti più belli...
II 3 ...ma dopo aver fatto passare poco tempo, dimenticò che servizio le aveva reso, come se il fatto non fosse mai avvenuto (come può essere nera l'anima di una cattiva padrona!) cominciò a mettere sugli altari sei figlie sue, che fino ad allora aveva tenuto segrete, e tanto fece col marito, che entrando le figliastre nelle sue grazie sua figlia gli uscì dal cuore.
II 4 E siccome oggi le diminuiva una cosa e domani ne perdeva un'altra, alla fine si ritrovò in cucina mentre prima stava in salotto, anziché sotto il baldacchino sedeva sul focolare, non aveva più abiti sfarzosi di seta e d'oro ma solo qualche strofinaccio, teneva in mano invece dello scettro lo spiedo, e non solo cambiò condizione, ma anche nome, perché nessuno più la chiamava Zezolla, ma solo Gatta Cenerentola.
II 5 Un giorno che il principe doveva andare in Sardegna per affari di stato che doveva trattare personalmente, chiamò ad una ad una Imperia, Calamita, Fiorella, Diamante e Colombina, Pasqualina per chiedere loro cosa volevano che portasse loro da quel viaggio: una chiese abiti da sfoggiare, un'altra ornamenti preziosi per i capelli, chi chiese trucchi per il viso, chi un gioco per passare il tempo, chi una cosa e chi un'altra.
II 6 Alla fine, quasi per prenderla in giro, disse a sua figlia: - E tu che vorresti? - E lei: "Solo che mi raccomandi alla colomba delle fate, dicendole se mi mandano qualcosa, e se te ne dimentichi, che tu non possa più andare né avanti né indietro. Ricorda quel che ti dico: ogni promessa è un debito. -
III 1 Andò in Sardegna il principe, fece i suoi affari, comprò quello che gli avevano chiesto le figliastre e Zezolla gli era passata di mente, ma il vascello sul quale si era imbarcato, pur alzando le vele, non riuscì in nessun modo a uscire dal porto, come se fosse bloccato dalla remora. Il capitano del vascello, sull'orlo della disperazione, era talmente stanco che si addormentò e fece un sogno: una fata gli diceva: - Lo sai perché il tuo vascello sembra incollato al porto? perché il principe che viaggia con te non ha mantenuto la promessa fatta a sua figlia, perché pensando a tutte le altre ha scordato il sangue del suo sangue. - Il capitano si sveglia e racconta il sogno al principe, che, confuso perché aveva mancato alla promessa fatta, andò alla grotta delle fate, raccomandò loro sua figlia, e chiese se avevano qualcosa da mandarle.
III 2 Ed ecco che uscì dalla grotta una bella giovane, così splendente che sembrava una luminaria, e gli disse che ringraziava Zezolla per il buon ricordo e che fosse felice per amor suo: e con queste parole gli porse un dattero, una zappa, un secchiello d'oro e un telo di seta, dicendo che la una cosa era per seminare e le altre per coltivare. Il principe meravigliato per questo dono chiese licenza alla fata e partì per il suo paese, e...
III 3 ...alla fine diede alla figlia il dono che le mandava la fata.
III 4 ...dopo aver dato alle figliastre tutto quello che gli avevano chiesto...
III 5 La Gatta Cenerentola, tanto felice che non stava nella pelle, mise il dattero in un bel vaso, e lo zappava, lo annaffiava e con la tovaglina di seta mattino e sera lo asciugava, tanto che dopo quattro giorni, avendo raggiunto la palma la statura di una donna...
III 6
...ne venne fuori una fata che disse: - Cosa desideri? - Zezolla le rispose che il suo desiderio era di andare fuori qualche volta, senza che lo sapessero le sorellastre. La fata disse: "Ogni volta che lo desideri, vieni accanto al vaso del dattero e dì:
Dattero mio dorato,
Con la zappetta d'oro ti ho zappato,
con il secchiello d'oro ti ho bagnato,
con il telo di seta ti ho asciugato,
spoglia te e vesti me!
E quando vorrai spogliarti, cambia l'ultimo verso, dicendo:
spoglia me e vesti te! -
III 7 Quando venne un giorno di festa le figlie della maestra uscirono tutte spampanate, agghindate, impataccate, tutte nastrini campanelle e fronzoli, fiori, profumi e tutte cose e rose, e la Gatta Cenerentola corre al vaso e, dette le parole che le aveva insegnato la fata, su preparata come una regina, invitata a salire su una cavalla bianco con la scorta di dodici paggi giovani e belli, andò dove andavano le sorelle, che sbavarono alla vista delle bellezze di quella splendente colomba.
III 8 Ma come volle la sorte, anche il re venne nello stesso posto, e vedendo l'immensa bellezza di Zezolla fu subito catturato dal suo fascino e disse al suo più fidato servitore di informarsi di dove potesse venir fuori questa bellissima creatura, e chi fosse e dove abitasse. Il servo le si mise subito alle calcagna, ma lei, accorgendosi dell'inseguimento, gettò una manciata di scudi d'oro che si era fatta dare dal dattero a questo scopo. Abbagliato dalle monete, dimenticò che doveva seguire la bella cavalla per riempirsi le mani soldini...
III 9 ...e lei ce la fece a entrare in casa al volo, e a spogliarsi come le aveva insegnato la fata, appena prima che arrivassero quelle arpie delle sorelle, le quali, per farla soffrire, si misero a raccontarle tutte le cose belle che avevano visto. Intanto il servitore era tornato dal re a dirgli la faccenda degli scudi, e lui, diventato tutto rosso per la grande gli disse che aveva venduto la sua felicità per tre monetine, e che a qualunque costo, alla prossima festa, doveva trovare un modo per sapere chi fosse la bella giovane e dove avesse il nido questo bell'uccellino.
III 10 Venne un'altra festa e le sorellastre tutte preparate ed eleganti uscirono lasciando disprezzata e sola accanto al focolare Cenerentola, che andò di corsa dal dattero e, appena disse le solite parole uscì dall'albero una fila di damigelle: chi reggeva lo specchio, chi recava una brocchina d'acqua di zucca, chi il ferro per arricciare i capelli, chi la crema rossa per le guance, un'altra il pettine, un' altra ancora le spille, poi ce n' era una con i vestiti, una con il diadema e la collana, e, dopo averla fatta diventare bella come il sole, la fecero salire su una carrozza gli orecchini e le collane, e dopo averla fatta bella e splendente come la luna la fecero salire su una carrozza a sei cavalli, con da staffieri e paggi in livrea.
III 11 Arrivata nello stesso posto dov'era stata la prima festa, fece aumentare lo stupore delle sorelle e il fuoco che ardeva nel cuore del re.
III 12 Quando ripartì e il servitore si mise a seguirla, per non farsi raggiungere gettò una manciata di perle e pietre preziose, e siccome a quella vista il brav'uomo si fermò a raccoglierle, perché non era roba da lasciare per terra, lei fece in tempo ad arrivare fino a casa e a spogliarsi come al solito. Il servitore con la coda fra le gambe tornò dal re, che disse: "Per l'anima di tutti i miei avi, se non me la trovi, ti ammorbidisco a forza di bastonate e ti do tanti calci in culo quanti sono i peli della tua barba! -
III 13 [La Gatta Cenerentola si spoglia dal dattero]
III 14 Tornò per la terza volta una festa e, uscite le sorelle, la Gatta Cenerentola andò un'altra volta dal dattero, e ripetendo la canzone fatata si ritrovò vestita in maniera superba e fatta salire su una carrozza d'oro, scortata da tanti servitori che c'erano più uomini intorno a lei che sbirri intorno a una puttana colta in flagrante. Dopo essersi fatta invidiare dalle sorelle, se ne andò, e il servitore del re si mise a seguirla attaccato alla carrozza. Lei vedendo come le stava appiccicato, disse:
III 15 "Cocchiere, sprona i cavalli!", e la carrozza si mise a correre a velocità pazzesca e andava tanto forte che le cadde un calzare le stava sempre alle costole lei disse: "O cocchiere, fa' andare i cavalli più forte che puoi!"; ed ecco che l'andatura diventò velocissima e la carrozza correva con tanta furia che a Cenerentola cadde un calzare, di una tale bellezza che nessuno aveva mai visto qualcosa di paragonabile.
III 16 Il servitore, che non potè raggiungere la carrozza che volava, alzò da terra il calzare e lo portò al re, raccontandogli quello che era successo. Preso il calzare fra le mani, il re disse: - Se la base è tanto bella, come sarà l'edificio? o bel candeliere, dov'è la candela che mi consuma? o treppiede della bella caldaia, dove bolle la vita! o bel sughero attaccato alla lenza d' A more, con la quale lei ha pescato l' anima mia! ecco, ti abbraccio e ti stringo a me, e se non posso raggiungere la pianta, adoro le radici, e se non posso avere i capitelli, bacio le basi! prima eri il ceppo di un piede snello, ora sei la tagliola di un cuore gonfio, tu facevi crescere la tiranna della mia vita di un palmo e mezzo, e fai crescere altrettanto la dolcezza della mia vita, mentre ti guardo nelle mie mani. -
III 17 [La Gatta Cenerentola si spoglia dal dattero]
IV 1 Dette queste parole, chiama lo scrivano, manda al trombettiere e pepè pepè pepè emana un bando: che tutte le femmine della terra vengano alla festa proclamata e a un banchetto che ha avuto l'idea di offrire. Al giorno stabilito, mamma mia che movimento di mascelle e denti e che cuccagna si fece! da dove venivano tutte quelle pastiere e tutti quei casatelli? e da dove gli stufati e le polpette? da dove tanti maccheroni e tanti ravioli? ci fu un'abbondanza tale che si spoteva sfamare un esercito tutto intero. Erano venute tutte le femmine, nobili e ignobili e ricche e pezzenti e vecchie e giovani e belle e brutte, e quando si furono abbondantemente saziate, il re dopo aver fatto il brindisi provò il calzare a tutte le sue ospiti, una ad una, per vedere a chi stava a pennello, per riconoscere dalla forma del calzare l'oggetto della sua ricerca. Ma non trovando nemmeno un piede al quale si adattasse alla perfezione, ebbe un moto di disperazione.
IV 2 Comunque ordinò il silenzio e disse: - Ritornate domani a rifare questo digiuno con me, ma, se mi volete bene, fate in modo che non resti a casa nemmeno una femmina, sia chi sia. - Il principe disse: "Ho una figlia, ma bada sempre al focolare, perché è una disgraziata che non sa di nulla, e non merita di sedere dove voi mangiate. - Disse il re: - Questa sia la prima della lista, perché così mi piace. -
IV 3 Tutte andarono via e tornarono il giorno dopo, e insieme alle figlie di Carmosina venne la Gatta Cenerentola, che, quando il re la vide, ebbe il presentimento che fosse lei quella che desiderava, ma non lo fece capire.
IV 4
Quando più tardi smisero di abbuffarsi, e venne il momento della prova, il re non fece in tempo ad avvicinarlo al piede di Zezolla che il calzare da solo si lanciò al piede di quella sublime meraviglia d' Amore, come il ferro attratto dalla calamita. Vedendo questo fenomeno il re corse a stringerla fra le braccia e, facendola sedere sotto il baldacchino, le mise la corona sul capo, ordinando a tutte di inchinarsi e di rendere omaggio alla loro regina. Le sorelle, vedendola, piene di invidia, non avendo lo stomaco per restare a vedere come sarebbe scoppiato il loro cuore, sgusciarono via e andarono quatte quatte a casa dalla mamma, costrette ad ammettere che
pazzo è chi contrasta con le stelle.