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Relazione presentata da Adalinda Gasparini al Convegno Internazionale Dante: Divan et Divine Comédie Oedipe le Salon Firenze, 2-4 novembre 2012 Ringraziamenti Avvertenza |
Questi sono i pochi versi della Divina Commedia che ricordo a memoria dai tempi del liceo, i soli nei quali Dante non parla la lingua del bel paese là dove 'l sì suona. Forse perché suonano come il dialetto emiliano che sentivo da bambina a Firenze, quando mio padre parlava con i suoi genitori. Lingua per me paterna, messa in bocca del trobador Arnaut, fabbro della lingua materna, da Dante, che ha fondato e portato a un insuperabile vertice espressivo la lingua italiana.
Perché Dante indica Arnaut come miglior fabbro, e sospende la lingua del sì per farci sentire quella d'oc? Perché il gesto di Dante continua nei secoli ad attrarre sulla sestina lirica di Arnaut l'attenzione dei poeti, da Petrarca a Pound agli sperimentatori dell'OULIPO?
Le terzine dantesche intrecciano passi e rime, ascendendo, cadendo, riprendendo, passo dopo passo, verso dopo verso. La sestina composta da Arnaut, il suo cledisat, stringe e costringe, assoggettando chi l'apprende. E come attraversando un punto di catastrofe, nella strettoia di un grado massimo di costrizione, come in analisi, come nella vita, l'assoggettato si ritrova soggetto, errante, pellegrino, periclitante. Amante.
Leggiamo pochi versi per avvicinarci alla poetica di Arnaut Daniel.
Arnaut tramet son chantar d'ongl'e d'oncle
a Grant Desiei, qui de sa verj'a l'arma,
son cledisat qu'apres dins cambra intra.
(Lo ferm voler, tornada)
[Arnaut trasmette il suo canto d'unghia e zio
a Gran Desio, che di sua verga ha l'anima:
il suo cledisat che appreso, entra in camera.]
En Paradis n'aura doble joi m'arma,
si ja nulhs hom per ben amar lai intra
(Lo ferm voler, cobla VI)
[In paradiso gioirà il doppio l'anima
se alcuno mai per ben amare v'entra.]
Ieu sui Arnaut qu' amas l'aura
e cas la lebre a lo bueu
e nadi contra suberna.
(Ab gai so cuindet e leri, tornada)
[Io son Arnaut che ammasso l'aura
e caccio la lepre col bue
e nuoto contro corrente.]
Cledisat, da cledisar, che significava in provenzale montare una struttura lignea incrociata per poi erigere un muro di mattoni crudi: il cledisat che Arnaut ha costruito, se Gran Desìo l’apprende, intra nella sua camera. La poesia figura l’incontro impossibile con la Dama, Donna, Domina, Beatrice: beatrix, che fa beati. Si apre la camera del grande desiderio (Grant Desiei), della gioia, della Beatitudine, del Paradiso. Arnaut si introduce nel Paradiso della stanza della Domina con la sua poesia, che va appresa, quasi come una struttura nascosta. Dante raccoglie il testimone e raggiunge il Cielo con Beatrice, dopo aver incontrato Arnaut Daniel, con la sua poesia, che dice della Donna amata quello che mai non fue detto d'alcuna.
Per apprendere la sestina anch'io ne ho composta una: Quantitativo è il metro latino. La costrizione più rigida alla quale mi dovevo sottoporre era però contenere il mio discorso nei quindici minuti assegnati a ogni relatore nel convegno.
Leggiamo ora Lo ferm voler , la sestina lirica di Arnaut, nella quale le sei parole rima sono evidenziate con sei diversi colori
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Il cledisat è una struttura portante, di un muro, di un’immagine, di un canto, di una musica: come un sogno e come un rebus va appreso, preso come struttura, perché rimanda a se stesso, come un nastro di Möbius.
Sciogliendosi dalle Auctoritates della Chiesa e abbandonando il nobile latino, il trobador Arnaut forgia una nuova forma poetica nella lingua volgare materna e per questo inventa la sestina lirica, ancorandola al quadrato magico, struttura (cledisat) che rimanda a concetti matematici e cosmologici appartenenti all’umanità intera. Il quadrato magico o latino ricorre nei testi delle religioni e delle filosofie orientali e occidentali.
Trobar verrebbe dal tardo latino tropare, tropum invenire, ricercare i tropi, le prose ritmiche. Comporre immagini e parole, poetare: poeta dal verbo greco poièo (poišw), che significa fare. Il poeta fa con le parole, come il Dio della Genesi: Fiat lux, et lux fuit.
Se siamo umili possiamo ancorare a questa poesia l'esperienza della parola nel lavoro psicoanalitico, che può modificare la carne.
Dopo la Vita Nova e prima della Divina Commedia Dante apprende la sestina lirica e la scrive: Al poco giorno ed al gran cerchio d’ombra (1296). Fa parte delle Rime Petrose, dure come la pietra, ardue come il trobar clus, resistenti come la donna Petra alla quale sono dedicate le rime. Dante sperimenta con la sestina un grado massimo di costrizione, al quale ci si assoggetta volontariamente, per liberarsi dalle Auctoritates del tempo .
Per Arnaut come per Dante non si tratta di ricostruire un assetto simbolico, una casa alternativa alle case e alle chiese esistenti, ma di cledisar, di incrociare materiali formando strutture per costruzioni che rimandano a se stesse, come le regole di un gioco. Si è liberi, soggetti che giocano, nella misura in cui ci si assoggetta liberamente a regole (El cominciò liberamente a dire).
Le Auctoritates fissano regole e costrizioni ponendosi come unici mediatori fra la scrittura divina e i fedeli. Nulla salus sine ecclesia ...nessuna psicoanalisi senza piccole o grandi associazioni?
I poeti si sciolgono dalle Auctoritates inventando/trovando procedimenti rigorosi per sperimentare una nuova libertà, che consenta la formazione di un nuovo soggetto, un soggetto/autore.
La natura della psicoanalisi mantiene qualcosa dell'enigma e del rebus, anche se può essere usata per rileggere ogni mitologia e ogni sistema simbolico. Ogni sogno custodisce un enigma inaccessibile, e proprio per questo consente molteplici interpretazioni, il cui valore è inversamente proporzionale alla loro pretesa di fornire una spiegazione esaustiva.
Il viaggio dello psicoanalista, come del ricercatore scientifico e del poeta, è peregrinatio, movimento verso una meta irraggiungibile alla quale non si può non tendere, e insieme periclitatio, oscillazione pericolosa, rischio anche mortale. Non fuga dalla morte, ma movimento di vita, e per questo via incerta, d'errore e d'erranza.
Dante legge in Arnaut che seguire il fin amor porta al Paradiso (En Paradis n'aura dobre joi m'arma, | si ja nulhs hom per ben amar lai intra; cit.). Nella sua peregrinatio Arnaut da nobile diventa giullare e giocatore di dadi, errando di corte in corte (de me pot far l'amors qu'ins el cor m' intra | miels a son vol c'om fortz de frevol verja). E Dante, obbedendo quanto Arnaut al dettato d'amore e divenendo autore nell’ascolto di Amore (I'mi son un che, quando | Amor mi spira, noto, e a quel modo | ch'e' ditta dentro vo significando; Purg. XXIV, 52-54) da cittadino illustre si ritrova esule e bandito.
Il soggetto-autore che segue Amore, il dictator (colui che ordina e detta parole) subisce su questa strada perdite radicali, e proprio mentre si inventa/si trova come soggetto, viene meno. Così Dante sviene avendo sentito il rischio implicito nella scelta di seguire Amor che ditta dentro con Paolo e Francesca (Mentre che l'uno spirto questo disse | l'altro piangea; sì che di pietade | io venni men così com'io morisse. | E caddi come corpo morto cade; Inf. V, 138-142).
Nei nostri smarrimenti analitici potremmo ripetere le parole di Arnaut, che raccoglie aria, non ricchezze (ieu suis Arnaut qu'amas l'aura; cit.), che va a caccia delle velocissime lepri col lento bue (e cas la lebre a lo bueu; ivi), e che nuota contro la marea montante (e nadi contra suberna; ivi).
Arnaut e Dante un giorno sono certi di meritare il paradiso, un giorno, o molti giorni, sentono che ammassano l'aria e nuotano contro la marea montante.
Così è il grande demone (dàimon mègas) del Simposio: un giorno è mago e sofista, e si fa beffe di tutti, il giorno dopo è tanto povero da dormire all’addiaccio, senza nemmeno un coperta.
Cerchiamo ora di comprendere la struttura della sestina, a partire da Lo ferm voler qu' el cor m'intra.
La sestina ha come struttura matematica soggiacente il quadrato magico, o quadrato latino, noto da svariati secoli prima di Cristo nelle culture orientali e occidentali.
In ogni riga e in ogni colonna devono figurare sei numeri o sei parole diverse - in questo caso le sei parole-rima - una e una sola volta. Se a ogni parola-rima si attribuisce un valore numerico (da 1 a 6 numerando ordinatamente le parole-rima della prima cobla) la somma risultate per ciascuna riga e colonna è pari a 21. Accenniamo appena al valore simbolico del numero 7 (note musicali, giorni della settimana, ecc.), che somma 3 (perfezione, maschile) e 4, e moltiplicato per 3 dà 21. Il numero 3 indica la perfezione, nella cultura cristiana la Trinità, mentre il 4 si ottiene aggiungendo al 3 di nuovo l'unità; inoltre 4 si ottiene dal 2 (sdoppiamento, scissione, femminile), moltiplicandolo per se stesso, sommandolo a se stesso, elevandolo alla potenza di se stesso.
La successione dei movimenti delle parole-rima dalla prima cobla alla seconda, dalla seconda alla terza, ... dalla quinta alla sesta, avviene secondo la retrogradatio cruciata, che si rappresenta con il seguente algoritmo:
Dati sei valori numerici, corrispondenti alle sei parole rima, numerate in successione da 1 a 6 nella prima cobla, esiste un solo quadrato magico, fra i 720 possibili, nel quale applicando alla sesta colonna la stessa retrogradatio cruciata, come se si volesse costruire una VII cobla, si ottiene la successione delle rime della I cobla.Si può osservare nell'animazione come applicando la stessa retrogradatio cruciata alla VI cobla se ne possa ottenere una VII, che coincide con la I cobla.
Osservando questo andamento a spirale mi sono chiesta a quale figura geometrica potesse corrispondere la sestina: se ogni verso descrive un cerchio della spirale, di diametro costante, si può pensare a un nastro che avvolgendosi giro dopo giro forma la superficie laterale di un cilindro. Ma applicando alla sesta cobla la legge della retrogratatio cruciata si torna alla prima cobla, come si vede nell'animazione linkata all'immagine sopra.
Allora possiamo congiungere la base superiore del cilindro, che immaginiamo fatta di un materiale illimitatamente elastico, con quella inferiore: ecco il toro topologico.
Ne ho costruito uno manualmente, da presentare come parte della mia relazione.
Nella crisi
identitaria dei tempi di Arnaut e di
Dante, come nella nostra, è
indispensabile rivolgersi a quanto
sfugge alle Auctoritates, al
resto che appare debole o vile,
femminile o volgare. Se non si possono
commuovere gli
dei superi si possono muovere le
acque infernali, per conquistare
almeno un nuovo punto di partenza. Poi
si deve comincia a costruire come
muratori e fabbri, sporcandosi le
mani, accettando di zoppicare quando è
il solo modo di non arretrare, e allo
stesso tempo ancorando la materia
volgare a tradizioni tanto trasversali
da eccedere i canoni fissati dalle
Auctoritates. Il cledisat matematico di Arnaut richiede tempo per essere appreso. Studi recenti (F. Gnaedinger e W. Pötters) leggono la struttura soggiacente del sonetto e della Commedia come forme geometrico-poetiche che ruotano intorno ai problemi della quadratura del cerchio e della proporzione aurea, centrali da sempre per la filosofia e le scienze. Posso ricordare qui solo un punto, dal lavoro di Franz Gnaedinger: ciascuno dei 14.233 versi della Divina Commedia sarebbe un passo e un tassello nella costruzione della Sfera Cosmica (Deus est Sphaera), il cui diametro sarebbe stato calcolato da Dante in 14.234 unità. Il verso mancante per completare il diametro del Cosmo è quello verso divino. Tutta la poesia tende a quel verso, tutta la poesia lo manca. Allo stesso modo la chiusura del cerchio nella sestina lirica è una possibilità virtuale, che noi abbiamo rappresentato col toro, ma che la sestina stessa lascia aperta. Al posto della chiusura del cerchio, della figura del Sol Invictus, una tornada, tre versi che contengono ciascuno due delle sei parole rima. Nella figura che ho presentato, con la sestina-toro, la tornada è una specie di coda che non ha corrispondenza col quadrato magico, e che non concorre a formare il toro. Una coda che pur partecipando della sestina, è fuori dal gioco, e rimanda al lavoro che seguirà, alla nuova poesia, al verso mancante. Anche il nostro lavoro di psicoanalisti, infinito, sospeso, procede attraverso un progressivo dissoggettamento dalle Auctoritates, e un parallelo assoggettamento alla cultura, antica e contemporanea. Apprendere il lavoro poetico di Dante e Arnaut potrebbe limitare i fraintendimenti della formula lacaniana, per la quale l'analista si autorizza da sé ... con qualche altro. Se dipendiamo da un’Auctoritas, - ancora peggio se ci crediamo Auctores - , da augeo, o se diventiamo actores, da ago, la funzione analitica si perde. Auctor e autore, chi accresce, per un lector, lettore, da lègo, chi raccoglie. Ma Dante nel Convivio segue una diversa etimologia per autore. Diversamente da auctor e auctoritas, autor non verrebbe da augeo, ma da un raro verbo latino: avieo, auieo, che significa lego. Il verbo è fatto solo di vocali, di tutte le vocali, che sono anima e legame d'ogni parola, legami aerei, volatili, a figurare imagine di legame. La sestina lirica, per la quale Dante considera Arnaut miglior fabbro del parlar materno ha un grado massimo di libertà, e una struttura solidissima. La poesia scaturisce dalla compresenza di libertà e vigore. Dai suoi legami aerei e dal suo cledisat, rinvenuti e forgiati dal cortese giocoliere e dall'esule condannato a morte, emerge il nuovo soggetto, soggetto autore. Il soggetto autore nasce legando numeri e parole, poesia e geometria. Impossibile oggi rendere in un unico genere, scientifico o romanzesco, quell'insieme complesso e composito che è la lingua orale dell'analisi. Forse la diversità di stile fra i testi di Freud, alcuni più vicini a un trattato scientifico, altri a un romanzo, ci insegna che la psicoanalisi nella scrittura deve cercare uno stile nuovo, che non sia né della letteratura né della scienza. Forse per evitare questo tranello insito nella scrittura Jacques Lacan privilegiava il discorso orale? La passione pellegrina che mi ha portato ad apprendere, con molta ignoranza e lavorando anche con le mani, la sestina del miglior fabbro del parlar materno domanda oggi di cercare, incontrandoci così, cortesemente, per quanto via via strapazzati dalla tempesta o sbruciacchiati, uno stile di comunicazione e scrittura che non sacrifichi a nessuno stile canonico la lingua volgare che ascoltiamo e parliamo in analisi. |
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Ringraziamenti |
Ringrazio, in ordine
temporale di collaborazione, per il prezioso
aiuto, Claudia Chellini, che mi ha aiutato a
preparare e presentare il PowerPoint il 3
novembre, in particolare l'animazione che
mostra i movimenti delle parole-rima, alcune
di quelle immagini sono inserite in questa
pagina o ad essa linkate; Giuseppe
Girimonti Greco, che ha rivisto e corretto la
versione francese della mia sestina, Quantitative
c'est le métre latin; Magali
Flor, che mi ha tradotto in consecutiva,
fornendomi anche la traduzione scritta che ho
utilizzato anche per la pagina in francese,
linkata in testa a questa pagina, e Serge
Sabinus, per la correzione e la revisione
finale della stessa pagina. |
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Avvertenza |
Questa pagina traduce in
formato html la relazione presentata al
Convegno il 3 novembre, che ho modificato il
meno possibile. Alcune parti non le avevo
dette per mancanza di tempo, mentre tutte le
note sono successive all'intervento I
riferimenti e i rimandi ai siti non sono da
considerare come una bibliografia, che verrà
inserita quando sarà pronta per gli Atti del
Convegno, ma come indicazioni rapide per
facilitare la lettura del testo: la ricchezza
di informazioni della rete può servire anche a
questo. |
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Lo ferm voler, musica |
Per la musica
della sestina di Arnaut, destinata
all'esecuzione pubblica, vedi:
Antoni Rossel, La tradizione
musicale della sestina di Arnaut
Daniel. Lo ferm voler qu’el cor
m’intra (BDT 29,14): un artefatto
lirico perfetto. Sapienza, Università di Roma, Cognitive filology, No 5 (2012); disponibile online, ultimo accesso: 16 dicembre 2012. Vedi anche: Silvia Cucinotta, La musica di Arnaut Daniel (2009); http://arnautdaniel.wordpress.com/2009/01/25/331/; ultimo accesso: 15 novembre 2012. Dalla pagina è tratta l'immagine dello spartito dal manoscritto trecentesco, copiato in Italia, conservato a Milano, nella Biblioteca Ambrosiana, S.P.4. [ex R.71 sup.] c. 73ra, quella della trascrizione moderna di Ugo Sesini e l'immagine della viella qui a destra. Per l'esecuzione della sestina, vedi su YouTube: Thomas Binkley, http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=ArrbdR_l4eo; ultimo accesso: 22 novembre 2012. |
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Cledisat |
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Quello che mai non fue detto d'alcuna | Vita nuova, XLII, 2. Fonte: http://www.danteonline.it/italiano/opere.asp?idope=5&idlang=OR; ultima consultazione: 14 novembre 2012. |
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Lo ferm voler,
traduzioni |
Vedi in questo sito le traduzioni
in italiano, francese, inglese, spagnolo e
tedesco. |
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Poeti | Fra i poeti che hanno appreso
la sestina lirica, Guilhem Peire Cazals de
Caortz, Francesco Petrarca, Leon Battista
Alberti, Luis de Camões, Philip
Sidney, Edmund Spenser, i
poeti dei canzonieri arcadici, i poeti del
Romanticismo tedesco, Algernon Charles
Swinburne, Rudyard Kipling, Gabriele
D'Annunzio, Ezra Pound, Giuseppe Ungaretti,
Hugh Winstan Auden, Franco Fortini, John
Ashbery, Joan Brossa, Raymond Queneau e altri
dell'OULIPO. Vedi anche, in questo sito, alcune sestine, dal XII al XX sec., con i relativi quadrati latini. |
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Dal Simposio |
In quanto è figlio di Poros e di Penia, dunque, ad Eros è toccata una siffatta sorte. Anzitutto, è sempre povero, e ben lungi dall'essere morbido e bello, come crede il volgo; [d] piuttosto è ruvido e irsuto e scalzo e senza asilo si sdraia sempre per terra, senza coperte. dorme a cielo scoperto davanti alle porte e alle strade, e possiede la natura della madre, sempre dimorando assieme all'indigenza. Secondo la natura del padre, d'altro canto, ordisce complotti contro le cose belle e le cose buone: invero, è coraggioso e si getta a precipizio ed è veemente, è un mirabile cacciatore, intreccia sempre delle astuzie, è desideroso di saggezza ed insieme ricco di risorse, passa tutta la vita ad amare la sapienza, è un terribile mago, e stregone, e sofista. E la sua natura non è né di un mortale né di un immortale: [e] in una stessa giornata, piuttosto, ora è in fiore e vive, quando trova una strada, ora invece muore, ma ritorna di nuovo alla vita grazie alla natura del padre; ciò che si è procurato, peraltro, a poco a poco scorre sempre via, cosicché Eros non è mai né sprovvisto né ricco, e d'altro canto sta in mezzo fra la sapienza e l'ignoranza. Le cose stanno infatti nel modo seguente. [204] Nessuno degli dei ama la sapienza, né desidera diventare sapiente, poiché lo è già; se poi c'è qualcun altro ad essere sapiente, neppure costui ama la sapienza. D'altro canto, nemmeno gli ignoranti amano la sapienza, né desiderano diventare sapienti. Proprio in questo, difatti, l'ignoranza è insopportabile, nel credere, da parte di chi non è bello né eccellente, e neppure saggio, di essere adeguatamente dotato. Chi non ritiene di essere privo, dunque, non desidera ciò di cui non crede di aver bisogno. (203 d, e; 204; Platone, Simposio. A cura di Giorgio Colli; Milano: Adelphi 1979; pp. 69-70) | ||||||||||
Toro |
Per chi fosse del tutto a
digiuno di topologia: il toro è una ciambella,
come il salvagente. Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Toro_(geometria);
ultimo accesso: 15 novembre 2012) L'avvolgimento a spirale dei versi avviene con un movimento a spirale analogo a quello col quale si fanno i fusilli avvolgendo una striscia di pasta intorno a un ferro da calza. http://books.google.it/books?id=RVz_q2IewAQC&pg=PT62&lpg=PT62&dq=lacan+toro&source=bl&ots=0FxBqa_JoT&sig=ToT0uYeYm4HJDOO8XOjqgh5_5zI&hl=it&sa=X&ei=qIulUPQvs4ziBIzxgYAL&ved=0CCAQ6AEwAA |
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Costruzione manuale della
sestina-toro |
Il materiale occorrente: un
toro di polistirolo di quelli che sevono per
fare ghirlande natalizie, un pennarello da
stoffa, molti metri di nastro di raso
sintetico alto 2-3 cm., a seconda delle
dimensioni del toro, e un pennarello da stoffa
a punta sottile. Dopo aver misurato con precisione quanto nastro occorre per un giro completo intorno al toro, si moltiplica per 36 questa misura: 6 versi per ciascuna delle 6 sestine. Si aggiunge infine la stessa misura moltiplicata per 3, dove si scriveranno i tre versi della tornada. Occorre provare con pazienza le misure aiutandosi con spilli per fissare il nastro nei punti strategici. Si scrive quindi con un un pennarello da stoffa a punta sottile un verso su 1/39 del nastro, partendo da Lo ferm voler qu'el cor m'intra, primo verso della prima cobla e procedendo in successione fino al sesto della sesta cobla (si ja nulhs hom per ben amar lai intra), che occuperà la 36° delle 39 parti del nastro. Si scrivono quindi i tre versi della tornada sulle ultime tre parti. Con sei segni si divide in sei parti uguali il toro, quindi vi si avvolge il nastro fissando con uno spillo l'inizio di ogni sestina su ciascuno dei sei segni, in modo che ogni cobla ne occupi un sesto. Se non si sono fatti errori di misurazione o di scrittura la fine della sesta cobla coincide con l'inizio della prima.La tornada resta sciolta, analogamente al fatto che le sue sei parole rima non partecipano al gioco matematico della sestina. Fare la sestina-toro è un ottimo metodo per apprendere la stestina lirica di Arnaut. |
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Quadrato magico o latino |
Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Quadrato_magico#Storia;
ultimo accesso: 16 novembre 2012. Bisogna osservare che il quadrato corrispondente alla sestina lirica è un quadrato magico imperfetto: mentre la somma dei numeri in orizzontale e in verticale è sempre la stessa la somma della diagonale è diversa. Per il quadrato del SATOR si osservi che il palindromo TENET forma una croce il cui centro è lo stesso del quadrato; vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Quadrato_del_Sator. Sul quadrato di Dürer - di ordine quattro, sacro a Marte, vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Melencolia_I; ultimo accesso: 16 novembre 2012.
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Quadrato del Sole |
Il quadrato di ordine 6 era
sacro al Sole, che nel Cristianesimo figura la
Luce di Gesù Cristo, festeggiata
alla sua nascita, nel solstizio invernale,
quando il Sole, raggiunta la sua minima
potenza, torna a crescere. Una
rappresentazione del Sol Invictus dal volto
infantile è sul timpano
della Basilica di Santa Maria Novella a
Firenze. Vale la pena ricordare che le parole
latine pronunciate nel culto di Mitra (Sol
crescit) entrarono a far parte della
liturgia cristiana del Natale. La stessa festa
della Natività fu fissata intorno al solstizio
d'inverno per farla coincidere con la festa di
Mitra, che era la più diffusa a Roma. Su una moneta francese del 1715, che celebra l'eclisse solare avvenuto quell'anno sotto il segno del Leone, di cui il Sole è Governatore, è raffigurato un quadrato magico di ordine 6 (vedi qui sopra). |
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Dei superi |
Flectere si nequeo
superos, Acheronta movebo (Eneide, VII,
22; Se non posso piegare gli dei celesti,
muoverò le acque infere). Versi di Virgilio
posti da Freud in epigrafe alla Traumdeutung.
Notiamo che queste parole vengono pronunciate
da Giunone che si oppone al destino che farà
discendere dall'esule troiano Enea il popolo
romano, celebrato nell'Eneide. Freud,
appassionato conoscitore delle civiltà
classiche greca e romana, indica con questa
epigrafe la crisi del soggetto occidentale e
la necessità di volgersi ai miasma tetri degli
Inferi, della realtà psichica, quando il
soggetto occidentale sta perdendo il suo
riferimento eroico, il cui eclisse si compie
con la barbarie sanguinaria legata alle
ideologie novecentesche, sia nazifascista, sia
stalinista. L'ebreo Freud con la psicoanalisi
segna la fragilità del soggetto etnocentrico
che ha nell'Impero Romano il suo modello
ideale e nell'antisemitismo la sua forma più
ricorrente di razzismo. È significativo che le
parole scelte da Freud siano pronunciate da
una divinità femminile che ostacola la
realizzazione del grande destino di Roma. |
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Animazione |
Il crescente valore delle
immagini nel nostro tempo ha un antecedente
illustre nella cultura medievale. Dante e i
suoi contemporanei intendevano il significato
degli affreschi e dell'architettura di una
chiesa immediatamente, come noi comprendiamo
il significato di un cartello stradale o del
logo di un celebre stilista. Per gli
analfabeti, che formavano una schiacciante
maggioranza, i bassorilievi di Wiligelmo nel
Duomo di Modena o le vite dei santi dipinte
nelle chiese raccontavano le storie sacre e le
leggende con la stessa efficacia dei nostri
media. |
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Studi recenti |
Pötters, Wilhelm,
"Circolarità e armonia. Principî geometrici
nella poesia medievale dai Siciliani a Dante";
in: La matematica. Volume terzo. Suoni,
forme, parole. A cura di Bartocci,
Claudio, e Odifreddi, Piergiorgio; direzione
scientifica di Claudio Bartocci; Torino:
Einaudi 2011. Gnaedinger, Franz, Dante Alighieris moralisch-kosmologischer Traum; http://www.seshat.ch/home/dantev.htm; consultato il 12 novembre 2012. Poetical cosmology in Dante Alighieri’s Divina Commedia; http://www.seshat.ch/home/dante.htm; consultato il 12 novembre 2012. Ringrazio i due studiosi per la cortese corrispondenza. |
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Deus est sphaera |
Deus est
sphaera intelligibilis, cuius centrum
ubique circumferentia nusquam,
di Alano di Lilla (Sermo
de Sphaera, sec. XIII), filosofo,
teologo e santo, doctor universalis,
sulla cui tomba si legge questo epitaffio: totum
scibile scivit. Potrebbe essere stato
uno dei riferimenti di Dante sia per la Vita
nuova che per la Commedia. |
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Una libera associazione |
Una libera associazione: J.
S. Bach, Crab Canon (1747).
Il manoscritto presenta una sequenza musicale
da suonare nei due sensi, diretto e inverso.
Vedi: http://strangepaths.com/canon-1-a-2-2/2009/01/18/fr/;
last access: 20 November 2012. Video ed esecuzione di Jos Leys e Xantox: http://www.youtube.com/watch?v=xUHQ2ybTejU; last access: 20 November 2012. |
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Verso mancante |
The last line of each canto is beautiful, powerful poetry, and the last line of the last canto, of the entire book, should be the most powerful of them all, the word of God, no less - but the last line is missing, the book is short of one line. |
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Paradiso, XXXIII, vv. 133-145 |
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige |
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Auieo |
Ché, cominciando dall'A, nell'U quindi si rivolve, e viene diritto per I nell'E, quindi si rivolve e torna nell'O: sì che veramente imagina questa figura: A, E, I, O, U, la quale è figura di legame. E in quanto "autore" viene e discende da questo verbo, si prende solo per li poeti, che coll'arte musaica le loro parole hanno legate; e di questa significazione al presente non s'intende. (Convivio, IV-vi 3)Fonte: http://www.danteonline.it/english/opere2.asp?idcod=000&idope=2&idliv1=4&idliv2=6&idliv3=1&idlang=OR; ultimo accesso: 16 novembre 2012. |
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Come un romanzo |
Il primo titolo dell'opera postuma di Freud Der Mann Moses und die monotheistische Religion (L'uomo Mosè e il monoteismo, 1939) era Der Mann Moses. Ein Historicher Roman (L'uomo Mosè. Romanzo storico). Si può osservare come il primo nucleo di molte innovazioni teoriche di Freud si trovi in saggi simili a romanzi, come il narcisismo del Ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci. |
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