Estasi Laica
PSICOANALISI E FAVOLE
Adalinda Gasparini, Firenze
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Convegno - Firenze, 18 settembre 2010
Estasi laiche - Intorno a Elvio Fachinelli
Comitato scientifico: Sergio Benvenuto, Cristiana Cimino, Adalinda Gasparini
Organizzazione: Adalinda Gasparini


I.S.A.P.
Istituto di Studi Avanzati in Psicoanalisi -
CPL Centro Psicoanalitico Lacaniano
JEP
EUROPEAN JOURNAL OF PSYCHOANALYSIS

PROGRAMMA

VIDEO DEGLI INTERVENTI

INFORMAZIONI

ISCRIZIONI

LOCANDINA




A

ESTASI LAICHE
INTORNO A ELVIO FACHINELLI

Caravaggio, Maddalena

SABATO 18 SETTEMBRE 2010 A FIRENZE

CAPPELLONE DELL'ORDINE TERZIARIO NELLA BASILICA DI SAN SALVATORE AL MONTE
(ADIACENTE A SAN MINIATO AL MONTE, PIAZZALE MICHELANGELO)






JEP
EUROPEAN  JOURNAL
OF PSYCHOANALYSIS
Con il contributo del Ministero dei Beni Culturali per l'alto valore scientifico
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 Membro del Council of Editors of Psychoanalytic Journals
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EDITORS IN CHIEF
Sergio Benvenuto, Cristiana Cimino
a
EDITORIAL BOARD
Lorenzo Chiesa, Antonello Correale, Adalinda Gasparini,
Luca Iacovino, Victor Mazin, 
Janet Thormann

PSYCHOMEDIA

IPOC Italian Paths of Culture
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I.S.A.P.
Istituto di Studi Avanzati in Psicoanalisi
Sezione italiana  di I.H.E,P. - Institut
des Hautes
Études en Psychoanalyse



CPL
Centro Psicoanalitico Lacaniano
Associazione culturale
per la promozione e la diffusione
della psicoanalisi

Hanno concesso il loro patrocinio:

Logo Comune
COMUNE DI FIRENZE

logo Provincia
PROVINCIA DI FIRENZE

Col sostegno di

Adelphi


Feltrinelli



Logo Martelli








Si ringrazia Giuditta Fachinelli



PROGRAMMA

ORE 9: REGISTRAZIONE

ORE 9,30 - 13: SESSIONE DEL MATTINO


Sergio Benvenuto
L'io fuori di sé -

Giancarlo Gaeta
Una verità scritta in figure sensibili. Memoria, verità e scrittura nelle esperienze estatiche dei primi cristiani

Stelvio Sestini
Fotografare l'io. Orizzonti di neuroimaging

Cristiana Cimino

Estasi e perturbante. nei dintorni di thanatos

Interventi dal pubblico


Chairman
: Antonello Correale



ORE 14,30-18:
SESSIONE DEL POMERIGGIO


Antonio Maiolino
La madre estatica


Alfonso Berardinelli
L'equivoco mistico nell'Occidente
La noce di grothendieck. La creazione in matematica

Adalinda Gasparini
Come rifiuti a caso gettati, il bellissimo cosmo

Interventi dal pubblico


Voce recitante: Carmen Di Bello
Fachinelli all'asilo
                        di Porta Ticinese

San Lorenzo al mare. Pomeriggio ventoso di settembre, nuvole rapide sfilacciate. Dal limite della spiaggia dove mi trovo, con le spalle verso il paese, il mare è un nastro viola che si arrotola e si srotola senza fine. Sono fermo da più di un'ora, forse. Nel punto in cui ho messo la sdraio, al riparo, non c'è vento, soltanto una folata ogni tanto. Sono scivolato in uno stato di torpore. Invece vorrei essere lucido, attivo, produttivo... 
(Elvio Fachinelli, Sulla spiaggia, continua)


È in questa direzione che si può riuscire a definire il problema delle situazioni estatiche. Situazioni, al plurale, e non estasi al singolare, perché il termine si è da tempo esteso a una serie indeterminata di esperienze emotive ed estatiche ben lontane dall'estasi mistica in

senso stretto (come nelle espressioni: «questa musica mi ha mandato in estasi»; «ero in estasi», eccetera). Vi è insomma una diffusione profana dell'estasi dell’excessus mentis descritto dai mistici medievali  (Bernardo di Chiaravalle, Riccardo e Ugo di San Vittore, san Bonaventura, eccetera) e prima ancora da Plotino e da Diogene l'Aeropagita.
   Sembra però che un aspetto fondamentale dell'esperienza mistica sopravviva ancora, semicancellato, coperto di polvere, anche nell'uso più distratto e indifferente. Il fatto cioè che nell'estasi, di qualsivoglia natura, si è come fuori di sé, fuori dal sé abituale, secondo il significato originale della parola greca ékstasis, e in questo caso si prova una contentezza, una gioia anch'essa non abituale, un reale rapimento dell'animo.
   Possiamo dunque definire queste situazioni estatiche solo in modo assai generale, concentrandoci su questo aspetto comune. Diciamo che ci troviamo di fronte a un'attenuazione o abolizione dell'io cosciente, cui si accompagna nello stesso tempo il senso di un inglobamento, di un'immersione o dissoluzione in un altro stato, più grande o più bello o più vero in assoluto. Questa situazione, in cui l'io è alla lettera fuori di sé, comporta variabili modificazioni delle categorie di tempo, spazio e causalità e, pur essendo spesso
preceduta da timori e da angosce, ha in sé un senso di gioia perlopiù ritenuta indicibile. Eppure, chi l'ha provata è di solito portato a parlarne, perché l'esperienza è vissuta come un'acquisizione importante, se non la più importante della vita. E per parlarne bisogna ammettere che, anche nel più profondo annegamento, l'individuo fosse in qualche modo presente. (Elvio Fachinelli, La mente estatica; Milano: Adelphi 1989 [terza edizione 2009]; pp. 101-103)


Restano da considerare i fenomeni che ho chiamato di risonanza, presenti già nel neonato e che sembrano costituire un momento ben distinto, diverso dall'empatia vera e propria. È suggestivo collocarli, per vari motivi che sono emersi via via nell'esposizione precedente, con i fenomeni di coincidenza notati in alcuni momenti dell'analisi. Si tratta di un ambito di ricerche e riflessioni che è finora rimasto una sorta di ‘terra di nessuno’ dal punto di vista scientifico. Non è un caso però che la psicoanalisi lo incontri inevitabilmente, nello sviluppo della relazione analitica. Da questa inevitabilità dell'incontro nasce, io credo, la necessità di un'ulteriore investigazione da parte dei ricercatori più sensibili e coraggiosi. (Ibidem, p. 124)



Sergio Benvenuto
Alfonso Berardinelli
Antonello
                  Correale
Giancarlo
                  Gaeta Adalinda
                  Gasparini

Luca
                  Migliorini Antonello
                  Sciacchitano Stelvio
                  Sestini
Sergio Benvenuto Alfonso Berardinelli
Cristiana Cimino Antonello Correale
Giancarlo Gaeta
Adalinda Gasparini
Antonio Maiolino
Luca Migliorini
Antonello Sciacchitano
Stelvio Sestini

Comitato scientifico: Sergio Benvenuto, Cristiana Cimino, Adalinda Gasparini
Organizzazione: Adalinda Gasparini

 
e mail Adalinda Gasparini
 
INFORMAZIONI

ISCRIZIONI


 

Elvio Fachinelli


Sulla spiaggia




Freud am Strand
(tr. Marianne Schneider)


On the Beach
 (tr. Claudia Vaughn)


"Lettera Internazionale", 2, n.6, autunno 1985.

La mente estatica; Milano: Adelphi 1989 (terza edizione 2009); pp. 13-25.

Zerstörung und Wiederaneignung von Zeit
, Frankfurt a. M., 1988

JEP N. 2, 1995-1996; JEP N. 24, 2007


Elvio Fachinelli

(Intorno al dio-protesi)
Da: "L'ipotesi della distruzione in Sigmund Freud", Il bambino dalle uova d'oro, Milano: Feltrinelli 1974, pp. 13-29.
Elvio Fachinelli
Conversazioni sull'estasi
«Agalma. Rivista di ricerca psicoanalitica», n. 2, dicembre 1989, pp. 133-41; con il ripristino dei nomi degli intervenuti alla discussione, omessi nella versione a stampa. In occasione della presentazione del libro La mente estatica (Adelphi, Milano 1989) presso la libreria Campus di Torino (28 aprile 1989), con la partecipazione, oltre a Elvio Fachinelli, di Luigi Ioverno, Gabriele Lodari, Rosa Elena Manzetti, Giovanni Mierolo e Francesco Novara.

Conversazione di S. Benvenuto con E. Fachinelli
Per il Ventennale della morte di Elvio Fachinelli (1928-1989) sull'«impossibile» formazione degli analisti


JEP ON LINE - PAPERS & INFORMATION

Sergio Benvenuto


La "gioia eccessiva" di Elvio Fachinelli


JEP ON LINE

Paulo Barone


Intramontabile Fachinelli. La sua era una grazia rivoluzionaria

Il Manifesto, 19 dicembre 2009

Cristiana Cimino


Il vuoto necessario


Rivista di Psicoanalisi, 2005, 51: 19-31

Pier Aldo Rovatti


Mente estatica

Da: L’esercizio del silenzio. Milano: Cortina, 1992; pp. 90-93
Antonello Sciacchitano
Fachinelli e la scrittura ugualmente fluttuante

Elvio e Giuditta Fachinelli



SULLA SPIAGGIA


   

San Lorenzo al mare. Pomeriggio ventoso di settembre, nuvole rapide sfilacciate. Dal limite della spiaggia dove mi trovo, con le spalle verso il paese, il mare è un nastro viola che si arrotola e si srotola senza fine. Sono fermo da più di un'ora, forse. Nel punto in cui ho messo la sdraio, al riparo, non c'è vento, soltanto una folata ogni tanto. Sono scivolato in uno stato di torpore. Invece vorrei essere lucido, attivo, produttivo... Riprendere le idee di questi mesi. Scavare gli appunti, i libri. Scavare l'insoddisfazione. Mi ci vorrebbe qualcosa che vincesse questo stato d'inerzia, qualcosa che facilitasse l'attività intellettuale... Continuo a guardare affascinato il nastro del mare.

Dal fondo del torpore, quasi dal sonno, un pensiero solitario. Dopo lo squarcio iniziale, la psicanalisi ha finito per basarsi sul presupposto di una necessità: quella di difendersi, controllare, stare attenti, allontanare... Ma certo, questo è il suo limite: l'idea di un uomo che sempre deve difendersi, sin dalla nascita, e forse anche prima, da un pericolo interno. Bardato, corazzato. E l'essenziale, ovviamente, è che le armi siano ben fatte, adeguate. Se non sono tali in partenza, bisogna renderle adeguate: con la psicanalisi, appunto. Altrimenti disarcionamento, se non disastro.

Ma se questo è vero bisogna rovesciare la prospettiva, mettersi dall'altro lato (della barricata, mi vien da scrivere: ma usando questa parola, resto nell'àmbito dell'arte militare). Non inibizione, rimozione, negazione, eccetera: i diversi stratagemmi, le difese parziali di un'impostazione difensiva generale. Dalla foresta appuntita delle difese non si esce. Ma invece accoglimento, accettazione, fiducia intrepida verso ciò che si profila all'orizzonte.

Nausicaa, Ulisse. Le regge di Creta aperte verso il mare, senza difese.

Quest'idea del rovesciamento di prospettiva, necessario, di colpo mi ha svegliato. Sono lucido, ora, attento, pronto. Ma nello stesso tempo quella comunicazione del semisonno, quasi esterna, mi sembra esaurita. La ricerco volontariamente, invano.

Una ragazza ha sognato schifosi scarafaggi che si accoppiano, le salgono sui piedi. Di giorno, è ossessionata dai possibili "nidi" di scarafaggi in casa sua, disinfetta a tutto spiano. "Che ci sia in me una forza sessuale come nelle bestie?". Insomma, una strenua difesa, un lungo battagliare contro qualcosa che non riesce ad accogliere. Alla fine, i suoi impulsi sono stati trasformati in scarafaggi.

Qui, sulla spiaggia, mi succede qualcosa di insolito. Improvvisamente, vedo l'affinità tra ciò che mi è affiorato in un lampo, semplice trovata, pensiero sintetico venuto da un'altra parte, e il processo dell'invenzione - scientifica o non scientifica. Perlomeno in alcuni casi.

È l'improvvisa comparsa di un materiale organizzato, coerente, a partire da frammenti; a partire, spesso, dalla disperazione di riuscire in un compito consapevole.

Dunque non importa l'àmbito della scoperta - scientifica, artistica, d'altro tipo; né la sua ampiezza. Importa quel movimento chiaro, netto - sempre lo stesso? -, che mette a posto, ordina, dà forma, e insieme inonda di gioia e certezza.

Anche per la scoperta freudiana fu così? Un'accettazione di qualcosa che veniva, in certo senso, dall'esterno, dopo un estenuante brancolare? Bisognerebbe rileggere le origini della psicanalisi da questo punto e non soltanto dal rapporto con Fliess, che di sicuro viene dopo.

Poi, in Freud e soprattutto nei seguaci, slittamento verso una rinnovata apologia della difesa, tendenziale riduzione del cosiddetto inconscio - di ciò che voleva essere accettato - alle dimensioni delle barriere costruite contro di esso. Con l'esclusione forse di Ferenczi.

Quest'idea dell'accettare e della sua importanza mi è venuta, in forma pura, astratta, nel momento in cui, assonnato, ho accettato e direi quasi ascoltato ciò che mi veniva da non so dove. Se l'avessi cercata, inseguita consapevolmente, l'avrei trovata? Forse. Anche se ne dubito. Ma in ogni caso non ci sarebbe stata questa gioia di risveglio che mi ha preso.

La coscienza come area ristretta, perimetro definito che tende a imporsi come misura di tutto lo psichico, anche in coloro che l'hanno misurato e che ogni giorno sono costretti a osservarne i limiti, le coartazioni. O proprio per questo.

Come scrivere tutto questo? Vento sulla fronte, rombo del mare, luce, torpore, pensiero dell'accettazione, gioia, gioia con senso di gratitudine, verso chi?

L'immagine di un lungo prato di montagna, visto al tramonto dal limitare di un boschetto. Lo riconosco, è della mia infanzia. E mi è stato evocato per la prima volta, giorni fa, ascoltando la «canzone di ringraziamento» di un quartetto di Beethoven.

Necessario silenzio assoluto, solitudine. Come in una camera anecoica, dove si avverte solo il proprio respirare, pulsare.

Le persone che passano sulla spiaggia, vicine o lontane, m'infastidiscono. Anche se gradevoli, interessanti. Introducono immediatamente un'altra logica, la logica del desiderio, del contatto. Limito lo sguardo, allontano i viventi. Nello stesso tempo, mi sento più vivo.

Ora il mare è alternanza di lame di luce. Verità del detto di
Ferenczi: non il mare è simbolo della madre, ma la madre del mare.

Non meditazione né raccoglimento. Accoglimento.

A occhi socchiusi, il mare è sottili lamine d'argento che vibrano obliquamente. Righe di diverso splendore.

Si può variare questo sguardo, che oltrepassa la visione distinta. Prima mare, strisce viola; poi lame, poi righe di luce. A occhi chiusi, fuochi fatui. Riconoscere la necessità, non soltanto l'esistenza, di queste diverse visioni.

Contemporaneamente, io come sguardo che impara non un paesaggio, o più paesaggi, ma se stesso paesaggio. Sguardo-mare.

Accettazione della posizione del corpo, del suo peso, di ogni singola giuntura. Avvengono aggiustamenti lievi, scricchiolii come nel legno di una barca.

Vivere a lungo in questi modi, mi sembra impossibile; probabilmente non auspicabile. Ma necessario imparare a disporne.

Ora desiderio di continuare questi appunti e insieme impazienza di smettere, andar via. Come se avessi già avuto abbastanza, come se mi allontanassi troppo dal resto. Tempo espanso. Non immobile ma come fluttuante in immobilità.

Riprendo. La difesa, spinta fino alla cancellazione vera e propria, è in rapporto con un certo stato di vigilanza, di senso del pericolo. È il privilegio dovuto o concesso alla vigilanza che conferisce un privilegio sovrano alla difesa. Problema dei limiti di tolleranza, oltre i quali la difesa scatta come una tagliola.

Una tagliola che taglia nel vivo. Uccelli, lepri catturate sull'altopiano, quando bambino seguivo i miei parenti cacciatori. Altre immagini di taglio, recisione, strappo.
Diminuzione della vigilanza, allentamento della difesa. Allentamento nel sogno, nel fantasticare, nell'inventare, nell'usare droghe - insomma in quella phantastica umana dove, a tratti, passa un messaggio inatteso.

Il sogno osa generalmente più di quanto si permetta il sognatore da sveglio. Di qui, l'idea di Freud di trasferire questo oltrepassamento alla coscienza vigile, nella cura dei nevrotici. Il sogno testimonia ciò che vuoi essere - ciò che puoi essere, allora.

Ma l'accoglimento non è simmetrico alla difesa. C'è un funzionamento diverso, un'altra logica. L'afasia non procede negli stessi modi della parola intatta - e proprio Freud ne ha trattato. Se l'afasico torna a parlare, la sua parola potrà risultare simile, quasi indistinguibile, rispetto alla parola intatta. Ma non sarà mai questa parola.

Quindi non esiste difesa '
normale'? Esistono altri modi di esistere e creare, che soltanto superficialmente possono essere accostati alla difesa.

Un'analisi basata sistematicamente sullo smantellamento delle difese incontra ad ogni passo quel pericolo che le ha fatte erigere. Da ciò un rinnovato impulso a difendersene. Come un demolire e ricostruire di nuovo, continuamente, dighe, barriere. L'analisi assume allora il senso di una decondizionamento ad infinitum. Interminabilità, eccetera.

E neppure si tratta di saltare oltre le barriere, di sorpresa, o astutamente. In questo modo, ancora una volta, le barriere sono all'orizzonte dell'agire. Piuttosto lasciar affluire, lasciar defluire, immergersi, nuotare nella corrente. I paletti della difesa finiranno, forse, per scendere alla deriva.

Rendere conscio può significare allora soltanto delineare, prima e dopo, il posto occupato dal sistema vigilanza-difesa. Non pretendere di far passare attraverso di esso ciò che non gli appartiene. Progetto infantile: svuotare il mare con un secchiello. O setacciarne tutta la sabbia. Anche il progetto di Freud - prosciugare l'inconscio, come la civiltà ha prosciugato lo Zuiderzee - è infantile.

L'insistenza sulle difese è sempre, implicitamente, insistenza sull'offesa, sulla capacità di offendere. Collegamento del sistema vigilanza-difesa con la più affermata impostazione virile. E allora accogliere: femminile?

Il femminile sarebbe allora nel cuore, il cuore, di molte e diverse esperienze. E anche di questa mia esperienza.

Al momento di diventare sciamani, si dice, gli uomini cambiano sesso. È così posta in rilievo la profondità del mutamento necessario. Il femminile come atteggiamento recettivo non abolisce però il maschile, gli propone un mutamento parallelo.

Il maschile si delinea allora come un paziente, faticoso, a volte quasi cieco operare che precede e segue l'atto creativo. Scegliere, disporre materiali, ispezionare, scrutare, scavare. Seminare. E più tardi raccogliere, sviluppare, trasformare. Alternanza ritmica del maschile e del femminile.

In questa prospettiva, difesa e offesa come distorsione o perversione del maschile. A volte necessaria; sempre secondaria.

In alcuni casi, delirio di difesa. Contro la minaccia del pericolo interno, costruzione di barriere, controbarriere, altre barriere, secondo formule e numeri che finiscono per essere magici. Somma vigilanza, somma inibizione. Dentro il suo castello dalle sette mura, la principessa non riesce più a muoversi.

La coscienza stessa sembra allora far parte per intero del sistema di fortificazioni. Sembra essere uno dei suoi bastioni più forti.


Eppure, a volte, in questo bastione, mentre si stabilisce una zona del tutto opaca, insensibile, altre si fanno straordinariamente chiare e vibranti. Come nella vita di certe antiche dame di corte giapponesi, attente più alla brina della notte che alla vita stessa, come la si intende comunemente. Ma quell'attenzione alla brina è vita, vita di intensità prodigiosa.

Animali che, a poco a poco, vivendo nel buio, diventano ciechi. Ma in quel buio sviluppano altri organi di senso.

Chi può stabilire che cos'è essenziale e non essenziale, importante e non importante? Chi può giurare: questo è il centro, e quella è la periferia?

Il tempo, mi sembra, non passa. Dilatazione e febbre insieme. Un tempo senza centro, vibrante.


Accogliere chi? Un ospite - interno. Accoglierlo prima di esaminarlo ed eventualmente respingerlo. Intrepidezza, atteggiamento infinitamente più ricco e alla fine forse più efficace della prudenza di chi edifica muraglie.

Di nuovo: Cnosso, Festo, le potenze aperte sull'orizzonte marino. E anche qui, importanza del femminile: la dea dei serpenti, a seno nudo; la dea delle colombe. Le danze estatiche di primavera, ritorno della giovane Kore, dea della vegetazione.

Com'è angusta, soffocata, a questo punto, la metafora freudiana del
«salotto» separato dall'«anticamera». Triste come la sua casa in Bergasse, con la finestra dello studio rivolta a un muro di cemento. Eppure, anche lì, anche davanti a quel cortile senz'alberi, Freud sapeva che c'era il mare.

Il concetto di difesa definiva all'inizio le difficoltà e le impasses di un comportamento alterato; rapidamente è diventato normativo, capace di stabilire leggi e criteri, anche per il comportamento non alterato. E questo perché si è presupposta implicitamente una continuità tra l'uno e l'altro. L'anormale è diventato, con qualche differenza quantitativa, il normale.

Ecco allora l'impaccio, mai eliminato, di fronte a ciò che si potrebbe chiamare l'ipernormale, il comportamento infrequente, talvolta raro, talvolta persino eccezionale, che però riempie e feconda il comportamento medio, statistico.

Miseria incurabile della teoria della sublimazione, che tenta di spiegare ciò che, se è sublime, è sublime sin dal principio. La psicanalisi dichiara: ecco un letterato chiaramente nevrotico; un filosofo ossessivo; un matematico quasi psicotico, un musicista autistico... Ma la legna da ardere non spiega di per sé il divampare del fuoco.

E oltre, il territorio della mistica. Non la religione istituita. Ma la mistica come zona irriducibile, inassimilabile, refrattaria alla religione stessa. Apex mentis. Mistica che è nello stesso tempo rapporto percettivo, percezione possibile ad alcuni, se non comune a tutti. Molte mistiche?
evitare i codici che, invariabilmente, da sempre rifiutano o sequestrano questi tipi di esperienze.

Le cose che vengono da un'altra parte: come un accenno imprevisto che muta, che sposta l'intera figura. Da questo punto di vista, limiti ben evidenti della psicanalisi. E limiti ben evidenti dell'antropologia fondata su di essa.

Ora il rombo del mare è un respiro calmo, profondo. Chiudo gli occhi. Non c'è bisogno di vigilare. I suoni, scollegati dal loro aggancio visivo, hanno più spazio: diventano voci singole, con timbro e grana diversa. Di fronte a ciascuna, non attesa né timore. Soltanto meraviglia.


    

(In "Lettera Internazionale", 2, n. 6, autunno 1985; Ne La mente estatica; Milano: Adelphi 1989 [terza edizione 2009]; pp. 13-25)
    



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Sergio Benvenuto
L'io fuori di sé

Giancarlo Gaeta
Una verità scritta in figure sensibili. Memoria, verità e scrittura nelle esperienze estatiche dei primi cristiani

Stelvio Sestini
Fotografare l'io. Orizzonti di neuroimaging

Cristiana Cimino

Estasi e perturbante. nei dintorni di thanatos

Antonio Maiolino
La madre estatica

Alfonso Berardinelli
L'equivoco mistico nell'Occidente
La noce di grothendieck. La creazione in matematica

Adalinda Gasparini
Come rifiuti a caso gettati, il bellissimo cosmo

Interventi dal pubblico

Voce recitante: Carmen Di Bello
Fachinelli all'asilo di Porta
                Ticinese
ultimo aggiornamento: 12 settembre 2010
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