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PICCOLO FESTIVAL DI CASI LIRICI PER NON MORIRE |
A M A R I A C A L L A S ANEW YORK 1923 - PARIGI 1977 |
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PER NON MORIRE CINQUECENTO PAROLE PER MARIA CALLAS
Pasolini
ha compreso in Maria Callas la ferita insanabile che
la donna può subire dall'uomo che ama, quando è
oggetto della sua distruttività dopo essere stata
oggetto del suo amore. Se è vero che Maria Callas
ha pensato a un'unione con Pasolini durante le
riprese del film Medea (1969), possiamo immaginare che
abbia creduto che la profonda comprensione di Pasolini
potesse darle finalmente quel che aveva sempre
desiderato: essere amata e compresa come donna. Ma la
comprensione di Pasolini era intrecciata alla sua
omosessualità. Conoscendo bene il valore della poesia
e dell'arte, Maria Callas non ha mai pensato che
potesse riempire il vuoto dell'amore che ogni donna
desidera: non avrebbe mai scelto di essere frantumata
in mille schegge per essere ricostruita – da chi, da
un uomo? - con il materiale della poesia. Senza che
questo abbia significato per lei sottrarsi alla
frantumazione – la sua sofferenza - e alla
ricostruzione, in vita, ma soprattutto dopo il 1977. |
PER NON MORIRE - VIDEO DI LAURA CIONI |
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BIOGRAFIE E SITI
DEDICATI |
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Treccani |
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Maria Callas, Dizionario biografico degli italiani Maria Callas, Enciclopedia Treccani |
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Biografia
(Wikipedia) |
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Maria Callas, wikipedia INDICE L'infanzia negli Stati Uniti d'America (1923-1937) La permanenza in Grecia (1937-1945) Il ritorno negli Stati Uniti (1945-1947) L'arrivo in Italia (1947) La consacrazione (1948-1950) Il debutto alla Scala (1951) Gli anni d'oro: 1951-1957 La "trasformazione" L'incontro con Onassis Il declino (1958-1965) Gli ultimi anni (1966-1977) L'ultima tournée con Giuseppe Di Stefano (1973-1974) La morte La cremazione |
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Biografia (Andrea
Schinardi) |
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Maria Callas. Biografia. h. 00:50:22 Maria Callas, a portrait (in italiano. h. 01:13:07 Anche se non può esserci restituita, la sua figura d'artista si è impadronita della nostra immaginazione. I suoi dischi oggi vendono più di queli di altri cantanti. Su di lei sono stati iscritti oltre trenta libri, più di quanti sono stati scritti su altri grandi personaggi, come Nižinskij o Laurence Olivier. Come mai? È una domanda difficile, ma ovviamente la risposta va ricercata nella sua incredibile personalità teatrale, riflessa dalla voce, ma questo è un altro aspetto. Non c'era infatti solo la Callas artista, ma anche Maria la donna, e la storia di Maria la donna è altrettanto affascinante. Affascinante? Diciamo che è una delle più grandi tragedie d'amore del nostro tempo. (John Ardoin) A noi pare che come è una delle più grandi tragedie d'amore del nostro tempo Maria Callas sia la più grande opera d'arte del Novecento, amata e compresa ai livelli più popolari e a quelli più colti. |
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2023 Maria
Callas sui social, a cura di A. Gasparini e C.
Chellini |
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totale dei follower: 746240 totale dei follower: 227426 TikTok 20,69 milioni di visualizzazioni # mariacallas Avendo scoperto durante la preparazione del Piccolo Festival "Per non morire" l'esistenza dei callasiani, abbiamo dedicato una serata a esplorare le pagine Facebook e Instagram cercando di farci un'idea dei/delle devoti/devote di Maria Callas. Non ci aspettavamo che il loro numero complessivo - ignorando le pagine con meno di 100 follower - sfiorasse il milione: 973573. All'obiezione che gli stessi callasiani possano frequentare più pagine, si potrebbe rispondere che ci sono callasiani che non frequentano i social, o che non figurano fra i follower. Il fenomeno è impressionante: basta aprire qualche link per coglierne l'estensione, e anche per osservare sia la cura con la quale vengono scelte le immagini, sia la passione delle parole dedicate alla Divina. La somma dei follower di Facebook e Instagram è di 973666, numero di poco inferiore a quello degli abitanti della Città Metropolitana di Firenze, che comprende 41 comuni. Ultimo accesso a tutte le pagine dei social linkate di seguito: 30/09/2023. |
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Maria Callas sui social: FACEBOOK (746240
follower) |
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MARIA CALLAS OFFICIAL FACEBOOK PAGE 598843 "Mi piace", 659534 follower MARIA CALLAS - LA DIVINA gruppo pubblico, 3757 membri MARIA CALLAS LA DIVINA 3020 "Mi piace", 3051 follower MARIA CALLAS (ADMIRERS GROUP) gruppo privato, 16361 membri MARIA CALLAS - THE BIBLE OF OPERA gruppo pubblico, 6838 membri ***** MARÍA CALLAS ***** gruppo pubblico, 230 membri BELCANTISMO - MARIA CALLAS gruppo privato, 416 membri MARIA CALLAS E ARISTOTELE ONASSIS: STORIA DI UN GRANDE AMORE gruppo pubblico, 257 membri MARIA CALLAS ANNA MARIA CECILIA SOPHIA KALOGEROPOULOU gruppo pubblico, 100 membri LA DIVINA - THE MARIA CALLAS (1923-1977) FAN SOCIETY gruppo privato, 23877 membri MARIA CALLAS - SUBLIME gruppo privato, 12357 membri aria MARIA CALLAS THE GREAT DIVINA gruppo privato, 2782 membri MARIA CALLAS gruppo pubblico, 9738 membri MARIA CALLAS "LA DIVINA" FAN CLUB gruppo privato, 5130 membri MARIA CALLAS BRASIL gruppo pubblico, 1405 membri LE PIÙ BELLE FOTO DI MARIA CALLAS gruppo pubblico, 304 membri |
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Maria Callas sui social: INSTAGRAM (227426 follower) | |||||||||||||
mariacallas official_br 100000 follower mariacallasofficial 38000 follower mariacallasmagic Pagina dei fan "Maria Callas, she's the greatest, only for her would I do this." 2329 follower theeternalopera Maria Callas & Opera 34400 follower mariacallas.divina Maria Callas fan page 12800 follower _maria_callas Maria Callas Swedish Fangage 2020 follower mariacallasforever Maria Callas Forever 4155 follower maria_callas La Divina Assoluta 3125 follower mariacallasmuseum Maria Callas Museum 253 follower themariacallas A gist of Callas from herself and from the world 1092 follower mariacallasassoluta Maria Callas, Prima Donna Assoluta 378 follower lovemariacallas I love Maria Callas 187 follower mariacallasfoundation The Maria Callas Foundation 425 follower maria_callas_alumni The Maria Callas Alumni Association 587 follower mariacallas_greece Dedicated to the eternal Greek soprano 1665 follower callas.assoluta Maria Callas 1088 follower ladivina.mariacallas Una Diva con mirada triste 238 follower mariacallasmonaco_gala Maria Callas in Monaco 493 follower thecallasproject Bringing Maria Callas to the next generation 11900 follower bestofmariacallas Dedicated to La Divina Assoluta 2305 follower mariacallastribute Callas forever 4244 follower maria.callas234 "So you see rivals I have not" 973 follower mariacallasart Life and Art of the famous greek soprano and woman 247 follower _callasassoluta_ La callas!!! La DIVINA!!! L'assoluta!!! That's all I have to say!!! 430 follower callasdivine ever after Callas 612 follower mariacallas23 Dedicated to La Divina 2029 follower callassino The divina, Maria Callas 1451 follower |
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Maria Callas sui
social: TikTok |
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# mariacallas 20.69M di visualizzazioni |
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1923-1977 | |||||||||||||
1941 Debutto ad
Atene nell'operetta Boccaccio o il principe
di Palermo di Franz von Suppé |
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Frank Suppé, Boccaccio o il principe di Palermo (1879) Il debutto di Maria Callas avvenne ad Atene durante la guerra, in un cinema, perché il teatro lirico non aveva un rifugio antiaereo. Cantò nell'operetta Boccaccio o il principe di Palermo di Frank Suppé. |
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1947 Intervista con [Maria Callas] “La Gioconda” giunta da oltre oceano, di Renato Ravazzin, “Il Gazzettino”, 22 luglio | |||||||||||||
D.: Uno dei motivi di interesse della prossima stagione lirica all’Arena di Verona è costituito dalla partecipazione di due cantanti americani: Maria Kallas e Richard Tucker, nei ruoli principali di “Gioconda” di Ponchielli, l’opera andrà in scena il 2 agosto quale secondo spettacolo della stagione stessa. Tale partecipazione ha un particolare significato di riconoscimento dell’importanza che in America si attribuisce alla tradizionale manifefestazione lirica veronese. Ciò ci è stato confermato, con la sua calda voce ed in un quasi perfetto italiano, dal soprano drammatico Maria Kallas, che ci ha accolto con viva cordialità e con una simpatica semplicità. Ci ha subito colpito, della futura Gioconda, oltre alla sua giovane età, una somiglianza fisica con una bella cantante italiana: Gina Cigna. Questo riferimento, che non le nascondiamo, vuole anche indicare come alle doti vocali, che ci dicono eccezionali, la Kallas aggiunga una avvenenza il cui contributo sarà, sulla scena, indubbiamente notevole. Non possiamo non iniziare rivolgendo alla nostra interlocutrice la domanda di rito in una intervista. Quando ha iniziato a cantare? (I lucidi grandi occhi neri della Kallas si chiudono un momento quasi per fissare le immagini della sua adolescenza) R: Senza atteggiarmi a bimba prodigio, posso ricordare che a 5 anni facevo già udire nella casa di New York, dove sono nata, festosi e promettenti canti. A 7 anni per appagare le mie disposizioni musicali, iniziai lo studio del pianoforte: studi che ho continuato con passione tanto che, ancora oggi la tastiera mi attrae sempre. Avevo 10 anni quando le mie qualità vocali ebbero un primo riconoscimento con vari premi nei concorsi che periodicamente organizzava Radio New York per “I cantanti in erba”. Poi seguii la mia famiglia, di origine greca, nel suo Paese e fu ad Atene che, frequentando il Conservatorio Nazionale ed avendo ad insegnante una ottima cantante, Elvira De Hidalgo, completai i miei studi dedicandomi senz’altro alla lirica nel repertorio drammatico. Dopo un felice debutto in “Cavalleria” partecipai a varie stagioni in Grecia interpretando “Tosca”, “Fidelio” ed altre opere, prediligendo però il melodramma italiano che mi sembrava più rispondente al mio temperamento. Finita la guerra tornai in America con l’intento di riposare un po’ prima di ricalcare le scene. Ma la mia passione ebbe il sopravvento: mi stavo preparando per la “Turandot” quando ebbi occasione di incontrarmi con Giovanni Zenatello, che là gode meritata popolarità. La sua proposta di cantare “Gioconda” all’Arena di Verona, mi lusingò subito. Ecco la mia storia, semplice e breve….(Conclude sorridendo la Kallas) D.: Lei aveva già sentito parlare dei nostri spettacoli? R.: Si, si, molto e con entusiasmo: fin da bambina in America e in Grecia. La vostra Arena, così maestosa, ed accogliente, mi era sempre apparsa come in un paesaggio di sogno, popolata di un pubblico festoso. Quando la vidi giorni fa per la prima volta, mi prese una sincera emozione. D. Qui ripetiamo alla Kallas una domanda che già rivolgemmo al basso Nicola Rossi Lemeni di ritorno dall’America: e la risposta coincide esattamente con le intelligenti osservazione del futuro Mefistofele. Chiediamo cioè le impressioni sulla qualità degli spettacoli lirici americani. R: Si fanno delle buone cose, d’accordo: ma troppo spesso il criterio commerciale supera quello artistico. Vi è una certa faciloneria nell’allestimento degli spettacoli. Se sul podio non sale un concertatore di valore, un Maestro del polso e del temperamento del vostro grande Toscanini, le esecuzioni risentono della arbitrarietà di qualche interprete che impone la propria personalità. L’America da fame ed agiatezza ad un cantante, ma non ne arricchisce la sensibilità artistica: anzi la induce a compromessi. D. Lei ha molta ammirazione per il teatro lirico italiano? R: Oh sì: lo può scrivere. Ora che ho conosciuto l’Italia non ho che un desiderio: quello di poter rimanere a cantare nei vostri teatri, davanti al vostro pubblico, che già sento vicino, sotto il vostro cielo, nella vostra Arena dove mi piacerebbe particolarmente essere “Turandot”. D.: Posso tradurre in augurio questo suo desiderio? R. : La ringrazio. Ma la prego di interpretarlo non come un motivo per accattivarmi le simpatie del pubblico ma come espressione della mia volontà. Lo sguardo della Kallas ha un lampo di fermezza. Le crediamo e non possiamo non rilevare questa sua affermazione come una prova ed un esempio di un sincero amore per l’arte puramente intesa. |
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1955, Eugenio
Montale |
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Nel 1955, dopo aver sentito Maria Callas nella Sonnambula (1955), Eugenio Montale scrisse: Quando non canterà più, lascerà dietro di sé una leggenda. |
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1969 Pierre
Desgraupes intervista Maria Callas |
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Pierre Desgraupes intervista Maria Callas, per il progamma L'Invite du Dimanche, French television. Con la partecipazione di Helvira de Hidalgo, Francesco Siciliani e Luchino Visconti. L'intervista, in francese, è sottotitolata in inglese. Qui l'ultima parte della lunga intervista, concessa nello stesso anno della Medea con Pasolini. A Maria Callas restavano otto anni da vivere. La rottura con Onassis era avvenuta solo l'anno prima, quando l'armatore l'aveva lasciata per sposare Jacqueline Kennedy. Questa intervista contraddice la visione di Callas come grande cantante ma donna sfortunata, morta di crepacuore per le sue delusioni sentimentali dipendenti anche dalla sua incapacità di difendersi nei rapporti sentimentali. Come se questo fosse un problema solo delle dive. La tendenza a fornire questa immagine è il tradimento peggiore nei confronti di Maria Callas, che in tutta la sua vita non ha mai scisso la sua figura privata da quella pubblica. Cadere in questo tranello, vale a dire esaltare la grandezza dell'artista citando allo stesso tempo la fragilità della donna significa non comprendere la grande cantante e attrice e ripetere banalmente la storia della donna, che se eccelle nell'arte o nella scienza è però povera e/o sfortunata nella vita sentimentale. Anche le impiegate, le casalinghe e le insegnanti soffrono per amore. Fra l'altro si racconta che Onassis tornò a bussare alla porta della Callas dopo il matrimonio con la vedova di J. F. Kennedy. Quanto al morire di crepacuore, si dice di chi muore d'infarto nel momento stesso in cui si pretende di conoscere chi gli/le ha provocato sofferenze tali da costringere il cuore a smettere di battere. In questo modo si pensa di poter controllare magicamente salute e malattia. Callas: Non tutti i giorni sono buoni, questo vale per i cantanti come per gli atleti, ma bisogna sempre tendere al massimo. D: Da tutto quello che ha detto, dal suo modo di essere, si deduce che lei ha uno straordinario senso del dovere, non tanto verso la morale comune, ma nei confronti del suo lavoro R: Sì, si ha un dovere verso ogni cosa, e prima di tutto verso la vita. Dio, o qualunque cosa ci abbia dato la vita, e noi non abbiamo chiestodi venire al mondo, ma il nostro dovere è esserne degni, di essere un buon essere umano. In questo senso si può essere un uomo forte, o una donna, questo per me non cambia nulla, ma non si può sfuggire a questo, non ci si può nascondere dietro il dito mignolo. Per quanto sia duro, si deve essere degni di questa vita, in piccolo o in grande, ciascuno di noi dovrebbe sempre fare il proprio dovere: essere uomo o donna buoni, crescere bene i propri figli. Non si può sfuggire al dovere verso la vita. D: Cosa significa essere degni di se stessi nel suo lavoro? R: Cerco di esserla nella vita, non è sempre facile, non per gli altri. La gente può pensare che io sia impossibile, difficile, cattiva... D: A volte lei parla di quel che avrebbe voluto essere, di quello che è stata, e che vorrebbe essere... R: Sono stata tutto quello che volevo! Ho avuto una vita e una carriera che mai avrei potuto sognare, nemmeno in sogno avevo mai immginato una vita come questa. Non potrei chiedere di più, vorrei solo qualche anno ancora, per finire al massimo. Non chiedo altro. D: A volte lei parla di se stessa come di un'altra, con la quale c'è una competizione. R: Certo, c'è sempre un'altra. È come dice lei, ho una doppia personalità: quella che mi dà la direzione e quella che mi critica. Non è lo stesso per tutte le persone creative? Da una parte la donna che crea, lo strumento, i riflessi, e da una parte l'altra, che ascolta e dice: "Non era male, è meglio". Ci sono due persone. D: È come se una di queste due persone fosse costretta ad essere degna dall'altra. R: No, non sono costretta, è una forma d'amore, non posso non farlo. D: Spesso è un sacrificio? R: Non se si ama il proprio lavoro. Il sacrificio è dover sopportare la stupidità... degli altri, e anche la mia, a tutti capita di essere stupidi. Ma questo che appare come un sacrificio, per amore non è un sacrificio. Cos'altro avrei dovuto fare? Se avessi avuto altri interessi nella vita invece del mio canto e del mio lavoro avrei fatto altre cose, avrei avuto dei figli e sarei stata la stessa con una famiglia mia, immagino, oppure avrei suonato il pianoforte... Qualunque sia il nostro lavoro, anche pulire questo tavolo, si può farlo bene e farlo male. Non c'è modo di eludere questo punto: non è un sacrificio, è un dovere. D: Questo sforzo implica una certa solitudine? R: Certamente. In questa solitudine, che a volte è la cosa più difficile da sopportare, capita anche di trovare se stessi. Essere circondati dalla confusione può creare confusione, si sentono tante parole, un'infinità di parole, dette senza pensare... per questo serve la solitudine. D: Le capita spesso di essere sola? R: Qualche volta. Come tutti. D: E per Maria Callas, con tutta questa fatica, è facile essere felici? R: Spesso sono felice. Specialmente quando vedo che anno dopo anno sono riuscita a raggiungere il mio scopo, che era esprimermi con la musica, trovare, fra le note, la verità. Trovare qualcosa che, con la musica, posso trasmettere ad altri. Quel che mi ha trasmesso Hidalgo, quel che mi ha trasmesso Serafin, quel che spero di trasmettere ad altri. È una cosa bellissima, e io ho avuto questo privilegio, di esprimere me stessa, e di esser compresa dal mondo, anno dopo anno, perché io sono stata 'famosa' come dite per pochi anni, e restarla per tanti anni è molto, molto difficile. Essere compresa e apprezzata, mio Dio, cosa si può chiedere di più? Dispiaceri? Ne ho avuti tanti. Ma non mi è mai mancato il sostegno dei miei ammiratori, dei miei amici, dei miei fan, sia quelli che restano in silenzio che quelli che scrivono, e allora io dico: sono felice, e piena di gratitudine. D: Questa alta concezione del suo dovere come artista dipende dal fatto che quel che lei serve è di per sé grandissimo? R: È immenso, è inafferrabile. D: Ha detto che sarebbe stata la stessa se il suo lavoro fosse stato pulire questo tavolo. Sarebbe stata la stessa come donna delle pulizie? R: Sì. Perché no? È la stessa cosa. C'è solo una differenza di dimensioni, perché questa cosa può essere piccola o grande, ma è sempre la stessa. Non è forse così? X: Questo è molto bello. R: Io penso che sia vero. Non è una questione di bellezza. Ognuno può essere grande in quello che fa, qualunque sia il suo lavoro. Non c'è nulla di cui vergognarsi se si è piccoli, perché il piccolo deve essere grande nella propria misura. E il grande deve essere gentile verso il piccolo nella propria misura. Voi dite che io sono grande, ma non è così che io mi vedo. Quando mi fate tanti e tali complimenti, scusatemi, ma io penso che siate pazzi. Capite? Chi può capirlo? Ecco la solitudine, ecco la paura, quando mi chiedo "Buon Dio! Come farò a cantare stasera? Cosa vorranno da me? Come potrò far meglio di ieri? Meglio di quanto vorrei, sempre meglio..." È una tragedia senza fine, ma non posso farci nulla, sono nata così. Farò ancora tutto e lo farò meglio, se possibile. - Lei si sente libera? - Certo, io sono libera. Sono libera perché non cedo in nulla. Sono quasi sempre stata libera perché non ho mai concesso nulla. Per questo tanta gente dice che sono cattiva. (Tr. it. nostra) |
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DOPO
IL 1977 |
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1979 Le ceneri nell'Egeo, documentario | |||||||||||||
Il 3 giugno 1979 il ministro della cultura della Grecia sparge le ceneri di Maria Callas nell'Egeo secondo le sue ultime volontà. h: 00:00:44 |
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1997 Carmelo Bene, Era,
ed è, l'arte |
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Maria Callas ha dalla sua prima apparizione ecceduto le attese stucchevoli dei melomani, imponendosi carismatica come un altrove, non solo del melodramma, di pur gradevole routine, ma soprattutto in quanto musicalità in persona, perfetta, eppure oltre la musica. [...] Sgombriamo il campo dall'equivoco che la commozione tributata dallo spettatore al Callas Day sia stato influenzato dal ricordo vivissimo della più grande artista lirica del secolo, e forse d'ogni tempo. Vedete, la Callas, coloritura splendida a parte, era tecnicamente un soprano drammatico, esemplare. Al tempo stesso, soprano, mezzo soprano e contralto. Sarebbe un oltraggio definirla miseramente una grande cantante. Era, ed è: l'arte! Carmelo Bene, intervento a Zona, 18/04/2008; video online, h 00:04:42; ultimo accesso 09/08/2023. |
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2005 Patty Smith |
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Intervistata dalla giornalista Rebecca Milzoff, alla domanda su chi ha influenzato la sua musica, Patti Smith ha risposto: "Maria Callas. Da lei ho imparato come sviluppare una narrativa all'interno di una canzone. È una grande maestra, anche se uno non ha l'estensione, una voce." (rockol.it) |
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2007 Enrico
Stinchelli, Mito e paradossi di una donna sola |
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A distanza di trent’anni dalla morte possiamo ben parlare di “paradosso Callas”. Abbiamo verificato dalle innumerevoli biografie e dai tanti filmati a Lei dedicati che la Callas è oggi più viva che mai. I suoi dischi vendono a raffica, con continue ristampe, incessanti rimasterizzazioni, copertine che mutano di colore e di impostazione grafica ma che restituiscono sempre lo stesso, importantissimo lascito. Non so quante repliche esistano di quella famosa “Tosca” diretta da De Sabata, per quante etichette. Si sono moltiplicate le pellicole e i documentari dedicati alla Divina; la Emi ha fatto la propria fortuna e mentre si registra il crollo delle vendite di qualsiasi altro cofanetto operistico, quelli della Callas, preziosi scrigni di un’ Arte che è ancora tutta da scoprire, continuano magicamente ad andare a ruba. Il post-Callas ha registrato la vera e propria esplosione delle cosiddette “nuove-Callas” , un fenomeno imitatorio che ha coinvolto schiere di vocaliste anche superbe, ma invasate dallo spirito della grande greca. In almeno due casi assistiamo alla possessione medianica... (continua online; ultimo accesso 10/08/2023) |
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2007 Maria
Callas: "Divine" armonie, Rivista Il
Carabiniere |
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La stessa cosa si poteva dire per Maria. Come disse John Ardoin, «la sua non era forse una voce facile da ascoltare, ma fu impossibile dimenticarla. Nei recessi più profondi e tenebrosi di quella voce c’era l’essenza del teatro, e i suoi gesti lenti ed evocativi rispecchiavano il dramma e la musica». Il fenomeno Callas, come è noto, andò al di là dell’ambito della musica. Essa divenne una straordinaria diva del jet-set internazionale e fu protagonista di un’infelice storia d’amore con il magnate greco Aristotele Onassis, che lasciò una ferita profonda nel suo animo. Le luci della ribalta si sono spente, ormai, per Maria Callas, ma lei continua ad essere un caso straordinario. I suoi dischi continuano ad essere acquistati da una schiera crescente di collezionisti. Tutto questo perché Maria era unica, ineguagliabile. «Era diversa», disse di lei Tito Gobbi. «Era come una fiamma viva che attirava l’attenzione del mondo intero. Ho sempre pensato che fosse immortale… e lo è!». (Conclusione, vedi il saggio completo; ultimo accesso 30/09/2023) |
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2010 Enrico
Stinchelli, Quando il tempo si ferma |
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Vi sono alcuni momenti musicali in cui il tempo si ferma. Non esistono più le dinamiche e le contingenze terrene: gli artisti illuminati congiungono la loro anima alle sfere celesti e consegnano la propria esecuzione all'eternità. [...] Maria Callas è considerata la più grande cantante d'Opera mai esistita, per molte validissime ragioni. La voce, estesa e duttile ma così particolare, aspra e dolcissima al tempo stesso, non è che un optional. Quel che della Callas resta unico e irripetibile, nonostante le troppe ridicole imitazioni, è l'anima dell'interprete, la verità di ogni sua singola frase, l'essere dentro la musica. Ecco Maria Callas in "Ah, non credea mirarti" dalla Sonnambula di Vincenzo Bellini, in una storica esecuzione a fianco del maestro Georges Prêtre. (Da Memorabilia) Ah, non credea mirarti - https://www.youtube.com/watch?v=VRhBY0X4sv8; h: 00:04:25 |
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1957-2013
Bibliografia su Maria Callas |
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Al 2013 si contano 1020 libri dedicati a Maria Callas, in almeno trenta lingue diverse, fra le quali le lingue bulgara, cinese, ceca, coreana, indonesiana... Informazioni tratte dal sito Maria Callas club, in particolare dalla sezione Die Grösste Maria Callas Bibliography im Internet dove si può trovare la bibliografia con l'elenco completo dei titoli. Il sito contiene inoltre informazioni relative alla discografia. |
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2015 Antonio Pappano
su Maria Callas, video |
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Antonio Pappano talks about Maria Callas, from BBC documentary 'Classical Voices'; h. 00:07:53 È raro che un cantante trascenda le qualità profonde del ruolo che interpreta, facendo emergere più senso, più sfumature, più intensità drammatica di quanto forse il compositore stesso aveva immaginato. Maria Callas ha alzato l'asticella per tutti i cantanti. (Antonio Pappano, dal video, tr. nostra) |
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2023 La fiamma
possente: Gli esordi di una diva. Maggio Musicale
Fiorentino. video |
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"LA FIAMMA POSSENTE" - GLI ESORDI DI UNA DIVA Maria Callas nel centenario della nascita. Convegno internazionale a cura di Giancarlo Landini e Giovanni Vitali Firenze, Teatro del Maggio - 19, 20, 21 maggio 2023 - 85° Festival del Maggio Musicale Fiorentino Prima giornata, 19 maggio 2023; h. 02:18:32 Seconda giornata, prima parte, 20 maggio 2023; h. 02:47:12 Seconda giornata, seconda parte, 20 maggio 2023; h. 02:49:43 Terza giornata. 21 maggio 2023; h. 01:59:14 h. 10,30; Marco Beghelli: "Callas in prima pagina" h. 11,05; Cristina Bersanelli: "X-factor Callas: fenomenologia della diva che conquista i giovani e invade i social" h. 11.40; Luciano Alberti: "Un ricordo (dal vero) di Maria Callas" |
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ALDILÀ |
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VOCALITÀ E
INTERPRETAZIONE |
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Callas era un soprano drammatico, ma studiando si appropriò di una grande coloratura ed estensione, riscoprendo le possibilità del soprano drammatico ai tempi di Bellini e Donizetti. Fu così che Eugenio Gara coniò apposta per lei la definizione di soprano drammatico d'agilità, categoria vocale in cui rientravano le primedonne ottocentesche Maria Malibran e Giuditta Pasta: si trattava infatti di mezzosoprani acuti di stampo rossiniano che, coll'esercizio assiduo, avevano esteso la gamma ai suoni più acuti per impersonare, oltre ai soliti personaggi en travesti, anche eroine sopranili appassionate e romantiche, come Norma, Amina, Lucia, senza però perdere la pienezza delle note gravi, adatte a rendere il loro lato drammatico. In realtà, sulla prima formazione vocale di Callas abbiamo testimonianze ben diverse, e in lei risultano più artificiose e costruite le note gravi di quelle veramente sopranili, le quali erano affrontate spesso di slancio: resta il fatto che Callas si mise, già dall'inizio della carriera, nelle condizioni d'eseguire a voce piena, e senza mistificazioni, i ruoli pei quali i soprani più dotati del primo Ottocento erano divenuti leggendari. I suoi più diretti modelli furono, tuttavia, alcune cantanti del primo Novecento, che poté ascoltare alla radio: Claudia Muzio, Rosa Ponselle, l'ultima delle quali era da lei molto ammirata, specie nella Vestale; tutti soprani dall'autorevole linea di canto e dalle simili scelte di repertorio. Era nella tecnica di coloratura che riemergeva la maestra Elvira de Hidalgo, ben diversa dai soprani lirico-leggeri del tempo: confrontando le rispettive esecuzioni, di maestra ed allieva, di "Ombra leggera" della Dinorah, ci si rende conto dell'assoluta eguaglianza di certe impostazioni di suono quando si trattava d'eseguire le agilità. (Da wikipedia) Ciò che, a tratti, poteva far sembrare Callas un mezzosoprano era invece il colore scuro naturale e l'ampiezza del suono, che, specie all'inizio della carriera ed in età ancora assai giovane, le permise d'affrontare parti di soprano autenticamente drammatico: Abigaille, Leonora del Fidelio, Tosca, Turandot, Brunilde, Isotta. Coll'esercizio, riuscì a compattare una gamma estesa in pratica su tre registri diversi, dal contralto al soprano di coloratura, spaziante dal Fa diesis grave (fa♯2) emesso nell'aria "Arrigo! ah, parli ad un core" nei Vespri siciliani al mi naturale sovracuto (mi5) raggiunto nella Lakmé di Delibes ("Dov'è l'indiana bruna") e nelle variazioni di Proch. Rock Ferris, corrispondente del Musical Courier, recensendo un concerto dell'11 giugno 1951 dato al Grand Hotel di Firenze (programma: "Casta Diva", "Ombra leggera", "O patria mia", "Variazioni" di Proch, "Polacca" dalla Mignon e "Ah fors'è lui" dalla Traviata), rimase molto colpito da "i suoi mi e fa sovracuti... emessi a piena voce" e dal fatto che non ci fosse "difficoltà che ella non potesse arrivare a superare". Elvira de Hidalgo, insegnante di Callas, in un'intervista al programma francese L'Invité du Dimanche confermò solo il mi e non menzionò il fa; ma, all'interno dello stesso programma, Francesco Siciliani parla approssimativamente della possibilità della voce di salire ad un mi naturale sovracuto (e di scendere al do grave). Al di là delle caratteristiche naturali, che potevano essere discutibili ma fisiologiche (solo alcuni recitals incisi in istudio negli anni sessanta fanno sentire intubamenti scorretti, causati peraltro da difficoltà nella corretta respirazione diaframmatica dovute a malesseri fisici), nessuna cantante all'infuori di lei è riuscita ad ottenere risultati così musicalmente espressivi sfruttando il canto classico operistico, basato sul corretto e costante appoggio sul fiato, il sostegno diaframmatico e il conseguente immascheramento dei suoni di tutta la gamma, dal più grave al più acuto; suoni che però, negli anni del massimo fulgore vocale ed artistico, fino alla separazione dal marito, risultarono sempre subordinati al fatto espressivo, mai fini a sé stessi: vale a dire, utilizzati a seconda del significato delle parole e del momento della frase. Unica fu la pervicacia e la volontà di Callas nell'applicare in modo maniacale, e stressante per l'interprete, il metodo belcantistico d'ascendenza barocca, in una parola "classico", a tutto il mondo protoromantico, verdiano e verista, scolpendo così, in una breve parabola, personaggi vocali che oggi è molto difficile, se non impossibile, dimenticare. Lo scrupolo filologico la portava a scrostare dal manierismo e dall'effetto "invecchiato" i maggiori ruoli di repertorio (cosa che dette fastidio a una piccola parte della critica vocale, ancora incompetente per molti versi e tradizionalista), dalle leggere Sonnambula e Lucia di Lammermoor, che riavvicinò a Norma e a Anna Bolena, ritornando alle indicazioni dei compositori, nelle quali venivano integrate in funzione espressiva, e in modo musicalmente perfetto, sia il legato, sia tutti gli ornamenti della coloratura, come il portamento, il trillo, il glissato, l'appoggiatura, la messa di voce: tutto ciò è fortunatamente dimostrabile grazie a una messe abbondante di registrazioni ufficiali e dal vivo, che fanno ascoltare una cantante sempre preparatissima ed esatta, perfino in prova (Dallas 1957). In questo senso non c'è differenza tra registrazioni in studio e dischi pirata, e rimane ancora un mistero come Callas abbia potuto realizzare personaggi a tutto tondo in disco, senza, o prima ancora, di averli interpretati in scena: Madama Butterfly, La bohème, Un ballo in maschera, Manon Lescaut. Il suo approccio al canto, inteso come teatralità, drammaticità, enfasi tragica, raggiunte con pienezza e volume cospicui da librare in spazi ampi e nel vivo della recita, è da considerarsi, specie negli anni 1949-1953, ancora tradizionale e da porre in un'epoca e in una concezione al di qua della tendenza che, grazie alle tecniche più sofisticate di riproduzione del suono, alle leggi del mercato, all'avanzare del repertorio barocco, avrebbe considerevolmente abbassato i requisiti del singolo cantante d'opera (anche in repertori ottocenteschi) in fatto di volume e squillo, ripiegando piuttosto su elementi diversi, quali colore, gradevolezza timbrica, fusione con l'orchestra, ma anche sospiri, suoni privi di appoggio, ecc. Il ruolo vocale all'interno del quale la rivoluzione-restaurazione di Callas fu più sconcertante, sia per il pubblico che per la critica dell'epoca, fu probabilmente Lucia di Lammermoor, che in quegli anni tutti erano abituati a sentire affidata ai "sopranini" leggeri modello usignolo, i quali, oltre ad avere un'agguerrita tecnica virtuosistica, schiarivano ulteriormente il colore della voce per accentuare l'innocenza e la pudicizia del personaggio. Callas invece si avvicinò a Lucia con una voce senz'altro più debordante e una concezione interpretativa anche più tragica di quanto il tessuto orchestrale dell'opera lasciasse pensare. Il risultato fu però sbalorditivo e convincente, tanto che un direttore come Herbert von Karajan si avvicinò all'Opera romantica italiana dopo aver sentito la sua incisione EMI del 1953, e ne produsse, curando anche la regia, una storica edizione scaligera nella stagione 1953-1954. (Da Wikipedia; ultimo accesso 24/09/2023) |
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MADONNA CALLAS |
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Come i cristiani prima che la loro religione diventasse religione di stato, i callasiani raramente esibiscono la loro devozione alla divina, ma invitati da amici parlano volentieri del più grande soprano di tutti i tempi, e raccontano di quando la loro devozione è cominciata, e di come Callas ha avuto una parte determinante nella loro vita. Possono appartenere a una comunità di devoti alla divina, più o meno formalizzata, o vivere la loro devozione in maniera affatto privata, partecipando o non partecipando allo scambio fiorente sui social. Consapevoli del carattere fuori dal comune della loro passione, che può apparire esagerata o pefino patologica, raramente sanno che il desiderio di possedere qualcosa di prezioso appartenuto a lei è lo stesso del medievale culto delle reliquie dei santi, tuttora conservate, come i loro corpi offerte allo sguardo dei visitatori nelle teche sotto gli altari delle chiese. Un solo esempio fra i tanti possibili, oggi diffusi anche in rete: a Bologna, nella chiesa di San Francesco, si può vedere il corpo della clarissa santa Caterina, seduta su una sedia da quasi cinquecento anni, col volto ormai nero, ma composta e vestita di tutto punto. Il corpo non corrotto testimonia il favore divino, oltre la morte, segno visibile di santità. Il piccolo altare con l'immagine di Maria Callas, costruito e ornato di un fiore fresco dal nostro ospite callasiano per qualche anno, quando aveva da poco raggiunto la maggiore età, ha la stessa origine e la stessa funzione delle reliquie dei santi. Non solo cristiani. L'aggettivo divina ormai appellativo e anche sinonimo di Maria Callas, ha un significato che in campo psicoanalitico non si può liquidare come feticismo e superstizione. Un aneddoto personale sul paradosso di certe reliquie. Molti anni fa mi trovavo da un'anziana antiquaria fiorentina - che non è più nel suo negozio in via de' Fossi - mentre una coppia nordamericana trattava l'acquisto di un medaglione del XVII secolo La proprietaria mi chiese di tradurre in inglese la sua descrizione del prezioso oggetto, dicendomi che forse era meglio passare sotto silenzio il fatto che il medaglione era un reliquiario con un frammento dell'intestino di San Carlo Borromeo. Ammesso che davvero contenesse quella reliquia, continuo a sorridere pensando che aveva varcato l'oceano al collo dell'ignara signora. A proposito di culto, il callasiano Elio Martini ci racconterà come l'amore divampato quando era appena adolescente per Maria Callas, lo abbia accompagnato per tutta la vita: grazie a Callas ha scoperto il teatro, e nel teatro ha compreso la propria vocazione, la danza, che è diventata la sua professione. Il culto della personalità, sia, ahimè, quella dei dittatori come Hitler, Stalin e Mussolini, può insinuare in un popolo intero la disponibilità a impegnarsi in vicende come quelle che nel secolo scorso hanno insanguinato l'Europa, causano lutti tuttora difficiili da elaborare. Da ricercatrici nel campo delle fiabe e della letteratura in genere, dobbiamo a questo punto osservare qualcosa che ci sembra piuttosto importante, che ha valore proprio per il tema Per non morire. Partiamo dalla geniale espressione di Ernesto de Martino sugli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, espressione tutt'altro che facile da comprendere appieno. Sappiamo che Mussolini prima, e Hitler poi, aprirono la stagione della quale viviamo l'apoteosi e - speriamo - la fase finale, nella quale la propaganda di massa e l'uso di simboli e figure ricche di significato, antiche e nuove, inducono interi popoli a seguire i loro idoli in avventure che riempiono di sangue e lutti famiglie, paesi, continenti. Sappiamo che gli arsenali atomici esistenti da decenni sarebbero sufficienti a distruggere tutto il genere umano. Lo sapeva anche de Martino, che però non poteva sapere la minaccia dell'inquinamento, che secondo gli scienziati può far scomparire il genere umano senza che sia necessaria una guerra atomica. Preoccupazioni impossibili da ignorare, intendevamo ricordarle solo per osservare che nessun capopopolo, nessun dittatore, può presentarsi a chiedere di essere seguito ricorrendo a strutture narrative e personaggi tratti dalla fiaba o dal melodramma. Chi seguirebbe il politico di turno che in un discorso si paragonasse a Cavaradossi o Pinkerton, magari facendosi introdurre dalle note delle loro arie? E se il leader di turno fosse una donna, chi la seguirebbe se prendesse a modello Norma o Tosca? Non avrebbe lo stesso effetto parodistico o comico del discorso in cui i personaggi evocati per costruire un discorso totalitario e seducente fossero fiabeschi, come Biancaneve, Prezzemolina, il principe azzurro e Giovannin senza paura? La potenza delle fiabe e del melodramma, la loro immensa e ininterrotta popolarità, la loro natura per la quale parlano agli specialisti più colti come agli analfabeti, ai giovani come agli adulti e ai vecchi, dipende dalla loro natura di racconti che offrono un antidoto al ritorno di personaggi seguendo i quali ci si seppellisce in bare di fuoco (de Martino). Torniamo finalmente al nostro Piccolo festival, per non morire: chi sa qualcosa di lirica sa da subito che è tratto da Butterfly, quando la geisha immagina di nascondersi al ritorno di Pinkerton, un po' per celia, un po' per non morire, / al primo incontro... Come da anni raccontiamo, interpretiamo e invitiamo a rileggere, a comprendere e a rinarrare fiabe, ascoltiamo e invitiamo ad ascoltare il melodramma italiano, e la sua attante soprano più grande, il cui fascino è intatto, come il corpo della beata clarissa Caterina nella chiesa di Bologna... Ma Callas, a differenza dei santi canonici, non chiede atti di fede più di Biancaneve o di Prezzemolina , né l'esclusione di altre figure, di altri generi espressivi, di altre voci. Tra gli aneddoti di Elio Martini c'è il piccolo altare che costruì intorno ai diciott'anni per dismetterlo pochi anni dopo. Si può essere devoti ammiratori di Maria Callas, perfino costruirle un piccolo altare, ma nessuna scomunica colpisce chi lo dimentica o lo dismette. Non è difficile comprendere che Maria Callas ha una funzione che ricorda quella di Maria Vergine e Madre di Dio, e che a buon diritto si può chiamare madonna, come le amate dei poeti trobadorici, come le amate celebrate dalle tre corone fiorentine, Beatrice, Laura e Fiammetta. Callas è la più moderna e una delle più grandi figure femminili materne e amate, oggetto di un amore sensuale e idealizzato a un tempo. Nelle fiabe come nel melodramma si trova la donna intera, maga e innamorata, sacerdotessa e amante, cantante lirica che porta gioielli alla Madonna, e dove si trova la donna intera lo sciamano, più o meno grande, fa la fine di Scarpia, o è costretto a fare autocritica, come Germont padre e figlio, e come Pollione. Solo se è disposto ad apprendere quel che gli manca per essere accettato come sposo e re dalla donna nobile e bellissima, che non si sottomette a chi è inferiore a lei, come Turandot, l'attante tenore non muore e ha un finale felice. All'incontro scontro fra i due generi, fiaba e melodramma, che si è sviluppato fra il XII secolo del poeta persiano Nizami e il XX secolo di Puccini, speriamo di dedicare un piccolo evento in futuro. ASAP - PP Di figure divine, come Callas, che possiamo venerare come si venera la Madonna con la maiuscola, che nessuno può usare per sciamanizzare e sedurre malvagiamente altri, in piccole o in grandi comunità, che anzi rappresentano una forza e un antidoto a operazioni totalitarie e sanguinarie, abbiamo bisogno. Non promettono una via d'uscita dalla crisi identitaria, individuale, nazionale, umana, del nostro tempo, però ci emozionano e ci consolano con le loro storie, racconti che nessun dittatore o capopopolo può annettere al suo discorso: fiabe e melodrammi. Ma del resto anche l'uso di simboli e miti nazionali, per quanto convincente, non porta tanta fortuna ai dittatori. |
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NOTE |
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Erano
quelli gli anni in cui Hitler sciamanizzava in
Germania e in Europa, e ancora lontano era il giorno
in cui le rovine del palazzo della Cancelleria
avrebbero composto per questo atroce sciamano
europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di
seppellire il genere umano. (E. de Martino, Furore
Simbolo Valore, vedi: wikipedia,
Ernesto de Martino) |
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Sono molte le analogie tra il fiabesco Giovannin
senza paura e Sigfrido, al momento ci limitiamo a
ricordare che solo chi non conosce la paura potrà
forgiare Nothung, la spada con la quale ucciderà Fafner
in forma di drago. Sigfrido, come l'impavido eroe della
fiaba scritta da Wilhelm Grimm (Märchen von einem, der auszog, das
Fürchten zu lernen, 1818), desidera conoscere la paura. Solo
Wagner ha saputo legare in racconti coerenti e pieni
di fascino storie e simboli provenienti da ambti tanto
lontani come la mitologia nordica e le fiabe
ottocentesche. |
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Riguardo all'uso di Wagner da parte del
nazismo, e all'antisemitismo di Wagner, limitandoci a
un'osservazione sulla tetralogia osseverei che
sceglierla come musica conveniente al regime di
Hitler era giusto, ma forse il dittatore e i suoi
consiglieri non avevano osservato la caduta finale degli
dei che rappresentavano un'identità superiore come
quella della razza tedesca. La fine di Hitler nel
complesso bunker di Berlino nel 1945 sembra quai imitare
la fine degli dei nell'incendo del Valhalla. Né al dittatore italiano ha portato fortuna il largo uso dei simboli dell'antica Roma. |
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10/08/2023 Ultima revisione: 10/10/2023 |