IL
NARRATORE VIRTUALE DI CLASSE |
C’erano una volta, tanto tempo fa,
lontano lontano, un re e una regina che desideravano
moltissimo un erede, che però non arrivava. Avevano
consultato astrologi, maghi e sapienti di Oriente e
di Occidente, ma era stato inutile. |
Finché un
giorno, mentre la regina faceva il bagno, un ranocchio
saltò fuori dall'acqua e le disse: |
- O regina, il
tuo desiderio sarà esaudito: prima che un anno sia
trascorso darai alla luce una bella bambina! |
Accadde
proprio come aveva predetto il ranocchio: la regina mise
al mondo una bambina, bella, ma così bella che il re non
riusciva a smettere di guardarla. Per celebrare il lieto
evento volle proclamare una festa in tutta la città, e
per questo fece venire il Gran Ciambellano. |
- Voglio - gli disse il
re - che si prepari una grande festa per il battesimo
della principessina, con suoni, balli, canti e un
banchetto prelibato, al quale inviteremo tutti: nobili
e borghesi, parenti, amici e conoscenti. Voglio che
siano apparecchiate le tavole nelle piazze e per le
vie, perché tutti gli abitanti della nostra città
siano felici insieme a noi. Infine, inviteremo tutte
le fate del reame, perché portino alla principessina i
loro magici doni.
- Tutte le fate? - chiese il gran ciambellano, - ma sono tredici... e... Maestà, abbiamo solo dodici astucci d'oro tempestati di pietre preziose, con le posate d'oro! |
- Vero, Gran
Ciambellano, ma una delle fate è vecchissima, e non si
vede da tanto tempo... forse è sparita...
Ma il re si sbagliava. La vecchia fata stava studiando i suoi libri di magia, e la sua potenza era sempre più grande. |
La festa per il
battesimo fu così bella che se vi capitasse di
incontrare qualcuno degli abitanti del tempo ve lo
potrebbe raccontare. In tutte le piazze e le vie della
città c'erano musica, danze e spettacoli e tavole
apparecchiate, e giocolieri e acrobati. Che
meraviglia! E che banchetto!
|
Non c'era
nessuno che non si rallegrasse per la nascita della
principessina: che festa! Evviva evviva! Grandi e
piccini battevano le mani per la gioia. |
Intanto, nel palazzo, le
dodici fate cominciarono a offrire i loro doni:
- Questa piccina sarà sempre buona e generosa con tutti! - disse la prima. E la seconda: - Sarà la creatura più bella del mondo - La terza disse: - Danzerà con grazia e agilità! - Sarà così graziosa che non si potrà non volerle bene! - Questo fu il dono della quarta. Si fece avanti la quinta: - Sarà intelligente e amerà lo studio di tutte le arti! - E la sesta: - Saprà tirare di scherma con agilità impareggiabile! - Poi parlò la settima: - Sarà gentile e perfettamente educata! - Monterà a cavallo con grazia e abilità! - disse l'ottava. E la nona: - Eccellerà nella pittura! - La decima disse: - I suoi ricami saranno presi a modello in tutto il reame! - Toccava all'undicesima: - Saprà tessere arazzi strabilianti! - E la dodicesima... |
Ah! La felicità si
trasformò in terrore, quando apparve nella sala del
trono la tredicesima fata, agitando minacciosamente i
suoi veli.
- Dunque non meritavo di essere invitata a questa magnifica festa? Eh, Vostre maestà? Troppo vecchia? Troppo appartata? Ma anch'io voglio portare un bel dono alla tanto attesa principessina! La più brava e bella, abilissima nel ricamo e nella tessitura! Ahahah! E allora, ecco il mio dono: quando compirà quindici anni pungerà il suo bel ditino con un fuso e... morirà! |
Inutilmente le guardie
armate di picche e di lance erano accorse, inutilmente
i dignitari avevano cercato di fermarla: la
tredicesima fata era già scomparsa.
|
- Le loro maestà mi
perdonino - disse la dodicesima fata, che all'arrivo
della tredicesima si era nascosta - ma non mi è
concesso di annullare la maledizione della vecchia
fata. Il mio dono però
ridurrà la disgrazia che capiterà al quindicesimo
compleanno della principessina: la puntura del fuso
provocherà solo una morte apparente, un sonno
profondo che durerà cent'anni, fino a quando un
principe valente verrà a svegliarla con un bacio di
vero amore.
|
Il re padre,
pensò un altro modo per proteggere la sua adorata
bambina: ordinò che tutti i fusi e gli arcolai del reame
fossero bruciati. - Ma come faremo a filare? - chiedevano le donne al banditore che diffondeva l'ordine in tutto il reame. - Questo non lo so, ma affrettatevi a portare il vostro fuso e il vostro arcolaio, o sarete punita duramente - rispondeva il banditore. |
- Ecco, ecco, fuso e
arcolaio... ma come si farà?
|
E che rogo! Le fiamme
divamparono fino alle torri del castello, spaventando
i cani che abbaiarono e ulularono tutti insieme,
mentre gli uccelli volavano lontano.
|
Il re e la
regina, credendo di aver reso vano il maleficio
eliminando tutti i fusi, si dedicarono all'educazione
della principessina, e chiamarono a corte i migliori
maestri del reame. E così Rosaspina - questo era il suo
nome - dotata com'era dalle fate, crebbe bellissima,
intelligente e gentile. Riempiva d'ammirazione per i
geniali disegni... |
...la sua
abilità nella scherma... |
... e la
grazia strabiliante nella danza. |
Quando poi cantava
accompagnandosi con la cetra, la sua esecuzione era
così dolce che nessuno riusciva a trattenere le
lacrime.
|
Ma ecco che giunse il
giorno del suo quindicesimo compleanno. Il re e la
regina discutevano degli affari del regno. mentre i
cortigiani, i servitori, i giocolieri, gli stallieri,
insomma tutti gli abitanti del palazzo erano occupati
nelle loro faccende. La principessa Rosaspina vagava
sola sola da una stanza all'altra, perché era curiosa
e voleva celebrare il suo compleanno esplorando tutto
il castello. Giunse così in ai piedi di una piccola
scala che non aveva mai visto. E disse:
|
- Dove mai porterà questa scaletta? Forse su una torre ancora più alta dove non sono mai stata? Cominciò a salire, finché alla fine della scala si trovò davanti una porticina. C'era nella toppa una piccola chiave gialla: Rosaspina la girò e la porta si aprì. |
Entrò in una
stanzetta dove una donna era seduta a filare, e, siccome
Rosaspina non aveva mai visto una filatrice, si
fermò ad ammirare la danza del fuso. Poi disse: - Nonnina, potete farmi provare quel bell'oggettino che danza fra le vostre dita? |
La filatrice
glielo porse, ma appena Rosaspina ne sfiorò la punta... |
...cadde in
un sonno profondo, e la vecchia filatrice scomparve. |
Insieme alla principessa
tutto il castello cadde nel sonno: si addormentarono
il re e la regina, dormì il cantiniere mentre il vino
smise di riempire la brocca, la cuoca non diede lo
scappellotto allo sguattero che aveva scoperto con le
mani nella crema pasticciera, il giocoliere smise di
insegnare un gioco al cane che si era addormentato, la
cameriera smise di fare la pasta, anche il fuoco, che
divampava nel focolare, smise di guizzare e si fermò,
l'arrosto cessò di sfrigolare, i piccioni si
addormentarono nella piccionaia e le mosche sul muro.
|
Intorno al castello
cominciò a crescere una siepe di rovi, che in breve
tempo diventò una barriera vegetale, magicamente
impenetrabile.
|
Quanti principi e nobili
cavalieri cercarono di raggiungere la bella
addormentata! Ma era impossible attraversare la
barriera di rovi, e nessuna arma poteva tagliarne i
rami: i tralci avvolgevano i giovani ardimentosi come
braccia, e le spine penetravano nella loro carne, fino
a farli morire miseramente.
|
Un secolo era
passato, quando passò di là un principe bello e valente,
che vide le torri del castello circondate dalla barriera
di rovi e chiese notizie a un contadino di passaggio. - Oh, signore, forse è stregato... mio nonno mi raccontava che aveva saputo da suo nonno che nel castello si trova una bellissima principessa addormentata, in attesa di un principe che possa porre termine all'incantesimo. Si sa che molti figli di re e valenti cavalieri hanno tentato di penetrare nel bosco malefico, ma nessuno di loro ha mai fatto ritorno... - Questo non mi fa paura, - disse il principe, - io penetrerò nel roveto, libererò la principessa e le chiederò di essere la mia sposa. |
Armato solo del suo
coraggio, il principe penetrò nella barriera vegetale,
che come per magia si aprì al suo passaggio. I rovi si
ritiravano sui due lati del sentiero e ogni spina
diventava una rosa profumata. Senza mai fermarsi il
principe giunse al castello, dove tutto era immobile e
immerso da un sovrumano silenzio.
|
Il principe entrò e vide
la muta da caccia dei cani col mantello di diversi
colori, tutti addormentati, mentre i piccioni
dormivano appollaiati sui tetti con la testa sotto
l'ala. Vide un giardiniere che dormiva appoggiato al
muro di cinta, vide le acque del laghetto immobili con
le ninfee che parevano dipinte, e vide le guardie che
dormivano in piedi, appoggiate alle loro lance.
|
Senza mai fermarsi il
principe attraversò stanze, camere e saloni,
finalmente giunse alla piccola scala, e salito fino in
cima vide la Bella addormentata, e trovandola
meravigliosa rimase a lungo a contemplarla. Poi,
innamorato perdutamente, si chinò a baciarla.
|
- Oh!
Finalmente, siete giunto principe! Sapeste quante volte
vi ho sognato! |
In quel momento tutta la
corte e i cavalli e i cani e i piccioni sul tetto e le
mosche sul muro si svegliarono, il fuoco tremolò e
tornò a divampare, le carni completarono la cottura,
la cuoca dette uno schiaffo al garzone, la cameriera
finì di fare la pasta, i cavalli scalpitarono e i
piccioni si rimisero a volare. Il re e la regina
riabbracciarono la loro figlia e accolsero come il
loro genero il principe che l'aveva svegliata. Una
gioia immensa, per il ritorno alla vita e per le nozze
imminenti pervase il palazzo.
|
Fu così che si celebrarono
le nozze in allegria e abbondanza, e il re e la regina
abdicarono in favore della giovane coppia. Il principe e
Rosaspina ascesero al trono e furono per sempre felici e
contenti, ebbero figli maschi e femmine, e regnarono in
pace e prosperità. |