IL NARRATORE VIRTUALE DI CLASSE

FAIRITALY A CASTEL MELLA (BS): ESPERIENZE DAD NEL MESE DI MARZO 2021




















Sono Esiodo che canto e racconto

di quando le nove fanciulle divine,

le Muse, mi insegnarono un bel canto

Ero pastore e pascolavo il gregge

sotto il monte santissimo Elicona, 

quando vidi le bellissime fanciulle:

- Pastore di campagna, brutta razza,

non sai far altro che empirti la pancia!

Ascoltaci, cantiamo storie finte

che risuonano uguali a quelle vere,

e cantiamo anche storie proprio vere,

se lo vogliamo. - Così parlarono

le fanciulle di lingua molto sciolta, 

colsero un ramo d'alloro odoroso

per donarmi un bastone verdeggiante,

perché narrassi le cose future 

e quelle che già sono nel presente.

(vv. 22-31) 

...................................................

Felice chi è amato dalle Muse:

di bocca dolce gli sgorga la voce:

e se una pena opprimente lo stringe 
in una morsa e gli
dissecca il cuore
quando il poeta, nutrito dalle
Muse,
canta la gloria degli uomini primi,
e degli dei beati dell'
Olimpo,
sente l'angoscia che si dissolve
e dimentica tutte le sue pene,
il dono delle
Muse lo distoglie
Salute a voi, o
Muse benedette,
datemi ora il melodioso canto...
(vv. 96-104)

dite chi nacque prima fra gli dèi. 

In verità per primo nacque il Caos,
e poi la Terra dall'immenso seno
casa di tutti eterna che non crolla,
(vv. 114-117)
dopo nacque il nascosto sotterraneo, 

sotto la Terra dalle larghe vie, 

Tartaro Inferno d'ogni luce muto, 
poi nacque il più bello degli dei: 

Eros lo Scioglimembra, domatore

nel cuore dei beati e dei mortali 

di pensieri e propositi sensati. 
Nacquero il Buio e la Notte dal Caos,
e la Notte in amore mista al Buio 

due figli generò: Etere e Giorno.
La Terra generò per suo compagno 

il vasto Cielo trapunto di Stelle, 

che tutta la stringesse fra le braccia, 

casa eterna incrollabile di dèi. 
Terra da sé generò le Montagne, 

rifugio delle Ninfe innamorate 

fra gli aspri balzi ed i monti scoscesi. 
Generò il Mare mai stanco, ribolle 

e smania e infuria rivoltando l'onde,

da sé lo generò, senza l'abbraccio:
ma poi col Cielo generò il maestoso 

Oceano che ha vortici profondi, 

(vv. 119-133)
[Ogni notte il Cielo scendeva dalla volta del mondo ammantato di stelle, si

stendeva sulla terra e l'amava in ogni parte: generarono figli tracotanti, i

sei titani, fratelli e sorelle, i tre ciclopi, che avevano soltanto un occhio

sulla fronte, si chiamavano Tuono, Folgore e Lampo, e i giganti che

ergevano cinquanta teste, cento braccia agitando]

Tutti questi terribili figlioli
che aveva generato con la Terra
li odiava e li temeva il padre Cielo
già mentre si formavano nel seno
di Terra, madre portentosa,
li nascondeva appena cresciuti,

non lasciava che uscissero alla luce,

costringendoli a stare chiusi in seno,

neonati seppelliti nella madre,

nel seno grande della madre
Terra:
 
e di questo godeva il padre Cielo
della sua azione cattiva, la prima.

E mugghiava la grande Terra, oppressa
dal peso dei terribili neonati:

[ma qui comincia un'altra storia]

melodia maduvanti
E mugghiava la grande Terra, oppressa 

dal peso dei terribili neonati:

furba e cattiva escogitò un sistema

la grigia specie fece all'istante     

del ferro adamantino, ed una grande 

falce forgiò, dalla lama affilata, 

poi si rivolse ai suoi cari figlioli, 

li incoraggiò con la pena nel cuore: 

- Figli miei - disse - e del primo cattivo,

se vi fidate della madre vostra,

possiamo vendicarci dell'oltraggio 

che vi fa il vostro cattivo genitore: 

ha inventato l'azione cattiva. 

Così parlò e li prese la paura

restaron tutti lì senza parole. 

Ma le rispose coraggioso Cronos, 

che nutriva Pensierisinuosi, 

alla sapiente disse il grande figlio:

- Madre, io ti prometto che l'impresa

condurrò fino in fondo, di mio padre, 

nome cattivo, non m'importa nulla: 

ha inventato l'azione scellerata. 

Così parlò alla Terra dei prodigi 

balzò di gioia il cuore, madre Terra

lo mandò a nascondersi ben pronto

con la falce affilata nelle mani 

istruendolo in tutto per l'agguato. 

Quando discese portando la notte  

sulla sua grande sposa, e bramando 

d'amore l'avvolse in ogni parte

Cronos balzò fuori dal nascondiglio, 

il fallo gli afferrò con la sinistra

mentre la destra brandiva la falce,

strumento prodigioso, denti aguzzi: 

afferrò e troncò di netto il fallo 

del caro padre, e lo scagliò lontano 

rapido dietro a sé, non volò invano 

dalla sua mano sulla Terra sposa,

che s'impregnò di ogni goccia di sangue, 

e col passar degli anni mise al mondo 

le fortissime Furie ed i Giganti, 

immensi corpi armati rilucenti, 

lunghissime brandiscono le lance,

e mise al mondo anche le Ninfe, Melie 

sono nomate sulla Terra immensa. 

Tagliato con la falce adamantina 

cadde scagliato da Terra nel Mare

che smania con le onde e mai si stanca,

e il Mare lo portò per tanto tempo: 

dalla carne immortale del dio Cielo, 

tutt'intorno sgorgava spuma bianca, 

e nella spuma crebbe una fanciulla: 

la tenne il Mare come in una culla

giunse prima a Citera, e nell'isola

si mostrò agli abitanti benedetti, 

e giunse poi all'isola di Cipro 

tutt'intorno lambita dalle onde.

Salì dal mare la dea venerata:

dove poggiava i morbidi piedi 

crescevano erbe, sbocciavano fiori, 

presso i beati e gli uomini mortali

è chiamata Afrodite questa dea che

è nata e si è nutrita nella spuma,

e Citerea dalla bella corona, 

perché a Citera si mostrò dapprima, 

e Ciprigna, perché a Cipro è nata, 

sull'isola lambita dalle onde,

e Falloamante è nomata la dea,

perché dal fallo è stata generata. 

Eros lo Scioglimembra l'accompagna, 

la segue sempre Desiderio bello, 

da quando è nata e ha volto i suoi passi 

verso gli dèi beati sempiterni.

Ha sempre avuto questa signoria, 

questo onore fra uomini e beati:

regina è di parole di fanciulle, 

di discorsi leggeri, di sorrisi, 

dei dolci inganni che allietano il cuore,

dell'amore di miele e del piacere. 

(vv. 160-208)
Testo e immagini elaborati per Fairitaly ONLUS da Claudia Chellini, Laura Cioni e Adalinda Gasparini
Libera traduzione dalla Teogonia di Esiodo di Adalinda Gasparini
Melodia Maduvanti di Davide Livornese al rabab