PER NON MORIRE... PICCOLO FESTIVAL
DI CASI LIRICI - HOME PAGE UNA PRESENTAZIONE |
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FOTOGRAFIE DEL
PICCOLO FESTIVAL di Giancarlo Cioni |
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MANIFESTINO PER NON MORIRE
Starsene nascoste, pensiamo
ascoltando Madama Butterfly, non evita di morire.
Nessuna delle attanti-soprano delle nostre quattro
sessioni, e altre alle quali avevamo pensato,
evita di morire.
A noi che le guardiamo e le ascoltiamo a distanza di oltre un secolo dalla loro apparizione sul palcoscenico dei Teatri d'Opera, raccontano come avessero scelto di vivere e amare e di come per amore abbiano dovuto morire. Le attanti soprano scelgono il sagrifizio mortale, con l'arma del padre, come Butterfly, con un volo, come Tosca, scegliendo il rogo, come Norma, folli come Lucia di Lammermoor, sole e malate, come Traviata, uccise dal loro amante, come Carmen. Grazie al loro sagrifizio l'ordine patriarcale e fallocentrico è salvo. Ma è salvo? Se i suoi rappresentati sono Germont e Pinkerton, forse ci chiediamo se ne valesse la pena. Se gli attanti tenori, come Cavaradossi e Pollione, muoiono con le loro attanti soprani, quel che resta è una scena desolata. Griselda (creatura di Boccaccio che l'ha posta a sigillo del Decameron) e Turandot (dal poema persiano di Nizami a Puccini, passando per la favola dei Mille e un giorno, per il teatro di Gozzi e quello di Schiller), che dovevano aprire e chiudere il primo progetto del nostro Piccolo festival di casi lirici, hanno invece un finale felice. Speriamo di poter proporre altri due piccoli incontri, per seguire le loro orme verso la condizione di donne libere, senza dover pagare la loro - la nostra - scelta con la vita stessa, o con troppo dolore. Per non morire, né al primo, né all'ultimo incontro. |
LAURA
CIONI: VIDEO PER NON MORIRE |
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AMAMI
AMORE MIO h. 00:02:25 |
MARIA
E BATTISTA h. 00:06:23 |
LA
MUSICA E IL CIELO h. 00:01:23 |
L'UOMO È MOBILE? h. 00:02:29 |
UNA PRESENTAZIONE
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Butterfly
morendo salva il proprio onore insieme a quello di
Pinkerton e la legittimazione del figlio. Violetta sacrifica i suoi beni e la felicità degli anni che le restano da vivere per l'onore di Alfredo Germont e della sua sorellina pura siccome un angelo. Tosca pugnala il potente odioso Scarpia per salvare il suo amante pittore Mario Cavaradossi, ma non salva se stessa né lui. Norma si sacrifica andando volontariamente al rogo, e l'onore dei Galli è salvo come quello dei romani. Ma la sacerdotessa dei barbari rappresenta un senso dell'onore superiore a quello di Pollione, che, ammirato, la segue, dopo averla abbandonata per Adalgisa, novizia del tempio della dea lunare del quale è sacerdotessa Norma. L'ordine è sovvertito, anticipando le trasformazioni epocali che stiamo vivendo. L'ordine è e non è ristabilito dal melodramma. Come l'onore di Pinkerton è e resta macchiato dal sangue di Butterfly, così l'ordine di Roma pontificia rappresentato da Scarpia vince, ma la crudeltà e la violenza del potere sono rappresentate senza mezzi termini. Né Alfredo Germont, dopo aver assicurato una nuova vita insieme, di salute e d'amore, a Violetta ormai morente, farà una gran bella figura, a Parigi o in Provenza, né la farà Germont padre, che dopo aver imposto il sacrifizio a Violetta disprezza il figlio che conseguentemente le ha gettato addosso il denaro riducendola a prostituta. Il melodramma italiano, illustrato da queste quattro grandissime opere, mette in scena alcune verità tuttora difficili da accettare. In pochissime parole: le quattro protagoniste non sono donne di casa, ma donne bellissime e affascinanti che hanno prerogative che le escludono dalla funzione di madri e spose. In particolare: - Butterfly è una geisha, parola che significa donna d'arte; - Violetta è una compagna di piacere non solo sessuale; - Tosca è una cantante lirica ed è amante di un pittore, oltretutto carbonaro; - Norma è sacerdotessa della dea lunare dei Galli, funzione che dovrebbe esercitare restando vergine, mentre è amante del console romano Pollione, dal quale ha avuto due figli, come Medea da Giasone. Questi quattro personaggi hanno una funzione sociale e culturale potente che però le escluderebbe dalla funzione di angelo del focolare. Aggiungiamo come quinto personaggio Maria Callas, che avendole interpretate tutte, per limitarci a queste quattro, come loro non ha mai smesso di desiderare disperatamente di essere amata come donna, e non ha mai potuto né voluto arrendersi all'evidenza: è adorata come artista, come soprano, ed è talmente grande che viene presa, usata e abbandonata come donna. I discorsi su Maria Callas descrivono la grandezza dell'artista - sarebbe riduttivo come ha detto Carmelo Bene definirla grande come cantante, e anche, aggiungiamo, come cantante interprete - e l'infelicità nelle sue relazioni sentimentali. Anche noi stavamo prendendo questa piega: per morire? Maria Callas ha avuto due lunghe relazioni, il matrimonio con Meneghini, e gli anni accanto a Onassis. Il primo, marito, lo ha lasciato lei, dal secondo è stata abbandonata per un'altra: non capita spesso anche alle impiegate e alle casalinghe? Se si dice che essere un'artista o una scienziata, anche bellissima e piena di fascino, non garantisce una vita sentimentale felice, si può certamente concordare, è anzi ovvio. Ma se la narrazione sembra porre l'infelicità della vita sentimentale di Maria Callas, dai rapporti con la famiglia d'origine alla morte a cinquantaquattro anni, in solitudine. come una specie di contrappasso alla sua grandezza e al suo successo come artista, dobbiamo far attenzione a non cedere al dogma patriarcale e fallocentrico per il quale la sola possibilità per una donna di avere una vita felice come moglie e madre, o almeno di essere considerata degna di averla, è che la piasa, che la tasa, che la staga in casa. Questo è il comandamento, suscettibile di innumerevoli variazioni, in senso restrittivo, pensando ad esempio alla donna musulmana che deve velarsi e uscire solo se accompagnata da un familiare, o alla donna medievale che poteva guardare chi passava solo dietro le persiane, dette coerentemente gelosie, senza esser vista. Per inciso, le altane, terrazze coperte sui tetti, dalle quali le donne potevano guardare ed esser viste, segnano una nuova libertà per il sesso debole. Ma se siamo deboli, perché porci tante limitazioni? Per imporci una protezione che ci impedisce di confrontarci pubblicamente con gli uomini? Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa. La scelta di Maria Callas è diversa da quella di altri grandi personaggi contemporanei, come la scienziata Rita Levi Montalcini e la performer Marina Abramović, che hanno dichiarato di aver rinunciato al matrimonio con i figli perché lo hanno considerato incompatibile con la loro vita di scienziate o di artiste. La morte precoce di Maria Callas, a qualunque fattore sia dovuta, induce a pensare al sacrifizio di una parte di sé che la donna doveva e sembra ancora debba compiere se vuol essere amata. Se è madre e moglie, come artista deve stare nell'ombra, e se è artista o scienziata non deve essere - o deve essere svalutata come - moglie e madre. Si può vedere la lunga intervista fatta a Maria Callas nel 1969, l'anno dopo l'abbandono di Onassis, che secondo il pietismo solo apparentemente ammirato le avrebbe spezzato il cuore, quando stava girando Medea con Pasolini: Maria Callas può essere una donna che ha sofferto per amore, come la maggior parte delle donne, ma non una donna alla quale Onassis avrebbe spezzato il cuore, e causandone la morte pochi anni dopo. Insomma, confessiamo che anche noi abbiamo messo su un piatto della bilancia la grandezza e la fama dell'artista, e sull'altro la su disperazione come amante. Il piatto del dolore difficilmente in una vita è poco appesantito, anche nelle donne che si considerano e sono considerate madri e mogli degne di essere onorate perché hanno rinunciato a una carriera artistica o scientifica - ammesso che potessero seguirla. Qui sfioriamo la nostra clinica: nei quarant'anni di professione da psicoanalista, abbiamo avuto casi di depressione più o meno grave intorno ai cinquant'anni, vale a dire quando finisce il tempo fecondo e varia il desiderio della donna, che viva sola o con un uomo. Penso ai casi in cui in età precoce, prima della maggiore età e subito dopo, si era manifestata una dote artistica, in particolare ho in mente una cantante polistrumentista e una ballerina pittrice e ceramista. Entrambe sono uscite dalla depressione solo riprendendo la loro vena artistica. Non importa quanto sia il successo che si può ottenere, né i guadagni, e nemmeno il raggiungimento di un livello espressivo altissimo: importa non soffocare questa dote. Altrimenti la persona si condanna a un lutto cronico, che al passaggio tra la condizione giovanile e quella che prelude alla vecchiaia diventa drammatico, e si impone condizionando la vita quotidiana della donna, come svuotando di senso la sua persona e la sua esistenza, sia il lavoro, sia la famiglia, se la donna si è sposata, che abbia o non abbia figli. Perché una dote non può essere soffocata senza conseguenze prima o poi drammatiche? Non abbiamo nessuna risposta, ma per non morire ci interroghiamo su questo, senza ricorrere a definizioni superficiali, come l'idea che il patriarcato fallocentricosia voluto dagli uomini per sottomettere le donne: le donne non sono mai state sottomesse, da Eva in poi, bensì escluse dalla vita pubblica: Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa. Se si vuol riconoscere la loro sottomissione, bisogna studiarla accanto a quella degli uomini, che dovevano essere felici di andare in guerra sapendo che potevano essere ammazzati, perché solo i veri uomini si sottomettevano al capo supremo. Avendo compiuto settant'anni ho fatto in tempo a sentire durante qualche viaggio in treno negli anni ottanta i soldati di leva che dicevano: chi non è buono per il re non è buono per la regina. Dovessi scegliere di reincarnarmi in un maschio o in una femmina in base a questi due detti, per fortuna impronunciabili da decenni (ma non destituiti veramente) francamente esiterei. PER NON MORIRE ci interroghiamo sulla storia di quattro attanti liriche: Madama Butterfly, Violetta Traviata, Floria Tosca, Norma. Del progetto inziiale facevano parte Gilda, nella stessa sessione di Butterfly, Mimì della Bohème con Violetta, Lucia di Lammermoor con Tosca, come lei armata, Medea con Norma. A questi quattro personaggi dedicheremo altri spazi, ad esempio nel corso previsto per Fenysia in autunno che avrà lo stesso titolo: PER NON MORIRE. Dedicheremo inoltre altri spazi, da immaginare e organizzare, ai due personaggi prima letterari e fiabeschi e poi melodrammatici che invece di morire vivono felici e contenti insieme ai loro amanti: Griselda di Boccaccio, prima novella e poi opera lirica (Vivaldi, Scarlatti e altri) e Turandot, prima poema persiano (Nezami, sec. XIII), poi fiaba (François Pétis de la Croix, sec. XVIII) quindi melodramma (Puccini, sec. XX) e ancora fiaba popolare europea. La morte impedisce a Puccini di completare Turandot, la sua ultima opera, e gli impedisce di far sentire in musica il finale felice di una coppia costituita da un principe senza regno ma con coraggio, umiltà e ingegno, e da una principessa che invece di morire per amore decreta la morte per coloro che osano aspirare alle nozze con lei senza rispettarla: vale a dire sottovalutando il pericolo, come se la sua parola, le condizioni che ha posto a chiunque la desideri, fossero trascurabili. Puccini aveva voluto dedicare il suo lavoro a questa storia, ma se è vero che esiste il sogno, come il desiderio, di un finale felice, è altrettanto vero che rappresentarlo, al di là della pagina bianca che nelle fiabe segue il semplice enunciato - e vissero per sempre felici e contenti - è impossibile, se la donna è potente e completamente padrona di se stessa: Turandot è una principessa, figlia unica del re del Turan che non può che accettare le sue condizioni se vuole una discendenza. Alla donna potente che vuole sposarsi a suo modo, e ci riesce, nella fiaba come nel libretto scritto per Puccini, deve bastare riuscirci senza musica. PER NON MORIRE non è un modo per descrivere una via per salvarsi, possiamo solo ricordare scorciatoie che portano alla morte o all'insignificanza, come la credenza che il patriarcato sia stato deciso dai maschi e imposto alle femmine con la forza. Non è difficile rendersene conto, basta chiedersi se la nostra nonna si sentiva inferiore al nostro nonno. A ben vedere le donne del passato sostenevano il patriarcato fallocentrico quanto se non più dei loro padri, mariti, fratelli e figli. Le nostre quattro attanti soprani, interpretati da Maria Callas protagonista del nostro Piccolo Festival nel centenario della sua nascita, certo difendono il patriarcato quanto se non più dei loro amati tenori. Il loro sacrifizio è dedicato a loro: sono amate ed esaltate per la potenza che mettono a servizio della loro abnegazione: belle di canto e sacrifizio, devono morire. Gli attanti tenori delle stesse opere, per quanto apprezzati, non fanno venire la pelle d'oca. Possono comuovere profondamente, come Cavaradossi, che non chiede il sacrifizio a Tosca, come Calaf, che affronta le condizioni poste da Turandot senza mai lamentarsi. Forse non è un caso che le loro arie siano amate quanto le grandi arie dei soprani: E lucevan le stelle nella Tosca e Nessun dorma in Turandot. In ogni caso anche a queste due opere hanno lo stesso nome dell'attante soprano. La donna che è artista, come Tosca, sacerdotessa come Norma, geisha come Butterfly, cortigiana dal fascino irresistibile come Violetta, è sempre stata esclusa dalla funzione di madre e sposa. Dobbiamo però a questo punto osserviamo che le donne dalle quali discendono dinastie regali e popoli gloriosi o le donne che rendono possibili imprese eroiche altrimenti fallimentari, appartengono alla categoria delle donne superpotenti o sovrumane, e come questi soprani vengono regolarmente punite: la sacerdotessa Rea Silvia, discendente se non figlia di Enea, madre di Romolo e Remo, viene sepolta viva. Altrimenti scompaiono come sono apparse, tornano nell'ultramondo dal quale erano venute, come Melusina, genitrice dei reali di Francia. L'argomento ci porta senza fine a visitare miti fiabe e tradizioni: concludiamo ricordando che le parti femminili, geishe, soprani e personaggi teatrali in genere, fino a pochi secoli fa erano interpretate da maschi, castrati o no. Nella rappresentazione teatrale europea, con o senza musica, come nell'intrattenimento colto e artistico giapponese, erano sempre i maschi a dar voce pubblica alle donne. La parola delle donne non doveva oltrepassare le mura di casa, se la donna era moglie e madre, oppure non doveva attraversare le mura della città, se come dea, fata o strega viveva nei boschi incolti e accanto alle fonti. Coltiviamo la speranza, e ci piace immaginare vagamente l'idea di una possibilità nuova, che tener conto del sacrifizio dell'attante soprano potrebbe rappresentare un sentiero, se non una via, se non un ponte, un guado. Pòros in greco significa anche passaggio, guado. Il nostro piccolo patrimonio di passione e di pensiero - piccolo come il nostro Festival - è frutto del nostro lavoro incessante sull'eredità delle nostre madri o matrigne, delle nostre ave lontane, onorate madri di famiglia o streghe arse sui roghi, elaborato con gli strumenti e la pratica della psicoanalisi. Accogliamo nel centenario della sua nascita il patrimonio formidabile della donna che ha cantato con una voce che comprende tutte le donne, amata e perfino adorata, non per questo diversa per sofferenza: Maria Callas. (AG) Ci scusiamo per i cambi di struttura del festival, e per la sua trasformazione da ciclo di sei incontri settimanali previsto per la primavera 2023 a questa giornata autunnale. Sono successe molte cose, alcune propizie e corroboranti, altre deludenti e frenanti: ci piacerebbe tanto raccontarle perché, sia quelle da attribuire al caso, sia quelle causate da nostre aspettative illuse, ci son sembrate parti integranti del Piccolo festival Per non morire... Un ringraziamento particolare ai frati francescani minori di San Salvatore al Monte alle Croci, che ci hanno concesso il loro Cappellone dell'Ordine Terziario, al quale si accede dal bellissimo chiostro quattrocentesco. È la sede nella quale abbiamo avuto il privilegio di tenere il convegno LA CASA DI PAROLE. ALICE MUNRO (col milanese Forum Lou Salomè. Donne psicoanaliste in rete, 2007); ESTASI LAICHE. INTORNO A ELVIO FACHINELLI (con l'Associazione romana I.S.A.P e la napoletana CPL, 2010) e il nostro PICCOLO FESTIVAL DEI CASI DI FREUD (Fairitaly ONLUS, 2017). Grazie agli Enti che hanno concesso il patrocinio morale e alle persone, che ringrazieremo pubblicamente l'11 novembre, che con la loro competenza hanno confortato il nostro progetto, difficile, perché il patriarcato fallocentrico abolito pubblicamente, continua a parlare di dentro, infiltrandosi come un terrorista in tutti rapporti delle donne e degli uomini. Un ritorno del rimosso che affrontiamo tentando un'elaborazione del lutto: il morto insepolto è l'axis mundi che faceva da perno alla vita di tutti noi, intorno al quale si canta e si recita il melodramma italiano che tutto il mondo mette in scena. (AG) |
CHI S'INCONTRA AL PICCOLO FESTIVAL DI
CASI LIRICI PER NON MORIRE in ordine alfabetico |
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Un grazie particolare a Daniela
Fabrizi, psicoterapeuta, membro dell'OPLEPO, per il
lavoro che ha dedicato alla Gara di acrostici |
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ISCRIZIONI |
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Chi desidera partecipare al Piccolo Festival, online o in presenza, è pregato di compilare la scheda di iscrizione. Fairitaly propone il versamento di un contributo volontario di 48 euro, sia per chi partecipa in presenza, sia per chi partecipa online. Il versamento del contributo volontario potrà essere effettuato con bonifico sul c/c di Fairitaly (IBAN IT05C0538702807000047607472). Ai laureati in medicina o in psicologia che sono iscritti a una scuola di specializzazione in psicoterapia si propone di versare un contributo di 24 euro. Sarà inoltre possibile iscriversi e versare il contributo previsto direttamente il giorno del convegno (11.11.2023) alla segreteria del Piccolo Festival, aperta dalle 8,30. Chi partecipa online riceverà via e-mail in tempo utile il link per accedere al Piccolo Festival; sarà disponibile una chat per consentire gli interventi a distanza. |
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RINGRAZIAMO GLI
ENTI CHE IL LORO PATROCINIO MORALE CI AIUTANO A
PROMUOVERE IL NOSTRO PICCOLO FESTIVAL |
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RINGRAZIAMO GLI
ENTI E LE PERSONE CHE CON IL LORO CONTRIBUTO CI
AIUTANO A REALIZZARE IL NOSTRO PICCOLO FESTIVAL |
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NB Le sviste e gli errori presenti nei
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sigla AG - dipendono da Adalinda Gasparini curatrice di
questa pagina e intestataria del sito che la ospita. Grazie a chi vorrà generosamente segnalarceli via e-mail: adalinda.gasparini@alaaddin.it |
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Adalinda Gasparini - Psicoanalisi e
favole - HP online dal 10 agosto 2023 - ultima revisione: 15/11/2023 |